40 dellAlluvione, lintervento dellassessore Bevilacqua al Convegno Le radici della partecipazione. Firenze e i

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Questo il testo dell'intervento dell'assessore alla partecipazione democratica Cristina Bevilacqua al convegno che si è tenuto stamani nel Salone dei Duecento di Palazzo Vecchio "Le radici della partecipazione. Firenze e il suo Territorio" a cui ha preso parte anche l'assessore regionale alle riforme istituzionali Agostino Fragai, Laura Grazzini del Arci, Massimo Morisi dell'Università di Firenze, Enzo mazzi della Comunità Isolotto, il presidente del quartiere 4 Giuseppe D'Eugenio, Stefano Bassi ella Lega delle Cooperative e altri rappresentanti istituzionali."Sono quasi passati 40 anni dall'alluvione. Il 4 novembre 1996 l'Arno invadeva la città, e mentre lo Stato andava sott'acqua i cittadini si organizzavano. Nascevano i Centri di soccorso nelle Case del Popolo e nelle Parrocchie e poi i Comitati di Quartiere dove cominciò a prendere forma una straordinaria mobilitazione civile, in cui le persone si attivarono con spirito solidale per un interesse generale. Un modo nuovo di fare politica che coinvolgeva le nuove generazioni e rafforzava una tradizione di civismo solidale e partecipe che col tempo è diventata parte integrante dell'identità collettiva della città.Quest'anno ricorre anche un altro anniversario, il 26 novembre del 1976 a Firenze sono nati i Consigli di Quartiere, primi in Italia e esempio per tutti, frutto della partecipazione attiva dei cittadini alla vita pubblica. La loro nascita è il risultato di un lungo processo che si collega fino alla lotta di liberazione partigiana e alla ricostruzione delle istituzioni che caratterizzò gli anni successivi alla seconda guerra mondiale. A cavallo tra gli anni sessanta e gli anni settanta si condensarono alcuni importanti avvenimenti. Il loro tratto comune è sia l'auto-organizzazione spontanea dei cittadini sia una forte fiducia nella possibilità di migliorare la realtà attraverso l'impegno concreto di ciascuno. Alcuni esempi che animarono quella stagione sono stati i comitati di quartiere, i comitati dei genitori, le scuole popolari, i doposcuola, poi sfociati nelle norme dei decreti delegati. Anche queste esperienze sono e saranno al centro della nostra attenzione.La scuola divenne luogo di collaborazione tra istituzioni, famiglie e territorio, oltre che tra generazioni. Le microcomunità locali iniziarono ad organizzare strumenti di autogoverno per curare insieme alcune esigenze comuni e per migliorare il contesto urbano in cui erano inserite. I quartieri, con le scuole, i circoli ricreativi, i gruppi sportivi, le parrocchie, le case del popolo, i giardini pubblici divennero un luogo particolarmente significativo per le relazioni sociali garantendo il mantenimento di un volto umano ad un sistema urbanistico in rapida espansione.I conflitti e le contraddizioni tipici del processo di modernizzazione erano inseriti in questo modo in un sistema coeso in grado di gestire le varie criticità. Questo processo si collegò ai grandi movimenti di emancipazione, dal femminismo alla contestazione studentesca, dal pacifismo all'ambientalismo, dalle lotte dei lavoratori al rinnovamento ecclesiale. Ne scaturì una rete di associazioni, di gruppi informali, di comunità di base, molti dei quali sono in attività ancora oggi.I Consigli di Quartiere, furono il prodotto di questo fermento. Grazie ad essi si cercò di avvicinare le istituzioni agli abitanti e soprattutto si coinvolsero maggiormente i cittadini nelle decisioni pubbliche. Nel corso degli anni è progressivamente cambiata la natura dei Consigli di Quartiere, sia per le funzioni svolte che per la fisionomia assunta con il passaggio da 14 a 5. Oggi essi mantengono i compiti originari: il raccordo tra le decisioni dell'Amministrazione comunale e la comunità locale, esprimendo i bisogni e le istanze delle varie aree in cui è suddiviso il territorio, la cura del rapporto capillare e costante con i cittadini, la promozione di iniziative diffuse. Ma hanno anche altre funzioni, soprattutto per quanto riguarda la gestione di vari servizi, dai servizi sociali al verde pubblico, dalle biblioteche all'anagrafe.Il Comune di Firenze sta lavorando a rafforzare e a ridefinire l'impianto attuale dei quartieri: il Programma di Mandato del Sindaco 2004-2009 dice che "E' necessario riformare l'assetto istituzionale, territoriale e amministrativo dei quartieri in funzione dell'identità, dell'erogazione dei servizi e della partecipazione, e per trasformarli in Municipi di quella che sarà l'area metropolitana, con il potenziamento di ruolo, funzioni, attività di informazione e servizi alle persone attraverso un deciso decentramento di competenze e di risorse". Segue un altro passaggio importante "i quartieri sono un attore primario della partecipazione e uno snodo essenziale per operare concretamente per un ulteriore avvicinamento ai cittadini".A Firenze si sta facendo molto per introdurre forme di democrazia diretta. Ad esempio il percorso partecipato in vista dell'approvazione del programma di mandato del sindaco, i laboratori di progettazione partecipata in più zone e piazze, l'istituzione degli organismi di partecipazione nell'ambito della Società della Salute, il Forum per il Piano Strutturale, esperienza particolarmente impegnativa, ricca ed estesa, il percorso di partecipazione in occasione della Conferenza Metropolitana per la Cultura.Dall'insieme di queste esperienze è possibile cogliere indicazioni utili per il futuro.Un primo aspetto riguarda la certezza e l'efficacia degli esiti dei processi di partecipazione democratica. È necessario chiarire fin dall'inizio compiti, regole, modalità e poteri del processo di partecipazione. Un secondo aspetto riguarda l'informazione che è un requisito essenziale per rendere possibile il coinvolgimento effettivo e consapevole dei cittadini. Un terzo elemento riguarda la concezione stessa dei processi partecipativi, che devono essere vissuti come strumenti di confronto e di elaborazione non predeterminata, senza posizioni pregiudiziali. Una quarta indicazione segnala l'opportunità di includere tutti i soggetti all'interno di uno stesso processo. Inoltre è importante fare chiarezza nel rapporto tra gli istituti della democrazia partecipativa e quelli della democrazia rappresentativa. Non si tratta di modificare le competenze degli organi istituzionali. Si tratta di prevedere forme di coinvolgimento dei cittadini nelle decisioni pubbliche, innescando processi virtuosi e adottando buone pratiche in grado di garantire scelte avanzate, condivise ed equilibrate. Infine la democrazia partecipata ha bisogno di regole chiare ed efficaci.Partendo da questi presupposti, dopo varie esperienze, bisogna fare un salto di qualità.Per questo stiamo lavorando per individuare strumenti ordinari da inserire nell'ordinamento comunale, attraverso l'approvazione di uno specifico Regolamento per la partecipazione, che disciplini i temi, le modalità e soprattutto gli esiti e i requisiti delle future esperienze di partecipazione democratica e di cittadinanza attiva. Un regolamento che costruiremo con il coinvolgimento dei cittadini e in modo coordinato con la legge che la Regione Toscana sta preparando sulla partecipazione.È una prospettiva impegnativa, ma appassionante, per mantenere un livello elevato di coesione e inclusione sociale e di democrazia che caratterizza i nostri territori e che ha radici lontane, sapendo che l'inserimento dell'impegno civile dei cittadini all'interno di un quadro istituzionale è il modo migliore per assicurare sbocchi effettivi all'esercizio della cittadinanza.Il lavoro che stiamo facendo, anche attraverso il consiglio di oggi riguarda tutti i livelli istituzionali, oltre al Comune, dallo Stato alla Regione Toscana, impegnata all'elaborazione di una legge regionale sulla Partecipazione democratica.Concludendo, la presenza di testimoni diretti, di competenze e di rappresentanti istituzionali, a partire dal ministro Vannino Chiti, dall'Assessore regionale Fragai e dal Sindaco Domenici, ci permette un approfondimento che sarà certamente ricco e produttivo. Vorrei infine ringraziare i presenti, i molti soggetti istituzionali e sociali che hanno collaborato a questo lavoro e alla realizzazione della mostra, il Movimento di quartiere e i tanti cittadini che con la loro testimonianza ci hanno consentito di ricostruire una stagione che ha lasciato un'impronta molto forte nella città, nella sua popolazione e nelle forme della cittadinanza e vorrei invitare tutti a lavorare insieme per sviluppare una società aperta, inclusiva e coesa. Sono convinta che la nostra città, ricca di un forte tessuto sociale e civile, ha le risorse, le capacità e le energie per caratterizzarsi – ancora una volta - come una delle esperienze più avanzate di democrazia partecipata e di cittadinanza attiva.(lb)