Relazione dell'assessore Simone Siliani per la seduta del Consiglio comunale dedicato alla cultura

Questo il testo della relazione dell'assessore Simone Siliani in occasione del Consiglio Comunale dedikcato alla culturaUna breve introduzioneLa presente relazione, che non ha alcuna pretesa di completezza rispetto all'insieme delle attività che il Comune di Firenze svolge nel campo delle politiche culturali (e che potranno essere considerate più compiutamente per l'anno 2001 dalla lettura dell'Annuario della Direzione Cultura, in corso di stampa), intende mettere in evidenza gli assi strategici intorno ai quali l'Amministrazione intende incentrare il suo lavoro in questo settore. Al contempo, intendiamo sottoporre al Consiglio Comunale alcuni spunti di riflessione, posti volutamente in forma problematica affinché su questi il Consiglio sviluppi un dibattito ed eventualmente definisca degli indirizzi utili per la Giunta Comunale. In questo senso la relazione deve considerarsi come una sorta di work in progress per un dibattito che certamente non si esaurirà nell'ambito di una seduta di Consiglio Comunale dedicata alle politiche per la cultura.1. La "missione" di Firenze nella culturaRicordare in questa sede le linee strategiche che l'Amministrazione Comunale intende perseguire nell'ambito delle politiche per la cultura, è funzionale al fornire una sorta di cartina di tornasole rispetto agli impegni e ai progetti che di seguito vengono esposti, affinché questi si configurino come l'inveramento coerente – ancorché parziale – di quelle indicazioni strategiche. Naturalmente, queste indicazioni devono trovare coerenza anche con la più generale pianificazione del Comune di Firenze, con particolare riferimento al Piano Strategico, e con quella di ambito territoriale superiore.a. In primo luogo le politiche dell'Amministrazione nell'ambito della cultura devono essere sempre più rivolte a spostare la caratterizzazione della città in questo campo dal consumo alla produzione culturale. Non vi è dubbio che l'aver concentrato l'attenzione e l'impegno non solo degli enti pubblici, ma anche del tessuto economico fiorentino, sulla rendita che alcuni straordinari depositi artistici producono sulla città abbia contribuito a banalizzare e ad omologare l'immagine della città nell'ambito delle politiche culturali. Sovrastata dall'irraggiungibile immobile perfezione del grande museo del passato a cui si è fatto equivalere la Cultura a Firenze, la città ha sistematicamente evitato – pur evocandola continuamente – la sfida della contemporaneità, continuando ossessivamente a guardare dentro le sue mura (mentre fuori il dibattito e la produzione culturale contemporanea evolvevano) e pensando che il marchio "Firenze" avrebbe automaticamente dato validità e credibilità a qualunque, sporadica, iniziativa o evento. Da un certo punto in poi, la città ha vissuto del suo mito, senza rinnovarlo e reinterpretarlo; ma come ogni mito, esso muore se non viene vissuto quale realtà da una determinata comunità. La fissità del mito, condanna la società che non lo interpreta, alla decadenza. Firenze ha cessato di produrre innovazione culturale e ha smarrito il filo di una strategia culturale. Se guardiamo al panorama europeo, vediamo come altre città, certamente meno blasonate di Firenze e con un patrimonio culturale molto più limitato, hanno saputo interpretare la modernità con scelte innovative e coraggiose, attraendo in tal modo talenti e investimenti e assumendo un ruolo trainante nel mondo della cultura. Qui si tratta, invece, di concepire e valorizzare la città come sede di eccellenze e di produzione di nuovi modelli culturali, di ricerca nei diversi campi delle scienze dell'uomo e della natura. Qui sta il cuore del dibattito sulla contemporaneità. Interpretare la contemporaneità non significa sbarazzarsi o marginalizzare il grande patrimonio artistico e culturale del passato; al contrario, vuol dire comprenderne l'immenso valore contemporaneo che esso ha, valorizzare le competenze e le tecnologie attuali che su quel patrimonio lavorano, sostenere la ricerca e l'elaborazione scientifica che ancora su di esso può e deve svilupparsi, ed evitare di utilizzarlo come una gigantesca "Disneyland" turistica. Ma, soprattutto, è necessario concepire correttamente l'elaborazione e la produzione culturale che non sono mai statici, isolati dal tempo e delle cose, che non si fissano mai in una materia inerte.b. Nell'ambito delle attività e delle istituzioni culturali fiorentine uno degli elementi di debolezza maggiori è data dall'estrema frammentazione e competizione interna, che produce dispersione di risorse finanziarie e umane, non riesce a migliorare l'offerta e offusca l'immagine complessiva della città. Per questo l'Amministrazione Comunale può e deve operare per incentivare l'integrazione fra i diversi soggetti, le iniziative e le strutture che in città operano nel settore della cultura. Ciò può sicuramente innalzare la qualità dell'offerta culturale, concentrare e attirare risorse esistenti e nuove, migliorare la percezione e la fruizione che il pubblico ha della cultura a Firenze. Fare sistema è la ricetta forse ovvia, ma a Firenze estremamente complessa, che può contribuire a superare le difficoltà che da qualche decennio registriamo nel settore.c. L'ambito nel quale spingere e incentivare l'integrazione non è soltanto quello cittadino, ma soprattutto quello metropolitano. Nell'area metropolitana, sia quella più contigua al capoluogo che quella che si estende lungo l'asse Prato-Pistoia ma anche verso Siena da un lato e verso Empoli-Pisa dall'altro, si sono sviluppate esperienze, competenze nei diversi settori della cultura di assoluta eccellenza: solo il collegamento in un sistema metropolitano può consentire un loro armonico e proficuo sviluppo e impedire autolesionistiche concorrenze. In questo senso il lavoro di collaborazione che si è impiantato da circa un anno fra gli assessori alla cultura dell'Area Fiorentina, sta portando alla costituzione di una associazione fra questi soggetti al fine di rendere stabile e continuativa questa collaborazione: si tratta di una primo passo che testimonia di come siano superati campanilismi e incomprensioni che hanno finora separato l'impegno nel settore della cultura fra il Comune di Firenze e i 10 Comuni dell'Area fiorentina.d. In coincidenza con la realizzazione di alcuni strumenti di programmazione e pianificazione fondamentali per la città, l'Amministrazione Comunale può cogliere l'occasione per intervenire in modo decisivo sul recupero e il restauro di alcune strutture culturali importanti della città. Ma questa attività deve essere consustanziale a quella di definizione delle funzioni che tali strutture dovranno contenere, giacché queste possono – nei limiti della necessaria e prioritaria funzione di tutela del bene – contribuire ad orientare lo stesso intervento di recupero e, comunque, a definire un sistema di organiche funzioni che possono caratterizzare parti della città. E' il tema del legame inscindibile che esiste fra funzione di tutela e quella di valorizzazione. Abbiamo esempi in città di quali difficoltà può creare una non sufficiente considerazione di questa problematica, così come nella relazione si troveranno alcuni esempi di un tentativo di porre questo legame al centro di alcuni specifici progetti.Il raccordo con la pianificazione strategica comunale o di ambito territoriale superioreL'Amministrazione Comunale ha di fronte a sé, al contempo, il problema di stabilire un maggiore e più stabile raccordo (anche dotandosi di specifici strumenti normativi) con le norme di programmazione del settore di rango superiore (nazionale e regionale), ma anche l'occasione data dall'affacciarsi di nuovi strumenti di programmazione generale del Comune ai quali è necessario e utile che il settore cultura partecipi apportando un proprio specifico contributo. Per quanto concerne il primo aspetto, esso si lega strettamente al processo di riforma della normativa nazionale di settore che va dalla attuazione del decentramento amministrativo previsto dal d.lgs. 112/98 cd. "Bassanini" alla recente riforma del Titolo V della Costituzione, che si muove complessivamente nella direzione di maggiore responsabilizzazione e protagonismo degli enti territoriali nel settore della valorizzazione dei beni culturali e delle attività culturali. Anche a fronte di questo processo, appare opportuno che l'Amministrazione si doti di una batteria di strumenti normativi e di risorse umane adeguate per stabilire un'interfaccia costante e positiva con la programmazione di rango superiore. Si tratta di un impegno che vorremmo verificare in questa sede giacché è evidente che pensare ad un percorso amministrativo per strumenti comunali di programmazione nel settore non potrà non avere nel Consiglio Comunale un assoluto protagonista. Per ciò che riguarda il rapporto con i nuovi strumenti comunali di programmazione generale, si fa specifico riferimento al processo di definizione del Piano Strategico e a quello di approvazione del Piano Strutturale ex L.R. 5/95.Nei materiali preparativi del Piano Strategico troviamo una collocazione centrale nella ridefinizione e nell'aggiornamento della "missione", dell'identità della nostra città delle politiche culturali, tale da configurarsi come uno dei più significativi motori dello sviluppo di Firenze e della sua area, dove questa accezione della cultura la allontana decisamente da una concezione "passatista", di mero consumo, della cultura a Firenze che pure ha avuto molta, troppa, fortuna. E troviamo anche molti degli assi strategici e delle ipotesi di lavoro che l'Amministrazione Comunale ha assunto quali propri indirizzi. L'Amministrazione Comunale intende dare il proprio specifico contributo alla definizione di progetti lì contenuti, dal museo della città alla costruzione del sistema museale, dal sistema delle esposizioni culturali alle iniziative sull'applicazione delle nuove tecnologie alla tutela e valorizzazione dei beni culturali.Il raccordo con il Piano Strutturale ex L.R.5/95 è di grande importanza perché tale Piano si configura non come un atto di pianificazione di settore (urbanistica), così come si configuravano i più tradizionali PRG degli anni passati. Il Piano Strutturale è infatti l'atto fondamentale di governo e programmazione del territorio inteso non solo nell'insieme delle sue risorse naturali (art.2 co.1 L.R.5/95), ma anche nelle città e nei sistemi degli insediamenti (il paesaggio, i documenti della cultura, i sistemi infrastrutturali e tecnologici; v. art.2 co.2). Se il Piano Strutturale si presenta come lo strumento fondamentale di governo delle trasformazioni territoriali e di coordinamento delle politiche che hanno effetto sul territorio, allora le politiche per la cultura vi trovano un importante spazio di interazione. Infatti, nella relazione preparatoria del Piano Strutturale il sistema della formazione, della ricerca e della cultura è concepito come il sistema attraverso il quale reinterpretare in chiave contemporanea (cioè di produzione culturale) la grande tradizione di città d'arte che Firenze detiene. Ciò è possibile solo se questo sistema si interconnette con la questione degli spazi e delle trasformazioni urbane, collegando così fattivamente i progetti di sviluppo delle istituzioni culturali, dei teatri, delle esposizioni culturali, del sistema museale, ecc., alle strutture che possono rendere fattibili questi progetti. In questo senso il sistema della formazione e della cultura può caratterizzare la rifunzionalizzazione di alcuni contenitori o luoghi della città, costruendo attorno ad essi progetti, collaborazioni e concentrazione di risorse. Vi sono esperienze europee e italiane alle quali guardare con attenzioni, nelle quali la funzione culturale o formativa ha costituito l'elemento caratterizzante; ne cito solo due a titolo esemplificativo: il Quartier Museum di Vienna che a 200 mt. dall'Hoffburg ha costituito una vera e propria cittadella della cultura, con nuovi e antichi immobili dedicati a musei, laboratori, aule universitarie, ecc.; la Manifattura Tabacchi a Bologna, dove Comune, Regione e Università stanno realizzando una cittadella universitaria e della cultura utilizzando gli immobili dismessi dalle attività produttive dei Monopoli di Stato. Il materiale istruttorio del Piano Strutturale offre in questo senso diverse suggestioni e suggerimenti, per lo più centrati sulla dismissione di complessi occupati dall'Università nel centro storico o da varie Amministrazioni dello Stato (soprattutto dei Ministeri della Difesa e degli Interni): si tratterà di verificare ciascuna di queste (o altre) ipotesi e di concentrare l'impegno di tutte le istituzioni cittadine per raggiungere risultati importanti per la città.Di seguito si citano alcuni degli spazi che possono contribuire ad articolare parti del sistema della formazione e della cultura:Manifattura Tabacchi. Questo pezzo di città potrebbe costituire il volano per la caratterizzazione della città quale sede di un laboratorio di produzione culturale contemporanea. A livello statale vi è il proposito di inserire questo bene fra quelli sottoposti alla cartolarizzazione. Nell'ambito del Piano Strutturale, tuttavia, è possibile indicare le invarianti strutturali del territorio da sottoporre a tutela (art.5 co.6, dove la tutela non si deve intendere solo di carattere ambientale o urbanistico, né solo in termini vincolistici, ma soprattutto in funzione dello sviluppo sostenibile ex art.1 della L.R.5/95 dove la crescita del benessere dei cittadini non può non essere condizionata anche dalla rifunzionalizzazione in termini di produzione e fruizione culturale di luoghi come la Manifattura), lo statuto dei luoghi (che non è solo lo statuto definito dalla stratificazione storica dei luoghi, ma anche quello che si determina rifunzionalizzando immobili e luoghi, appunto), gli obiettivi del governo del territorio. In questa accezione, Manifattura Tabacchi può costituire il punto di appoggio di un sistema della contemporaneità che si sviluppa fra le Cascine (dove trova altri punti fondamentali del sistema: la ex Stazione Leopolda, l'ex granaio a Piazzale del Re che sarà liberato dai laboratori scenici del Teatro Comunale, il teatro "Puccini" e lo stesso parco delle Cascine che non può non avere anche una valenza culturale e non solo per le opere che contiene ma per la funzione stessa che un parco moderno deve avere di serbatoio di attività culturali), Novoli (dove la presenza dell'Università può costituire un luogo aperto di produzione di sapere per la città) e Rifredi (con la realizzazione del Centro d'Arte Contemporanea all'ex Meccanotessile).Zona di S.Spirito. Io credo che la riqualificazione di questa parte della città possa essere caratterizzata dal connubio felice fra cultura e artigianato (e anche questo può essere l'elemento trainante e caratterizzante uno statuto nuovo della zona). I capisaldi di questo sottosistema, almeno per la parte culturale sono: il Saloncino Goldoni (dedicato alla danza contemporanea; il cui restauro è in corso di ultimazione e per il quale abbiamo già definito il progetto di utilizzo), il Teatro Goldoni (che potrà essere anche sede dei corsi di perfezionamento gestiti dal Teatro del Maggio Musicale, ma il punto essenziale è aprirlo quanto più possibile all'attività teatrale), l'ex chiesa di S.Carlo ai Barnabiti (che può essere presto restaurata e dedicata all'attività espositiva e produttiva dell'artigianato artistico presente in Oltrarno) e ovviamente la basilica di S.Spirito e il museo comunale attiguo (dove si sta appuntando l'attenzione dell'Amministrazione Comunale e delle Soprintendenze per la tutela e la valorizzazione del complesso, coerentemente con quanto si è fatto con la ricollocamento del Crocifisso ligneo di Michelangelo e con il restauro dell'altare del SS.Sacramento nella Cappella Corbinelli e con quanto si sta facendo con il restauro della facciata e dei tetti).Sistema Bardini. Chiamo così quel sistema, ancora non strutturato, che dovrebbe evidenziare un percorso museale che si estende in una vasta parte dell'Oltrarno e che può essere una interessante alternativa ai classici percorsi museali che fanno capo agli Uffizi. L'inizio di questo percorso può esser costituito dal Museo Horne (uno dei musei minori che, tuttavia, testimonia il ruolo che personalità straniere hanno avuto nel costruire e promuovere il mito di Firenze nel mondo, sul quale si recentemente concentrata una iniziativa di valorizzazione in collaborazione fra Comune di Firenze, Ente Cassa di Risparmio di Firenze e Associazione Albergatori di Firenze) e prosegue con il Museo Bardini (dove sono terminati i lavori dei NOP e sta iniziando un progetto di riallestimento che consegnerà alla città un nuovo grande museo), con gli uffici della Soprintendenza, con il parco Bardini (di proprietà della Cassa di Risparmio di Firenze, in fase di restauro) e con il percorso unico fra il Giardino di Boboli e il Forte Belvedere (sulla base di un protocollo d'intesa fra Soprintendenza e Comune che sarà presto una realtà) e il Forte Belvedere stesso (che, terminati i lavori nell'autunno 2002, sarà un nuovo grande centro espositivo per la città). A questo sistema potranno collegarsi gli altri giardini storici e monumentali che insistono sulla collina e che possono essere resi accessibili con visite guidate e occasioni di approfondimento culturale.S.Maria Novella. Intorno a questo complesso può articolarsi un sistema culturale museale di prima qualità che potrebbe costituire un percorso turistico-culturale alternativo a quello tradizionale incentrato sugli Uffizi. Oltre alla chiesa e all'annesso museo, nell'ex convento delle Leopoldine troveranno sede il Museo della Fotografia dei Fratelli Alinari e il Museo della Città. Il sistema dei chiostri nel complesso di S.M.Novella rappresenta un ulteriore elemento del sistema culturale. Si tratta di fare una riflessione sull'utilizzo della parte del complesso oggi utilizzato dalla Scuola Sottoufficiali dei Carabinieri, una volta che questo sarà liberato dalle attuali funzioni. Porre il tema di una generale destinazione a fini di valorizzazione culturale del complesso sembra fin d'ora essenziale, al fine di orientare la identificazione dello "statuto" del luogo e poter costituire l'indirizzo fondamentale al quale riferire l'inserimento di altre eventuali funzioni.Il sistema minore del centro storico. Definisco così un sistema, magari meno integrato dal punto di vista spaziale e meno caratterizzato dal punto di vista funzionale, ma non meno interessante dal punto di vista delle potenzialità, rispetto a quelli precedenti. I punti di questo sistema (che peraltro si interseca con il Percorso Brunelleschiano, al quale la Giunta sta concretamente lavorando) sono i seguenti: il teatro della Pergola, il teatro dell'Oriuolo (che è in corso di restauro e che ospiterà le attività del Dipartimento delle Arti e dello Spettacolo dell'Università degli Studi e altre attività legate al cinema e alla musica), il Centro del Novecento (che ospiterà la raccolta di arte moderna "Alberto della Ragione"), la Biblioteca Comunale Centrale e i Musei del Risorgimento e della Preistoria tutti concentrati nell'ex convento delle Oblate in via S.Egidio, il costituendo Museo di Storia della Sanità Fiorentina nei locali dell'ospedale di S.Maria Nuova, l'Archivio Storico (che si doterà di alcuni locali adiacenti all'attuale sede come luogo aperto all'utenza e utile per incontri e piccoli convegni e che ospiterà l'archivio di Andrej Tarkowskj) e alcuni spazi che si libereranno a seguito del trasferimento di funzioni dal centro storico, quali il Tribunale in P.za S.Firenze, il conservatorio "L.Cherubini" e i locali della Facoltà di Lettere in P.za Brunelleschi. Anche questo percorso culturale può essere maggiormente integrato e rappresentare una alternativa a quelli inflazionati dal turismo di massa.Investimenti per restauro e ripristino struttureIn questo ambito, le previsioni contenute nel Piano degli Investimenti per l'anno in corso (che sono state presentate alla Commissione Cultura in sede di discussione del bilancio previsionale 2002 e che alleghiamo alla presente in forma di schede riassuntive), danno conto dell'impegno dell'Amministrazione Comunale su alcuni dei progetti più significativi citati nella presente relazione, ai quali si aggiungono alcuni importanti restauri come quello della facciata di Palazzo Vecchio o dell'Arcone in Piazza della Repubblica. Si segnalano, tuttavia, alcune questioni specifiche.La prima riguarda la previsione di copertura finanziaria di molti interventi di restauro con proventi derivanti dalle alienazioni (cod.14). Qui è pendente il problema della mozione del Consiglio Comunale che dà alla Giunta alcuni indirizzi, in modo particolare quello di finalizzare i proventi della vendita delle abitazioni alla realizzazione di altre strutture abitative, che rendono problematica l'attuazione del programma di restauri. Ma, al di là di questo specifico problema che non deve essere affrontato in questa sede, si pone la necessità di stabilire indirizzi complessivi circa l'utilizzazione delle risorse ascritte al codice 14 in modo da programmare i lavori da realizzare, fin dal momento della predisposizione del bilancio di previsione.La seconda questione attiene alla ricerca di sponsors privati per la realizzazione di interventi di restauro. In questo senso il punto su cui riflettere è come strutturare l'Amministrazione per intercettare queste possibilità di finanziamento in modo non occasionale. Appare evidente che occorre dedicare risorse umane interne all'Amministrazione a questo specifico scopo, non tanto per cercare sponsors, quanto per mettere in atto tutte quelle procedure, rapporti, atti che facilitino la presentazione dei fabbisogni e successivamente la realizzazione dell'intervento stesso; mentre, sembra possibile dotarsi di collaborazioni professionali che siano specificamente dedicate alla ricerca degli sponsors. Alcune esperienze che l'Amministrazione ha in corso e che dovrebbero riguardare il restauro della Fontana del Nettuno e della facciata absidale di S.Maria Novella, oltre che quella in corso della facciata di S.Spirito, sono degli indicatori di quante possibilità possono esservi in questa direzione. Ma è importante comprendere che i finanziamenti privati possono integrarsi a quelli pubblici e non sostituirli; che i soggetti privati possono essere indotti a dedicare risorse, laddove vedono un'amministrazione pubblica che è altrettanto impegnata nella tutela e nella valorizzazione del patrimonio.La terza problematica riguarda una riflessione sul tema della manutenzione del patrimonio e della necessità di un programma di manutenzione ordinaria, pianificata e articolata che potrebbe evitare di dover intervenire a valle del deterioramento del patrimonio attraverso interventi di restauro, più costosi e meno efficaci. Si tratta di una politica lungimirante, che deve avvalersi della collaborazione degli organi di tutela e di altre competenze scientifiche. Sono attività sulle quali non si riesce, comprensibilmente, ad attirare finanziamenti privati perché hanno senz'altro uno scarso ritorno d'immagine per il finanziatore privato. Ma qui ci scontriamo con il problema di un bilancio assolutamente insufficiente, che destina poco più di 500.000 euro per la manutenzione ordinaria di tutto il patrimonio di proprietà del Comune di Firenze.In aggiunta alle previsioni del Piano Triennale degli Investimenti, l'Amministrazione Comunale è impegnata a reperire nuove risorse per interventi strutturali da altre due fonti. La prima riguarda il co-finanziamento per le strutture della cultura previste dall'Obiettivo 2 del DOCUP dell'Unione Europea, sul quale l'Amministrazione ha presentato il progetto per il completamento dei lavori sull'immobile dell'ex-Longinotti di Sesto Fiorentino per la realizzazione dei laboratori di scenografia, con gli annessi magazzini, del Teatro del Maggio Musicale. Questa proposta è stata favorevolmente accolta dalla Regione Toscana che la ha inserita fra le opere di maggiore priorità. Ciò consentirebbe di recuperare il 60% delle spese impegnate e sostenute dal Teatro del Maggio. Questa operazione consentirà anche di recuperare ad un diverso utilizzo, sempre però all'interno delle attività culturali, dell'ex Granaio delle Cascine dove sono attualmente ubicati i laboratori di scenografia.La seconda fonte di finanziamenti è il programma pluriennale di interventi strategici nel settore dei beni culturali che la Regione Toscana sta predisponendo, relativo agli anni 2003-2005. Il programma intende favorire interventi di adeguamento dei musei agli standard museali concordati fra Ministero per i Beni e le Attività Culturali e la Regione, il completamento degli interventi di sistemazione e di ordinamento delle collezioni e delle raccolte dei musei non statali e interventi di tutela e valorizzazione dei beni culturali immobili, il restauro architettonico, paesaggistico e ambientale di aree pubbliche di rilevante interesse artistico, la realizzazione, l'ampliamento, la ristrutturazione e la riqualificazione funzionale di musei, istituzioni documentarie, teatri, centri di produzione delle arti visive, della musica e dello spettacolo. L'intervento regionale prevede un sostegno finanziario nella misura massima del 60% delle spese ammesse. Si tratta di un investimento complessivo di 64,56 milioni di euro. L'Amministrazione Comunale sta predisponendo le schede progettuali da presentare alla Regione che interesseranno il restauro e recupero funzionale della Limonaia del museo di "Villa Stibbert", il restauro e riqualificazione del parco di Villa "Stibbert", la riqualificazione funzionale e il riallestimento delle collezioni "Bardini" e "Corsi" al museo "Bardini" e altri interventi in corso di definizione. Sarà questa una occasione importante attraverso la quale portare a compimento la tutela e la valorizzazione di alcuni dei più importanti beni culturali di competenza del Comune di Firenze.Modifiche dell'ordinamento in materia di beni e attività culturaliLa normativa dei beni e delle attività culturali è stata sottoposta in questi anni ad una serie di riforme che, per quanto non ancora contemplate da norme attuative, prefigurano un possibile importante cambiamento di cui occorre essere consapevoli per potersi al meglio adeguare o, in alcuni casi, cogliere le occasioni che esso prospetta.In primo luogo è da segnalare la riforma della Costituzione che, oltre a ribadire che la materia della "valorizzazione dei beni culturali e ambientali e promozione e organizzazione di attività culturali" (art. 117) rientra fra quelle che la Costituzione stabilisce a legislazione concorrente fra Regioni e Stato (in qualche modo confermando quanto la riforma "Bassanini" stabiliva sul piano amministrativo), prevede una inedita possibilità di creare condizioni particolari di autonomia per le Regioni a Statuto ordinario. Come risulta da notizie stampa, la Regione Toscana intende attivare la procedura prevista dagli articoli 116 e 117 del "nuovo" Titolo V della Costituzione, proponendo al Parlamento una condizione di "autonomia speciale" nell'ambito dei beni e delle attività culturali per la nostra Regione. Infatti, il combinato disposto dall'art. 116 co. 3 e dell'art. 117 co. 2 lett. s, consente di attribuire alle Regioni a statuto ordinario "ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia" nell'ambito della "tutela dell'ambiente, dell'ecosistema e dei beni culturali". Tale attribuzione avviene "con legge dello Stato, su iniziativa della Regione interessata, sentiti gli enti locali, nel rispetto dei principi di cui all'articolo 119. La legge è approvata dalle Camere a maggioranza assoluta dei componenti, sulla base di intesa fra lo Stato e la Regione interessata". Noi guardiamo con grande interesse e con un sostanziale accordo a questa possibilità che la Costituzione offre e che la Regione Toscana intende cogliere. Ciò sia per i principi generali di decentramento di tipo federalistico che la nuova Costituzione comprende, ma anche perché le procedure costituzionali previste e la normativa generale della Regione Toscana improntata ad un coerente decentramento di funzioni amministrative ai Comuni e alla partecipazione degli Enti locali alla formazione delle leggi e degli atti di programmazione regionali (in primo luogo attraverso il Consiglio delle Autonomie locali), garantiscono gli Enti locali da un eventuale nuovo "centralismo" regionale. Occorrerà quindi che il Comune di Firenze partecipi a questo processo con impegno e conformando la propria organizzazione interna, anche dal punto di vista normativo, in vista dell'accentuarsi del processo di decentramento.Ma oltre a questa riforma, altre hanno interessato il settore. Fra quelle che possono riguardare direttamente i Comuni, segnaliamo alcune che hanno attinenza a modalità di gestione di beni e attività culturali o di finanziamento degli stessi.Sono norme che in generale pongono due temi: da un lato lo spostamento verso gli Enti locali di competenza prima allocate presso lo Stato e dall'altro la partecipazione di soggetti privati e una flessibilità maggiore negli strumenti di gestione.Per quanto riguarda il primo aspetto, il Ministro Urbani ha recentemente affermato che è pronto il Regolamento attuativo dell'art. 10 del D.lgs. 368/98 con cui si consentirà allo Stato di promuovere e partecipare a Fondazioni cui conferire in uso beni culturali per i quali è possibile migliorare la gestione e la fruizione. Una volta pubblicato il Regolamento sarà per noi possibile valutare se questa normativa potrà essere utile per noi al fine di gestire, ad esempio, Palazzo Strozzi attraverso questa modalità piuttosto che attraverso l'attuale forma onerosa della concessione.Il D.lgs. 112/98, come è noto, istituiva una commissione paritetica Governo-Enti territoriali con il compito di individuare, sulla base del principio di sussidiarietà istituzionale che sta alla base del decreto e dei principi della L. 127/97 sullo snellimento dell'attività amministrativa, i musei o altri beni culturali statali le cui gestione possa essere trasferita agli Enti territoriali. Recentemente il Ministro Urbani ha dichiarato, in un incontro con gli amministratori delle città d'arte, di voler ricevere proposte dalle città per una sperimentazione di questa norma. Qui si apre anche per Firenze la necessità di una riflessione per verificare se, soprattutto nell'ambito dei beni culturali, questa possibilità consenta di razionalizzare o ricondurre ad unità la gestione di beni o complessi culturali da parte del Comune.La Legge Finanziaria 2002 ha introdotto alcune innovazioni importanti nella normativa di settore. In particolare, segnalo gli artt. 33 e 35 che individuano strumenti nuovi per l'ammodernamento del sistema gestionale dei beni culturali. Per quanto riguarda l'art.33, l'evoluzione del testo della Finanziaria da una iniziale volontà di esternalizzare i servizi in materia di beni culturali, si è passati ad una dizione assai diversa che parla di concessione della "gestione di servizi finalizzati al miglioramento della fruizione pubblica e della valorizzazione del patrimonio artistico" che – sia detto per inciso - riferendosi ad attività strumentali riferibili alla "valorizzazione", finisce per corrispondere a quanto già oggetto della norma del 199 già citata. Visto che anche questa norma della "Finanziaria" prevede un regolamento ministeriale che metta a punto regole e modalità dell'affidamento, non è ben chiaro in cosa questo regolamento dovrà differenziarsi da quello attuativo dell'art.10 del d.lgs 368/1998. Tuttavia, il Ministro Urbani, nel già citato incontro con gli amministratori delle città d'arte, ha comunicato che una prima bozza del regolamento attuativo dell'art.33 è stata approntata e in essa si prevede che anche i Comuni potranno partecipare alle gare per la gestione, a condizione che si dotino di strumenti di tipo privatistico.E qui, entra in gioco l'altra norma della Finanziaria 2002 contenuta nell'art.35 co.15-16 che, appunto, allarga la possibilità per i Comuni di dotarsi di strumenti di tipo privatistico (fondazioni e associazioni), costituite o partecipate dai Comuni stessi, attraverso i quali gestire servizi e attività culturali. Anche per questa norma si prevede un regolamento attuativo che potrà meglio specificare quali siano le attività e i servizi culturali che facendo parte dei servizi di tipo "non industriale" potranno essere gestiti attraverso queste modalità e altri elementi.Anche la Legge Finanziaria 2001 aveva introdotto una innovazione di particolare rilievo, che soltanto di recente è stata perfezionata con l'emanazione del Decreto Ministeriale attuativo. Si tratta della possibilità per le imprese di dedurre integralmente dal reddito le "erogazioni liberali" in denaro a favore dell'arte e della cultura (art. 38 L. 342/2000). Il recente regolamento attuativo ha fissato la griglia delle categorie di soggetti che possono, nel perseguimento dei loro fini istituzionali, beneficiare dei suddetti contributi in denaro e, fra questi, vi sono ovviamente i Comuni (ma anche le persone giuridiche da questi costituite o partecipate). Al di là della complessità della normativa e dei limiti che ad esso sono posti in ordine alla cifra massima complessiva di risorse messe a disposizione del bilancio dello Stato (superata la quale l'Ente Pubblico beneficiario deve integrare con risorse proprie), qui si intende segnalare come la normativa costituisca un primo, magari non sufficiente ma importante passo, nella direzione di incentivare gli investimenti di aziende e privati in arte e cultura. Conseguentemente si pongono due necessità per il nostro Comune. In primo luogo si tratta di stabilire, in sede di bilancio di previsione, di identificare delle risorse necessarie a soddisfare le previsioni di legge. Infatti, la normativa stabilisce che nel caso in cui, in un dato anno di imposta, le somme complessivamente erogate ai sensi dell'art.38 L. 342/2000 siano inferiori o uguali alla somma complessivamente compatibile e fissata in Legge Finanziaria, la quota di ciascun soggetto beneficiario risulta pari alla somma delle singole erogazioni liberali ricevute (in caso di eccesso, invece, i soggetti beneficiari che abbiano ricevuto somme di importo maggiore, versato allo Stato un importo pari al 37% della differenza). Questa condizione impone una accentuata capacità di programmazione da parte del Comune nell'individuare gli interventi e le attività che possono beneficiare di questa normativa. Ciò implica, ed è la seconda conseguenza, una destinazione di risorse umane all'interno della struttura del Comune dedicate alla gestione degli effetti di questa normativa.Le grandi istituzioni culturali e il rapporto con ilComune di FirenzeQuesto tema è di grande rilievo perché pone problematiche relative al fatto che il Comune di Firenze esplica una parte significativa (anche in termini di impiego di risorse finanziarie) delle proprie politiche culturali attraverso queste istituzioni. La politica seguita in questi anni è stata quella di un allargamento della convenzioni pluriennali con una serie di istituzioni che il Comune ha ritenuto particolarmente significative nei diversi ambiti delle attività culturali (dalla Scuola di Musica di Fiesole alla Fondazione "G.Michelucci", dall'Orchestra Regionale Toscana al Teatro di Rifredi, dalla Fondazione "G.Spadolini" al Festival "Fabbrica Europa", dal Sistema Metropolitano per l'Arte Contemporanea al Fondo "Palazzeschi" dell'Università di Firenze, per citarne solo alcuni). Questa impostazione ha permesso di dare un sostegno importante e duraturo a molte istituzioni fiorentine (e, quindi, a promuovere e valorizzare il tessuto culturale della città) e di scegliere attraverso quali strutture rafforzare l'attività e l'immagine del Comune di Firenze nell'ambito della cultura. Si tratta di oltre 45 convenzioni con altrettanti enti e istituzioni, per un totale di circa 1,1 milioni di euro, che danno luogo ad attività stabili nel tempo e iniziative radicate nel territorio che costituiscono il tessuto e l'identità profonde delle politiche pubbliche sulla cultura in città. E' intenzione di questo assessorato proseguire questa politica, prevedendo fra l'altro, la definizione di altre convenzioni pluriennali per il 2003: il Conservatorio "L.Cherubini", l'Accademia della Crusca, il Florence Dance Festival, ecc.).In questa sede vorremmo, brevemente, riferirci alle due istituzioni di maggior impegno finanziario e culturale per l'Amministrazione Comunale: la Fondazione Teatro del Maggio Musicale Fiorentino e il Gabinetto letterario-scientifico "Vieusseux".Per quanto riguarda la Fondazione del Maggio, l'Amministrazione Comunale è impegnata – anche in vista del rinnovo del Consiglio di Amministrazione – a definire, concordemente con gli organi dirigenti della Fondazione, un programma articolato di rilancio e di rafforzamento, dopo la inevitabile fase di assestamento seguita alla trasformazione da Ente in Fondazione. Questo progetto avrà caratteristiche di concretezza e dovrà affrontare tutti gli aspetti che concorrono a rendere una istituzione del genere vitale e dinamica. Si tratterà in primo luogo di svolgere una analisi ravvicinata della attuale situazione della Fondazione sotto diversi punti di vista: la situazione del bilancio, l'organizzazione interna del personale e della dirigenza, la proiezione esterna, le problematiche degli immobili, ecc.. Naturalmente, tutto ciò dovrà avvenire senza ledere da parte del Comune l'autonomia della Fondazione, ma con spirito di collaborazione e nelle consapevolezza non solo dell'importanza del teatro per Firenze e per l'Italia, ma anche dello sforzo economico che il Comune di Firenze ha impresso per questa istituzione. La prima questione riguarderà il bilancio della Fondazione. Questo presenta un deficit che si aggira intorno al 10% del bilancio: non si tratta di una situazione particolarmente grave in relazione alla situazione di altre Fondazioni analoghe, tuttavia esso implica un impegno straordinario sia sul lato delle entrate (dove certamente gli investimenti di privati sono a Firenze, in proporzione e in termini assoluti, molto al di sotto di altre città nei confronti del loro teatro lirico-sinfonico, ma che possono essere attivati per progetti di sviluppo importanti e non certamente per intervenire sul deficit), sia su quello delle spese. Il secondo aspetto è quello delle strutture. L'Amministrazione Comunale è orientata a risolvere la questione del teatro attraverso la realizzazione di un nuovo teatro lirico sinfonico, piuttosto che realizzare un nuovo auditorium e realizzare i necessari interventi sul vecchio teatro senza probabilmente ottenere un sensibile miglioramento dell'offerta di spazi tale da risolvere i problemi che limitano le possibilità stesse di sviluppo del Maggio. Si tratterà di individuare l'area più adatta di proprietà comunale e di iniziare ad individuare le possibili fonti di finanziamento per fare una prima valutazione di fattibilità. Dovrà essere un'opera importante per la città, ma necessariamente di tempi medio-lunghi. Naturalmente una serie di interventi saranno necessari nel breve periodo sul vecchio teatro. Il terzo elemento è quello del progetto culturale e della strategia verso il pubblico. Qui il tema è quello di aumentare la specificità del Festival del Maggio rispetto all'attività ordinaria, senza tuttavia una separazione giuridica (i cui effetti al momento non sono chiaramente definibili). Le celebrazioni del 70° del Maggio Musicale Fiorentino saranno l'occasione per il rilancio del progetto culturale. Tutta la strategia, nel cui merito artistico non si vuole né si può in questa sede entrare, deve però puntare a stimolare nuova domanda e nuovo pubblico (senza perciò rinunciare agli investimenti nella produzione e nella innovazione artistica) e,d all'altro lato, ad integrarsi e collegarsi sempre più con le istituzioni e i teatri che operano nel settore sia a Firenze che nel resto della Regione Toscana, così da essere avvertito sempre di più come il teatro di Firenze e della Toscana, ma al tempo stesso una struttura in grado di interagire e sostenere con le migliori esperienze nel campo musicale. E' intenzione dell'Amministrazione Comunale organizzare, con gli organismi dirigenti della Fondazione (che saranno rinnovati nel prossimo giugno), un momento di approfondimento e di riflessione sul ruolo e il rilancio della Fondazione stessa, coinvolgendo le istituzioni culturali della città e della Regione, ma anche le analoghe Fondazioni di altre città italiane.Per quanto riguarda il Gabinetto scientifico-letterario "Vieusseux" possiamo dire che la difficile situazione finanziaria, frutto delle passate gestioni, è stata superata tanto attraverso l'intervento del Comune, quanto per effetto della soluzione che sul piano giuridico è stata trovata con l'INPS per quanto attiene il debito con questo formatosi. Anche sul piano dei costi di parte corrente, il lavoro dell'attuale presidenza e direzione sta portando ad una progressiva razionalizzazione, anche in virtù dell'intervento del Comune di Firenze che ha ad oggi assorbito all'interno del proprio organico 8 unità di personale, che sono utilizzate nell'ambito del sistema bibliotecario ed archivistico del Comune stesso. All'interno di questo processo si inserisce il ritorno della emeroteca corrente del Gabinetto "Vieusseux" al Palagio di Parte Guelfa, dove si trovava quando Montale dirigeva il Gabinetto. Ciò consente, senza disagio per il pubblico anzi offrendo maggior tempo di apertura, una crescita del ruolo della biblioteca del Palagio di Parte Guelfa e al contempo una più razionale utilizzazione del personale che dal "Vieusseux" passa al Comune, nonché un ampliamento dello spazio per le funzioni specifiche del Gabinetto stesso nel Palazzo Strozzi. Soluzione soddisfacente è stata data al problema trentennale del deposito dei libri alluvionati presso la Certosa, in condizioni di rischio e di impossibilità di utilizzo in condizioni di sicurezza, con l'individuazione di una spazio utile all'immagazzinamento in sicurezza, alla fruizione su richiesta e alle attività di restauro presso il Mercato Ortofrutticolo di Novoli. Il completamento dei lavori di restauro nel Palazzo Corsini-Suarez in via Maggio dà al Gabinetto "Vieusseux" la possibilità di ordinare e rendere consultabile più compiutamente l'enorme patrimonio di lasciti che fino ad oggi era difficilmente accessibile. Infine, il Gabinetto sta riacquistando un ruolo di presenza attiva nel tessuto culturale della città e auspicabilmente quale elemento connettivo fra le varie Fondazioni culturalmente contigue che a Firenze e nell'area sussistono ("Michelucci", "Conti", ecc.), oltre a consolidare la sua funzione di istituto di ricerca di livello europeo. Peraltro, la collocazione in Palazzo Strozzi implica una sempre maggiore collaborazione con le altre istituzioni che attualmente vi sono ospitate (Centro di Studi per il Rinascimento e "Firenze Mostre" Spa), in modo da configurare il palazzo quale vero centro della cultura fiorentina, in una continuità positiva fra passato e contemporaneità, fra attività espositiva e attività di ricerca.I musei comunali e la costruzione del sistema musealeI musei cittadini sono al centro della strategia dell'Amministrazione Comunale nell'ambito della cultura, dove i due obiettivi centrali sono la costituzione del sistema museale integrato (obiettivo che ritroviamo in posizione centrale nel Piano Strategico e al quale rimando per le sue motivazioni di fondo) e il rinnovamento nel senso di una maggiore attenzione alle strategie di comunicazione e didattiche, nonché agli elementi progettuali che stanno alla base di ogni museo moderno. Naturalmente, attorno a questi obiettivi ruotano iniziative specifiche, la qualificazione e aggiornamento professionale delle risorse umane che rendono agibili i nostri musei e il problema della riorganizzazione della gestione di alcuni servizi museali per renderli più flessibili (rispetto alle esigenze di apertura dei musei) ed efficienti (in relazione alle aspettative del pubblico). Si vuole, inoltre, segnalare per l'importanza che l'Amministrazione Comunale attribuisce all'iniziativa, il fatto che il Comune parteciperà – insieme allo Stato, attraverso la Soprintendenza speciale ai musei – alla costituzione della Fondazione museo "Casa Buonarroti", rendendo così più forte l'impegno (anche finanziario) dell'Amministrazione in questo importante museo cittadino e collegandolo, per questa via, maggiormente ai musei comunali, così come – pur con diversa ragione giuridica – è avvenuto per il museo "Marino Marini" e per il museo "F.Stibbert".Di seguito si elencano i principali progetti in corso nell'ambito del Servizio Musei del Comune di Firenze, suddivisi in attività di investimenti e di attività e servizi.A) Investimenti Museo BardiniCogliendo l'occasione dei rilevanti lavori per l'adeguamento impiantistico dell'edificio alle norme di sicurezza è stato progettato il completo riallestimento del Museo (che include anche la Galleria Corsi, finora non accessibile al pubblico), che non solo permetterà una aggiornata e suggestiva esposizione delle importanti collezioni ma consentirà anche di disporre di spazi per lo svolgimento delle attività proprie di un museo moderno (mostre, conferenze, didattica etc,.). Il Museo così rinnovato costituirà la porta d'accesso all'itinerario che si aprirà dall'Arno fino al Forte Belvedere con l'apertura del Parco Bardini a cura dell'Ente Cassa di Risparmio, e che comprenderà anche la collezione di arti minori in via di ordinamento nel Palazzo Mozzi-Bardini da parte della Soprintendenza.: un percorso museale della Firenze fin de siécle che potrà contribuire significativamente alla rivitalizzazione del Quartiere di San Niccolò.Il 2002 impegnerà il Servizio Musei comunali nella predisposizione del progetto definitivo dell'allestimento e in quello esecutivo del I lotto funzionale, che sarà realizzato per la fine del 2003-inizio del 2004. Il progetto di allestimento è affidato all'arch. Giancarlo Lombardi, con il supporto di una commissione scientifica di cui fanno parte la prof.ssa Paola Barocchi e i proff. Enrico Colle ed Ettore Spalletti. Raccolta Della Ragione e Collezioni del ‘900 alle OblateIl Complesso delle Oblate, nel quale sono in fase di avanzata realizzazione i lavori per la messa a norma, costituirà la nuova sede della Raccolta Della Ragione, una delle più importanti collezioni italiane d'arte moderna finora allestita nei locali inadeguati di Piazza della Signoria. Nella nuova sede saranno trasferite anche le opere d'arte moderna possedute dal Comune e attualmente in deposito, che potranno essere esposte a rotazione negli spazi espositivi che saranno recuperati con il successivo trasferimento delle collezioni del Museo di Firenze com'era alle Leopoldine nel quadro del nuovo Museo della Città. Pur costituendo un complesso di grande qualità, le Oblate non consentono una eccezionale superficie espositiva (circa 800 mq) e non offrono immediatamente una disponibilità di spazi idonei ad accogliere quei servizi e quelle attività che il museo richiede per sviluppare pienamente le sue potenzialità (spazio per mostre temporanee, centro di documentazione, aule didattiche, depositi idonei ad accogliere anche ulteriori opere, dato che il museo rinnovato darà sicuramente nuovo impulso a donazioni, etc.). Sarà quindi necessario affrontare il tema di recuperare spazi all'interno dell'immobile, con una migliore razionalizzazione delle funzioni ivi contenute. Analoghe esigenze di spazio ha la Biblioteca Comunale centrale, l'altra importante istituzione comunale che ha sede nel complesso, che sta potenziando le sue attività di documentazione e ricerca sul Novecento, così da creare, insieme Museo, un polo di documentazione sulle tematiche storiche, artistiche e letterarie di questo periodo.Le quasi 300 opere d'arte della collezione "Della Ragione" sono già state trasferite alle Oblate e, in attesa del nuovo allestimento, dal mese di maggio saranno sistemate in deposito consultabile, dove potranno anche essere svolte delle limitate ma significative attività per il pubblico.Nel corso del 2002 dovrà essere aggiornato e completato il progetto di allestimento; i lavori saranno realizzati nell'arco del 2003. La consulenza scientifica per il progetto museologico sarà affidata al prof. Ettore Spalletti. Museo della CittàSi tratta del progetto più innovativo e probabilmente più impegnativo sul piano museografico tra quelli avviati dall'Amministrazione. Originariamente (1997-99) erano stati individuati come sede i sotterranei di Palazzo Vecchio, che ponevano tuttavia numerosi problemi di spazio e soprattutto di garanzie per la sicurezza delle opere d'arte, trattandosi di locali molto esposti al rischio di alluvioni. Recentemente, grazie alla disponibilità dell'Ente Cassa di Risparmio a sostenere le ingenti spese di restauro dell'edificio, è stata individuata come sede il complesso delle Leopoldine di Piazza Santa Maria Novella: ciò consente al nuovo museo di disporre di spazi molto migliori e di una collocazione estremamente positiva per centralità ed accessi, e al Comune di sviluppare un'iniziativa strategica per il recupero e la valorizzazione della Piazza di Santa Maria Novella.Il Museo non sarà un museo tradizionale e di tipo autoreferenziale, ma un polo di introduzione e di orientamento alla lettura della città e della sua storia, che presenterà in maniera suggestiva – attraverso l'impiego di nuove tecnologie e di avanzati strumenti di comunicazione - aspetti, figure e momenti fondamentali per l'identità di Firenze, ed i molteplici campi del sapere, del saper fare e dell'organizzazione della vita civile e sociale nei quali la comunità fiorentina ha saputo elaborare modelli che si sono affermati sul piano internazionale. Il museo avrà una funzione di integrazione e di valorizzazione dell'attuale offerta museale e contribuirà a sviluppare un processo di arricchimento dell'immagine di Firenze che non sia solo quella della "città d'arte" ma di un grande centro di elaborazione culturale e di laboratorio delle scienze dell'uomo e della societàAttualmente è in corso, da parte di una commissione scientifica istituita dall'Ente Cassa di Risparmio e presieduta dal prof. Galluzzi, il lavoro per la definizione delle linee-guida del museo e delle sue principali funzioni ed esigenze, allo scopo di orientare appropriatamente il progetto di restauro dell'edificio. Quest'ultimo sarà presumibilmente realizzato per l'inizio del 2005. In questo frattempo dovrà essere predisposto e finanziato il progetto museologico e di allestimento, e dovrà essere definito il piano di gestione della nuova istituzione, aspetto particolarmente rilevante, trattandosi di un soggetto che dovrà avere un carattere fortemente dinamico ed orientato alla produzione di attività e servizi culturali.B) Attività e servizi Iniziative per il Centenario di Masaccio – Nuove attività permanenti nel Complesso del CarmineDall'ottobre di quest'anno la Cappella Brancacci e il Carmine saranno al centro di un articolato programma di valorizzazione che, con modalità analoghe a quelle messe in atto a Palazzo Vecchio e con lo stesso supporto del Museo dei Ragazzi, svilupperà un insieme innovativo di multimedialità, aperture di luoghi prima inaccessibili, laboratori-atelier che, dato il rilievo del monumento, avrà presumibilmente grande eco e visibilità a livello non solo nazionale. La Cappella Brancacci è attualmente la seconda struttura museale per numero di visitatori dei musei comunali (circa 120.000 l'anno): con questo investimento verrà dotata di un sistema di servizi educativi e di strumenti di comunicazione che, grazie alla grande disponibilità della Comunità religiosa carmelitana, potrà avere carattere permanente e costituire un nuovo elemento di attrazione per la città e per l'Oltrarno in particolare. L'intervento è co-finanziato dalla Regione Toscana e dal Comitato nazionale per le Celebrazioni del Centenario di Masaccio; è necessario reperire ulteriori sponsorizzazioni. Organizzazione dei servizi dei Musei comunali e Sistema museale cittadinoNei prossimi mesi deve essere definito e messo a regime il sistema di organizzazione e gestione dei servizi dei musei affidati in appalto o concessione (book shop, biglietteria, accoglienza e sorveglianza). A questo fine quattro appaiono i principali fattori condizionanti: l'organizzazione degli accessi di Palazzo Vecchio, che attualmente – in combinazione con la gestione delle manifestazioni e delle cerimonie - condiziona notevolmente la fruizione del museo, in special modo quella organizzata su prenotazione (percorsi segreti, laboratori) e penalizza drasticamente il bookshop; la possibilità di acquisire nuovi spazi per lo stesso bookshop; la gestione del museo di Santa Maria Novella, per la quale deve essere definito il livello di integrazione con il soggetto gestore della chiesa (l'Associazione Opera per Santa Maria Novella); i tempi di attivazione del processo di riduzione e qualificazione del personale comunale di sorveglianza (legato al Piano dei servizi) al quale è connessa la possibilità di riorganizzare il servizio affidando la gestione delle biglietterie a soggetti privati.L'esistenza o meno di un soggetto concessionario dei servizi dei musei comunali, come avviene nei musei statali e nei maggiori musei italiani, costituisce un elemento determinante anche nella prospettiva della realizzazione di un sistema integrato di servizi per la fruizione e la promozione dei musei fiorentini – statali, comunali, universitari, pubblici e privati – quale è stato realizzato in quasi tutte le principali città d'arte italiane. Nel corso del 2002 si prevede la realizzazione dello studio di fattibilità e la contestuale attivazione di una prima serie di interventi: la realizzazione di un sotto-sistema educativo, attraverso l'estensione e il consolidamento della rete associativa del Museo dei Ragazzi, la creazione di un primo biglietto integrato tra Palazzo Vecchio, la Cappella Brancacci, il Museo di Storia della Scienza, e lo Stibbert; la realizzazione sulla Rete civica del primo nucleo del sito web informativo dedicato ai musei della città. Mostra sul BronzinoE' in corso lo studio di fattibilità per la realizzazione, nel 2003-2004, di una mostra sul Bronzino nei Quartieri monumentali di Palazzo Vecchio, in occasione del quinto centenario della nascita e in collaborazione con la Galleria degli Uffizi (che possiedono il più grande numero al mondo di opere dell'artista). Si tratta della prima grande esposizione che, dopo le mostre medicee degli anni '80, riporterà a Palazzo Vecchio opere d'arte di eccezionale rilievo legate alla storia della Reggia medicea e della corte granducale. La mostra, organizzata da Firenze Mostre, ha tutti i requisiti per diventare un grande evento espositivo internazionale.Il Sistema Documentario Integrato dell'Area FiorentinaIl Sistema documentario integrato dell'area fiorentina (SDIAF) nasce dall'esperienza dei due sistemi bibliotecari precedenti, quello dell'area metropolitana SBIAF e quello urbano BIFI, riunendo in un'unica rete sia le Biblioteche che gli Archivi storici.Questo insieme si configura come una nuova forma di collaborazione e di servizio: la Rete culturale capace di rispondere in tutti i suoi innumerevoli punti sul territorio ai bisogni informativi e formativi dei cittadini e valorizzare le attività culturali locali.La rete culturale si presenta già come una grande Biblioteca virtuale e le singole Biblioteche possono usufruire di un enorme magazzino librario di oltre un milione di unità bibliografiche e fornire entro una settimana il libro desiderato all'utente presso la biblioteca vicino a casa o semplicemente indirizzarlo direttamente alla Biblioteca che lo possiede.Costituiscono l'ossatura del nuovo Sistema Documentario i 18 Comuni dell'area con le loro Biblioteche e Archivi Storici:Bagno a Ripoli, Barberino Val d'Elsa, Calenzano, Campi Bisenzio, Fiesole, Figline Valdarno, Firenze, Greve in Chianti, Impruneta, Incisa Valdarno, Lastra a Signa, Reggello, Rignano sull'Arno, San Casciano Val di Pesa, Scandicci, Sesto Fiorentino, Signa, Tavarnelle Val di Pesa.La Convenzione è stata approvata da quasi tutti i consigli comunali, mancano ancora Rignano e sarà presentata a giorni al Consiglio comunale per la definitiva approvazione e la successiva stipula.Sono già dal 1997 convenzionate con il vecchio Sistema SBIAF le biblioteche dell'Università di Firenze e tra le Istituzioni, il Gabinetto Vieusseux e la Biblioteca della Giunta Regionale.Numerose Istituzioni sono interessate all'adesione alla rete territoriale a partire dall'Istituto Ximeniano, la Fondazione Balducci, la Fondazione Michelucci, il Centro di Ricerca e Sperimentazione per la Didattica Musicale e la Provincia di Firenze per l'Archivio Storico provinciale e La Biblioteca Moreniana. Queste ultime sono da formalizzare nuovamente nel quadro di una promozione ed espansione del Sistema documentario con l'apertura e la partecipazione a più numerosi istituti culturali.Aderiscono al Sistema Documentario SDIAF un totale di 35 Biblioteche e 20 Archivi alle quali si aggiungono le oltre 30 biblioteche e istituzioni universitarie. Al Comune di Firenze sono collegate inoltre 32 Istituzioni culturali.Il Coordinamento del sistema svolto finora dalla Provincia di Firenze, è passato dallo scorso mese di ottobre al Comune di Firenze, che sta assumendo anche l'incarico della pubblicazione in Internet dei cataloghi e degli inventari delle Biblioteche e degli Archivi aderenti.I Coordinamento diretto del Comune di Firenze può costituire il momento centrale per sviluppare il Sistema documentario come un grande servizio di area per tutti i cittadini, in grado di far conoscere e far accedere tutti all'ingente patrimonio documentario della città e dell'area metropolitana.Servizi attivati: catalogo unico informatizzato consultabile in rete (adesso ospitato dal Ced della provincia, in corso di cumulazione con il catalogo BIFI del Sistema comunale sulla Rete Civica della nostra amministrazione); prestito interbiblitecario con corriere che unisce tutti i punti di servizio sul territorio due volte la settimana; prestito di audiolibri per non vedenti, ipovedenti e persone in stato di svantaggio in collaborazione con il Centro Nazionale del Libro Parlato (interbibliotecario e a domicilio); diffusione della lettura con iniziative comuni e la valorizzazione delle esperienze locali.Sviluppi possibili:- Ampliamento Sistema con il coinvolgimento di altre strutture Bibliotecarie cittadine:- le Biblioteche e la Mediateca della Regione Toscana, con la quali fare una Convenzione quadro in cui si arricchisce la collaborazione già avviata con la Biblioteca della Giunta Regionale;- le Biblioteche scolastiche, già riunite da alcuni anni in una Rete cittadina settoriale, con il coordinamento dell'Assessorato alla P.I. e la consulenza tecnica del Sistema bibliotecario comunale e della Biblioteca di Documentazione pedagogica.- la Marucelliana, statale, ma che svolge principalmente un ruolo legato al territorio e all'università;- le Biblioteche, le Mediateche e gli Archivi degli Istituti culturali dell'area;- Ampliamento dei Servizi con la realizzazione di: Deposito Centrale per la gestione dei magazzini dei quotidiani e dei periodici, la cui conservazione compromette la funzionalità stessa di numerose Biblioteche ed Istituti. Una conservazione casuale che ingombra le sedi senza dare apprezzabili risultati. La conservazione comune permetterebbe notevoli economie di scala (per es. il quotidiano «La Nazione» potrebbe essere conservato al massimo in due copie e non nelle decine di oggi, per far spazio ad altre testate o risparmiare spazio) realizzando una Emeroteca storica della città immediatamente identificabile e di facile accesso. Il deposito potrebbe sviluppare inoltre attività di digitalizzazione e microfilmatura dei periodici in collaborazione con gli istituti di conservazione nazionali (BNCF, ICCU, ecc.) ed altri sistemi territoriali. Abbonamenti a Banche dati e periodici on line. Automazione delle attività gestionali in rete.Condizioni necessarie:A fianco dello sviluppo del sistema è necessario lo sviluppo:- dell'Ufficio di Coordinamento- degli Investimenti sia nei servizi correnti, in espansione, sia nella realizzazione del Deposito centrale dei Periodici: Emeroteca storica della città.Le attività espositiveIn questo settore, sempre più decisivo e urgente appare l'obiettivo di mettere in atto un meccanismo di coordinamento istituzionale e di programmazione integrata delle attività espositive che i diversi soggetti istituzionali realizzano a Firenze. L'Assessorato ha già predisposto e sottoposto all'attenzione delle Soprintendenze (quali principale soggetto pubblico che, con il Comune, ha sviluppato questa attività, ma naturalmente l'ipotesi di cooperazione si dovrà estendere ad altri soggetti pubblici) una ipotesi di accordo per la programmazione e il coordinamento di queste attività. Naturalmente si potranno stabilire modalità diverse da quelle proposte, ma ciò che non appare rinviabile è affrontare il problema in modo risolutivo. Deve far pensare, al proposito, che nel mese di giugno si inaugureranno ben tre mostre che fanno riferimento, in modo diverso, alla figura di Michelangelo: una della "Firenze Mostre" a Palazzo Strozzi , la seconda al museo "Casa Buonarroti" e la terza alla Galleria dell'Accademia, senza che vi sia stato un preventivo coordinamento in modo da avere una promozione coordinata, così da fare delle tre mostre unitariamente un grande evento culturale per Firenze. Solo recentemente, per iniziativa dell'Assessorato alla Cultura si è avviato questo raccordo.Le azioni dell'Assessorato riguardo all'attività espositiva sono indirizzate in primo luogo verso la definitiva risoluzione dei problemi relativi all'agibilità degli spazi espositivi in possesso dell'Amministrazione Comunale.In proposito gli artt. 69 e 80 del T.U.L.P.S. (R.D. 18 giugno 1931, n. 773) prescrivono, da una parte, che in mancanza di licenza dell'autorità locale di pubblica sicurezza è vietato dare, anche temporaneamente, pubblici intrattenimenti o fare esposizioni e, dall'altra, che l'autorità di pubblica sicurezza non può concedere licenza per l'apertura di un luogo di pubblico spettacolo senza avere acquisito un parere tecnico che attesti la rispondenza del locale alle regole tecniche stabilite per mezzo di norme regolamentari.La disciplina è stata di recente profondamente innovata dal D.P.R. n. 311 del 28 maggio 2001 (G.U. 2 agosto 2001). Le modifiche più importanti riguardano:- per quanto concerne i locali o gli impianti con capienza complessiva pari o inferiore a 200 persone, le verifiche e gli accertamenti - prima di competenza della Commissione Provinciale di Vigilanza – sono sostituite da una relazione tecnica di un professionista iscritto nell'albo degli ingegneri o nell'albo dei geometri;- la necessità di istituire una Commissione di vigilanza comunale che sostituisca – eccetto i casi previsti dall'art. 4 dello stesso regolamento - la Commissione provinciale di vigilanza.Riguardo agli spazi espositivi a disposizione dell'Amministrazione, l'Assessorato alla Cultura ha avviato le procedure per realizzare le condizioni prescritte dalla disciplina di settore: La Limonaia di Villa Strozzi è stata adeguata a tutte le prescrizioni della Commissione Provinciale di Vigilanza ed attualmente è l'unico spazio che ha ottenuto parere positivo della Commissione Provinciale di Vigilanza per svolgimento di attività espositiva, convegnistica e di spettacolo. Anche riguardo alla Cripta di Santa Croce si sta cercando di ottenere lo stesso risultato, la documentazione è stata depositata presso la Commissione Provinciale di Vigil