Basosi e Foti (Margherita): «Un numero verde contro la discriminazione»
Un numero verde contro la discriminazione. Lo chiedono, in una mozione, il capogruppo della Margherita Riccardo Basosi ed il consigliere Vittorio Foti.In particolare Basosi e Foti chiedono l'attivazione «di un numero verde, presso il Comune, per promuovere misure volte a prevenire e combattere le discriminazioni, indipendentemente dal fatto che si basino sulla razza, il genere, l'origine etnica, la confessione religiosa, le convinzioni personali, le disabilità, l'età o l'orientamento sessuale». (fn)Questo il testo dela mozione:OGGETTO: Per l'istituzione di un numero verde contro la discriminazioneVista la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, Capo 3° Art. 21 - Non discriminazione - E' vietata qualsiasi forma di discriminazione fondata, in particolare, sul sesso, la razza, il colore della pelle o l'origine etnica o sociale, le caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le convinzioni personali, le opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, l'appartenenza ad una minoranza nazionale, il patrimonio, la nascita, gli handicap, l'età o le tendenze sessuali. Art. 22 - Diversità culturale, religiosa e linguistica - L'Unione rispetta la diversità culturale, religiosa e linguistica. Art. 23 - Parità tra uomini e donne - La parità tra uomini e donne deve essere assicurata in tutti i campi, compreso in materia di occupazione, di lavoro e di retribuzione. Il principio della parità non osta al mantenimento o all'adozione di misure che prevedano vantaggi specifici a favore del sesso sotto rappresentato.Letta inoltre la Costituzione della Repubblica Italiana - Art. 3. - Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E' compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.Considerato che nonostante i continui sforzi da parte della Comunità Internazionale, la discriminazione razziale, i conflitti etnici e la violenza generalizzata persistono in varie parti del mondo. Negli ultimi anni, il mondo è stato testimone di campagne di "pulizia etnica". Le minoranze, gli immigrati, i richiedenti asilo e le popolazioni indigene sono oggetto di continui atti di intolleranza. Milioni di esseri umani continuano ad essere discriminati per il colore della pelle o comunque per altri fattori distintivi della razza a cui appartengono. Un'azione immediata ed efficace, così come misure di prevenzione prese per tempo, sono richieste per prevenire la crescita dell'odio etnico ed i potenziali conflitti.Tenuta altresì presente la Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna adottata dall'Assemblea generale dell'ONU il 18 dicembre 1979.Ricordato che la discriminazione nei confronti della donna viola i principi dell'eguaglianza dei diritti e del rispetto della dignità umana, ostacola la partecipazione della donna, alle stesse condizioni dell'uomo alla vita politica, sociale, economica e culturale del suo paese, rende più difficoltosa la crescita del benessere della società e della famiglia ed impedisce alle donne di servire il loro paese e l'umanità tutta nella misura delle loro possibilità,Tenuta presente l'importanza del contributo delle donne al benessere della famiglia ed al progresso della società, che finora non è stato pienamente riconosciuto, l'importanza del ruolo sociale della maternità e del ruolo dei genitori nella famiglia e nell'educazione dei figli, e consapevoli del fatto che il ruolo procreativo della donna non deve essere all'origine di discriminazioni e che l'educazione dei fanciulli richiede una suddivisione di responsabilità tra uomini, donne e società nel suo insieme,Preso atto degli studi effettuati dall'Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) che riferiscono che la disoccupazione fra le persone disabili è da due a tre volte più elevata che fra le altre persone, ed è ancora più alta nei paesi in via di sviluppo. Quando hanno un lavoro, le persone disabili si trovano spesso confinate alle posizioni di livello più basso, a causa di una mancanza di istruzione ed addestramento, di una ridotta mobilità o di discriminazione. Particolarmente vulnerabili sono le donne disabili, i lavoratori immigrati ed i rifugiati -"una minoranza silenziosa priva di efficaci strumenti e gruppi di pressione", secondo quanto riportato dall'ILO. Gli studi rivelano che, persino nei paesi industrializzati, esiste una proporzione più elevata di persone disabili negli strati più poveri della società. Nelle famiglie povere, peraltro, la presenza di un familiare disabile crea problemi ed incrementa la pressione esercitata dal bisogno su delle risorse che sono già limitate.Ricordato infine il tragico evento occorso in aprile c.a. in cui un giovane fiorentino di origine indiana si è tolto la vita lasciando una lettera nella quale ha scritto:" A scuola non mi hanno accettato, per strada mi prendono in giro qui in Italia mi hanno sempre guardato come un diverso. La gente non faceva che insultarmi per il colore della mia pelle. Fuori casa mi sentivo un verme".CHIEDE AL SINDACODi istituire un servizio di numero verde presso il Comune di Firenze finalizzato a sostenere e integrare gli sforzi compiuti a livello comunitario e dei singoli Stati membri per promuovere misure volte a prevenire e combattere le discriminazioni, indipendentemente dal fatto che si basino sulla razza, il genere, l'origine etnica, la confessione religiosa, le convinzioni personali, le disabilità, l'età o l'orientamento sessuale.