Categoria
Oggi nei consigli comunali di oltre 100 Comuni della Toscana, si è discusso della Legge Finanziaria 2006 e delle proposte di una serie emendamenti proposti dall'Anci nazionale. E' stata l'assessore al bilancio Tea Albini a intervenire in consiglio comunale. Questo il testo del suo intervento:"In molti comuni toscani oggi si discute di Legge finanziaria e non perché si debba svolgere una mera discussione accademica o di schieramento, ma perché crediamo che finché la legge non è approvata ci possa e ci debba essere la possibilità di modificarla.E se oggi da parte degli enti locali venisse un invito al governo, al parlamento a valutare con attenzione le osservazioni e le proposte dei Comuni, non finalizzate a tirarsi fuori dalle responsabilità ma per collaborare, così come del resto è sempre stato fatto, potremmo dire di non aver perso tempo.Noi chiediamo di tenere aperto un tavolo dove confrontarsi, dove ascoltare le ragioni l'uno dell'altro e dove ci sia nel rispetto del ruolo e dei compiti di ciascuno, la possibilità di cambiare una brutta legge finanziaria.La nostra Amministrazione, insieme all'ANCI e ai Comuni italiani, è consapevole che ci sono scelte difficili ed importanti da fare sia sul fronte del risanamento dei conti pubblici (sappiamo bene che l'Unione europea ha posto termini e condizioni precise per riportare il rapporto fra deficit e Pil sotto il 3%) sia per rilanciare la nostra economia e ridistribuire risorse sul piano sociale.Per raggiungere questi obiettivi la collaborazione e l'intesa istituzionale sono assolutamente necessarie e noi siamo senz'altro disponibili a fare la nostra parte. Del resto, l'abbiamo sempre fatto.È la Corte dei Conti, non siamo noi, a dire che, nello stesso 2004, i Comuni hanno fatto risparmiare allo Stato, in termini di cassa, 500mln in più di quello che era stato loro richiesto! Del resto oltre il 95% dei Comuni rispetta in pieno il Patto di stabilità.Purtroppo, la strada che si è seguita e si sta seguendo è quella delle scelte unilaterali, non condivise, calate dall'alto.E voglio anche dire chiaramente che una parziale redistribuzione dei tagli di risorse tra Comuni, Province e Regioni non cambierebbe di molto la sostanza di questa Finanziaria e produrrebbe l'inaccettabile effetto di mettere le istituzioni locali le une contro le altre.Non solo, dal Governo e dalla sua maggioranza si è alimentata un'inconcepibile e superficiale campagna di discredito nei confronti dei Comuni italiani.È paradossale e sgradevole la campagna sulle auto blu, sulle spese di rappresentanza, sui viaggi all'estero e sulle consulenze, se si pensa alla situazione di molti piccoli comuni sotto i 5.000 abitanti che hanno il problema di pagare la bolletta della luce o di tenere aperti gli uffici.E per quanto riguarda, invece, le grandi città, voglio soltanto ricordare che certe spese, come ad esempio quelle per consulenze, sono sottoposte a meccanismi di controllo e di verifica tali (dai revisori interni fino alle sezioni regionali della Corte dei Conti) da ridurre notevolmente il potere discrezionale degli amministratori locali.Anche l'art. 13 della Finanziaria, relativo alla "riduzione dei costi della politica" merita, in questo senso, una riflessione. Si ha idea di quali siano le indennità lorde dei sindaci dei Comuni italiani, a cominciare da quelli più piccoli? E di quanto sarà irrilevante il risparmio di spesa relativa (circa 19mln), soprattutto se si pensa che dovrebbe confluire nel Fondo Nazionale per le Politiche Sociali, il cui taglio però è superiore ai 500mln. Che senso ha istituire un Fondo di 1mld e 140mln di euro a sostegno delle famiglie e per la solidarietà sociale, se contemporaneamente si riducono i servizi nei Comuni e si dimezza il Fondo Nazionale per le Politiche Sociali?Brevemente voglio ricordare che questa Finanziaria viene proposta in un contesto che vede il Governo disattendere all'impegno preso direttamente dal Ministro Maroni con l'ANCI per il reintegro nel 2005 di 520mln di euro del Fondo Nazionale per le Politiche Sociali. Anche l'istituzione del fondo nazionale per gli interventi contro l'inquinamento atmosferico è in alto mare, mentre purtroppo dobbiamo rilevare la progressiva e pesante riduzione dei fondi per gli affitti delle famiglie disagiate (meno il 48% fra il 2000 ed il 2005, e ulteriore taglio di 13mln di euro per il 2006). A ciò si aggiunga che negli ultimi tre anni le risorse trasferite dallo stato alle regioni per l'edilizia residenziale pubblica sono diminuite del 55%. Tutto questo mentre nelle nostre città è sempre più difficile comprare o affittare un alloggio soprattutto per determinate categorie.In questi anni è stato sempre più difficile programmare i nostri bilanci su base pluriennale, senza doverci trovare, praticamente ogni anno, di fronte a cambiamenti sostanziali non solo di importanti singole norme, ma addirittura dell'impianto strategico complessivo delle politiche economico-finanziarie. Già con i Governi di centro-sinistra, abbiamo avuto continue modifiche del Patto di stabilità con il passaggio dai "saldi di bilancio" (l'impostazione che proponiamo) ai "tetti di spesa". Abbiamo avuto tagli ai trasferimenti dell'1% su base annua dal 2001 ed il blocco delle addizionali Irpef nel 2003, prorogato poi di Finanziaria in Finanziaria su più che dubbie basi di costituzionalità, anche per quei Comuni che ne avevano programmato l'applicazione sull'arco dei tre anni stabiliti. Abbiamo dovuto subire il famigerato decreto "tagliaspese" del luglio 2004, Salvo poi apprendere in quella stessa estate dal nuovo Ministro dell'Economia che mai più si sarebbe ricorsi ad atti improvvisi ed unilaterali di quel genere, poiché ci si sarebbe invece ispirati al cosiddetto metodo Gordon Brown, con il tetto d'incremento della spesa su base annua del 2%. Oggi, con la Finanziaria attualmente in discussione, questa impostazione del Patto di Stabilità viene rinnegata e ricacciata in soffitta.Più nel merito, non era mai accaduto che la manovra imponesse un "tetto negativo", calcolato addirittura sui consuntivi dell'anno precedente, cioè il 2004, e quindi notevolmente superiore a quel 6,7% che sta scritto in Finanziaria e realisticamente valutabile, intorno al 13,5%. E non si era mai visto che, in barba ad ogni federalismo, si andasse a dire, ad ogni Comune dove e come tagliare, oltretutto in modo impreciso e assolutamente poco realistico.Mi riferisco al fatto che la presunta "esclusione della spesa sociale" dalla riduzione di spesa imposta dal nuovo Patto di Stabilità, si basa su una interpretazione del tutto riduttiva di ciò che è effettivamente "spesa sociale" per i Comuni, dal momento che si può ragionevolmente considerare che essa si aggiri in media attorno al 30% del bilancio di ciascun ente e non riguardi soltanto le voci cui fa riferimento la Finanziaria (il titolo 10 della nostra contabilità).Mi riferisco, ancora, al fatto che pure la voce relativa al personale, non è per nulla esente da tagli, dal momento che si chiede agli enti locali di non superare nel prossimo triennio, l'ammontare delle spese per il personale dell'anno 2004 diminuite dell'1%, inclusi i lavoratori a tempo determinato con Co.Co.Co.Si sostiene, che i trasferimenti erariali non vengono ridotti: ma il problema è che non c'è il calcolo dell'inflazione, per cui si ha una decurtazione reale intorno al 2%.Senza considerare che, con il tetto di spesa "negativo" previsto, ci sta anche che qualche Comune, pur avendo a disposizione delle risorse, non sia neppure nelle condizioni di poterle spendere! Oppure misure come quelle relative alla totale esenzione dell'ICI sugli immobili religiosi, anche quelli commerciali, che porteranno ad ulteriori riduzioni delle entrate comunali.E dobbiamo fare, fino alla noia, l'elenco delle voci di spesa, su cui ci viene di fatto richiesto di intervenire con i tagli: istruzione e formazione (inclusi la refezione scolastica e gli scuolabus); sport, cultura, spese di manutenzione (a cominciare dalle strade), illuminazione pubblica, trasporti, ambiente, accoglienza e assistenza per i minori non accompagnati, attività di inclusione sociale, immigrazione, servizi turistici.Sono settori fondamentali che, peraltro, vengono ulteriormente penalizzati da altre riduzioni di risorse che riguardano il fondo per lo spettacolo, l'edilizia scolastica, il diritto allo studio, le politiche per la mobilità, ecc.A Firenze, con questa Finanziaria, dovremo operare un taglio di oltre 19mln di euro sul 2004.Noi siamo seriamente preoccupati delle ripercussioni negative che ci potrebbero essere per le famiglie, per i cittadini e per la qualità della vita nelle nostre città.Questa preoccupazione non è solo di noi amministratori, ma è ormai diffusa e condivisa tra le forze sociali ed economiche della nostra città.Trovo assai significativo ed importante il documento sulla Finanziaria approvato a Firenze da tutte le organizzazioni sindacali ed economiche dopo l'ultimo tavolo di concertazione.Eppure, i Comuni, tramite la loro Associazione, hanno presentato puntuali emendamenti e proposte che sarebbero in grado di contribuire al raggiungimento di obiettivi di rigore ed equità che dovrebbero ispirare le politiche nazionali in questo momento.Per esempio potremmo condurre, Comuni e Stato, una lotta all'evasione fiscale, di cui oggi si torna a parlare, ma in modo ancora troppo astratto e generico.Potremmo stabilire insieme dei criteri (per es. lo stato economico sociale e demografico di un Comune, la dimensione, la "virtuosità", il contributo al raggiungimento di determinati obiettivi) e su questa base differenziare le richieste ai singoli Comuni o a classi di Comuni, perché l'ingiustizia e l'errore più grande di questa Finanziaria 2006 consistono proprio nel trattare gli Enti Locali come un tutto indistinto, che annulla particolarità e differenze.Analoga considerazione vale per altre due annose questioni: la ristrutturazione del debito dei Comuni, con la relativa rinegoziazione dei mutui (sollevata al Ministro Tremonti dal nostro Presidente dell'ANCI) e l'attribuzione del catasto ai Comuni rispetto alla quale continuiamo a non capire resistenze e diffidenze.L'apertura di una collaborazione istituzionale seria sulla Finanziaria allargherebbe il confronto anche a questioni che non riguardano solamente la parte della manovra relativa ai Comuni.Se l'obiettivo è la crescita della competitività dell'Italia, ci chiediamo come si possano escludere le realtà istituzionali locali, ed in particolare, i Comuni dalla impostazione delle strategie necessarie a raggiungere questo scopo. Investimenti pubblici locali; piani strategici, progetti coordinati pubblico-privati, interventi mirati per la modernizzazione delle nostre città, sono componenti essenziali per la possibile ripresa dell'economia italiana.Come si vede la nostra non è un'impostazione di mera denuncia o di lamentazione fine a se stessa: abbiamo delle idee e delle proposte, vogliamo esporle nelle sedi opportune e discuterne. Vogliamo essere ascoltati, nell'interesse del nostro sistema istituzionale e del Paese intero".(fd)