Commemorato all'aula bunker il magistrato Gabriele Chelazzi

È il pm che individuò e fece condannare mandanti ed esecutori delle stragi '93-'94

Tra il 27 maggio e il 27 luglio 1993 l’Italia pianse dieci innocenti, decine di feriti e danni irreparabili al patrimonio artistico. A 22 anni di distanza le oscure ragioni di quella strategia terroristica, che oltre Firenze colpì Roma e Milano, sono state quasi del tutto individuate: gli uomini che azionarono le autobombe in nome e per conto della mafia siciliana (ovvero Cosa Nostra), e chissà per quali altri mandanti, volevano costringere lo Stato a far marcia indietro sul ‘carcere duro’ per i boss mafiosi e sulla legge sui pentiti.
Oggi, a 12 dalla scomparsa, Firenze ha ricordato Gabriele Chelazzi, il pubblico ministero che ha coordinato le indagini sulle autobombe del ’93-‘94: l’attentato a Maurizio Costanzo (a Roma), la strage di via dei Georgofili a Firenze e quelle di via Palestro a Milano e le due di Roma, a San Giovanni in Laterano e a San Giorgio al Velabro (oltre ai falliti attentati allo stadio Olimpico nel gennaio 1994 e al pentito Salvatore Contorno nell’aprile di quello stesso anno). L’appuntamento era all’aula bunker di Santa Verdiana, dove, dal novembre 1996 al giugno 1998 si svolse il processo di primo grado che vide il pm Chelazzi rappresentare la pubblica accusa insieme al pm Giuseppe Nicolosi. Nell’occasione sono stati presentati degli atti del convegno ‘Le ferite della memoria. Il contesto delle stragi’ che si svolse a Firenze per il X anniversario della strage di via dei Georgofili.
La commemorazione, presieduta dal presidente del tribunale Antonio Banci, si è aperta con i saluti della vicepresidente della Regione Stefania Saccardi e della vicesindaca e assessora all’educazione e alla legalità Cristina Giachi.
Erano presenti Caterina Romagnoli Chelazzi, l’ex presidente del tribunale Enrico Ognibene, Giovanna Maggiani Chelli, presidente dell’associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili, i sostituti procuratori generali Giuseppe Nicolosi e Alessandro Crini e l’avvocato Danilo Ammannato.
Grazie al lavoro di Chelazzi, e a quello dei colleghi Piero Luigi Vigna, Francesco Fleury, Nicolosi e Crini, boss e gregari di Cosa Nostra sono stati condannati definitivamente quali mandanti ed esecutori di quella stagione di terrore.
Tra questi i capi della mafia siciliana condannati dalla corte d’assise di Firenze: Salvatore Riina, Bernardo Provenzano, Leoluca Bagarella, i fratelli Graviano, Matteo Messina Denaro. (fn)