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A cinque anni di distanza dall'attuazione del piani di recupero urbano in via del Paradiso, a Gavinana, non è stata ancora realizzata l'area di cinquemila metri quadri a verde pubblico ed un parcheggio di uso pubblico. Nonostante un apposito accordo fra il Comune e la società cooperativa che ha costruito le case in quella zona.La denuncia è del capogruppo dei Democratici Riccardo Basosi che su tale questione ha presentato una seconda interpellanza.«Le rassicuranti dichiarazioni da parte dell'assessore Biagi, che orami risalgono ad un anno fa, sono rimaste lettera morta - ha sottolineato Basosi - ed è grave constatare che a distanza di più di tre anni dalla delibera comunale e di sei mesi dalla sentenza del tribunale amministrativo regionale, gli uffici preposti non sono ancora riusciti ad attuare le procedure di rispetto della convenzione».Nella nuova interpellanza Basosi chiede anzitutto di sapere «se la nuova area di circa 5.000mq individuata per il verde pubblico, il parcheggio di uso pubblico, il passaggio pedonale per la parte monumentale e la sua fruibilità da parte dei cittadini, tutti elementi integranti del piano di recupero a vantaggio della collettività e di fatto per lungo tempo non garantiti dalla proprietà, abbiano finalmente trovato definizione e siano utilizzabili come previsto dalla delibera del consiglio comunale del 14 ottobre 1996».Il capogruppo dei Democratici chiede anche «se debba essere ritenuta una prassi normale che la soddisfazione dei requisiti di pubblico interesse nell'attuazione dei piani di recupero possa essere dilazionata così a lungo da parte della proprietà senza incorrere in sanzioni da parte del Comune e senza che siano trasparenti le responsabilità politico-amministrative di chi ha consentito o tollerato il defatigante sviluppo temporale della vicenda» e «se non si ritenga da parte dell'amministrazione attuale, per ragioni di responsabilità oggettiva della continuità Amministrativa, di dover porgere scuse formali ai comitati cittadini della zona che insieme alle associazioni ambientaliste hanno dovuto ricorrere al tribunale amministrativo regionale a proprie spese per ottenere una tutela di diritti collettivi che una più attenta gestione da parte del Comune avrebbe potuto e dovuto garantire». (fn)Questo il testo dell'interpellanza:Il sottoscritto Consigliere Riccardo Basosi del Gruppo de "i Democratici"Premesso che in data 10/1/2000 veniva dal sottoscritto presentata una Interpellanza Urgente registrata col numero 15/2000 riguardo al Piano di Recupero Paradiso nella quale si chiedeva:- se poteva essere considerato normale che a distanza di più di tre anni dalla delibera comunale n.3288 del 14/10/1996 e di sei mesi dalla sentenza del TAR n.498 del 18/6/1999 gli uffici preposti non fossero riusciti ad attuare le procedure di rispetto della convenzione.- se come chiedevano i comitati cittadini della zona e le Associazioni Ambientaliste non incorressero al riguardo le caratteristiche della omissione di atti d'ufficio- se l'eventuale danno che ne potesse derivare al Comune potesse essere addebitato a chi malgrado anche le reiterate sollecitazioni dell'ufficio legale non aveva provveduto ad eliminare la situazione di sofferenza.- se non fossero in essere altre ragioni, ignote all'interpellante, che invece spiegavano la situazione senza mettere in discussione l'efficienza degli uffici comunali- quali fossero le ragioni giuridiche per ricorrere in appello contro la sentenza del TAR dato che la sentenza sembrava giustificata e a parere dell'interpellante doveva anche nell'interesse del Comune essere urgentemente attuata per eliminare il contenziosoPremesso inoltre che alla sopracitata Interpellanza Urgente veniva data risposta scritta prot.276 del 14 Febbraio 2000 dell'Uff. di Presidenza nella quale dopo una dettagliata premessa che in sostanza riconosceva l'esistenza di un ritardo nella definizione della pratica e si diceva testualmente:"Il completamento del procedimento del Piano di recupero in oggetto richiede comunque una specifica convenzione fra Consiglio di Quartiere e proprietà circa l'uso degli spazi di interesse pubblico, ed in particolare della Sala Capitolare, su cui deve esprimersi anche la Sovrintendenza.I tempi per la definizione di questa convenzione si sono allungati anche per la richiesta di variante avanzata dalla proprietà e accolta sostanzialmente dal Consiglio di Quartiere.Tale variante in fase di avanzata predisposizione, prevede infatti lo spostamento all'esterno dell'area a verde pubblico già prevista dal Piano di Recupero. Conseguentemente la disciplina dell'uso dell'area verde interna al Complesso , dovrà essere modificata per garantire l'accesso alla Sala Capitolare.Al Consiglio di Quartiere già nei mesi scorsi è stata inviata una ipotesi di convenzione proposta dalla proprietà, che dovrà essere coordinata con il contenuto della variante. E' infatti intenzione di questo Assessorato proporre l'approvazione della variante insieme allo schema di convenzione.Al fine della predisposizione della variante e per meglio valutare gli aspetti globali dell'atto urbanistico (convenzione ed uso della Sala Capitolare) in data 14/2/99, è stato effettuato un sopralluogo
omissis
Alla luce di questi elementi si ritiene quindi che l'approvazione della variante debba prevedere la contestuale stipula della convenzione nella quale devono essere garantiti gli usi pubblici del parcheggio P2 e del passaggio pedonale e stabilito l'uso della parte monumentale che dal punto di vista urbanistico costituisce standard di uso pubblico Zona G2p con simbolo di attrezzature di interesse generale. "interpella urgentemente il Sig. Sindaco per sapere:-se a distanza di un anno dalla risposta sopra riportata la variante che all'epoca risultava all'Assessorato in "fase di avanzata predisposizione" e la procedura che prevedeva contestualmente la Convenzione con il Quartiere 3 siano state attuate e/o quale sia attualmente la situazione dell'annosa questione.-se la nuova area di circa 5.000mq individuata per il Verde Pubblico, il parcheggio di uso pubblico, il passaggio pedonale per la parte monumentale e la sua fruibilità da parte dei cittadini, tutti elementi integranti del Piano di Recupero a vantaggio della collettività e di fatto per lungo tempo non garantiti dalla proprietà abbiano finalmente trovato definizione e siano utilizzabili come previsto dalla Delibera del Consiglio Comunale N.3288 del 14 Ottobre 1996.-se debba essere ritenuta una prassi normale che la soddisfazione dei requisiti di pubblico interesse nell'attuazione dei Piani di Recupero possa essere dilazionata così a lungo da parte della proprietà senza incorrere in sanzioni da parte del Comune e senza che siano trasparenti le responsabilità politico/amministrative di chi ha consentito o tollerato il defatigante sviluppo temporale della vicenda.-se non si ritenga da parte dell'Amministrazione attuale (per ragioni di responsabilità oggettiva della continuità Amministrativa) di dover porgere scuse formali ai comitati cittadini della zona che insieme alle Associazioni Ambientaliste hanno dovuto ricorrere al TAR a proprie spese per ottenere una tutela di diritti collettivi che una più attenta gestione da parte del Comune avrebbe potuto e dovuto garantire.Il CapogruppoRiccardo Basosi