Forum protezione civile, il saluto del sindaco Dario Nardella

Questo l'intervento del sindaco Dario Nardella, che stamani ha aperto i lavori del Forum internazionale sulla riduzione del rischio, organizzato in collaborazione con l’ufficio delle Nazioni Unite per la Riduzione del Rischio (UNISDR).

 
È un enorme piacere per la nostra città ospitare questo importante convegno, organizzato dall’Ufficio per la riduzione del Rischio delle Nazioni Unite (UNISDR), dalDipartimento della Protezione Civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri Italiana, da United Nations Human Settlements Programme-UN HABITAT e United Cities and Local Governments (UCLG).
Siamo molto contenti dell’attenzione che UNISDR ha voluto dedicare alla nostra città, per rilanciare la campagna “Making cities resilient” e i risultati della conferenza di Sendai, tenutasi nel marzo 2015, racchiusi nel “Sendai Framework for Disaster Risk Reduction.”
Siamo fortemente convinti della necessità di diffondere sempre di più una cultura della resilienza e della prevenzione dai rischi naturali, come dimostra la nostra sottoscrizionedi “Making cities resilient” già nel 2011.
Ritengo che resilienza sia una parola ancora troppo poco diffusa nel vocabolario comune. Scientificamente indica la capacità di un sistema o di una comunità, per varie motivazioni esposti a rischi naturali, di resistere e recuperare in modo tempestivo ed efficiente dagli effetti di tale pericolo. Si tratta quindi di una capacità da coltivare e mantenere nel tempo, alla quale è necessario orientare tutta la visione dello sviluppo cittadino. Solo, infatti, una concezione su vasta scala del concetto di resilienza potrà portare a dei vantaggi tangibili per la comunità e la città stessa.
Diventano quindi fondamentali le politiche di sviluppo delle città. Penso in particolar modo ai processi di urbanizzazione, che dovranno essere sempre più improntati all’insegna della sostenibilità, da declinare nei diversi contesti secondo gli elementi storici, culturali e urbanistici specifici. Firenze è da questo punto di vista esempio di buone pratiche: dal 2009, infatti, abbiamo scelto di adottare un metodo che abbiamo chiamato “volumi zero”. Con i nuovi regolamenti urbanistici azzeriamo lo sfruttamento di suolo per le nuove costruzioni. La regola fondamentale è che è possibile intervenire con nuove costruzioni solo nella misura in cui si effettuano demolizioni di vecchi manufatti non più utilizzati o recuperando vecchi immobili dismessi.
Un altro esempio sono poi le politiche per la riduzione degli impatti ambientali. Firenze sta lavorando innanzitutto attraverso una politica di mobilità e trasporti ecologica: sono attualmente in costruzione 2 nuove linee di tramvia pubblica, che si andranno ad aggiungere alla linea 1 inaugurata nel 2010. Quando tutto il sistema tramviario metropolitano sarà completato, il numero di automobili in circolazione in città si ridurrà di 65.400 unità con 32.700 tonnellate all’anno di CO2 in meno immesse nell’atmosfera. Inoltre, abbiamo scelto di investire fortemente nella mobilità elettrica. Siamo la città con più colonnine di ricarica elettrica in Europa (1 punto di ricarica ogni 1.000 abitanti) ed entro il 2020 tutta la flotta di taxi pubblici in città sarà composta solo da veicoli elettrici o ibridi benzina/elettrico.
Infine, stiamo completando la sostituzione di tutte le lampade dell’illuminazione pubblica, che attualmente funzionano ad incandescenza, con lampade al LED, per un risparmio del 40% di energia elettrica totale. Tutte queste azioni sono basilari per contrastare l’inquinamento atmosferico, causa principale del cambiamento climatico, che così grande impatto sta avendo sull’aumento di fenomeni naturali pericolosi.
Per Firenze, come sappiamo, il pericolo naturale maggiore deriva dall’essere una città sviluppata in una stretta valle, circondata da colline, e attraversata nel suo centro storico da un fiume come l’Arno, che ha dimostrato nel corso della storia un forte carattere torrentizio. Dal 1177, Firenze e le zone limitrofe hanno subito ben 64 inondazioni. Purtroppo noi tutti ricordiamo la tragica alluvione del 4 novembre 1966, di cui proprio in quest’anno ricorre il 50° anniversario. Quel giorno l’asta principale del fiume subì una piena calcolata in 4.100 metri cubi al secondo, a fronte di una capacità di transito di 2.500 metri cubi. L’onda di piena si formò attraverso la caduta, in 28 ore, di 210 millimetri di pioggia sull’intero bacino. Su Firenze si rovesciarono 70-80 milioni di metri cubi di acqua, dopo che se ne erano già disperse molte decine di milioni nelle esondazioni che avevano colpito le città vicine.
L’esondazione del fiume lasciò dietro di sé catastrofe, macerie e morti. Poche immagini racchiudono questa tragedia come quella di uno dei soccorritori del Crocifisso di Cimabue in Santa Croce, Salvatore Franchino, che allarga le braccia sconfitto di fronte alla distruzione dell’opera: si valutò successivamente che l’80% della superficie pittorica del Crocifisso era andata perduta con l’alluvione.
Firenze si sentiva impotente, devastata e ferita. Ma solo per poco. La cittadinanza seppe reagire con rapidità e compostezza: accanto a lei, come per miracolo, arrivarono tanti giovani dall’Italia e dall’estero, accorsi dopo che la notizia e le prime immagini si erano diffuse. Vennero chiamati “angeli del fango”, un’esperienza unica nel mondo, dalla cui potenza nacque anche la Protezione Civile italiana come la conosciamo oggi.
Firenze, colpita al cuore, seppe così rialzarsi. Da quella catastrofe abbiamo imparato molto, soprattutto per il recupero e la conservazione del nostro patrimonio culturale. La scuola fiorentina di restauro di opere d’arte è diventata la prima nel mondo, sperimentando tecniche fino ad allora mai utilizzate. Ma la nostra intraprendenza non si fermò solo nel recupero di ciò che andò distrutto: Carlo Ludovico Ragghianti, importante uomo d’arte del tempo, lanciò con l’occasione un appello per la costituzione di un Museo Internazionale di Arte Contemporanea che potesse rilanciare la cultura fiorentina. L’adesione di oltre duecento artisti diede nuova linfa alla produzione artistica della nostra città.
Per questa nostra storia riteniamo fondamentale investire sempre più attenzione e risorse alle politiche di riduzione del rischio idraulico e idrogeologico, e siamo fortemente impegnati nella conservazione e preservazione dei beni culturali a rischio. Tra le tantissime attività che rientrano nel programma di commemorazione del 50° anniversario dell’alluvione, ricordo qui il nuovo incontro della piattaforma Unity in diversity, che si svolgerà proprio tra il 2 e 4 novembre prossimi. Unity in diversity è un network nato nello scorso anno fra più di 80 città appartenenti a 60 paesi, con l’obiettivo di promuovere la pace e lo sviluppo, sociale ed economico, attraverso la valorizzazione del patrimonio culturale: l’edizione di quest’anno sarà incentrata proprio sulla resilienza e la prevenzione del rischio in difesa del patrimonio culturale, materiale e immateriale, sia dalle catastrofi naturali che dai danni causati dall’uomo, affinché la resilienza non sia solo una qualità naturale delle nostre comunità, ma una vera e propria pratica di sistema.
Obbiettivo di questa e altre nostre attività è di imparare a convivere con la condizione dell’Arno, ben sapendo che non riusciremo mai ad annullare completamente il rischio, ma che tanto possiamo fare per ridurlo. Quindi, innanzitutto, dobbiamo impegnarci per completare le opere di mitigazione della forza del fiume nel caso di piena: nell’autunno 2015, grazie all’impegno del Governo Renzi, attraverso l’Unità di Missione per il rischio idrogeologico, sono stati stanziati 106 milioni € per il completamento delle quattro casse di espansione a monte di Firenze e l’adeguamento dell’invaso di Levane. Dopo troppi anni in cui, a causa di una sottovalutazione del problema e di lentezza e goffaggine burocratica, finalmente siamo al lavoro per ridurre concretamente il rischio.
Abbiamo, inoltre, la necessità che la cittadinanza diventi sempre più attiva e partecipe delle attività di protezione civile. Dobbiamo continuare nell’opera di informazione e comunicazione verso la cittadinanza, potenziando le tante iniziative che già abbiamo messo in atto: ricordo gli ottimi risultati dell’ultima esercitazione del 28 maggio scorso su una possibile esondazione del Mugnone, affluente dell’Arno, oppure i programmi di educazione nelle scuole e la diffusione di buone pratiche tra la popolazione.
Credo che avremmo molto da apprendere da questo importante appuntamento di oggi e domani, e da poter condividere poi con tutti i concittadini fiorentini. Ringrazio nuovamente le istituzioni presenti e gli organizzatori per aver scelto Firenze come sede di questo importante evento e auguro a tutti voi un buon lavoro.