Giachi: «Ue come terra dei diritti, ecco il nostro modello di globalizzazione»

Stamani la vicesindaca a Villa Salviati per il ‘Premio cittadino europeo 2014'

«Europa come terra dei diritti: ecco quale può essere il nostro modello di globalizzazione». Lo ha sottolineato la vicesindaca e assessora all’educazione Cristina Giachi intervenendo, questa mattina a Villa Salviati (sede degli archivi storici dell’Unione europea) per il ‘Premio cittadino europeo 2014’.
Il riconoscimento, istituito dal Parlamento europeo nel 2008, celebra ogni anno i cittadini singoli o gruppi che con le loro attività si sono distinti per rafforzare l’integrazione europea e il dialogo tra i popoli, mettendo in pratica i valori contenuti nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea.
I vincitori di questa edizione sono ‘Cittadini di Lampedusa’, ‘Sos emergenza rifugiati Milano’, ‘Libera’, e ‘Sos scuola Alveare Cinema’ e la professoressa Maria De Biase, dirigente scolastico dell’istituto comprensivo ‘Teodoro Gaza’ di San Giovanni a Piro (Salerno).
«Nel Preambolo alla Carta – ha ricordato la vicesindaca Giachi – si afferma che l’Ue ‘pone la persona al centro della sua azione istituendo la cittadinanza dell’Unione e creando uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia’. Parlando di ‘persona’, non si è evocata una astrazione. Al contrario. Con quella parola ci si voleva allontanare proprio dalle astrazioni, consegnate a termini come soggetto o individuo, e si intendeva dare rilievo alla vita materiale, alle condizioni concrete dell’esistere, ad un ‘costituzionalismo dei bisogni’ fondato sull’inviolabile dignità di tutti e ciascuno Basterebbe solo questo preambolo per sentirsi orgogliosi di essere cittadini europei».
«A me fa molta impressione vedere l’elenco dei vincitori di questo premio – ha rilevato - nel Mediterraneo ormai quasi ogni giorno muoiono centinaia di persone che all’Europa guardano con speranza, fuggendo dalla guerra, dalle persecuzioni, dalla miseria. Nel nostro Paese si combatte ogni giorno una guerra contro le mafie e la marginalità sociale. Questo premio ci ricorda che non possiamo dimenticare che l’Europa è sempre stata, storicamente, terra di diritti. Ecco, dunque, quale può essere il nostro modello di globalizzazione: la ricostruzione di una cultura europea di nuovo sensibile a questo».
«Nella deprecata e presunta inefficiente prima Repubblica – ha concluso Cristina Giachi - gli anni Settanta furono una straordinaria stagione dei diritti, che mutarono nel profondo la società italiana e l’organizzazione istituzionale. Questo processo storico ci invita a riflettere su quali siano state le spinte propulsive che resero possibile tutto questo. Sicuramente il riferimento ai principi e ai diritti costituzionali. L’Europa li ha riaffermati nella sua Carta. E di essa oggi abbiamo sempre più bisogno, perché da qui passa l’azione dei ‘cittadini europei’, protagonisti indispensabili di un possibile tempo nuovo». (fn)