Decreto taglia spese, il consiglio comunale approva ordine del giorno contro il provvedimento del Governo

Dubbia legittimità costituzionale. Tagli insostenibili delle risorse. Penalizzazione dei Comuni più "virtuosi". Sono alcuni dei giudizi sulla manovra correttiva dei conti pubblici, predisposta dal governo con il disegno di legge 168 del 12 luglio scorso, contenuti in un ordine del giorno che porta la firma di Caffaz, Morrocchi, Imperlati (DS), Carrai (Margherita), Varrasi (Verdi), Falciani (SDI), Rotondaro (Comunisti Italiani), Sgherri (Rifondazione Comunista), De Zordo ("Unaltracittà/unaltromondo").«Dubbia la legittimità costituzionale delle norme - si legge nel documento - perché fortemente lesive dell'autonomia finanziaria e gestionale costituzionalmente garantita agli enti decentrati. Il decreto, inoltre, opera in modo difforme ed eterogeneo colpendo in modo diverso i Comuni a seconda che abbiano effettuato molti o pochi impegni di spesa dall'inizio dell'anno e penalizzando anche i Comuni più virtuosi che hanno rispettato i vincoli imposti dal patto di stabilità interno».«Per rispettare il decreto - prosegue l'ordine del giorno - i Comuni dovrebbero operare dei tagli immediati alle voci di spesa già preventivate ed impegnare somme inferiori a quelle disponibili in settori che riguardano l'essenza stessa dell'amministrazione comunale, in quanto, mentre nella voce "consumi intermedi" le amministrazioni dello Stato ricomprendono voci di spesa che non riguardano direttamente i servizi erogati ai cittadini, il contrario accade per quanto concerne la voce "acquisto di beni e servizi" dei bilanci comunali».«E' evidente quindi - sottolineano i consiglieri firmatari - che i vincoli colpirebbero pesantemente anche tutta una serie di servizi oggi, già faticosamente, erogati dai comuni e quindi i tagli ai bilanci comunali si tradurranno inevitabilmente in minori tutele per i cittadini, soprattutto di quelli più poveri e già in difficoltà, limitando le politiche di welfare dei Comuni e le misure di protezione sociale, in una congiuntura economica già difficile».«L'Italia - ha rilevato il capogruppo dei Ds Ugo Caffaz - sta attraversando una crisi economica e sociale come mai si era vista in questi anni. Il nostro paese meriterebbe un governo e un Presidente del Consiglio più seri, avrebbe bisogno di una solida guida dell'economia per evitare la perdita di controllo sulla spesa pubblica e per garantire lo sviluppo. Invece ci troviamo davanti ad un provvedimento che avrà come unico risultato quello di incidere pesantemente sulle buste paga di milioni di lavoratori. Minori trasferimenti agli enti locali significherà riduzione dei servizi essenziali». (fn)Questo il testo dell'ordine del giorno:Tipologia: ORDINE DEL GIORNOSoggetto/i proponente/i: Caffaz, Morrocchi, Imperlati, Carrai, Varrasi, Falciani, Rotondaro, Sgherri, De ZordoOGGETTO: Impatto del D.L. N. 168/2004 sui bilanci comunaliTESTOORDINE DEL GIORNO: IMPATTO DEL D.L. N. 168/2004 SUI BILANCI COMUNALI.VISTAla manovra correttiva dei conti pubblici predisposta dal Governo contenuta nel D.L. n. 168 del 12 luglio 2004 recante interventi urgenti per il contenimento della spesa pubblica;PREMESSOche il governo non ha attivato nessuna forma di concertazione istituzionale preventiva con gli altri livelli di governo destinatari della manovra correttiva, il che rende evidente lo stato di assoluta crisi in cui versano i rapporti fra i livelli di governo del Paese e che la procedura seguita si pone in aperto contrasto con quel principio di leale collaborazione tra i livelli istituzionali sancito, prima di tutto, dal dettato costituzionale, come ormai più volte ribadito dalla Corte Costituzionale nelle recenti sentenze sul nuovo titolo V, ed evidenziato altresì nell'Accordo interistituzionale del giugno 2002, i cui principi di azione comune sono stati sistematicamente violati dal governo soprattutto in tema di finanza pubblica;RITENUTAdubbia la legittimità costituzionale delle norme di contenimento della spesa pubblica contenute nel D.L n. 168 in quanto fortemente lesive dell'autonomia finanziaria e gestionale costituzionalmente garantita agli enti decentrati, in aperto contrasto con l'attuale formula costituzionale e con quello spirito di "collaborazione tra le diverse componenti dello Stato nelle materie di interesse comune" auspicato con l'Accordo Interistituzionale siglato il 20 giugno 2002 tra Governo e Autonomie locali;VISTOche il decreto dispone che per i comuni con oltre 5000 abitanti la spesa non potrà essere, nel bilancio 2004, superiore a quella media annua del triennio 2001-2003 ridotta del 10%, misura questa che produrrebbe un taglio insostenibile delle risorse degli enti ad oltre metà dell'anno in corso;RICORDATOche la manovra fa seguito ad interventi analoghi già contenuti nelle leggi finanziarie degli ultimi due anni, tutte decisioni che hanno già richiesto un notevole sforzo per mantenere la qualità e quantità di servizi offerti alla popolazione pur limitando i costi delle amministrazioni;RILEVATOche il decreto, inoltre, opera in modo difforme ed eterogeneo colpendo in modo diverso i comuni a seconda che abbiano effettuato molti o pochi impegni di spesa dall'inizio dell'anno e penalizzando anche i Comuni più virtuosi che hanno rispettato i vincoli imposti dal patto di stabilità interno;RAVVISATOche per rispettare il decreto i comuni dovrebbero operare dei tagli immediati alle voci di spesa già preventivate ed impegnare somme inferiori a quelle disponibili in settori che riguardano l'essenza stessa dell'amministrazione comunale, in quanto, mentre nella voce "consumi intermedi" le amministrazioni dello Stato ricomprendono voci di spesa che non riguardano direttamente i servizi erogati ai cittadini, il contrario accade per quanto concerne la voce "acquisto di beni e servizi" dei bilanci comunali.E' evidente quindi che i vincoli colpirebbero pesantemente anche tutta una serie di servizi oggi, già faticosamente, erogati dai comuni e quindi i tagli ai bilanci comunali si tradurranno inevitabilmente in minori tutele per i cittadini, soprattutto di quelli più poveri e già in difficoltà, limitando le politiche di welfare dei comuni e le misure di protezione sociale, in una congiuntura economica già difficile.Preso atto, perciò, della inapplicabilità del provvedimento di contenimento del 10% della spesa corrente su bilanci già approvati e in buona misura con capitoli di spesa già impegnati;CONSIDERATOil giudizio espresso dalla Corte dei Conti nella relazione annuale presentata nei giorni scorsi in Parlamento che certifica la virtuosità del comparto enti locali all'interno della Pubblica Amministrazione e rende, pertanto, ancora più inaccettabili, iniqui ed ingiusti i tagli alle spese nonché le limitazioni all'autonomia degli enti locali contenute nella manovra predisposta dal Governo;RILEVATOaltresì che l'attuale formulazione dell'art. 1 comma 11, così come emendato alla Camera dei Deputati, evidenzia l'intento penalizzante nei confronti degli enti locali.Da un lato gli enti virtuosi si trovano a subire comunque l'obbligo di riduzione della spesa non impegnata al 12 luglio, a prescindere da qualsivoglia riferimento al rispetto dei livelli di spesa già fissati nel Patto di stabilità interno.Dall'altro si impone agli enti che non abbiano rispettato il Patto una manovra inattuabile ed eccessivamente penalizzante: è tecnicamente impossibile ridurre gli stanziamenti già impegnati.Si ricorda, inoltre, che gli obiettivi del Patto devono essere rispettati entro la fine dell'anno finanziario e ben potrebbe essersi verificata la situazione di enti che al 30 giugno sono fuori dai limiti ma prevedono di rientrare entro la fine dell'anno: questo perché il disavanzo non è determinato solo dai livelli di spesa ma anche dalle entrate i cui tempi di realizzazione possono dipendere da fattori non attribuibili egli enti.Ne consegue che, come i fatti dimostrano, tale misura non mira soltanto ricondurre la spesa dei comuni entro i limiti imposti dal Patto, ma è preordinata a compensare i disavanzi verificatisi in altri comparti della Pubblica amministrazione;Ciò che distingue la posizione degli enti virtuosi da quelli che hanno violato i limiti del Patto è la metodologia di calcolo della spesa da ridurre.Si reputa pertanto indispensabile una soluzione praticabile per gli enti che non abbiano rispettato il Patto di stabilità interno.CONDIVISOIl documento di indirizzi e proposte approvato dal Comitato Direttivo dell'Anci il 7 luglio u.s. in merito alla predisposizione del Dpef da parte del Governo;CONSIDERATOOpportuno conoscere il complesso degli indirizzi contenuti nei provvedimenti di prossima emanazione da parte del Governo, ed in particolare la relazione tra la manovra in corso, il Dpef 2005 e la prossima legge finanziaria;Tutto ciò premesso il Consiglio Comunale delibera:di condividere il parere negativo espresso dall'Anci su ddl di conversione del D.L. 12 luglio 2004 n. 168;di chiedere la soppressione del comma 11 dell'articolo 1 e, di conseguenza, l'inapplicabilità dei commi 9 e 10 agli enti locali;in mancanza delle modifiche richieste, il Consiglio delibera di applicare, in via interpretativa, la circolare emanata dall'Anci che, allegata al presente atto, ne costituisce parte integrante e sostanziale e che sarà inviata agli uffici apicali dell'ente quale atto normativo di indirizzo.di inviare la presente delibera e i suoi allegati al Presidente della Repubblica, ai Presidenti del Senato e della Camera dei Deputati, al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro dell'Economia e delle Finanze e al Presidente dell'Anci.