Legge Finanziaria e Comuni, Domenici scrive al presidente Berlusconi

Categoria
Leonardo Domenici, sindaco di Firenze e presidente dell'Anci, ha scritto al presidente del consiglio Silvio Berlusconi per far presente al capo del governo le difficoltà dei Comuni italiani, grandi e piccoli, di fronte alla prossima Legge Fiananziara. Ecco il testo della lettera."Illustre Presidente, desidero sottoporre direttamente alla Sua attenzione alcune questioni molto critiche per i Comuni italiani, riguardanti la legge Finanziaria 2005.Abbiamo espresso apprezzamento, nei mesi scorsi, per il metodo del confronto adottato dal ministro Siniscalco. Tuttavia, questa novità di approccio non ha impedito che si propongano oggi misure penalizzanti per i Comuni, in un quadro reso più difficile da decisioni pregresse assunte senza alcuna concertazione interistituzionale ( il decreto legge 168 del luglio scorso, noto come "tagliaspese").Mi permetta, Signor Presidente, una breve premessa.Troppe volte, nel dibattito corrente, si tende ad avallare una visione dei Comuni come soggetto istituzionale che "spreca" il denaro pubblico. Certamente è giusto e necessario, in questa fase difficile per i conti dello Stato, operare le necessarie limitazioni e razionalizzazioni della spesa, ma i dati di questi anni stanno a dimostrare che i Comuni hanno rispettato il "patto di stabilità interno" nella loro quasi totalità, la loro spesa complessiva non ha avuto affatto un andamento abnorme e, inoltre, essi hanno contribuito in misura più rilevante di ogni altro livello istituzionale (Stato, Regioni, Province) agli investimenti sul territorio in una fase di stagnazione della nostra economia.Noi non abbiamo contestato in via pregiudiziale la modifica del "patto di stabilità interno" che prevede anche per i Comuni il "tetto di spesa" (mentre fino allo scorso anno riguardava i saldi di bilancio), ma riteniamo che esso vada modificato in alcuni punti-chiave, altrimenti si avranno effetti paradossali e, credo, da tutti indesiderati, con una forte penalizzazione per moltissimi Comuni italiani, grandi e piccoli.In primo luogo, chiediamo di escludere (come è stato fino ad oggi) dal patto di stabilità i Comuni al di sotto dei 5.000 abitanti, poiché la loro inclusione rischia di metterne in crisi un numero elevatissimo senza produrre alcun significativo effetto per i conti pubblici.In secondo luogo, riteniamo un errore comprendere la voce "investimenti" nel calcolo del tetto di spesa, poiché ciò produrrà un effetto inevitabilmente depressivo sulle economie locali e su quella nazionale. Anche questa norma andrebbe accantonata, ma quantomeno occorrerebbe escludere dal patto di stabilità alcune specifiche voci relative agli investimenti (per esempio, opere previste dalla "legge obiettivo"; cofinanziamenti europei, statali e regionali; interessi sui mutui).Infine, la questione delle entrate. Non c'è nei Comuni italiani una volontà di aumento della pressione fiscale. Ciò che tuttavia sta diventando per noi insostenibile è una situazione nella quale aumentano le competenze amministrative, i bisogni dei cittadini e le emergenze di vario tipo (si pensi alla popolazione anziana in crescita, alle marginalità sociali, all'immigrazione, alla casa, al trasporto pubblico) e, al tempo stesso, diminuiscono le risorse disponibili, non si amplia l'autonomia Finanziaria e fiscale dei Comuni, si fanno più stringenti vincoli e condizionamenti.I Comuni sono istituzioni di prossimità che gestiscono l'erogazione di servizi ai cittadini a costi risultano costantemente crescenti e la loro spesa non può essere sottoposta alle stesse condizioni e in prospettiva agli stessi "tetti" dei Ministeri, che evidentemente non si occupano di asili nido né di assistenza sociale né di raccolta di rifiuti, illuminazione pubblica e così via: tutti servizi, questi e molti altri ancora, che rischiano oggi di essere ridimensionati o ridotti drasticamente.Le chiediamo quindi, Signor Presidente, che vengano rifinanziati tutti quei fondi che ineriscono l'erogazione di servizi da parte di Comuni, in particolare quelli di interesse sociale.Le chiediamo di offrire, con questa legge Finanziaria, nuovi strumenti ai Comuni, che vadano nella direzione del federalismo fiscale. Un punto essenziale rimane l'attribuzione della gestione del catasto ai Comuni, che non appare surrogabile da una norma macchinosa quale è quella prevista dalla Finanziaria per la riclassificazione del valore degli immobili.Abbiamo più volte ribadito l'opportunità di introdurre, per via normativa, la fattispecie dei "contributi di scopo", temporanei e finalizzati espressamente alla realizzazione di nuove opere e/o nuovi servizi, la cui istituzione e applicazione (resa oggi possibile dall'art. 119 della Costituzione) sia responsabilità esclusiva delle amministrazioni locali, alle quali deve comunque essere attribuita per legge ordinaria questa facoltà.Signor Presidente, nello scusarmi per la lunghezza di questa lettera, mi auguro che sia possibile trovare concrete soluzioni ai problemi ancora aperti durante l'iter parlamentare della legge Finanziaria. Ciò che spero sia chiaro, è che la rappresentazione delle difficoltà gravi che devono affrontare i Comuni italiani e il malessere presente tra i sindaci e gli amministratori locali, è espressione non di orientamenti strumentali e propagandistici legati all'appartenenza politica, ma di un diffuso e reale disagio". (ag)