Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a Palazzo Vecchio, l'intervento del sindaco Renzi

 

Questo l’intervento del sindaco Matteo Renzi durante l’incontro con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che si è svolto nel Salone dei Cinquecento:


“Dal profondo del cuore voglio dirle benvenuto e bentornato a Firenze.
Lei ci conosce bene, conosce le qualità e i nostri tanti limiti. Potrà sembrarle dunque strano che nella città che per certi aspetti è capitale mondiale di divisioni, guelfi e ghibellini, e poi guelfi bianchi e guelfi neri, oggi siamo davvero felici e trepidanti per la sua presenza qui, come simbolo dell’unità nazionale, come garante dei valori istituzionali e costituzionali, per l’alto ministero che lei esercita. Questo affetto e questa attesa nasce anche dal grande calore e dalla grande gratitudine che proviamo per le parole che lei esprime e per le modalità con le quali in tempi non facili sta esercitando una funzione insostituibile all’interno del dibattito politico italiano. Grazie davvero.
Glielo dico a nome di una città che è con lei quando interviene alle Nazioni Unite e rivendica la necessità di un ruolo più forte delle istituzioni internazionali in questa fase così delicata. Glielo dico pensando ai suoi interventi sull’Europa, proprio anche tre giorni fa, in un video messaggio dal Quirinale per il Festival europeo che si è svolto a Firenze. Ci vorrebbe un dj diverso nella politica italiana capace di alzare il tono della qualità della discussione e di abbassare, come ella ha fatto e richiesto ancora ieri, il tono dello scontro. E glielo dico pensando anche a quei momenti in cui lei si muove e si commuove davanti alle tante famiglie di italiani che hanno perso un proprio congiunto, che hanno perso un congiunto nell’esercizio delle proprie funzioni e dei propri doveri, quelle persone che sono dei martiri per il nostro Paese a cui va la gratitudine dell’Italia intera.
Caro presidente, la accoglie una città che come tutte vive una crisi economica e finanziaria, ci sono aziende artigiane che non ce la fanno più, ci sono persone in cassa integrazione, ci sono giovani che vivono nella precarietà che è un ostacolo a un disegno compiuto di vita, ma anche c’è il dolore dei cinquantenni che perdono il posto di lavoro che fanno una fatica quadrupla. Però la accoglie una città che non è grigia ma è a colori - perché è giusto dirlo quando le cose vanno bene - una città che ha aziende che stanno tornando a correre, che hanno vissuto un 2010 molto positivo, un turismo che cresce a doppia cifra, un dinamismo delle istituzioni culturali che è molto forte e ricco e che porta, per esempio, questo Palazzo ad accogliere anche la notte i turisti e i cittadini, arrivando già a fare il ritorno economico necessario per non essere in deficit. Siamo una città che nella storia ha sempre dimostrato che con la cultura si può mangiare, anche troppo forse in passato. Quello che oggi ci rende particolarmente fieri e felici e l’idea che con la cultura si possa nutrire il nostro spirito e con la cultura, con il senso di identità profonda, si possa affrontare la sfida del domani partendo da un’idea di appartenenza alla quale ella ci ha richiamato in questi anni.
I 150 anni dell’unità sono l’occasione per apprezzare la bandiera che lei ha voluto donare a tutti i sindaci delle città capitali a Reggio Emilia e che andrà, in modo simbolico ma non soltanto simbolico, sul nuovo Parco della musica, per la quale la ringraziamo non soltanto per il sostegno costante ma anche per la presenza che ci onorerà all’interno dell’ultima recita dell’Aida.
Vogliamo mettere questa bandiera, simbolo dell’appartenenza in un monco che è fatto spesso di apparenza, sopra il nuovo teatro del maggio, sopra il simbolo delle opere per i 150 anni. Perché vogliamo ricordare a tutti noi, signor presidente, che questa grande iniziativa e queste celebrazioni hanno un valore non soltanto per il ricordo storico che anche ieri è stato magistralmente tenuto in Santa Croce. Abbiamo dimostrato che i fiorentini e i toscani non sono stati spettatori in tribuna ma protagonisti dell’unità d’Italia. Queste celebrazioni hanno un senso solo pensando al nostro futuro, al nostro domani, all’idea che ciascuno di noi possa suscitare nel proprio cuore delle domande che la cultura e la musica e la comunità esprime e tentare di darvi una risposta con la capacità di sognare il proprio domani e non soltanto di ricordare il proprio passato.
Caro presidente, Firenze città produttrice di bellezza, portatrice sana di entusiasmo e di capace di tanti litigi e di tante divisioni, è una città che le è grata in modo particolare per aver scelto un programma nella due giorni di visite particolarmente significativo: la cornice storica con il convegno su Ricasoli; la visita ad alcune istituzioni che ci rendono orgogliosi di far parte di una storia condivisa, e soprattutto la volontà di mettersi in gioco con i nostri studenti. È come se oggi il presidente della Repubblica fosse qui a dire a ciascuno di noi che la bellezza che ci circonda non è una bellezza fine a se stessa ma impone a tutti noi e voi - ragazze e ragazzi che avete la fortuna di confrontarvi con il presidente - di essere capaci e degni di questa bellezza. Soltanto così la politica tornerà ad avere la dignità che le compete, soltanto così le istituzioni potranno essere capaci di guardare al futuro, soltanto così il cuore di Firenze potrà accogliere il cammino dell’unità non come una vuota liturgia ma con quello spirito e ricco di entusiasmo che il presidente della Repubblica ci ha trasmesso. Grazie davvero di essere con noi”.