Visita del Presidente della Repubblica: il saluto del sindaco Domenici
Signor Presidente della RepubblicaNoi fiorentini siamo molto onorati della sua visita nella nostra città.Una città che, per storia e cultura, appartiene al mondo intero, ma, per chi è toscano, rappresenta qualcosa di ancor più profondo: un pezzo ineliminabile della propria identità di appartenenza a una terra bella e particolarissima.Anche Firenze e la sua area, come tutte le grandi realtà urbane, si trovano oggi a dover fare i conti con la grande sfida rappresentata dai processi di innovazione.Una innovazione che riguarda la creazione di un ambiente favorevole allo sviluppo della "nuova economia"; l'espansione di un sistema più efficiente di servizi locali di interesse pubblico in un contesto segnato dalla progressiva liberalizzazione; la realizzazione di una moderna rete infrastrutturale di mobilità a basso impatto ambientale; e, infine, l'adeguamento di un "welfare locale" che deve affrontare i mutamenti in atto nella composizione demografica e sociale della città (penso soprattutto all'aumento marcato della parte anziana della popolazione, alle risposte da dare ai bisogni dell'infanzia, al problema della integrazione economica, sociale e culturale degli immigrati).D'altra parte, la possibilità di rendere più competitivo, anzitutto a livello europeo, quello che oggi si è soliti definire il "sistema-paese", passa in primo luogo attraverso la nostra capacità di realizzare una forte e significativa modernizzazione delle città, coinvolgendo attivamente i cittadini e rendendoli coprotagonisti di questo processo.Le aree urbane sono diventate sempre di più uno degli snodi fondamentali per lo sviluppo dell'economia della nostra Italia e il crocevia delle trasformazioni in atto.Credo che lo stesso governo nazionale dovrebbe porre maggiore attenzione alla necessità di coordinare e incentivare gli investimenti per la riqualificazione e l'infrastrutturazione delle aree metropolitane, costituendo con i sindaci una sorta di "cabina di regia" generale.Per quanto riguarda Firenze, la sfida della trasformazione sta cominciando adesso.Noi vogliamo dotare l'area fiorentina di un piano strategico di sviluppo, attorno al quale possano riconoscersi e aggregarsi le istituzioni, i soggetti e le forze più rilevanti della vita cittadina, sulla base di un modello di ricerca comune e di una forte collaborazione.L'apertura di un certo numero di importanti cantieri sottoporrà la città anche a fatiche e disagi, ma sarà più agevole affrontarli, se sapremo guardare al futuro con fiducia e misurarci con la scommessa di lasciare ai nostri figli e ai nostri nipoti una realtà urbana più funzionale e più vivibile.Molte opere sono già progettate e, almeno in parte, finanziate. Le chiediamo, signor Presidente, di darci una mano, perché ora viene forse il momento più difficile: Lei sa meglio di noi che governare non vuol dire soltanto avere buone idee e bei progetti, ma significa soprattutto spingere, spingere continuamente per la realizzazione e seguire passo dopo passo l'esecuzione di ciò che è stato ideato e progettato.Per noi questo vuol dire tradurre in pratica gli accordi stipulati per un nuovo sistema di trasporto ferro-tranviario, incardinato sulla costruzione di tre linee di tranvia di superficie e sul collegamento ferroviario metropolitano tra Pistoia, Prato e Firenze, con l'apertura di nuove stazioni urbane.Per noi vuol dire realizzare l'attraversamento sotterraneo parziale della città con la linea ad alta capacità ferroviaria e avviare i lavori per la nuova stazione ad essa collegata.E ancora: vuol dire costruzione della terza corsia autostradale nel tratto che circonda Firenze; messa in sicurezza dell'aeroporto, in un quadro ambientalmente compatibile;realizzazione degli interventi, già concordati, di risanamento e riqualificazione delle periferie urbane.Ma se dovessi citare, signor Presidente, la questione cruciale che unisce molti Comuni e Province toscani e la stessa Regione in un grande impegno straordinario, in uno sforzo unitario riguardante da vicino anche il governo nazionale, Le direi una sola, breve parola: Arno.La realizzazione del Piano di bacino dell'Arno è un obiettivo urgente e importante, che richiederà un certo numero di anni, ma proprio per questo va portato avanti con costanza e dedizione, poiché i rischi ambientali legati al fiume e al suo bacino idrografico sono tutt'altro che risolti e le drammatiche emergenze di questo autunno calamitoso suonano, anche per noi, come un preoccpante campanello d'allarme.Ho parlato di innovazione, di modernizzazione temi fondamentali per lo sviluppo di Firenze e di tutte le città italiane. E tuttavia, ogni proposta di rinnovamento, per essere credibile e realistica, ha bisogno non di astratte e radicali rotture di continuità con la tradizione, ma di presupposti storici e di requisiti certi sulla base dei quali rilanciare la vocazione naturale di una città.Per Firenze, questo significa ripensare il proprio ruolo nazionale e internazionale di capitale della cultura, della formazione e degli studi. Non ci sono molte parole da spendere: basta riandare con la mente alla giornata di ieri con l'inaugurazione dell'anno accademico dell'Università fiorentina nel Salone dei Cinquecento e con la visita che abbiamo fatto insieme, signor Presidente, a quel luogo irripetibile che è la Galleria degli Uffizi.Ma oggi abbiamo bisogno di ricollocare questa identità e questo ruolo di Firenze nel vivo di una grande rivoluzione tecnologica, il che significa candidare la città a diventare la sede di un Centro europeo per l'applicazione delle nuove tecnologie ai beni culturali e, più in particolare, di una Agenzia che si occupi della conservazione e del trasferimento delle nuove memorie digitali.L'obiettivo è anche quello di riqualificare il grande flusso di visitatori che ogni anno attraversa Firenze e rappresenta una straordinaria fonte di ricchezza, ma rischia di banalizzarsi in una fruizione conformistica e massificata della città.E allora, poiché la grande questione del futuro sarà sempre più la formazione e la diffusione del sapere, in una società che tende a dividersi tra chi conosce e sa utilizzare le nuove tecnologie e chi ne rimane escluso, possiamo ben dire che la nostra città, per il ricco tessuto di tanti centri di cultura, italiani e stranieri, si pone come uno dei più qualificati punti di incontro della formazione, capace di offrire ai giovani strumenti per affrontare il loro domani e ai meno giovani occasioni concrete per stare al passo con i tempi.Signor Presidente,mi consenta di avviarmi alla conclusione di questo mio intervento svolgendo alcune sintetiche considerazioni non più soltanto nella veste di sindaco di Firenze, ma anche in quella di presidente della Associazione nazionale dei Comuni italiani.Come forse Lei ricorderà, nella primavera di quest'anno, ebbi l'onore e il piacere di essere ricevuto in forma ufficiale al Quirinale per illustrarLe la "Carta federalista dell'Anci", presentata in occasione delle elezioni regionali e sottoscritta da numerosi candidati, molti dei quali poi divenuti presidenti di Regione.Si trattò di una iniziativa utile e importante, perché, pur in una situazione non facile e contraddistinta da numerose polemiche, dette nuovo impulso alla ripresa di un confronto unitario del sistema delle autonomie locali per le riforme istituzionali.Quel confronto ha reso possibile, successivamente, la presentazione di un complesso di emendamenti condivisi, da parte di Comuni, Province e Regioni, nel momento in cui il Parlamento ha ripreso in esame il progetto di riforma federale dell'ordinamento dello Stato. Molti di quegli emendamenti sono stati accolti, a conferma del fatto che, quando il movimento riformatore delle autonomie locali si ritrova unito su obiettivi qualificanti, si possono raggiungere risultati di rilievo.Ora che Camera e Senato hanno approvato in prima lettura questo nuovo testo costituzionale, io credo che si debba andare avanti e approvare la riforma prima dello scioglimento delle Camere, facendo sentire al Parlamento la pressione in questo senso di Comuni, Province e Regioni. Certamente, siamo tutti consapevoli del fatto che questo è solo un primo passo verso un più profondo e sostanziale riassetto dell'ordinamento istituzionale (basti pensare all'ancora irrisolto problema del superamento del bicameralismo perfetto, che dovrebbe prevedere, a nostro avviso, il costituirsi di un Senato delle Autonomie e sottolineo "delle Autonomie", non "delle Regioni").Pur tuttavia, questa riforma già contiene importanti novità e la sua approvazione potrà fornire la cornice di riferimento essenziale, entro la quale collocare il lavoro di elaborazione degli statuti regionali, che rappresentano un passaggio fondamentale per la costruzione delle nuove regioni, in una visione istituzionale di rapporto non centralistico né sovraordinato, bensì sussidiario e differenziato, con gli enti locali.L'altro aspetto di grande rilievo su cui in conclusione, signor Presidente, vorrei brevemente soffermarmi, riguarda l'attuale legge Finanziaria, ora in discussione al Senato, contenente, fra l'altro, le norme per il federalismo fiscale dei Comuni.Ritengo molto importante che si preveda l'avvio della compartecipazione al gettito Irpef, per i Comuni, a partire dal 2002 e l'adeguamento del complesso dei trasferimenti per gli anni 2002-2003, in funzione perequativa, poiché è essenziale ribadire un principio generale di solidarietà ed evitare che la parte economicamente più forte del paese scarichi, per così dire, quella più svantaggiata. Si tratta dell'inizio di un processo di riorganizzazione del sistema della fiscalità e della finanza locale molto profondo, che richiederà un grande lavoro per essere realizzato.Tuttavia, nonostante alcuni chiari segnali di inversione di tendenza presenti nella legge Finanziaria, i problemi per i Comuni nel chiudere i bilanci, soprattutto per i più grandi, restano molto seri. Non è in discussione il rispetto del "patto di stabilità", signor Presidente, ma c'è da chiedersi se non appaia una stridente contraddizione il fatto che, di fronte a una condivisibile politica di sgravi e alleggerimenti fiscali di carattere generale, molti Comuni si trovino di fronte al dilemma di tagliare i servizi ai cittadini oppure di aumentare la pressione in sede locale, dal momento che la spesa corrente tende ad accrescersi anche a causa dei rinnovi contrattuali (dipendenti degli enti locali e autoferrotranvieri) e gli effetti della contrazione dei trasferimenti dovuta, negli anni passati, alla politica di rigore, non sembrano ancora essersi esauriti.Forse, siamo ancora in tempo a inserire in Finanziaria altre misure volte a favorire i bilanci 2001 dei Comuni: spero che non appaia una provocazione se sostengo che, a questo proposito, si potrebbe modificare il provvedimento di sgravio generalizzato dell'Irpef sulla prima casa, liberando nuove risorse per gli enti locali, dal momento che, se qualche Comune si troverà costretto, per far quadrare i bilanci , a ritoccare le aliquote dell'Ici, il risultato di questa operazione risulterebbe a somma zero.Spero, signor Presidente, che queste mie considerazioni servano a riaprire un confronto costruttivo su tutti questi temi, fermo restando che i Comuni intendono continuare a fare la loro parte per rendere il nostro Paese sempre più competitivo nel contesto europeo e internazionale.Grazie ancora di essere qui fra noi, in questa città che, credo di poterlo dire, Lei sente, da toscano, anche un po' Sua.