Toccafondi (ApF): «La riforma delle fondazioni bancarie nuova forma di statalismo»

«La riforma delle fondazioni bancarie introduce una nuova forma di statalismo. Per fare un esempio, la Cassa di Risparmio di Firenze vedrà gestire i suoi fondi prevalentemente dagli enti pubblici e non, come è ora, da libere associazioni». Lo ha detto il capogruppo di Azione per Firenze Gabriele Toccafondi.«Attraverso la riforma proposta dal Ministro Giulio Tremonti con l'emendamento da lui presentato all'articolo 11 della legge finanziaria - ha spiegato Toccafondi - si va verso la consegna delle fondazioni ai partiti: il 70% dei membri degli organi dovranno essere nominati dagli enti locali, ovvero da Comuni, Province, Regioni, vincolandone l'azione con il 10% delle erogazioni ad opere pubbliche. Inoltre il 75% del reddito dovrà essere impiegato in tre settori, anche se la scelta sarà comunque vincolata solo tra settori previsti dalla legge. Infine le decisioni delle fondazioni dovrebbero passare al vaglio del ministero. Il tutto per prevedere le nuove nomine già a settembre 2002. Praticamente una nuova forma di statalismo».«Così - ha aggiunto il capogruppo di Azione per Firenze - si indebolisce solo la società civile offendendo la stessa idea che ha fatto nascere le fondazioni. Le 89 fondazioni ex bancarie in Italia sono gli enti nati dalla trasformazione delle casse di risparmio in società per azioni. Gestiscono un patrimonio di circa 36 miliardi di euro, accumulato negli anni dalle collettività locali. Dal 1991, in nove anni, hanno erogato 268 milioni di euro al mondo del non-profit. All'Ente Cassa di Risparmio di Firenze, per fare un esempio concreto, l'emendamento sposterebbe il timone del comando nelle mani degli enti locali, che attualmente sono rappresentati e possono nominare il 30% dei membri dell'organo di indirizzo. Gli enti locali quindi potrebbero avere mano libera per destinare decine di milioni di utili per finanziare iniziative che interessano gli enti pubblici che, soprattutto per quanto riguarda il Comune di Firenze, non godono di ottima salute economica. Così si rischia di normalizzare una situazione in modo da coprire in qualche modo il deficit delle amministrazioni comunali permettendo che gli enti locali entrino in possesso di nuovi finanziamenti. Praticamente un consigliere comunale sarà più autorevole di un rettore di università».«Occorre combattere una certa visione dello Stato - ha concluso Toccafondi - lo Stato che toglie spazi alla società, che vuol gestire, che vuol sostituirsi all'iniziativa libera delle persone. Le fondazioni sono enti privati, e quindi fuori dalla politica, sono espressione del pluralismo e della società civile. Non si può dirigere centralmente una fondazione, che nasce dal basso. Ecco quello che si rischia di fare con la proposta di Tremonti. Se da un lato la proposta è del tutto illogica rispetto ai programmi del centrodestra, assordante è il silenzio del centrosinistra soprattutto locale. Da una parte la Regione Toscana chiede di contare di più ma non difende l'autonomia delle fondazioni, dall'altra il Sindaco di Firenze, anche nella sua veste di Presidente nazionale dei sindaci d'Italia, semplicemente ha deciso di non intervenire e di fatto sembra d'accordo con la proposta. Così sembrano tutti contenti di poter concorrere, chi più chi meno, maggioranza e opposizione, alla divisione delle fondazioni. Nei prossimi giorni con la pubblicazione delle bozze dei regolamenti attuativi sarà possibile valutare quali forme di protesta attuare». (fn)