Giachi: «Atto gravissimo aver impedito a Caselli di parlare»
«Il metodo e le accuse contro di lui ci riportano indietro negli anni ricordando che un filo sottile, ma ancora presente unisce il reducismo degli anni di piombo, che riteneva Caselli un nemico da abbattere, con la parte più dura e intransigente del movimenti». Lo ha detto la vicesindaca e assessora all’università Cristina Giachi commentando l'annullamento della conferenza organizzata da Libera e dalla Sinistra Universitaria dopo l’annuncio di un presidio e le contestazioni nei confronti dell’ex procuratore di Torino da parte del Collettivo di Scienze politiche.
«Si è impedito di parlare – ha aggiunto la vicesindaca – ad un magistrato che in passato ha combattuto sino in fondo, e a rischio della sua stessa vita, le due più importanti battaglie democratiche combattute nell’Italia del dopoguerra: negli anni Settanta e Ottanta contro il terrorismo, negli anni Novanta contro la mafia dopo le stragi di Capaci e via D’Amelio».
«Questo episodio ricorda, purtroppo, altre brutte pagine della storia italiana e fiorentina – ha ricordato Cristina Giachi – esattamente 90 anni fa, nel marzo 1925, un gruppo di fascisti armati di bastoni cercò di impedire, nell’aula magna di piazza San Marco, la lezione dello storico Gaetano Salvemini, il maestro dei fratelli Rosselli. Il giurista Piero Calamandrei, che teneva lezione al piano terra, salì di corsa per dar man forte al collega. Scrisse nei suoi diari di quelle ore di vergogna: ‘Soprattutto mi restarono impressi, nei cento volti di quella canea urlante, gli occhi di Alessandro Pavolini che capeggiava l’impresa; egli mi guardava senza parlare con occhi così pieni di acuminato odio, che quasi ne rimasi affascinato come se fossero occhi di un rettile’».
«Uno dei principi basilari della democrazie è difendere il diritto di tutti a dire anche le cose per noi più detestabili – ha concluso – queste conquiste sono troppo preziose per essere trasformate in valori negoziabili sotto il ricatto di pochi facinorosi. Oggi il nostro compito è batterci per la loro difesa». (fn)