Uscita Uffizi e progetto Isozaki, interviene Formigli (presidente commissione urbanistica)

Questo il testo dell'intervento di Alberto Formigli, presidente della commissione urbanistica:«La loggia per la nuova uscita degli Uffizi non è un problema di architettura o meglio, il dibattito sul valore dell'architettura contemporanea ed il suo rapporto con la tutela delle città d'arte è uno degli aspetti che lo caratterizza ma non certo quello principale. Le valutazioni sul progetto Isozaki possono essere molteplici e diverse ed è bene che ciò avvenga, l'opera in sè deve essere oggetto di riflessioni, critiche ed apprezzamenti con il solo limite di non determinarne le sorti: il dibattito non può uccidere l'opera ne tantomeno costruirla. L'esperienza storica della nostra città è una continua citazione di interventi anche singoli che hanno affiancato le opere rinascimentali con coraggio ed innovazione (basti pensare alla pluricitata Stazione di SMN) che oggi contribuiscono alla sua complessiva immagine che ancora la fa annoverare tra le città più belle del mondo.Il confronto dialettico può arricchire l'opera di ulteriori elementi e valutazioni, anche attraverso la partecipazione del progettista e della città, quando si sviluppa su di un piano culturale nel merito dei contenuti e nel rispetto dei ruoli, delle sensibilità e della rappresentanza democratica.All'opposto il medesimo confronto è dannoso quando dietro allo stesso si celano rancori personali, vicende di partito, protagonismo da cronaca locale e non ultimo l'immancabile e irrefrenabile bisogno personale di dire di no: abitudine tutta italiana che Firenze conosce benissimo, suo malgrado.La medesima loggia non è un problema per le sorti di questa città nel senso che l'opera in sé è determinante per gli Uffizi, il cui progetto di ampliamento e ammodernamento fermo da decenni aveva visto una concreta ripresa e certezza di finanziamenti con l'accordo Comune - Ministero che peraltro prevedeva la loggia in questione e conseguentemente lo è per la città che vedrebbe rifiorire il suo museo e finalmente recuperare uno dei suoi angoli più belli sacrificato da sempre da un cantiere in stato di semiabbandono. Ciò detto Firenze sopravvive a tale incapacità di governo anche senza Piazza Castellani riqualificata e la nuova uscita degli Uffizi visto che ha saputo farlo per 50 anni.Non è un problema di procedure o di competenze in quanto nel 1998 con un impeto inconsueto per una città accusata di immobilismo l'allora governo cittadino propose con l'allora Ministero dei Beni Culturali una procedura concorsuale per riqualificare appunto la suddetta uscita e la Piazza antistante. Concorso regolarmente aggiudicato e finanziato a metà tra Comune e Ministero.Inoltre la loggia non è un esempio di malgoverno cittadino in quanto il Comune ha addirittura anticipato il finanziamento per il pagamento del progetto esecutivo come sancito dal protocollo d'intesa tra il Comune ed il Ministero (Urbani) nel febbraio 2003 e pertanto non può essere neppure un problema economico.Nè può rappresentare un problema per la tutela degli scavi archeologici dell'area sottostante la loggia, dato che proprio recentemente la Soprintendenza Archeologica competente ha rilasciato il proprio nulla osta alla chiusura degli scavi.Così come non un problema per Isozaki, affermatissimo architetto nel panorama internazionale, che si avvierà a risolvere in Tribunale la querelle con il Ministero dei Beni Culturali e potrà raccontare in tutto il mondo quanto sia strano il nostro paese che lo proclama vincitore di un concorso e poi per gli sbraiti di un sottosegretario e le lamentele di un Soprintendente decide di fermare un progetto così importante per Firenze. In ogni caso questo problema tutto fiorentino che ci consegnerà ancora una volta un vuoto indefinito nel centro strorico passerà alla storia come la questione della Loggia di Isozaki anziché la mancata uscita degli Uffizi o la storia infinita di Piazza Castellani.Detto tutto ciò, il problema che rimane riguarda Firenze ed i fiorentini e la loro possibilità di governare il futuro della propria città. Firenze è abitata da una comunità partecipe e consapevole della sua storia, della sua bellezza e delle sue necessità è deve poter decidere attraverso i suoi rappresentanti e di concerto con quegli delle autorità nazionali preposte alla tutela delle suo patrimonio, di riqualificare, di risistemare, ed anche di innovare il proprio centro storico assumendo il ruolo che la storia gli ha consegnato.Firenze è tale grazie ai fiorentini ossia a chi l'ha vissuta, restaurata, in parte ricostruita o soltanto amata, e non credo che sia oltremodo tollerabile che modeste necessità di evidenza elettorale la costringano ad aspettare sine die una nuova uscita per uno dei più grandi Musei del mondo, solo perché un Ministro inconsapevole non riesce a mantenere gli impegni di un governo in rotta di collisione e per giustificarsi finisce per ritenere decoroso l'attuale sistemazione: una piazza non piazza con l'unica parte finita quella riservata al Comune secondo gli accordi ministeriali.Questa comunità ha scelto da poco chi deve rappresentarla e non mi sembra che tra tutti i candidati, gli Sgarbi di turno o i Valentino prestati alla causa (per puro caso gli stessi attori di quel finto dibattito prima rammentato) abbiano saputo interpretarne i bisogni e le necessità tanto da sentirsi delegati anche solo a definire ciò che è bello o brutto per questa città.Il problema è squisitamente politico e risiede nella impossibilità di gestire politiche territoriali, di tutela e rivitalizzazione delle città storiche, con un impalcato amministrativo e burocratico che consente all'ultimo decisore, risultante dall'ennesima ultima competizione elettorale, di annullare anni di atti e decisioni prese in assoluto ossequio alla legge e nel rispetto delle competenze ed alle attribuzioni in materia di rapporto tra Enti Locali, Soprintendenze e Ministero. Un governo, quello nazionale, che non finisce mai di meravigliare quando da un lato procede verso una riforma federalista dello Stato che rischia di minare alla base le fondamenta democratiche del nostro paese e dall'altro decide di sua iniziativa di non procedere alla realizzazione di una delle parti di un'opera che ha concorso a definire lasciando Firenze e gli Uffizi senza alcuna soluzione.Ritengo che il problema sia così grave ed essenziale per la vita democratica di questo paese che non può essere falsamente mantenuto nell'ambito della contrapposizione tra opera di architettura o scempio: malauguratamente è molto di più e riguarda il ruolo assegnato alle comunità locali nel processo democratico decisionale tra i diversi livelli amministrativi.Una riflessione a parte meritano alcune provocazioni di referendum cittadini o altre novità proposte guarda caso dagli stessi che rappresentano i partiti politici di coloro che sono i responsabili di questo caso amministrativo. Oggi che la partecipazione alla trasformazione urbana è al centro del dibattito democratico occorre riservare a questo tema maggiore serietà e concretezza tanto che ridurlo ad un referendum sembra non solo provocatorio ma proposto proprio da chi non sa di cosa parla. Nella fattispecie ritengo invece che la scelta della procedura concorsuale sia stata assai appropriata in quanto si è trattato di scegliere la migliore opera che rispondesse a quelle funzioni proprie del progetto di uscita del museo su Piazza Castellani, quesito chiaro e semplice, altra cosa è procedere a forme di partecipazione per un intervento di trasformazione urbana i cui contenuti sono da condividere in quanto incidenti prioritariamente sulla vita e le abitudini dei cittadini di quel determinato luogo».(fn)