Una turista americana scrive al sindaco per ringraziare i fiorentini per la manifestazione di solidarietà del 12 settembre
Una turista americana, in visita alla nostra città nei giorni dell'attentato alla Torri Gemelle, scrive al sindaco di Firenze, per ringraziare tutti i fiorentini per la solidarietà al popolo americano. Sharon, così si chiama la turista, ha partecipato alla manifestazione di solidarietà organizzata da Comune, Provincia e Regione la sera del 12 settembre, in piazza Signoria. La sua lettera è diventata così il racconto della serata di solidarietà." Sono stata veramente fortunata scrive Sharon al sindaco Domenici - a passare da Piazza della Signoria in quel momento, invece di ritornare nella mia stanza a guardare ancora di più il terrore in televisione. Le candele erano tenute alte e i fiorentini dimostravano profondamente la loro partecipazione"."Da sola nel mio albergo guardando la CNN, ho pianto per tre giorni", inizia così, descrivendo il suo stato d'animo la lettera inviata dalla turista americana al sindaco. "Mi sento perduta e sola. Ho paura e mi sento in colpa anche solo al pensiero di mangiare le deliziose specialità fiorentine. L'altra notte mi sono trascinata fuori e ho vagato in strada per ore. In una città di tale longevità e storia si riceve una prospettiva diversa da quella che possiamo avere nel nostro Paese".Nella missiva la donna racconta che ad attirarla verso piazza Signoria sono stati i rintocchi della Martinella, che segnarono l'inizio della manifestazione. "Rientrando in albergo sono stata attirata dal suono delle campane e così ho guardato in alto, erano le campane di Palazzo Vecchio che suonavano nella notte, alle nove e mezzo. Era la prima volta che sentivo suonare quelle campane storiche. Ho camminato lungo la piazza, attirata dalle stesse campane che avevano riunito la popolazione durante i vari periodi storici in una delle più belle piazze del mondo, testimone di così tanta storia che mi ha riportato tante volte di nuovo in questa città e che, ora che ci penso, rappresenta un motivo per me per vivere qui. Ho visto che era stato montato un palco con delle bandiere, uno schermo, un microfono, le bandiere erano quelle dei diversi comuni della Toscana. Ogni gonfalone era portato da un rappresentante. C'erano candele distribuite fra la folla e la gente cominciava a parlare"."Erano quasi tutti italiani ma qua e là, dalle parole che potevo udire, stavano esprimendo la loro partecipazione, il loro shock, la loro condanna continua Sharon - dicendo che gli americani, al momento in città, erano come a casa e che non dovevano preoccuparsi. Diverse persone hanno parlato. La piazza continuava a riempirsi. Venivano proiettate delle immagini sullo schermo e la gente cantava "Where have all the Flowers Young one" in inglese. Ho notato un uomo al centro della folla che teneva alta una grande bandiera degli stati Uniti. Sembrava un americano. Poi intervenivano le autorità. Ha parlato il rabbino di Firenze e poi il cantore ha intonato Koi Nidre con voce alta, possente e bella. Una signora mi ha toccato sulla spalla. Non riuscivo neppure ad alzare lo sguardo e ad aprire i miei occhi pieni di lacrime. Poi ho alzato di nuovo lo sguardo verso la bandiera americana che significa così tanto per me e ora, in qualche modo, in maniera diversa. Ora siamo più fragili di quanto pensassimo. Alternativamente guardavo Palazzo Vecchio come per chiedere sostegno alle sue forti mura di pietra che, anche loro, non saranno più le stesse per me"."Sono stata veramente fortunata a passare da Piazza della Signoria in quel momento invece di ritornare nella mia stanza a guardare ancora di più il terrore in televisione conclude Sharon - . Le candele erano tenute alte e i fiorentini dimostravano profondamente la loro partecipazione. Alla fine cantavamo tutti Blowing in the Wind in inglese. Poi ho parlato un po' con la signora che mi aveva accarezzato la spalla che ho scoperto essere di New York. Ci siamo augurate buona fortuna per il nostro rientro a casa. Volevo trovare l'uomo che aveva pensato di portare la bandiera americana e così mi sono avvicinata a lui. Gli ho stretto la mano e l'ho ringraziato e lui, in un inglese incerto, mi ha detto che era stata una sua idea. Era italiano.C'è ancora tanto su cui riflettere e così tanto da essere riconoscenti. Nessuno è in grado, per il momento, di assorbire quanto è successo. Niente sarà più lo stesso per noi. Volevo comunque testimoniare tutto questo".