Vendita Farmacie comunali, la posizione del Polo

Questo il testo dell'intervento di Gaia Checcucci e Rodolfo Cigliana, responsabili per le privatizzazioni dei gruppi del Polo, sulla vendita delle Farmacie comunali:«Il Polo è convinto che ogni tipologia di servizio ricompresa nella species dei servizi pubblici locali abbia una propria caratterizzazione ed una propria specificità. Il centro destra è altresì il principale sostenitore ( e lo ha dimostrato sia a livello nazionale che locale) di una riorganizzazione della gestione di certi servizi, proprio perché crede che la pubblica utilità e/o la funzione sociale propria di molti di essi, sia un concetto ancora valido e attuale se interpretato e configurato alla luce di alcuni principi e del contesto economico e sociale di riferimento. Questo significa conciliare i valori e le impostazioni culturali-economiche con una buona dose di pragmatismo.E' questo che abbiamo cercato di fare ogniqualvolta siamo stati chiamati all'esame ed al voto di una questione che atteneva il futuro della aziende partecipate e la loro riorganizzazione.In coerenza a quanto sempre sostenuto e ribadito, noi del Polo riteniamo che anche per quanto concerne le farmacie comunali, qualunque forma di monopolio (sia essa pubblica o privata) rappresenti la negazione della liberalizzazione, di quel sano confronto concorrenziale che, ove venga perseguito e garantito da regole certe, consente l'innescarsi di un meccanismo virtuoso, in conseguenza del quale l'efficienza, l'efficacia e l'economicità del servizio si conciliano con quella funzione sociale che i servizi pubblici dovrebbero avere . Sovente, questa funzione sociale è travisata o snaturata. Noi riteniamo che non vada mai dimenticato che un servizio è pubblico perché rivolto alla collettività e non perché gestito dal pubblico. La gestione pubblica non è sempre sinonimo di "socialità"; non lo è, in particolare, quando essa è monopolio, cosi come, parimenti, difficilmente lo sarebbe in presenza di un monopolio di tipo privato.Il nostro concetto di "funzione sociale" riferito alle farmacie, non è strettamente legato al mantenimento della proprietà e della gestione in mano pubblica, bensì al mantenimento di un modello di "farmacia italiana". Un prototipo non assimilabile a qualunque altro negozio, in cui il cittadino possa trovare servizi aggiuntivi che sono spesso frutto della figura di un farmacista "quasi dottore" e di una struttura ancora a misura d'uomo e profondamente legata alle esigenze della zona della città in cui è locata e localizzata anche in zone considerate antieconomiche.Ecco perché, a nostro avviso, la soluzione ottimale per garantire quanto sopra detto e, al contempo, garantire all'Amministrazione Comunale le migliori entrate, è quella di vendere le farmacie una ad una dando la possibilità – che la legge peraltro prevede – ai farmacisti, da soli o in mini cordate, i quali intendono rilevare la farmacia, di farlo, depositando offerte vincolanti a prezzo di mercato. In questo modo si sarebbero garantite entrate rilevanti per le casse comunali ma, invece di fare una mera operazione di cassa, si sarebbe anche perseguito l'obiettivo non secondario di mettere in moto l'imprenditoria locale, offrendo in più la chance a dipendenti di diventare proprietari, con le necessarie garanzie per gli attuali livelli occupazionali.L'avversione a qualunque forma di monopolio è il motivo per cui il Polo è contrario alla delibera che prevede la cessione dell'80% delle quote azionarie dell'AFAM SPA.. Noi crediamo che la cessione dell'80% non crei le condizioni per l'innescarsi di un confronto fra più concorrenti, anche di livello medio, che ambiscono a rilevare le farmacie. Con la quota dell'80% gran parte dei rappresentanti del tessuto economico restano aprioristicamente esclusi e inevitabilmente il confronto si sviluppa fra pochi. Quello che si viene a creare non è ciò che noi intendiamo per concorrenza. Lasciano poi davvero perplessi i "paletti" e le condizioni inserite nel contratto di servizio le quali non fanno che abbassare il valore dell'azienda, senza però raggiungere l'obiettivo di impedire che quanto indicato non sia subordinato quasi esclusivamente alla buona volontà da parte del futuro gestore unico. Il trattamento sanzionatorio – che ancora non è noto – applicato laddove vi sia il mancato rispetto di certi "paletti", non può essere sufficiente per impedire che l'unico e principale gestore all'80% operi secondo una logica volta, -giustamente secondo il suo punto di vista- esclusivamente al profitto.Una via di mezzo, quindi, che non farà incassare quanto realmente si sarebbe forse potuto, per dare un contentino - senza alcuna effettiva efficacia - ai dipendenti a alle organizzazioni sindacali.A fronte di una trasformazione in SPA che nega nei fatti quanto avanzato dal Polo sulla vendita frazionata, per evitare gli scenari sopra esposti, in subordine alla vendita frazionata, che resta la nostra opzione, indichiamo nella cessione del 49% la migliore alternativa. Poiché l'effettiva apertura al mercato non può essere solo uno strumento di cassa ma un principio, quindi una strategia, sarebbe opportuno che questa quota fosse ceduta ad uno o più partners industriali o finanziari mediante gara ad evidenza pubblica, consentendo l'ingresso di specifiche professionalità manageriali legate al settore, l'ingresso di realtà imprenditoriali legate al territorio e prevedendo una partecipazione azionaria dei dipendenti.Così facendo si realizza una dismissione funzionale alle esigenze sociali del servizio offerto dalle farmacie e, al contempo, si offre un'opportunità al tessuto economico locale.Siamo ben coscienti che questo tipo di impostazione non è funzionale alla "cassa" nel breve periodo. Siamo però altrettanto convinti che un percorso di questo tipo consentirebbe un ritorno sul territorio nel lungo periodo, lasciando aperte anche altre possibilità per il futuro».(fn)