Partecipate, la relazione dell'assessore Simone Tani
PRIMA SEZIONE. INTRODUZIONE NORMATIVA E METODOLOGICAPRINCIPALI RIFERIMENTI NORMATIVILa gestione dei servizi pubblici locali (spl) da parte dei Comuni è entrata in un periodo di grandi cambiamenti, derivanti da un generale riassetto legislativo (tuttora in corso, ma che ha già interessato i servizi strategici), il quale trae origine ed ispirazione dai principi di liberalizzazione ed apertura dei mercati sostenuti dall'Unione Europea.Normative di settore, che verranno brevemente commentate qui di seguito, hanno già preannunciato tali cambiamenti: si pensi ad esempio per il servizio idrico integrato alla legge Galli (L. 36/94) e alle leggi regionali di attuazione di tale legge (L.R. 81/95 e L.R. 26/97); in tema di rifiuti al D. Lgs. 22/96 (Decreto Ronchi aggiornato al D. Lgs. 389/97); in tema di trasporti pubblici locali al D. Lgs. 422/97 e la L.R. 42/98 come modificata dalla L.R. 72/99; per il mercato dell'energia al decreto Bersani (D.Lgs. 79/99); per il mercato del gas naturale al Decreto Letta (D. Lgs. 164/00).Servizio idrico integratoLa Legge 5 gennaio 1994, n. 36 (detta "Legge Galli") in materia di risorse idriche e le successive leggi regionali, la Legge Regionale 21 luglio 1995, n. 81 e la successiva Legge Regionale 4 aprile 1997, n. 26 emanate in attuazione della stessa, rappresentano uno dei primi esempi di riordino e riorganizzazione del servizio idrico integrato.La Legge Galli sancisce prima di tutto la proprietà pubblica di tutte le risorse idriche, superficiali e sotterranee, ed auspica il risparmio ed il rinnovo delle risorse per non pregiudicare il patrimonio idrico e l'ambiente in generale.Inoltre, definisce il servizio idrico integrato come l'insieme dei servizi pubblici di captazione, adduzione e distribuzione di acqua ad usi civili, di fognatura e di depurazione delle acque reflue ed organizza i servizi idrici sulla base di ambiti territoriali ottimali delimitati in base ai seguenti criteri: a) rispetto dell'unità del bacino idrografico o del sub-bacino o dei bacini idrografi contigui...; b) superamento della frammentazione delle gestioni; c) conseguimento di adeguate dimensioni gestionali, definite sulla base di parametri fisici, demografici, tecnici e sulla base delle ripartizioni politico-amministrative.Una volta determinato l'ambito territoriale ottimale, i comuni e le province hanno tempo sei mesi per organizzare il servizio idrico integrato al fine di garantirne la gestione secondo criteri di efficienza, efficacia ed economicità, mediante le forme anche obbligatorie previste dalla 142/90 integrata dall'art.12 della 498/92 sostituite entrambe evidentemente dagli articoli 112 e ss. del Testo Unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, D.Lgs. n. 267/2000. Anche in questo caso, ritroviamo come forme obbligatorie di gestione di un servizio pubblico locale quelle già note, e cioè la gestione in economia, la concessione, l'azienda speciale anche consortile, le S.p.A. a prevalente capitale pubblico e le S.p.A. con capitale pubblico minoritario.Tale previsione è stata ripresa anche dalla Legge Regionale n. 26/1997 all'articolo 1 delle Disposizioni generali del capitolo primo.La legge consente comunque che le aziende speciali, gli enti ed i consorzi pubblici esercenti i servizi, anche in economia possano continuare a gestire i servizi idrici loro affidati fino a che non sia portata a compimento l'organizzazione del servizio idrico integrato.La Legge Regionale n. 81/95 delimita poi il territorio regionale toscano identificando i seguenti ambiti territoriali ottimali:· ATO n. 1, denominato "Toscana Nord";· ATO n. 2, denominato "Basso Valdarno";· ATO n. 3, denominato "Medio Valdarno";· ATO n. 4, denominato "Alto Valdarno";· ATO n. 5, denominato "Toscana Costa";· ATO n. 6, denominato "Ombrone".Rifiuti solidi urbaniIl settore dei rifiuti è stato oggetto di una vera e propria riforma del settore ad opera del cosiddetto "Decreto Ronchi", D.Lgs. 5 febbraio 1997, n. 22 aggiornato dal D.Lgs. 8 novembre 1997, n. 389, emanato in attuazione delle Direttive 91/156Cee sui rifiuti, 91/689/Cee sui rifiuti pericolosi e 94/62/Ce sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggio.All'art. 2 il decreto specifica che cosa si intende per 'gestione dei rifiuti' considerata come attività di pubblico interesse e disciplinata dal decreto stesso allo scopo di tutelare efficacemente l'ambiente tenendo conto della specificità di trattamento dei rifiuti pericolosi.Il decreto si basa su una nuova concezione della raccolta di rifiuti, incentrata sulla raccolta differenziata e sul riciclaggio dei rifiuti al fine di favorire uno smaltimento 'ecologico' degli stessi.Anche il Decreto Ronchi prevede all'articolo 21, che i comuni, nell'ambito delle loro competenze, effettuino la gestione dei rifiuti urbani e dei rifiuti assimilati avviati allo smaltimento in regime di privativa, nelle forme previste dalla L. 142/90, sostituita ovviamente (in relazione alle diverse forme di gestione dei spl) dagli artt. 113-116 del D.Lgs. 267/2000.Tali forme di gestione possono essere istituite per i servizi integrativi per la gestione dei rifiuti speciali non assimilati ai rifiuti urbani.La normativa regionale poi, emanata in attuazione del Decreto Ronchi (Legge Regionale 18 maggio 1998, n. 25), conferma che per superare la frammentazione delle gestioni allo scopo di garantirne l'economicità, l'efficienza e l'efficacia, la gestione dei rifiuti è affidata ai Comuni che la esercitano attraverso le cosiddette Comunità di Ambito, le quali gestiscono i piani provinciali di gestione dei rifiuti attraverso i piani industriali che contengono tutte le informazioni necessarie per la gestione degli stessi.Inoltre istituisce, ai fini della gestione dei rifiuti urbani, gli Ambiti Territoriali Ottimali che, all'interno del territorio regionale toscano sono i seguenti:· ATO 1, costituito dai comuni compresi nella provincia di Massa e Carrara;· ATO 2, costituito dai comuni compresi nella Provincia di Lucca;· ATO 3, costituito dai comuni compresi nella Provincia di Pisa;· ATO 4, costituito da icomuni compresi nella Provincia di Livorno;· ATO 5, costituito dai comuni compresi nelle Province di Prato, di Pistoia e di Firenze ricompresi nel circondario dell'Empolese Val d'Elsa, così come definiti dalla L.R. 29 maggio 1997, n. 38;· ATO 6, costituito dai comuni compresi nella Provincia di Firenze ad esclusione di quelli del circondario Empolese;· ATO 7, costituito dai comuni compresi nella Provincia di Arezzo;· ATO 8, costituito dai comuni compresi nella Provincia di Siena;· ATO 9, cositutito dai comuni compresi nella Provincia di Grosseto.Trasporti urbaniNell'ambito del comparto del trasporto pubblico locale, la Regione Toscana ha approvato due normative davvero importanti in materia di trasporto pubblico locale, la Legge Regionale 31 luglio 1998, n. 42 e la Legge Regionale 31 dicembre 1999, n. 72, che modifica ed integra la precedente.Dalla lettura combinata delle due leggi si evince che, la Regione Toscana, nell'ambito sempre delle proprie competenze, incentiva la separazione tra le funzioni di amministrazione e gestione dei servizi di trasporto pubblico, al fine comunque di superare quelli che sono gli assetti monopolistici del settore, ed introduce il criterio della gara per la scelta del gestore degli stessi.La L.R. 72/1999 specifica poi, quali sia le competenze del Comune nell'ambito del settore del trasporto pubblico locale, facendo riferimento '...a tutte le funzioni amministrative che si svolgono interamente nell'ambito del Comune stesso e che riguardano aree edificate in maniera continua anche se appartenenti a Comuni diversi'.Nel Titolo IV, è previsto che l'esercizio dei servizi cosiddetti programmati, debba avvenire o tramite l'affidamento a terzi, regolato da un apposito contratto di servizio, previo espletamento delle procedure concorsuali (con preferenza per la procedura ristretta) oppure in economia; è stato invece abrogato il comma che prevedeva l'affidamento diretto del servizio ad azienda speciale o consorzio, regolato da contratto di servizio, che non potrà avere durata inferiore ai tre anni né superiore ai nove, nei casi di affidamento proprio mediante procedure concorsuali.Come si nota, anche per il settore dei trasporti, si introduce il concetto di 'gara' per la scelta del gestore, nonché di 'contratto di servizio', come documento prescelto per la regolamentazione dell'espletamento del servizio.Anche per il trasporto pubblico locale, la Regione favorisce, tramite agevolazioni ed incentivi economici, la trasformazione delle aziende speciali e dei consorzi in S.p.A. ovvero in cooperative anche tra i dipendenti.Energia elettricaNel settore dell'energia in generale, ed in questo caso di quella elettrica si è avviata una vera e propria rivoluzione, che ha modificato e che modificherà sostanzialmente l'assetto del settore energetico nel nostro Paese. L'innovazione sostanziale è rappresentata sicuramente dall'abbandono da parte della società statale che in Italia gestisce il settore elettrico (ENEL) del monopolio legale dell'attività e dall'entrata in vigore del D.Lgs. 16 marzo 1999, n. 79 "Decreto Bersani" che sancisce all'art. 1 che le attività di produzione, importazione, esportazione, acquisto e vendita di energia elettrica sono libere sempre però nel rispetto degli obblighi di servizio pubblico che comunque continuano ed essere indispensabile per consentire la liberalizzazione del mercato elettrico. Con il decreto Bersani, l'ENEL S.p.A. diventa una holding che, tramite società controllate svolge le diverse attività individuate dal decreto stesso. Per la prima volta il decreto introduce l'obbligo di separazione societaria tra attività di produzione, vendita a clienti idonei e distribuzione, e rete di trasmissione e impianti nucleari e, ai fini dell'erogazione di energia, prevede la stipula di accordi tra ENEL e distributori locali nei comuni in cui siano presenti entrambi o in alternativa la cessione da parte della società dei rami d'azienda corrispondenti. Per essere clienti idonei si deve avere un consumo minimo pari a 20 Gwh/a; per coloro invece che raggiungono un consumo pari a 1 Gwh è consentito aderire ad un consorzio per poter accedere liberamente al mercato della fornitura.Inoltre dal 1.1.2003 nessun soggetto, sia pubblico che privato, potrà produrre, importare, direttamente o indirettamente, più del 50% dell'energia prodotta e importata in Italia, e avrà luogo una graduale apertura del mercato elettrico ad altri operatori fino ad un massimo del 40% entro il 2002.Il grado di apertura parziale stabilito per il mercato elettrico, pone i distributori in una situazione competitiva più forte con una ridotta minaccia concorrenziale.Per quanto riguarda l'attività di distribuzione di energia, il decreto stabilisce che venga rilasciata un'unica concessione di distribuzione per ambito comunale. A questo si aggiunge che entro 180 giorni dalla entrata in vigore di tale decreto, i soggetti proprietari degli impianti di distribuzione che alimentino più di 300.000 clienti finali debbano costituire una o più società per azioni alle quali trasferire successivamente i beni, i rapporti, le attività e le passività, relativi alla distribuzione di energia elettrica e alla vendita ai clienti vincolati.Il mantenimento del principio di 'servizio pubblico' e di parità di trattamento impedisce di fatto che, coloro che non possono liberamente accedere al mercato scegliendo da chi rifornirsi di energia alle condizioni migliori (i clienti che non sono idonei), possano essere tutelati e non tagliati fuori dal mercato.Anche per l'attività di distribuzione dell'energia elettrica è previsto il regime di concessione con scadenza il 31.12.2030 ed il rinnovo tramite la procedura della gara per le imprese che operano già sul mercato alla data di entrata in vigore del decreto Bersani.Gas naturaleAnche il settore del gas è stato oggetto di un profondo mutamento altamente innovativo, che si è accompagnato al più vasto processo di privatizzazione dei servizi pubblici anche locali.Il D.Lgs. 19 maggio 2000, n. 164 "Decreto Letta" ha avviato il processo di liberalizzazione del mercato del gas, prevedendo l'obbligo di separazione societaria tra la rete di trasporto, stoccaggio e l'attività di vendita del gas; mentre non vi è obbligo di separazione tra attività di produzione/importazione e di dispacciamento di gas.Dal 1.1.2003 e fino al 31.12.2010 nessun operatore potrà vendere ai clienti finali, direttamente o indirettamente più del 50% dei consumi nazionali ed a partire dal 1.1.2002 nessuna impresa né italiana né straniera potrà vendere in Italia gas importato o prodotto, direttamente o indirettamente, per più del 75% dei consumi nazionali, fino a raggiungere una quota del 61% nel 2010.Per quanto riguarda più direttamente l'attività svolta dalle società e dalle aziende gestite dagli enti locali (nella fattispecie, i comuni), e cioè l'attività di distribuzione del gas, il decreto la definisce sempre come 'servizio pubblico', e ne impone l'esercizio solo mediante l'affidamento con gara e per periodi non superiori ai dodici anni. Agli enti locali viene assegnata solo l'attività di indirizzo, vigilanza, programmazione e controllo sulle attività di distribuzione ed i rapporti con il gestore vengono, anche in questo caso, regolati dai contratti di servizio.Il contratto di servizio stabilisce gli elementi fondamentali dell'attività, tra i quali la durata, le modalità di espletamento dello stesso, ecc. non tralasciando il principio di equo trattamento degli utenti.Poiché l'attività viene affidata con il procedimento della gara, la normativa prevede che alla stessa possano partecipare solo società per azioni o a responsabilità limitata anche a partecipazione pubblica e società cooperative a responsabilità limitata sulla base di requisiti oggettivi. Gli enti locali, per evitare situazioni di vuoto di gestione, dovranno indire le gare per l'affidamento del servizio non oltre un anno prima della scadenza del precedente affidamento.Entro il 1° gennaio 2003, gli enti locali dovranno evidentemente procedere all'indizione delle gare per l'affidamento del servizio e alla trasformazione delle gestioni in società di capitali o in società cooperative.Per quanto riguarda l'attività di distribuzione del gas, gli affidamenti e le concessioni che comunque sono in essere alla data di entrata in vigore del decreto Letta, proseguono fino alla scadenza stabilita, che comunque non potrà superare i cinque anni a decorrere dal 31 dicembre 2000. Se poi gli affidamenti e le concessioni già in essere siano stati attribuiti tramite gara, essi sono mantenuti per la durata in essi stabilita e comunque per un periodo non superiore ai dodici anni a partire dal 31 dicembre 2000.Per quanto riguarda l'attività di vendita di gas naturale, essa a partire dal 1° gennaio 2002 potrà essere effettuata solo da società che non svolgano alcun altro tipo di attività nel settore del gas, così come previsto per l'attività di distribuzione del gas. Per attuare la separazione societaria tra attività di distribuzione e di vendita del gas è consentito uno slittamento al 1° gennaio 2003, per quelle imprese che svolgono nel settore del gas unicamente attività di distribuzione e vendita e che forniscono meno di 100.000 clienti finali.Infine l'approvazione del Testo Unico delle leggi sull'ordinamento degli Enti Locali (D.Lgs. 267/00) ha riorganizzato l'intera materia dell'ordinamento degli Enti Locali. Nella parte I vi è infatti un apposito Titolo dedicato ai spl, nel quale sono raccolte in modo unitario alcune parti della normativa dedicata alla gestione e alla organizzazione dei spl.La recente Legge Finanziaria 2002 prevede un nuovo articolo (art. 113 bis) nel D. Lgs. 267/00, che influenzerà il processo di riassetto gestionale dei servizi pubblici locali. Tale articolo sarà commentato nelle pagine successive.LINEE GUIDA PER IL RIASSETTO GESTIONALE DEI SERVIZI PUBBLICI LOCALINel contesto di una nuova configurazione organizzativa del Comune di Firenze, un ruolo decisivo assumono le possibili formule gestionali dei servizi, che variano a seconda che essi siano:1) Servizi non delegabili (Ad es. attività di rilascio certificazioni) e quindi a gestione non esternalizzabile;2) Servizi delegabili e quindi a gestione esternalizzabile o modificabile se si tratta di servizi erogati da strutture di secondo grado (società, enti, aziende, ecc.); tali servizi possono essere distinti in:- Servizi pubblici economici, o servizi socio-culturali;- Servizi a scala comunale, o servizi di area vasta;- Servizi pubblici strategici (trasporti urbani, igiene urbana e smaltimento rifiuti, distribuzione del metano agli utilizzatori finali, gestione del servizio idrico integrato), o servizi pubblici in senso stretto (distribuzione all'ingrosso di derrate alimentari, costruzione e gestione di parcheggi, servizi di supporto alla mobilità urbana e legati all'utilizzazione del territorio, manutenzione e gestione degli impianti di illuminazione pubblica), o servizi rilevanti per il tessuto socio-economico comunale (gestione delle farmacie comunali, produzione e distribuzione di prodotti lattiero-caseari, gestione di servizi aereo portuali, gestione di spazi fieristici-congressuali ed organizzazione di esposizioni, mostre ed eventi culturali).I criteri cui ispirarsi per la scelta delle forme di gestione dei servizi comunali possono ricondursi schematicamente fra l'altro ai seguenti:- il tipo di attività ed il suo "grado di meritorietà" sociale (caratteristiche della domanda e rilevanza dei bisogni da soddisfare);- la natura imprenditoriale dell'attività e gli esiti economici potenziali (servizi che "stanno sul mercato" da soli, o servizi che richiedono un sostegno pubblico);- l'ambito geografico interessato e la dimensione del bacino di utenza;- le sinergie potenziali con altri servizi od altri EE.LL. (p.e., i trasporti urbani con i parcheggi);- il fabbisogno di investimenti e di finanziamenti;- i vincoli normativi;- i livelli di controllo pubblico che si intende esercitare (pianificazione/produzione/distribuzione/ controllo dei risultati);- i parametri qualitativi da adottare (efficacia rispetto agli obbiettivi, percezione/gradimento da parte degli utenti).Un generale riassetto del "portafoglio servizi" del Comune può dar luogo a quattro tipi di intervento:1) dismissione di servizi a gestione diretta, se ritenuti di scarsa "meritorietà sociale"2) cessione di quote di partecipazione in società di capitali, che erogano servizi a diminuita meritorietà sociale;3) riorganizzazione di taluni servizi, mantenendo l'attuale forma di gestione (diretta o indiretta);4) trasformazione di taluni servizi, la cui attuale forma di gestione (diretta o indiretta) sia ritenuta inadeguata rispetto all'evolversi delle esigenze della collettività.5) Entrata in nuovi servizi, per i quali possono variare gli strumenti istituzionali di erogazioneIl processo di riorganizzazione dei servizi comunali si svolge dunque sullo sfondo di un generale ripensamento sul ruolo del settore pubblico, il cui arretramento rispetto al mercato (o ricollocazione in altri ambienti operativi) non implica sempre una "privatizzazione" in senso stretto.Questo approccio, infatti, non significa necessariamente identificare il mercato con la gestione privata, che spesso manifesta distorsioni monopolistiche analoghe a quelle lamentate nel settore pubblico, quanto piuttosto in vari casi gestire servizi pubblici con criteri privatistici.I percorsi di ingresso di capitali privati nell'assetto azionario delle aziende partecipate dal Comune di Firenze devono essere dunque interpretati come momenti di riposizionamento strategico delle aziende interessate, verso sempre maggiori standard qualitativi dei servizi e competitività delle aziende stesse negli scenari in evoluzione. Inoltre nell'ambito di tale strategia la realizzazione dei proventi delle dismissioni deve essere prioritariamente volto a realizzare investimenti diretti a dotare il Comune di infrastrutture, strutture patrimoniali e servizi, garantendo un complesso di interventi nei settori socio-sanitario e economico.L'obiettivo che si pone l'Amministrazione Comunale è dunque quello dell'ammodernamento della propria struttura operativa e della razionalizzazione dei servizi attualmente erogati, in funzione della domanda dei cittadini, incrementando i benefici della collettività senza accrescere l'impiego di risorse.Liberalizzazione, regolamentazione e industrializzazione del settore dei spl sono infatti gli elementi fondamentali per realizzare un sistema che risponda ai bisogni dei cittadini e fornisca il contesto necessario allo sviluppo economico e civile delle comunità locali.Il sistema delle aziende e delle imprese partecipate del Comune va indirizzato, governato, controllato, secondo schemi che si rifanno alla misurazione dell'efficacia e dell'efficienza, e con obiettivi di sviluppo socio-economico della comunità amministrata, avvalendosi di un management professionale adeguato.L'Amministrazione Comunale pertanto nel formulare le diverse ipotesi di riassetto funzionale o di vera e propria trasformazione gestionale dei servizi pubblici locali, fa riferimento ai seguenti principi di fondo:1. Miglioramento della qualità della vita.Nella scelta delle modalità di gestione, nella programmazione degli obiettivi e nella conseguente formulazione di indirizzi gestionali ai rappresentanti del Comune negli organi amministrativi, e quindi anche nella definizione degli standards qualitativi dei servizi, occorre privilegiare la tutela della qualità della vita rispetto a risultati esclusivamente economici.2. Garanzia dei diritti del cittadino.Nell'erogazione dei servizi pubblici, un principio cardine cui devono uniformarsi gli organi di gestione è quello della tutela dei diritti del cittadino, in senso ampio e non solo come utente. A questo proposito, si sottolinea l'esigenza di una corretta ed integrale applicazione della Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 27.01.94, contenente disposizioni su "Principi sull'erogazione dei servizi pubblici".3. Salvaguardia dell'ambiente.La gestione di numerosi servizi ha effetti, diretti o indiretti, sull'uso delle risorse naturali e sul più generale equilibrio ambientale. Poiché la salvaguardia dell'ambiente è obiettivo prioritario dell'Amministrazione Comunale, corrispondente ad un interesse di carattere generale, le scelte gestionali tese ad assicurare tale salvaguardia hanno preminenza rispetto alla tutela di interessi di singoli cittadini.4. Sviluppo dell'economia locale.Oltre ai singoli cittadini, anche le imprese sono destinatarie di servizi erogati dall'Ente Locale. A fianco di quelli che costituiscono veri propri "servizi alle imprese", nel sistema economico locale ci si avvale in misura ampia anche di numerosi altri servizi (per la mobilità, per la distribuzione di energia, per lo smaltimento dei rifiuti, ecc), che peraltro devono essere gestiti con forme e modalità che tengono conto di queste peculiari esigenze.5. Adozione di criteri di efficienza, economicità, efficaciaPur nel rispetto dei principi sopra menzionali, il criterio dell'economicità (nella sua duplice accezione di maggiore efficienza produttivo-gestionale, e di contenimento dei prezzi di accesso ai servizi) deve essere costantemente perseguito. Esso però non può mai essere disgiunto dal criterio dell'efficacia, identificabile nella capacità di erogare servizi con elevati standards qualitativi, suscettivi di soddisfare in modo uniforme ed omogeneo i bisogni della collettività.6. Valorizzazione del ruolo delle componenti privateSe nella fase delle scelte politiche, in ordine all'esigenza di tutelare gli interessi generali, il ruolo dell'Ente Pubblico è ineliminabile, nel momento della gestione dei servizi sono adottabili forme e modalità che consentono la partecipazione di componenti del corpo sociale. Tale partecipazione, al di là dei vantaggi di natura tecnico-gestionale che ne possono conseguire, è da perseguire anche perché consente di coinvolgere maggiormente la società civile nel governo della cosa pubblica, sviluppando un corretto principio di sussidiarietà.7. Integrazione territoriale a livello sovracomunaleCome abbiamo precedentemente accennato, la gestione ottimale di taluni servizi è realizzabile solo espandendola su un'area più vasta di quella del territorio comunale. Per cui, in tali casi, obiettivo imprescindibile è quello della realizzazione di forme di cooperazione sovracomunale, se non addirittura di vere e proprie integrazioni territoriali "a geometria variabile" dei vari servizi pubblici erogati dai Comuni di "area vasta".Da qui discende la necessità di scegliere forme e modalità di gestione dei servizi summenzionati, che consentano di realizzare tali integrazioni.L'ART. 35 DELLA LEGGE FINANZIARIA 2002Considerazioni generaliLe scelte strategiche e le prospettive di sviluppo delle società partecipate dal Comune di Firenze si inseriscono in un quadro normativo, il cui riferimento essenziale è costituito dall'art. 35 della legge 448/2001 (legge finanziaria 2002) e dalla legge costituzionale del 18.10.2001.Elemento essenziale di tale normativa, necessario a comprendere i possibili scenari di sviluppo delle partecipazioni comunali, è la suddivisione dei servizi pubblici locali in servizi di rilevanza industriale e servizi privi di rilevanza industriale delineata dalla legge finanziaria. La distinzione risulta ancora incompiuta dal momento che la puntuale individuazione dei servizi a rilevanza industriale è stata rinviata alla sede regolamentare. Tuttavia dall'analisi del contesto logico delle disposizioni si deduce che saranno inclusi tra i servizi a rilevanza industriale le attività di erogazione fondate sull'esistenza di sistemi di infrastrutture di rete (come tipicamente i servizi distributivi di energia, di gas e dell'acqua), ma anche i servizi di trasporto collettivo, esplicitamente citati, e quelli relativi alla gestione del ciclo dei rifiuti.L'art. 35 tenta di individuare un ragionevole compromesso tra le esigenze di liberalizzazione del mercato dei servizi pubblici locali, le esigenze di privatizzazione dei gestori di tali servizi e le necessità di crescita dimensionale degli operatori presenti.L'aspetto di privatizzazione formale è pienamente affermato: è prevista l'obbligatoria trasformazione in società di capitali delle aziende speciali e dei consorzi per la gestione dei servizi industriali, da compiersi entro il 31.12.2002. Il Comune di Firenze ha già provveduto a tali trasformazioni nel 2000. Il fenomeno delle trasformazioni invece non interessa, almeno in termini di obbligo, le aziende e i consorzi operanti nei settori non industriali. Per questi soggetti è introdotto un nuovo articolo (art. 113 bis nel T.U. n. 267/2000) che ripropone sostanzialmente la formulazione del precedente art. 113 con l'aggiunta di alcune soluzioni innovative per i servizi culturali e il tempo libero (affidamento diretto a associazioni e fondazioni costituite o partecipate da enti locali). Inoltre, viene meno, per i servizi di rilevanza industriale, la gestione in economia anche negli enti locali di più piccole dimensioni.Per quanto riguarda la crescita dimensionale delle imprese e la tenuta del mercato, nell'art. 35 sono presenti sollecitazioni a perseguire, attraverso fusioni, il raggiungimento di dimensioni imprenditoriali adeguate al fine di garantire la tenuta del mercato .67Le disposizioni dell'art. 35 sembrano coerenti con l'ampia autonomia assicurata dalla Costituzione agli enti locali. Sul tema, all' art. 35 co.13, viene introdotta una novità: gli enti locali non risultano più titolari del servizio, da affidare tramite gara a evidenza pubblica (art.113, co. 5), ma è affidato loro il compito di organizzazione dello stesso servizio seguendo le indicazioni degli artt. 113 e 113 bis.Un ulteriore e rilevante principio è inserito nell'art. 35: l'incedibilità da parte degli enti locali delle reti, gli impianti e le altre dotazioni patrimoniali utilizzati per la produzione del servizio. Nel caso tali beni siano conferiti a società di capitali e aziende speciali, gli enti locali dovranno operarne lo scorporo (entro il 31/12/2002 e anche in deroga alle norme settoriali) assegnandoli a società a partecipazione di maggioranza inalienabile degli enti stessi.Il nuovo art. 35 presenta degli elementi di incertezza che possono portare gravi ripercussioni a un settore in rapida e profonda trasformazione come quello dei servizi pubblici locali.Innanzitutto occorre sottolineare che l'articolo è incompleto poiché rimanda a un futuro Regolamento (da emanare entro il termine non perentorio di 6 mesi) la definizione di due aspetti di notevole importanza: l'individuazione puntuale dei servizi pubblici industriali (art. 35, co. 16) e la disciplina per la separazione tra gestione delle reti e del servizio (art. 113, co. 4).Un'ulteriore incertezza riguarda l'ambito di applicazione della norma (art. 113, co. 1 e 15). Il co.1 dell'art. 113 afferma che restano valide le disposizioni previste per i singoli settori. In realtà esistono discipline di settore per ogni tipo di servizio di rilevanza industriale, inserendo in questa categoria il trasporto pubblico locale, la distribuzione del gas, il servizio idrico integrato, l'igiene urbana e ambientale. Allo stato attuale i settori sicuramente interessati dall'art. 113 sono quello del servizio idrico integrato e quello dell'igiene urbana in quanto le rispettive normative settoriali rimandano alle disposizioni della legge n. 142 del 1990 ora inserite negli artt. 112 e seguenti del T.U. n. 267 del 2000. Per i restanti settori è già avviato un vivace dibattito a livello .E' da notare, infine, che l'art. 35 prevede per i servizi pubblici locali industriali e non, un assetto a regime (artt. 113 e 113 bis) e, per i soli servizi industriali, una fase transitoria (art. 35, dal co. 2 al 16 con esclusione dei co.12 e 13), qui di seguito illustrati brevemente.Sistema a regimeIl sistema prevede il già affermato principio della proprietà pubblica delle reti, degli impianti ed elle altre dotazioni patrimoniali. Agli enti locali è lasciata la facoltà di scegliere se gestire direttamente tale proprietà o se trasferirla, per assicurarne una gestione imprenditoriale, ad una società a maggioranza pubblica inalienabile. Compito di tale società è quello di rendere disponibili i beni al gestore del servizio e di percepire il relativo canone d'uso (art. 113, co. 2 e 13).E' inoltre prevista la possibilità di separare la gestione della rete da quella del servizio . Nel caso di separazione, gli enti locali possono o costituire una società di capitali con la maggioranza in mano ai medesimi enti (può essere anche la stessa società proprietaria delle reti) o indire una gara con procedure trasparenti (art. 113, co. 3 e 4).Per quel che riguarda la sola erogazione del servizio è previsto il sistema di concorrenza per il mercato da realizzare attraverso gare a evidenza pubblica a cui possono partecipare solo società di capitali. Al fine di garantire parità di condizioni tra i concorrenti, a regime, non è ammessa la partecipazione di società portatrici di un affidamento diretto o che gestiscono le reti (art. 113, co. 5 e 6).I criteri di aggiudicazione delle gare devono rispettare determinati standard (qualità, sicurezza, economicità, etc.), non consentendo in alcun caso l'adozione del criterio del prezzo più basso (art. 113, co. 7).I rapporti tra gli enti locali e le società di erogazione del servizio ed eventualmente di gestione della reti e degli impianti sono regolati da contratti di servizio (art. 113, co. 11).La fase di passaggio da un gestore all'altro in seguito a gara prevede che al nuovo gestore vengano assegnate tutte le dotazioni patrimoniali, comprese quelle realizzate dal gestore precedente. A quest'ultimo spetta, da parte del nuovo entrante, un indennizzo pari al valore dei beni non ancora ammortizzati, come indicato nel bando di gara (art. 113, co. 9).Gli enti locali possono cedere in tutto o in parte la loro partecipazione nelle società di erogazione del servizio senza perdita dell'affidamento che, comunque, decade alla fine del periodo transitorio (art. 113, co. 12).Fase transitoriaPer la disciplina di tale fase è opportuno sottolineare che valgono le disposizioni contenute nelle normative settoriali. Alla fine di tale fase cesseranno tutti gli affidamenti di servizi in atto ad eccezione di quelli ottenuti attraverso le gare. Alla scadenza del periodo si applica il divieto di partecipare per società portatrici di affidamento diretto. Tale divieto non opera tuttavia nei casi delle prime gare effettuate (anche se cessata la fase transitoria) laddove la società stessa fornisca già i propri servizi. Alla fine del periodo di transizione, le società a maggioranza pubblica non possono partecipare a gare indette al di fuori del proprio territorio, se ancora affidatarie dirette dei servizi (art. 35, co. 2).Il periodo transitorio può essere incrementato attraverso fusioni, ampliamenti territoriali e privatizzazioni. L'obiettivo della fase transitoria è quello di favorire il raggiungimento degli obiettivi di privatizzazione e crescita dimensionale garantendo tempi transitori più ampi (art. 35, co. 3 e 4).Nella fase transitoria, gli enti locali con quote di maggioranza nel capitale delle società per la gestione dei servizi, nel rispetto del principio della pubblicità delle dotazioni patrimoniali, dovranno operare lo scorporo, assegnando i beni a società di cui gli enti stessi devono mantenere la maggioranza. L'operazione di scorporo è ritenuta necessaria per la cessione parziale o totale del capitale delle società di erogazione del servizio e gestione delle reti (art. 35, co. 9 e 10).Per gli effetti che si potranno avere sulle nostre imprese, è opportuno sintetizzare ulteriori punti che richiedono puntualizzazioni, in assenza delle quali assisteremo ad un lungo periodo di incertezza e ricorsi, che potrebbe durare anni.q Il divieto di partecipare a gare riguarda solo le società che siano affidatarie dirette di servizi pubblici locali, ma, se sono affidatarie dirette di servizi pubblici nazionali, possono parteciparvi.q È debole, sempre nello stesso contesto, la norma sulla reciprocità con i Paesi esteri.q Fase transitoria: una lettura non sistematica della norma (co.2) porterebbe a concludere che la cessazione anticipata valga solo per i servizi affidati in concessione, senza gara, ma non anche per gli affidamenti diretti che continuerebbero ad operare. Di conseguenza, al termine del periodo transitorio le società con affidamenti diretti potrebbero continuare ad operare,, ma nel limite del proprio territorio.q Affidamenti diretti dei servizi idrici integrati costituiscono un'eccezione, ma la norma non sembra tenere conto dell'esistenza di imprese già operanti negli ambiti, le quali hanno un assetto proprietario misto.q Scorporo della proprietà di reti, impianti e altre dotazioni: appare problematico stabilire cosa rimanga, oltre al personale, alle società per la sola gestione.q Società quotate in borsa: non è chiaro se per esse valga la fase transitoria o meno.q Società da quotare: è una situazione singolare sulla quale appare discutibile l'apposizione di un termine che è quello dell'entrata in vigore della finanziaria.E' infine necessario sottolineare la necessità che i processi di aggregazione di imprese e lo sviluppo di forme di gestione associate dei servizi in ambiti territoriali ottimali non solo rappresentino lo strumento per prolungare il periodo transitorio, ma siano incentivate anche attraverso ulteriori meccanismi (es. politiche fiscali, previdenziali e incentivi economici). Oggi i gestori locali sono caratterizzati da dimensioni troppo esigue per reggere qualsiasi tipo di concorrenza nazionale ed internazionale. Sul campo per esempio ci sono proposte che vertono sulla possibilità per gli enti locali di incamerare per un quinquennio una parte delle imposte dirette pagate all'erario statale dalle imprese oggetto di fusione.SECONDA PARTE. CONTESTO LOCALELINEE GUIDA PER UN PIANO DI RIASSETTO DEI SERVIZI PUBBLICI LOCALIIl processo di riassetto gestionale del Comune di Firenze comporta un approccio integrato al cambiamento organizzativo. Al fine di pervenire alla definizione di un piano di riassetto dei servizi pubblici locali, occorre esaminare le linee di tendenza nei principali comparti, e quindi, successivamente, formulare gli indirizzi generali dell'Amministrazione Comunale, relativamente ad alcuni servizi da attivare o gestioni da trasformare nel prossimo triennio.1. Servizi di natura ambienteTipologie di attività: produzione/distribuzione/disinquinamento di risorse idriche; distribuzione ed economizzazione di risorse energetiche; raccolta/spazzamento/smaltimento di rifiuti solidi urbani; sviluppo e manutenzione del verde pubblico.Linee di tendenza:In massima parte, i servizi in questione hanno natura strategica ed operano in regime di monopolio naturale, da cui l'esigenza di un forte controllo pubblico sulla loro qualità e sui prezzi di erogazione. In generale, se si eccettua quelli rivolti al verde pubblico, tali servizi richiedono una grande mole di costi fissi rispetto ai costi variabili, per cui appare conveniente ampliare il più possibile il loro bacino di utenza. Le dimensioni aziendali e l'elevato livello dei fabbisogni finanziari occorrenti inducono alla ricerca di forme gestionali complesse con la partecipazione di più Enti Locali operanti su area vasta, nonché partners privati di alto livello.2. Servizi per la mobilità nell'area metropolitanaTipologie di attività: gestione del trasporto pubblico su gomma; costruzione e gestione della rete tramviaria; costruzione e gestione dei parcheggi.Linee di tendenza:Anche in questo caso si tratta di servizi pubblici strategici ad elevata intensità di capitale. Occorrono pertanto elevati fabbisogni finanziari, per realizzare investimenti che molto spesso manifestano un basso grado di redditività. Inoltre, sul piano operativo vi è l'esigenza di un forte coordinamento con la politica di gestione del traffico adottata dal Comune. Gli orientamenti gestionali sono verso strutture a forte valenza pubblica o comunque fortemente incardinate con l'attività di indirizzo e controllo dell'Amministrazione, con la partecipazione di più Enti Locali.3. Servizi per il territorioTipologie di attività: manutenzione stradale; installazione e manutenzione dell'illuminazione pubblica e degli altri impianti tecnologici cittadini; progettazione di opere pubbliche; manutenzione dell'edilizia pubblica; informatica territoriale.Linee di tendenza:Questi servizi, pur avendo un elevato grado di utilità, hanno spesso una funzione "complementare" rispetto ad altri servizi strategici, oppure si connotano come "intermedi" rispetto ai servizi "finali" fruiti dai cittadini. Per questi motivi, nella loro gestione sono state generalmente adottate forme di "delegazione a terzi" (appalti di opere, concessione di servizi, ecc,); oggi, tuttavia, vi è un grande spazio per una politica di "esternalizzazione", mediante strutture a gestione mista pubblico-privata.4. Servizi per l'economiaTipologie di attività: realizzazione di insediamenti produttivi; attività di sostegno delle imprese artigiane; creazione e gestione di strutture per la promozione economica ed il sostegno finanziario delle minori imprese; promozione turistica; qualificazione e potenziamento dei servizi commerciali; gestione del patrimonio immobiliare comunale; diffusione delle alte tecnologie; sviluppo o potenziamento dei servizi di trasporto interregionale ed internazionale; formazione professionale e politiche del lavoro.Linee di tendenza:I servizi in questione costituiscono un coacervo molto diversificato, nell'ambito del quale taluni stanno "sul mercato" (e quindi presuppongono una partecipazione transitoria dell'Ente Pubblico), mentre altri necessitano di un costante sostegno finanziario di parte pubblica. Il loro grado di meritorietà sociale viene valutato caso per caso ed è influenzato dal programma politico dell'Amministrazione in carica. Fatta salva qualche eccezione, in questi servizi vi è generalmente una prevalenza dei costi variabili sui costi fissi, la qual cosa favorisce l'adozione di forme di gestione privatistica. Di particolare valenza "sociale" oltre che "economica" sono tutte quelle attività rivolte alla valorizzazione del capitale umano, per le quali normalmente si rende necessario un sostegno finanziario da parte dell'Ente Pubblico, e quindi l'adozione di forme gestionali "no-profit".5. Servizi culturali e sportiviTipologia di attività: conservazione del patrimonio artistico; organizzazione e gestione di iniziative culturali; gestione di biblioteche, archivi e musei comunali; promozione e sostegno di strutture di produzione culturale; iniziative per il tempo libero; educazione degli adulti; organizzazione e gestione di attività sportive; gestione degli impianti sportivi.Linee di tendenza:Talune di queste attività hanno natura imprenditoriale e sono pertanto gestibili in forma privatistica, o in forma delegata. In altri casi, si ha a che fare con servizi ad elevata meritorietà sociale e di natura non-imprenditoriale, per cui si richiede una gestione con strutture senza scopo di lucro. Interessanti gli indirizzi gestionali offerti dalla finanziaria, che apre a istituzioni e fondazioni.6. Servizi di natura socio-sanitaria e di supporto scolasticoTipologie di attività: servizi di igiene pubblica; servizi farmaceutici; servizi funebri; diritto allo studio; refezione scolastica; trasporti scolastici; assistenza domiciliare; residenze sanitarie assistenziali; albergo popolare; servizi a minori, disabili e marginalità varie.Linee di tendenza:In questo ambito prevalgono le attività ad elevato grado di meritorietà sociale, da gestire con strutture "no-profit" o con istituzioni. Non mancano tuttavia casi in cui sono adottabili forme di gestione con carattere imprenditoriale. In questi settori si aprono interessanti opportunità di convergenza fra strategie delle esistenti aziende partecipate e piano dei servizi del Comune.LO STATO ATTUALE DELLE PARTECIPAZIONI COMUNALIIl Comune di Firenze ha già cominciato ad organizzarsi per gestire la fase di cambiamento dei spl, che porta al loro inserimento in un mercato aperto alla concorrenza.Infatti nel corso del 2000 sono state trasformate in società per azioni le aziende speciali e consortili al fine di adeguare in un secondo momento le loro strutture e dimensioni e di poter competere con le imprese private. Sempre nel 2000 sono state costituite tre nuove società a prevalente partecipazione pubblica locale ai sensi dell'art. 112 del T.U. (D. Lgs. 267/00): Agenzia per l'energia S.r.l., Servizi alla strada S.p.A. e Bilancino S.p.A.; inoltre il Comune di Firenze ha acquisito partecipazioni nella società, denominata Publiacqua, alla quale è stata affidata la gestione del servizio idrico integrato. Inoltre è stata quotata in borsa la società Aeroporto di Firenze con l'obiettivo di valorizzare e capitalizzare la società.Infine recentemente si è conclusa la procedura per la privatizzazione di una quota maggioritaria della società che gestisce le farmacie comunali, mentre sono in corso di realizzazione le procedure per la cessione di parte delle quote di proprietà del Comune di Firenze delle società Centrale del Latte di Firenze, Pistoia e Livorno, Aeroporto di Firenze e Publiacqua.Alla luce anche delle tendenze evolutive in atto, il Comune di Firenze è dunque ormai orientato a ricollocarsi in modo diverso nell'ambito del processo di produzione dei spl, riducendo il proprio intervento nella fase di gestione e concentrandolo nelle fasi di indirizzo, promozione-programmazione, organizzazione dei servizi e controllo dei risultati.In sostanza il Comune di Firenze svolge una molteplice quantità di funzioni ed attività, molte delle quali si sostanziano nell'erogazione di servizi alla cittadinanza ed al territorio. Buona parte di questi servizi è comunque tuttora gestita in economia; le gestioni indirette fanno capo a 23 società di capitali, 7 enti associativi di servizio all'economia, oltre ad una quarantina di enti operanti nelle aree culturale, sportiva, socio-assistenziale.Anche se in alcune delle società partecipate dal Comune di Firenze detiene una piccola partecipazione, ciò non impedisce all'Amministrazione Comunale di essere parte attiva nelle relative scelte strategiche, in quanto l'attività da loro svolta è rivolta allo sviluppo socioculturale della comunità, alla promozione di settori di particolare interesse economico locale, alla valorizzazione del territorio. Infatti importanti sono i risvolti sociali di un'offerta di servizi realizzata mediante società tese a promuovere la cultura, la formazione professionale, i servizi alle imprese, nonchè le attività legate a dei settori ad alta caratterizzazione locale.PRINCIPALI LINEE STRATEGICHE EVOLUTIVE RELATIVE ALLE SOCIETA' PARTECIPATE DAL COMUNE DI FIRENZECome è emerso con chiarezza in precedenti dibattiti, l'Amministrazione Comunale Fiorentina non può essere certo tacciata di mancanza di una linea strategica sulle proprie partecipazioni. E' infatti evidente la divisione delle società in raggruppamenti diversi, a fronte dei quali si conducono politiche di indirizzo peculiari. Il punto di fondo è una visione dinamica della presenza nel capitale delle società, investendo nelle nuove esigenze della comunità, e disinvestendo dalle partecipazioni nate in periodi storici diversi, e che oggi hanno esaurito la necessità di vedere il Comune gestore diretto delle attività in questione. Sbaglierebbe chi vedesse in questo solo un programma di privatizzazioni, viceversa obiettivo è la focalizzazione del Comune sulle attività più vicine alla propria missione attuale, contestualmente ad una rinnovata attenzione alle necessità di sviluppo delle imprese, che quando il Comune non è più in grado di sostenere, è forse più opportuno individuare nuovi soggetti che, entrando nel capitale, assicurino il posizionamento su nuovi nodi di sviluppo, altrimenti non garantibili.Un secondo elemento afferisce alla dimensione territoriale e di filiera del sistema delle imprese di spl della Toscana. La passata legislatura ha visto lo sviluppo del cosiddetto progetto Holding da parte delle aziende dei territori pratese, empolese e pistoiese, tale progetto è poi sfumato, nei contorni iniziali, nel corso della presente legislatura. Questo dato di fatto ha permesso al Comune di Firenze di riprendere un ruolo da protagonista nelle strategie sui servizi pubblici locali in Toscana, che è oggi da tutti riconosciuto. La linea che sta seguendo il Comune di Firenze è semplice e trasparente: l'elemento base delle strategie di integrazione societarie non sono più tanto i territori (varie imprese dello stesso territorio si fondono), quanto la filiera industriale su territori contigui (stessa attività in aree limitrofe). Da questo il progetto di integrazione delle gestioni acqua fra AATO 2 e 3, la proposta di un soggetto di reti gas a livello regionale, l'integrazione fra i soggetti dell'AATO 6 per l'igiene urbana, fino a immaginare future opportunità nel sistema dei trasporti locali e l'ingresso di nuovi soggetti istituzionali toscani nella Firenze Expo e nella Centrale del Latte. In queste aggregazioni le società partecipate dal Comune di Firenze devono svolgere un ruolo trainante, al servizio tuttavia di un più vasto disegno di politica industriale e di servizi.In questa strategia pur di respiro regionale, il Comune di Firenze ribadisce una attenzione tutta particolare ai rapporti con i comuni dell'area metropolitana fiorentina, con i quali sono stati compiuti progressi ma spazi ampi ancora esistono per migliorare la cooperazione nella erogazione di servizi.Va da se che, via via che l'azionariato si arricchisce, il peso relativo del Comune di Firenze come azionista si riduce. Ciò implica una ancora maggiore attenzione alla attività di indirizzo, perché essa stessa dovrà trovare mediazione con indirizzi di altri soci pubblici e privati. Contestualmente il Comune può e deve far valere le prerogative collaterali al fatto di essere azionista, tipiche della propria missione, quali per esempio le implicazioni urbanistiche delle scelte aziendali. Esempio di questo il futuro di Firenze Expo e dell'Aeroporto. Il Comune più degli altri soggetti istituzionali esercita un ruolo multidimensionale di indirizzo, che può essere una autentica opportunità se ben sfruttata. Ne è esempio l'impatto sui patrimoni societari del conferimento dei diritti di superficie.Un terzo elemento afferisce al rapporto fra società partecipate e amministrazione comunale. La complessità delle strutture organizzative e societarie non ha storicamente deposto a favore di una forte integrazione fra le strategie operative dei vari soggetti istituzionali e societari. Il Comune centro di un ricco portafoglio di partecipazioni non può lasciarsi scappare l'opportunità di massimizzare la creazione di valore per i cittadini attraverso di esse (es.: recente accordo con Sifi), anche favorendo il trasparente coinvolgimento delle nostre aziende nei processi strategici direttamente o indirettamente guidati dalla amministrazione stessa, tra cui il piano dei servizi, i project financing, le gare per i servizi. Opportunità interessanti sono perseguibili attraverso strategie congiunte volte all'efficienza delle gestioni (es.: integrazione delle politiche di acquisto, per abbattere costi, politiche del personale, trasferimenti, etc.) così come nuovi servizi offerti in comune (si pensi alle opportunità offerte dalle telecomunicazioni, o a quanto sarebbe efficace che comune e aziende avessero un unico call center tecnologicamente evoluto e aperto 24 ore su 24). Questo parte da una forte volontà politica, flessibilità organizzativa e visione innovativa dei processi, così come dallo sforzo di mettere sempre e comunque il cittadino al primo posto.Da un rapporto di amore odio verso le nostre aziende è opportuno arrivare ad un rapporto più evoluto con le stesse, magari più esigente, tuttavia più propenso a ricercare sempre nuove opportunità per le aziende.Un quarto elemento afferisce al ruolo del Comune come azionista. Infatti il Comune erogatore dei servizi tramite le proprie aziende ha il contratto di servizio come principale strumento. La presente Amministrazione sta lavorando per qualificare anche il ruolo del Comune quale azionista delle proprie società, e pertanto soggetto chiave nel determinare le scelte strategiche delle società stesse. Questo si ottiene, accanto al lavoro ottimo fra l'altro delle Commissioni di Controllo, presieduta da Donato Nitti e della Commissione Sviluppo Economico, presieduta da Sabatino Cerrato, attraverso la sistematizzazione di due importanti strumenti di indirizzo, legati ad altrettanti processi:Il primo sono i documenti di indirizzo, che Giunta e Consiglio redigono e approvano in occasione delle nomine dei nostri rappresentanti negli enti, così come in occasione di importanti trasformazioni nella vita delle Società stesse. Ricordo il documento sulla Centrale del Latte, del Luglio scorso, solo per fare un esempio, ed il documento che discuteremo a settimane sulla Firenze Expo. A parere di chi scrive, questi documenti sono un passaggio fondamentale nel rapporto fra Giunta, Consiglio e Partecipata, e ritengo che sulle scelte di fondo sia opportuno cercare il massimo consenso di tutti i Consiglieri.Il secondo sono i piani d'impresa. A tutte le principali aziende partecipate è stato richiesto di presentare il proprio piano d'impresa annuale e triennale. Questo non è un pezzo di carta ma il documento strategico chiave della vita dell'azienda, quella con cui la stessa si impegna di fronte ai lavoratori ed alla città. Il Comune deve avere gli strumenti per valutare il documento ed interagire in modo evoluto con le società, anche se del caso ponendo problemi e reindirizzando le strategie delle società. A questo fine ho costituito presso il mio assessorato un nucleo di Valutazione sulle Aziende Partecipate, all'interno dell'accordo quadro fra Comune e Università di Firenze, in grado di supportare l'azione dell'amministrazione rispetto alle scelte delle società, a partire dai piani d'impresa. Quadrifoglio, Fiorentinagas e ATAF sono i primi piani d'impresa che verranno valutati. Si tratta di un salto di qualità non facile nei rapporti con le imprese, ma è un passaggio sul quale non possiamo fallire.Un quinto elemento si lega al precedente. La trasparenza dei documenti di indirizzo e la comunicazione dei piani d'impresa fino all'ultimo dipendente deve essere un obiettivo cruciale della Amministrazione anche verso i lavoratori delle società. In molte di queste vi sono oggi situazioni di sofferenza, come testimoniato dal recente consiglio comunale su Fiorentinagas, solo per rimanere all'esempio più recente. Non vogliamo entrare nello specifico del rapporto fra Società e dipendenti, ma la comunicazione degli indirizzi della proprietà è un compito al quale non possiamo sottrarci, e che ritengo dovrebbe trovare appositi momenti istituzionali. Penso che un incontro annuale in cui mamagement delle società e proprietà presentassero le strategie dell'impresa ai dipendenti sarebbe un elemento di coinvolgimento e trasparenza apprezzato da tutti. Ci attendono scelte importanti per le nostre aziende, pur senza rinunciare alle nostre prerogative vogliamo compierle insieme ai lavoratori, non già nonostante gli stessi. Azienda per azienda devono essere stipulati veri e propri patti per lo sviluppo, nell'interesse comune.Un sesto elemento si lega alla natura dei partners che ricerchiamo per le nostre società. Proprio perché li viviamo come una storica opportunità di sviluppo, ci impegnamo a cercare partners forti, in grado di integrarsi nelle nostre aziende e aiutarne il rilancio sul mercato tradizionale, oltre che su ulteriori mercati. La finanziaria ci indica una strada, è necessario non subirla ed essere tra i primi a svilupparne le implicazioni. La storia e professionalità delle nostre imprese, la loro riconoscibilità e presidio territoriale, insieme alle risorse e approccio al mercato dei partners industriali che verranno via via selezionati, sempre con trasparenti procedure di evidenza pubblica, sono la principale garanzia per lo sviluppo delle nostre esperienze imprenditoriali, oltre a servizi sempre più evoluti per i cittadini. Il mondo dei servizi pubblici locali sarà molto diverso fra 5 anni. Possiamo scegliere se chiuderci e resistere o se vivere questa trasformazione come una opportunità, sfruttando intanto il fatto che abbiamo di norma le principali società a livello regionale e che l'interesse dei partners pubblici e privati per le nostre società è di norma elevato.Il settimo elemento è immediatamente indotto dal precedente. La variabile tempo sta diventando fondamentale per il posizionamento sul mercato dei servizi pubblici locali che si delineerà presto. E' necessario avviare in tempi brevissimi le operazioni di scissione, ricerca di partners, riorganizzazione delle partecipazioni, fusioni, etc. per potere svolgere un ruolo come si confà al Capoluogo, almeno a livello regionale. Prendiamoci un mese in più per prendere una decisione, ma una volta presa massimizziamo tutti gli sforzi per l'obiettivo comune di rilancio delle società da noi partecipate.Le nostre società sono il frutto di decenni di accumulazione di risorse economiche e professionali, il modo migliore per depauperare questo capitale della collettività nello scenario che si prefigura è quello di non scegliere, di non avere coraggio.L'ottavo elemento si riferisce al ruolo dei patrimoni delle nostre aziende e nuovi investimenti. La finanziaria divide fra proprietà di reti e impianti da un lato, gestione dei servizi dall'altro. I patrimoni di reti e impianti delle notre società sono una grande ricchezza, che se ben gestita può, anche attraverso opportune operazioni di cartolarizzazione e in generale di asset management, divenire un volano per ulteriori investimenti e attrazione di risorse utili per finanziare nuove infrastrutture. Un domani i vari patrimoni delle società, una volta scorporati dalle erogazioni dei servizi, potrebbero divenire, magari integrati fra loro, la cassaforte della città, che attraverso i canoni d'uso garantirebbe una rendita permanente alle amministrazioni e un po' di serenità per i bilanci comunali. Questo però richiede di continuare a investire nelle società.Il nono elemento si riferisce al ruolo del Comune come controllore dei contratti di servizio delle proprie partecipate. Si tratta di un ruolo non ancora pienamente andato a regime, che ha bisogno di strumenti sistematici di controllo preventivo e a campione. Sono necessari gli osservatori, ma sono anche necessari apparati tecnici focalizzati su specifiche aree. Per la mobilità, per esempio, si può ipotizzare che il controllo dei contratti di servizio delle società legate alla mobilità potrebbe essere efficacemente svolto fra l'altro dalla futura Agenzia per la Mobilità, una iniziativa promossa dal Comune di Firenze che ha già trovato l'adesione dei Comuni Metropolitani.L'ultimo elemento per segnalare la presenza crescente di un nuovo scenario di regolazione per le nostre aziende, non solo indotto dalla nuova finanziaria e dai regolamenti che ne scaturiranno, ma anche dalla nascita delle autorità di ambito per rifiuti e acqua, oltre che dal crescente ruolo che svolgerà la Regione nei prossimi anni. Il titolo quinto della Costituzione demanda alle Regioni ampi poteri in materia di servizi pubblici locali, che si accoppiano a ingenti risorse legate allo sviluppo economico. E' necessario aprire un confronto a tutto campo con la Regione, per definire il quadro delle regole e delle opportunità, oltre che per condividere il disegno delle filiere regionali sulle varie linee industriali. L'Amministrazione Regionale non può rinunciare ad un dialogo stretto con i Comuni principali della Toscana sulle più importanti questioni afferenti i servizi pubblici locali .Qui di seguito presentiamo in sintesi le società partecipate dal Comune di Firenze.A) Società che gestiscono servizi pubblici strategici:ATAFAttività svolta: trasporti urbani su area sovracomunale.Quota di partecipazione del Comune: 82,18%Scenari evolutivi: separazione tra la gestione del materiale rotabile e degli impianti e la gestione del servizio; ingresso socio privato unico o doppio (solo per società che gestisce il servizio o anche per la società che gestisce la rete); Per conseguire tali obiettivi con successo importante conseguire il pareggio di bilancio, senza ridurre il livello di servizio ai cittadini.Ataf deve evolvere in prospettiva da società metropolitana dell'area fiorentina, dedita al solo trasporto su gomma, a nucleo imprenditoriale aggregante almeno su scala regionale, nel nuovo scenario dell'intermodalità (gomma, treno, tramvia,etc.). Si tratta quindi di una evoluzione sia in chiave territoriale, sia in chiave di linee di attività.Ataf deve continuare a svolgere un ruolo di primo piano nella realizzazione della Tranvia, così come rimodulare il rapporto col comune di Firenze rispetto alla gestione del Contratto di Servizio.QUADRIFOGLIOAttività svolta: igiene urbana e smaltimento di R.S.U.Quota di partecipazione del Comune: 95 %Scenari evolutivi: effettuato conferimento dell'impianto di selezione e compostaggio di Case Passerini di proprietà del Comune; Analisi del rapporto fra percorso di divisione societaria, riorganizzazione dei servizi su scala metropolitana (accordi con SAFI), progettazione, finanziamento e realizzazione del sistema impiantistico, una volta completato il percorso amministrativo (approvazione piano d'ambito provinciale e stesura del Piano industriale dell'AATO 6).L'amministrazione è impegnata nella stesura di un documento strategico, pronto fra qualche settimana, che evidenzierà le linee portanti di un progetto di rilancio di Quadrifoglio.FIORENTINAGASAttività svolta: distribuzione del metano agli utilizzatori finaliQuota di partecipazione del Comune: 48,19%Scenari evolutivi:gas: divisione della società in due nuove società (ai sensi del "Decreto Letta"), la prima per la gestione della rete e degli impianti di distribuzione gas, la seconda per la commercializzazione del metano; il comune è interessato ad accrescere la sua presenza nella attività di distribuzione di gas, e più strategicamente a essere elemento propulsivo di un nuovo soggetto regionale di reti gas, che trovi in Italgas il partner industriale, e che trovi dalla efficienza gestionale e dalle economie di scala e di rete risorse per sviluppare ulteriori investimenti. Per quanto riguarda la società di vendita, l'Amministrazione Comunale è intenzionata a cedere la propria partecipazione in tale società prima dell'apertura del mercato alla concorrenza. Ciò avverrà tramite una procedura di evidenza pubblica, in cui sarà garantito un prezzo base congruo con il valore della partecipazione.Acqua: obiettivo è la cessione del ramo acqua di fiorentinagas a Publiacqua, entro la metà dell'anno.TLC. Il percorso è finalizzato ad un processo di diversificazione strategica dell'azienda, non alle esigenze del Comune, che ha ulteriori strumenti per perseguire una strategia nelle TLC. Ho notizie che il lavoro istruttorio per la ricerca del partner è concluso, e che l'istruttoria verrà presto presentata al CdA di Fiorentinagas, che potrà esprimersi su questa importante scelta, anche tenendo presente quanto avvenuto nell'ultimo anno nel settore, dove dalla bolla speculativa si è passati ad una più coscienziosa strategia industriale.PUBLIACQUAAttività svolta: gestione del ciclo idrico integratoQuota di partecipazione del Comune: 32%Scenari evolutivi: ingresso di un socio privato, la cui procedura di scelta è in corso. Infatti ai fini della riconformazione del capitale della società, il Comune ha acquistato in via transitoria le quote oggetto di cessione (da parte di Publiservizi) per ritrasferirle successivamente ai Comuni interessati e/o a loro società, secondo le quote di partecipazione determinate sulla base degli abitanti residenti al 31.12.99, così come stabilito dall'Accordo di Programma del 28.06.01; la quota definitiva di partecipazione del Comune al capitale sociale di Publiacqua sarà 31,72%. Entro la fine di febbraio è prevista la conclusione dell'operazione di riconformazione del capitale della società.Publiacqua, come da delibere assunte nel dicembre scorso da questo consiglio comunale, si appresta ad aprirsi ad una ricapitalizzazione del 40% del proprio capitale sociale a partners privati, in un processo al quale da alcuni mesi sta lavorando l'advisor prescelto dai comuni soci. Si tratta di individuare tramite procedura di evidenza pubblica un partner, industriale a parere di chi scrive, ma che sia in grado di valorizzare l'esperienza imprenditoriale di Publiacqua, inserendosi in modo integrativo nella governance aziendale e che sappia apportare quel di più in risorse e competenze di cui abbisogna Publiacqua per divenire una azienda leader nel settore. Obiettivo di questa amministrazione è integrare la procedura di selezione del socio di publiacqua con la procedura della analoga azienda dell'AATO di Empoli-Pisa, in modo da creare tramite successiva fusione una fra le 3-4 principali aziende italiane di Acqua, suscettibile di ulteriori espansioni, in particolare a livello regionale. Filiera regionale acqua, accanto alla filiera regionale reti gas.B) Società che gestiscono altri servizi pubblici (in senso stretto):MERCAFIRAttività svolta: gestione del servizio di distribuzione all'ingrosso di derrate alimentari.Quota di partecipazione del Comune: 59,59%Scenari evolutivi: riorientamento della missione aziendale in dipendenza delle trasformazioni che si sono avute nel campo della commerc