Festa Polizia municipale, Nardella: "Partiamo da Firenze con una campagna per avere norme penali più severe ed efficaci per la sicurezza nelle città"
Il sindaco Dario Nardella è intervenuto stamani nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio nella cerimonia per il 163esimo anniversario della fondazione del corpo di Polizia municipale.
Di seguito l’intervento completo:
“Autorità civili, giudiziarie e militari, cari agenti della Polizia municipale del Comune di Firenze, colleghi del Consiglio comunale e della giunta, cari cittadini, ho l’onore e il piacere di aprire con il mio saluto la festa del Corpo di Polizia municipale nel 163esimo anno.
Il mio saluto di oggi a questa festa comincia con un ‘grazie’. Grazie alle agenti e agli agenti di Polizia municipale che ogni giorno (h 24, 7 giorni su 7) lavorano su molti e diversi fronti al servizio della città, a cominciare da chi sta in strada: penso all’anti-abusivismo, ai controlli sull'abbondono dei rifiuti, alla presenza su incroci e cantieri per fluidificare il traffico, al rilievo dei sinistri stradali, ai controlli sugli esercizi commerciali, ai controlli sulle attività turistiche, anche al difficile lavoro come quello nelle funzioni di Polizia giudiziaria, solo per fare alcuni esempi.
Ho incontrato molti di voi da quando sono sindaco di questa città, e prima ancora da vicesindaco e consigliere comunale. Ho incrociato i vostri sguardi, ho ascoltato la vostra voce. Ho imparato a riconoscere i pregi del vostro lavoro, ma soprattutto ad apprezzare l’impegno e la dedizione. Per questo comincio con un ‘grazie’.
Voglio inoltre rivolgere un ringraziamento particolare al nuovo comandante della Polizia municipale Alessandro Casale, da poco arrivato alla guida di uno dei Corpi più grandi e impegnativi d’Italia, e già molto attivo e motivato a far bene; all’assessore alla Sicurezza Federico Gianassi, che mi affianca su questo fronte con passione, consapevole delle difficoltà delle sfide che dall’inizio del mandato stiamo affrontando; così come un ringraziamento va al mio consigliere per la sicurezza e la legalità, dott. Giuseppe Quattrocchi, che mi segue con scrupolo, discrezione e, vorrei dire, anche affetto nel percorrere le strade perigliose dell’applicazione delle regole che informano il complesso e vasto mondo della legalità e più specificatamente della sicurezza.
E approfitto, non potrei fare altrimenti, per ringraziare il dott. Marco Maccioni, che ha seguito per un periodo non breve il Corpo di Polizia municipale, e i due colleghi comandanti, che sono qui nel Salone dei Cinquecento, Marco Seniga e Antonella Manzione che prima di Alessandro Casale hanno avuto l’onore di guidare la Polizia municipale.
Voglio dire subito che la Polizia municipale è davvero il perno dell’amministrazione comunale, non solo per il fatto che i nostri agenti, come spesso ripeto, sono il primo contatto del cittadino con il Comune, sono il biglietto da visita della città verso il visitatore, ma anche per il ruolo articolato e trasversale che la Polizia municipale ha nell’attività amministrativa generale. Per ogni obiettivo dell’amministrazione esistono diverse azioni da realizzare. A ciascuna di esse concorre la Polizia municipale. Ad esempio, per il miglioramento della mobilità cittadina siamo chiamati a realizzare un obiettivo difficilissimo, fino a qualche anno fa impossibile, e cioè realizzare due linee tramviare in tre anni e mezzo. Ma questo lavoro è accompagnato dalla presenza di 80 agenti che ogni giorno sono sugli incroci e in generale sulla viabilità interessata dai cantieri. Un altro esempio: l’amministrazione ha regolato di recente con il Regolamento Unesco le attività economiche nel centro storico e la Polizia municipale, con il suo reparto di Polizia amministrativa, lavora ogni giorno per verificarne il rispetto. La scorsa settimana, infine, come sapete, abbiamo voluto avviare, grazie al lavoro del comandante Casale e dell’assessore Gianassi, un’azione che prevede un nuovo concetto di fare sicurezza urbana. Mi riferisco al modello di Polizia di comunità, in cui il cittadino è coinvolto nella sicurezza. Quindi un passo oltre la Polizia di prossimità, ovvero la Polizia vicina al cittadino, peraltro già sperimentata molti anni fa a Firenze; qualcosa di più e di nuovo, un sistema che coinvolga il cittadino sia mediante un sistema di segnalazioni qualificate, in particolare al cosiddetto vigile di quartiere, che attraverso il loro impegno come controllo di vicinato, ausiliari civici. Infatti, non dobbiamo mai dimenticare il ruolo ‘educativo’, ancor prima che di tutela e repressione del Corpo di Polizia municipale. È un ruolo che si basa su una risorsa di cui abbiamo sempre più bisogno: il senso civico dei cittadini. Perché non basterà il miglior Corpo di Polizia municipale al mondo per garantire la sicurezza di una città, il rispetto delle regole e della vivibilità, senza un ruolo attivo, partecipativo e consapevole dei cittadini, che sono i primi a poter costruire una comunità che abbia al centro la legalità e la solidarietà. Quando si arriva a fare la multa, l’ho detto anche in altri saluti, credo che si sia alla fine di un processo e quando si commina una multa, in quel momento, la comunità ha perso. Una multa è sempre una sconfitta. In una società ideale, e credo che però l’idealità spesso possa nutrire la politica, dovremmo avere cittadini che non arrivo mai a incorrere in sanzioni e in multe.
Abbiamo inoltre avviato con senso di responsabilità un piano di razionalizzazione delle risorse e riorganizzazione della Polizia municipale. Sono molte le risorse che il Comune dedica alla sicurezza della città, ovvero il Corpo della Polizia municipale senza considerare gli investimenti sul piano delle telecamere di video sorveglianza. Quest’anno abbiamo portato a compimento l’assunzione di 47 nuovi agenti, già in servizio e nei prossimi due anni abbiamo già deciso di assumere altri 100 agenti, di cui 50 del concorso del prossimo marzo per avere un Corpo ancor più consistente, motivato e con un’età media più bassa. Ho apprezzato l’iniziativa inoltre di creare un reparto infortunistica per liberare dal compito di rilievo incidenti tutte le pattuglie, affinché si possano dedicare al controllo dinamico sul territorio.
Sul fronte dell’organizzazione abbiamo dato ai nuovi vertici del Corpo una missione chiara: quella di mettere al centro gli individui, le donne, gli uomini, gli agenti, partendo dalle loro capacità e inclinazioni, motivandoli all’impegno e gratificandoli per questo il più possibile.
Dobbiamo inoltre, credo, investire di più sulla comunicazione di tutto quello che facciamo nell’ambito della sicurezza della città. All’inizio ho fatto solo alcuni esempi di quante siano le attività svolte dal nostro Corpo e dobbiamo dare conto in tempo reale ai cittadini delle attività dell’impegno e dei risultati; arriveremo a pubblicare sul sito del Comune gli interventi della Polizia municipale appena conclusi e ci organizzeremo per rilevarli tutti, da qualsiasi operatore di Polizia municipale vengano effettuati e non più solo quelli effettuati su indicazione della centrale operativa, come avviene oggi.
Come sindaco intendo confermare l’impegno ad esercitare appieno i poteri che mi vengono conferiti per migliorare sempre più la sicurezza, non solo quale autorità locale, ma anche quale rappresentante periferico dello Stato, attraverso atti contingibili e urgenti nell’ambito della sicurezza urbana, come attribuiti dalle nuove norme.
E a proposito delle nuove norme va evidenziato quanto la legge n. 48/2017, che ha convertito il DL Minniti, attribuisca alla Polizia municipale molti nuovi poteri.
Il Decreto infatti risponde all’esigenza da più parti avvertita, di fornire strumenti adeguati di contrasto al degrado urbano che così fortemente incide anche sulla percezione di sicurezza.
L’impianto normativo prevede una serie di strumenti idonei, la cui corretta e costante applicazione potrebbe effettivamente contribuire, nel medio lungo termine, ad attenuare i disagi lamentati. A Firenze, ad esempio, queste nuove norme sono state utilizzate. Se ricordo bene, il nostro questore Alberto Intini è stato uno dei primi ad applicare il Daspo urbano. E come abbiamo fatto noi con l’ordinanza contro lo sfruttamento della prostituzione. Una battaglia di civiltà, come detto più volte, prima ancora che di legalità perché nello sfruttamento e nella tratta ci sono delle vittime, e sono le donne, spesso minorenni, sempre strappate al loro Paese con ricatti e violenze, ridotte ad oggetti e gettate su marciapiedi e strade delle nostre periferie. Credo che questa battaglia richieda tempo, ma soprattutto senso civico e coscienza. Ed è grazie alle pattuglie di Polizia municipale, che sono al lavoro tutte le notti, che abbiamo cominciato a produrre qualche risultato significativo.
Sono tante insomma le novità introdotte dalle nuove norme: dal potere di ordinanzaextra ordinem del sindaco alle disposizioni in materia di orari dei pubblici esercizi, la cui violazione viene efficacemente punita ed estesa anche agli esercizi cosiddetti di vicinato; dal numero unico europeo alla connessione delle sale operative, al deturpamento e imbrattamento, fino al tanto auspicato arresto differito esteso oltre che ai reati commessi in occasione di manifestazioni sportive, anche a quelli compiuti in occasione delle pubbliche manifestazioni di piazza.
Bisogna tuttavia evidenziare una lacuna, credo che questa sia l’occasione per dirlo; una lacuna che meriterebbe di essere colmata per rendere più incisivo lo strumento del cosiddetto Daspo urbano, introdotto all’art. 10 della legge di conversione del decreto Minniti.
Allo scopo infatti di tutelare il decoro di particolari aeree urbane ritenute per varie ragioni sensibili, sono state opportunamente introdotte delle misure di contrasto a quelle condotte che, pur non integrando violazioni di legge, compromettono la piena e corretta fruibilità degli spazi pubblici. In queste ipotesi, oltre all’irrogazione di una sanzione, l’organo accertatore ordina l’allontanamento da quel luogo. Nel caso reiterazioni del comportamento, il questore può provvedere, in analogia a quanto già sperimentato con successo negli stadi, all’emanazione di un Daspo di durata variabile a seconda dei casi.
L’ulteriore violazione è punita, nei casi più gravi, solamente con una sanzione amministrativada 10.000 a 40.000 euro, quando mai si dovesse riscuotere, e la sospensione della patente da sei mesi ad un anno. Tale circostanza rende di fatto la norma piuttosto inefficace e non la caratterizza, come nelle intenzioni, salvo alcuni marginali profili, dal tradizionale foglio di via obbligatorio, il quale prevede peraltro l’allontanamento dall’intero Comune.
La Polizia municipale opera in materia di sicurezza urbana così come declinata dalle nuove norme Minniti. Voglio ricordare che èuna cosa ben diversa dalla sicurezza pubblica che compete alle forze dell’ordine. Ma è innegabile che laddove la sicurezza pubblica è forte anche la sicurezza urbana (prevenzione della micro-criminalità, vivibilità delle zone della città…) è assicurata. Così come se la sicurezza pubblica traballa, diviene tutto più difficile per la sicurezza urbana.
Fortunatamente, voglio nuovamente ribadirlo, nella nostra città abbiamo da anni sperimentato una collaborazione molto intensa ed efficace con il prefetto, che è qui e che saluto, e tutte le forze dell’ordine, rappresentate ai massimi vertici questa mattina. È una collaborazione fatta di contatti costanti, condivisione di strategie, obiettivi e metodi, e profondo rispetto reciproco. A questo va aggiunta l’azione puntuale della magistratura, a partire dalla Procura generale e in particolare la nostra Procura, che non ha mai fatto mancare il supporto a determinate azioni congiunte tra Polizia municipale e forze dell’ordine per affrontare i problemi legati alla sicurezza dei nostri cittadini. In questo senso, lasciatemi ringraziare il procuratore generale che è qui questa mattina.
Senza questa collaborazione tra Polizia municipale, forze dell’ordine, autorità giudiziarie non avremmo potuto portare a termine ben 32 sgomberi di edifici occupati abusivamente e illegalmente negli ultimi 3 anni, quasi uno ogni mese, senza mai dover ricorre alla violenza, come purtroppo è avvenuto in altre città del Paese.
Oggi le forze dell’ordine fanno un grande lavoro nel contrasto alla criminalità e in particolare alla criminalità predatoria ma dobbiamo chiederci se il nostro sistema, norme e applicazione, funziona. È davvero efficace come auspichiamo? Svolge quella funzione preventiva? Mi ha impressionato l’articolo di ieri sul pusher di Santo spirito arrestato già 4 volte nel 2017 e nuovamente libero. Libero di spacciare. Libero di circolare nello stesso quartiere. E vi sono molti altri casi di questo tipo che, a causa di un sistema repressivo inadeguato, finiscono per ingenerare una diffusa sfiducia nei cittadini e finanche un senso di frustrazione tra gli agenti di polizia di tutti i Corpi. Dobbiamo dare un giudizio positivo comunque alla legge 103 che ha convertito il decreto Orlando, che inasprisce le pene per i reati di criminalità predatoria, come il furto in appartamento, lo scippo, la rapina aggravata. Ma credo che si possa fare ancora di più sul fronte delle misure cautelari. Ovviamente nel pieno rispetto dei giudici, che sono poi gli ultimi e gli unici a decidere sulla loro intensità e applicazione. Se penso a spaccio, furti e atti di aggressione, reati di prossimità che contribuiscono pesantemente ad aumentare la percezione diffusa di insicurezza in tutte le grandi città, credo che si possano creare le condizioni per un maggiore ricorso alle misure cautelari come del resto, mi pare, si sia proposto nel progetto di legge sulle truffe agli anziani, che è stato recentemente approvato alla Camera e prossimamente in discussione al Senato.
Vi sono dunque due aspetti sui quali il legislatore deve fare uno sforzo in più per conferire un vero effetto deterrente, anche alle nuove norme di cui abbiamo parlato, con l’obiettivo di rafforzare l’efficacia e l’effettività della pena e dare ai nostri agenti anche ancora più motivazione ed energia a sentirsi parte di una strategia generale di contrasto ai reati delle nostre città.
Da un lato mi riferisco alla necessità di prevedere un più facile ricorso alle misure cautelari, dall’altro, in relazione alla legge di conversione del DL di polizia urbana, alla parificazione del Daspo urbano con quello efficacemente sperimentato negli stadi, spingendoci a prevedere, come in quel caso, che nei confronti delle persone che contravvengono al divieto di cui sopra, è consentito l’arresto nei casi di flagranza e, nell’udienza di convalida dell’arresto, prevedere, se ne ricorrono i presupposti, l’applicazione delle misure coercitive previste dal codice di procedura penale, come l’obbligo di presentarsi agli uffici giudiziari e l’obbligo di dimora.
Per questi motivi, ho deciso di avviare una campagna, anche con molti altri colleghi sindaci, per portare in Parlamento nuove norme che possano migliorare, implementare e completare quelle recenti e che abbiano al centro questo duplice obiettivo, fino anche a prevedere una raccolta di firme per una iniziativa di legge popolare.
Ho già avuto modo di condividere questa iniziativa con alcuni colleghi parlamentari, come l’onorevole David Ermini, giuristi esperti della materia, e colleghi sindaci che conoscono molto da vicino questi tipi di problemi.
Non possiamo permettere che il nesso di fiducia che unisce i cittadini alle Istituzioni, locali e nazionali, alle forze dell’ordine, alla base del nostro sistema democratico, venga minato da un diffuso senso di impotenza, fragilità, da una costante esposizione al rischio personale. È un sentimento che peraltro viene spesso irresponsabilmente strumentalizzato da movimenti e forze politiche, che sono pronte a lucrare sulla paura per alimentare campagne estremiste e perfino iniziative sovversive, come le ronde spontanee o la rincorsa alle armi per l’autodifesa.
Nulla di peggio di tutto ciò. Io resto convinto, e lo dico da rappresentante dell’Istituzione,
che l’unica strada sia la democrazia e la legalità. Ma questa strada va percorsa con decisione e tenacia. Non esiste libertà democratica senza legalità e solo le Istituzioni e le forze dell’ordine sono depositarie del durissimo compito di garantire la legalità e la sicurezza. Più volte, da sindaco, ho constatato che una comunità più sicura è una comunità più libera e che la sicurezza non è una bandiera politica da sventolare all’occorrenza, ma un diritto fondamentale di ogni cittadino.
Il patto sociale di cittadinanza che è alla base di tutto ciò ci vede testimoni e protagonisti. Nessuno di noi, qualunque sia la nostra responsabilità, può sottrarsi a tenere solido questo patto. E voi agenti della Polizia municipale di Firenze siete uno dei perni di questo patto sociale di cittadinanza.
A voi il compito e il privilegio di tenere alto l’orgoglio di appartenere ad un Corpo con 163 anni di grande storia. Nel 1854, quella che per volontà di Leopoldo II fu denominata ‘Guardia di Polizia Municipale della città di Firenze’ si formava di appena 20 uomini, di età compresa tra i 25 e i 30 anni, comandati da un ispettore, un sergente e due caporali.
Oggi voi siete parte di un grande Corpo, di centinaia di unità, uno dei più grandi del Paese, una competenza e una responsabilità che pochi altri Corpi hanno in Italia. Non siete solo agenti in divisa, siete i custodi della nostra comunità, siete gli occhi, le orecchie e la voce della nostra amministrazione cittadina.
Voi fate il vostro lavoro con umiltà e senzacercare fama, come il vostro collega, l’agente Andrea Rossellini, che ha salvato una ragazza da morte certa tuffandosi in Arno lo scorso 6 marzo. Quando gli conferii il Fiorino d’oro della città di Firenze come segno di ammirazione e riconoscenza, lui disse semplicemente: “Ho fatto il mio dovere”.In queste cinque parole c’è tutta la semplicità e la forza della nostra Polizia municipale.
Nelle vostre mani è riposta la mia fiducia e quella di migliaia di miei concittadini. Voglio ringraziare anche i vostri parenti e i vostri familiari che conoscono la difficoltà e il rischio del vostro lavoro e vi stanno accanto. E per questo anche a loro rivolgo un affettuoso saluto.
Grazie per questo inizio. Viva La Polizia municipale, Viva Firenze!”.