Quinto convegno ecclesiale nazionale, Nardella: "Visita Papa ha significato decisivo per tutti gli uomini di questa e di tutte le città"
Si è aperto nella cattedrale di Santa Maria del Fiore, con il suono delle chiarine e alla presenza del Gonfalone della città, il quinto convegno ecclesiale nazionale dal titolo “In Gesù Cristo il nuovo Umanesimo”, al quale domani parteciperà anche Papa Francesco.
Nel corso della cerimonia di inaugurazione il sindaco Dario Nardella ha portato il saluto della città.
I lavori del convegno ecclesiale si sono aperti con la prolusione di Monsignor Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino e presidente del Comitato preparatorio.
Prima dell’intervento di Monsignor Nosiglia e del saluto del sindaco Nardella, il cardinale arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori ha accolto in cattedrale i 2200 partecipanti ai lavori partiti con quattro processioni da altrettante basiliche.
I convegni ecclesiali nazionali sono un importante momento di incontro dei vescovi della Conferenza Episcopale Italiana. Quasi una sorta di Stati generali della Chiesa in Italia. Nati nel 1976 si sono succeduti ogni dieci anni. L’idea originaria era quella di un momento di profonda riflessione per tradurre nella realtà italiana lo spirito del Concilio Vaticano II. (fp)
Di seguito l’intervento completo del sindaco Nardella:
Saluto al 5’ convegno ecclesiale nazionale
Firenze, Cattedrale S.Maria del Fiore, 9 novembre 2015
Eminenze, eccellenze, signori delegati.
Le giornate che ci apprestiamo a trascorrere, sono racchiuse in un evento straordinario per tutta la Chiesa Italiana, riunita per il Convegno Ecclesiale, e un’occasione irripetibile per tutti i cattolici. Ma non solo. La visita del Papa a Firenze, in particolare, ha un significato decisivo per tutti gli uomini di questa città e di tutte le città, di qualsiasi credo religioso così come per gli uomini che non abbracciano alcun credo; Papa Francesco, come i suoi predecessori, è un uomo che porta con sé più della sua umanità, è un simbolo credibile per tutti gli “uomini di buona volontà”, punto di riferimento anche per noi rappresentanti della istituzioni laiche di questo paese.
In cosa la persona ed il Magistero di Papa Francesco sono un punto di riferimento? Perché è un uomo di Speranza. Il suo messaggio centrale è che l’uomo, la sua dignità, la sua natura hanno un valore assoluto e non possono essere subordinati ad alcun sistema di potere o di mercato. Nessuna crisi economica o sociale può piegare questa dignità. Un uomo aperto al suo senso religioso può sempre ricominciare. Oggi più che mai, in un tempo in cui tutto ci sembra disgregarsi, in cui il mondo ci appare irrimediabilmente condannato da guerre, scontri religiosi, terrorismo, emergenze umanitarie.
Diceva il grande poeta francese Charles Peguy
“Si dimentica troppo, che la speranza è una virtù, che è una virtù teologale, e che di tutte le virtù, e delle tre virtù teologali, è forse quella più gradita a Dio.
Che è certamente la più difficile, che è forse l'unica difficile, e che probabilmente è la più gradita a Dio.
La speranza non va da sé. La speranza non va da sola. Per sperare, bambina mia, bisogna esser molto felici, bisogna aver ottenuto, ricevuto una grande grazia.”
Oggi, chiunque lavora per il bene comune, impegnato come me nelle istituzioni ovvero nella società civile, sa che Peguy ha ragione: sperare è difficile. Riprendersi dalle sconfitte e ricominciare non è facile. Occorre avere avuto una grande grazia.
Per questo il cuore della nostra citta, della nostra città laica e pluralista è la piazza della Cattedrale di Santa Maria del Fiore. Perché senza questo spazio trascendente, senza questo punto di “grazia”, senza questa apertura verticale, non c’è una comunità aperta e intraprendente, resiliente e pronta a ripartire.
Ogni città è fatta di Speranza.
Certo, una città è fatta di strade e piazze, di servizi e infrastrutture, di imprese e scuole, ma se guardiamo bene, quello che tiene in piedi tutto, il cemento dei mattoni è la Speranza: una certezza nel futuro che nasce dalla stima per quello che siamo adesso.
Nella sua Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium, già il Santo Padre con coraggio e senso profetico parla di “sfida delle culture urbane”
“ Non bisogna dimenticare che la città è un ambito multiculturale. Nelle grandi città si può osservare un tessuto connettivo in cui gruppi di persone condividono le medesime modalità di sognare la vita e immaginari simili e si costituiscono in nuovi settori umani, in territori culturali, in città invisibili.” [EG, 74]
“Abbiamo bisogno di riconoscere la città a partire da uno sguardo contemplativo, ossia uno sguardo di fede che scopra quel Dio che abita nelle sue case, nelle sue strade, nelle sue piazze.” [71]
Ringrazio la Conferenza Episcopale Italiana per aver voluto porre a tema del Convegno ecclesiale di Firenze “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”, pensando alla nostra città come sede per questo incontro.
Il più grande contributo di Firenze alla storia dell’umanità è la nascita dell’umanesimo. Ma questa grande spinta innovativa fatta di cultura, di società, di fede ed apertura, rischia per la nostra città – e oserei dire per tutto il mondo - di rimanere un “devoto ricordo” del passato, un po’ come una sorta di “museo a cielo aperto”.
Invece la sfida della centralità dell’uomo e di un nuovo umanesimo è questione profonda dell’oggi; è perfino questione di “vita o di morte” per il futuro delle nostre città e delle nostre società.
Ripartiamo dunque superando i limiti non solo storici e geografici del vecchio umanesimo, il cui campo valoriale e culturale non riesce più a ispirare il mondo contemporaneo e le sue differenti culture, il cui pensiero è oggi aggredito dal virus dell’arido individualismo, innervato nella dimensione sociale e politica delle nostre comunità, nella sfera pubblica come in quella privata. Ne abbiamo parlato nel corso di quattro incontri con la cittadinanza che abbiamo voluto organizzare in preparazione del vostro Convegno.
Proprio per questo una sfida avvincente si apre dinnanzi a noi, con al centro la missione educativa che le istituzioni laiche e religiose sono chiamate a svolgere verso le nuove generazioni, preparandole a costruire liberamente il proprio futuro.
Firenze mette a disposizione delle vostre riflessioni il proprio capitale di storia, di bellezza, di gioia, il proprio desiderio di essere protagonista del proprio tempo, come seppe ben evidenziare un grande sindaco molto prima di me, Giorgio La Pira, il quale, in una delle sue ultime lettere al Papa, suo amico, Paolo VI, scrisse: “Non è essa pure Firenze – per il destino che il Signore Le assegna – una città verso cui converge (come verso Gerusalemme) la speranza e la pace delle Nazioni? Le cose sperimentate ieri non possono essere lezione feconda per le cose da sperimentare domani?”
Proprio in nome di La Pira si è tenuto in questa città l’incontro tra 80 sindaci provenienti da tutto il mondo e in particolare da territori di guerra, sul tema “Unità nella diversità”, per condannare ogni forma di guerra e violenza, affermando la cultura e il dialogo come unici veri e concreti strumenti di pace, con l’auspicio di gettare un ponte ideale con la vostra assemblea.
Con questo augurio, rivolgo a voi tutti ed in particolare al nostro amato Arcivescovo, Cardinale Giuseppe Betori, un sincero ringraziamento, un ringraziamento dal cuore, a nome di tutti i fiorentini.