‘Von Gloeden – Fotografie': Inaugurata in Sala d'Arme la mostra nata dalla collaborazione tra l'Amministrazione e il Museo Alinari

‘'Questa importante mostra conferma e consolida il rapporto tra l'Amministrazione comunale e il Museo di Storia della Fotografia Fratelli Alinari. Un rapporto che ha notevoli potenzialità di sviluppo e, in prospettiva, il rapporto potrebbe essere ancora più stretto''. Lo ha detto l'assessore alla cultura Simone Siliani, inaugurando nella Sala d'Arme di Palazzo Vecchio ‘Von Gloeden – Fotografie', Capolavori dalle Collezioni Alinari.‘'Una mostra che è un classico – ha aggiunto l'assessore - e che è un onore ospitare con fotografie inedite provenienti da questo archivio che con Firenze ha uno stretto rapporto. Un'esposizione che assume un particolare rilievo in un momento storico in cui da più parti si parla di ‘revisionismo': è infatti giusto ricordare che questi sono i negativi e vintage prints di Von Gloeden salvati dal grande rogo che venne fatto dai nazisti di tutte le sue opere con l'accusa di pornografia''.La mostra, realizzata con il contributo delle Assicurazioni Generali, della Telecom Italia e di Ataf, resterà aperta fino al 4 febbraio 2001, (tutti i giorni dalle ore 10.00 alle ore 19.00). Il costo del biglietto è di £. 8000, mentre il catalogo Alinari è in vendita a £. 35.000.(dm)ALLEGATO IL COMUNICATO SULLA MOSTRAComune di FirenzeAssessorato alla CulturaMuseo di Storiadella Fotografia Fratelli AlinariIn collaborazione con:ASSICURAZIONI GENERALI, TELECOM ITALIA e ATAFFirenze – Palazzo Vecchio, Sala d'Arme2 Dicembre 2000 - 4 Febbraio 2001 Orario: tutti i giorni 10.00 – 19.00Biglietteria: intero Lire 12.000, ridotto Lire 8.000Catalogo Alinari - prezzo in mostra Lire 35.000Nell'ambito della collaborazione tra il Museo di Storia della Fotografia Fratelli Alinari e l'Assessorato alla Cultura del Comune di Firenze, l'appuntamento con i grandi nomi della fotografia internazionale è dedicato quest'anno al grande maestro della fotografia, il Barone Wilhelm von Gloeden, attivo in Italia dal 1878 fino alla sua morte, avvenuta a Taormina nel 1931.La Sala d'Arme di Palazzo Vecchio ospiterà in anteprima mondiale, dal 2 Dicembre 2000 al 4 Febbraio 2001, la grande mostra antologica "VON GLOEDEN, fotografie" curata da Charles-Henri Favrod e Monica Maffioli.Giunto in Italia per motivi di salute, von Gloeden si dedicò alla fotografia, dando prova fin dall'inizio della sua grande capacità artistica, incoraggiato e apprezzato dal pittore Francesco Paolo Michetti, presso il quale fu ospite a Francavilla per un periodo di tempo, a contatto dell'ambiente culturale che si riuniva intorno alla figura del maestro e conoscendo personaggi come Gabriele D'Annunzio e Costantino Barbella.Nel 1893 ebbe il suo primo riconoscimento ufficiale come fotografo vincendo una medaglia all'esposizione della Photographic Society di Londra.Il lavoro fotografico di von Gloeden si incentra nella rappresentazione di composizioni di gusto classicista, dove la presenza di nudi maschili rimanda alla conoscenza di una cultura Winkelmaniana delle ‘regole del bello' e delle formule artistiche di gusto arcadico e mitologico.Poesia, luce e bellezza sono, attraverso il mezzo fotografico, idealizzati nell'immagine costruita da von Gloeden come richiamo ad un mitizzato purismo classicista: i suoi modelli di giovani nudi trovano il loro corrispettivo nella scultura greco-romana. Egli ricerca con l'obiettivo fotografico un rigore estetico pronto ad esaltare la semplicità e la purezza delle linee del corpo nello spazio che lo circonda. Il metafisico silenzio degli sguardi di quei giovani, delle modelle ritratte, fanciulle e anziane, colti nell'abbagliante luce dei paesaggi siciliani, non trova corrispondenti nella cultura fotografica pittorialista dell'epoca. Viceversa, il lavoro fotografico di von Gloeden, così come scrisse Roland Barthes nel 1978, "è sorprendente, le sue ingenuità sono grandiose come prodezze".Dopo la morte dell'artista tedesco, l'attività commerciale dell'archivio proseguì grazie al suo ‘fedele' assistente, il taorminese Pancrazio Bucini, il quale, nel 1936 fu arrestato dalla polizia fascista per detenzione di ‘fotografie pornografiche'. In seguito al processo, gran parte dei negativi venne distrutta e l'archivio fu smembrato. Alinari ha recentemente acquisito –evitandone la dispersione- oltre 2000 fotografie, il più grande corpus di negativi e vintage prints del grande artista esistente al mondo.La mostra presenterà al pubblico oltre 200 stampe fotografiche originali ‘vintage prints' dell'autore e alcuni negativi su lastra originali, immagini per lo più inedite, provenienti in gran parte dalle collezioni del Museo di Storia della Fotografia Fratelli Alinari, che consentiranno di ripercorrere l'attività del fotografo con una completa panoramica della sua ricerca artistica. L'esposizione sarà divisa in sei sezioni corrispondenti ai principali generi fotografici e di ricerca sviluppati dall'artista: Il paesaggio nella tradizione del Romanticismo - Il ritratto classico - Il ritratto orientale - Il ritratto antropologico – Il mascheramento - Il nudo - La scena di genere.I materiali fotografici presenti in mostra consentiranno di valutare non solo la raffinata elaborazione creativa ed estetica dell'autore, ma il processo e la qualità delle tecniche adottate, mostrando per la prima volta al pubblico alcuni negativi originali su lastra dei vari formati utilizzati dal fotografo, il suo apparecchio fotografico di grande formato, ma soprattutto i diversi tipi di procedimenti di stampa delle immagini. In alcuni emblematici casi, saranno infatti messe a confronto più stampe fotografiche originali dello stesso soggetto, ciascuna caratterizzata da un differente tipo di carta o di viraggio, permettendo così di riconoscere uno degli aspetti più significativi dell'elaborazione concettuale dello stesso fotografo: l'atto che rende la fotografia ‘unica', attraverso il processo manuale di stampa, creando dunque il ‘vintage print', opera d'arte, dove la scelta dei toni del viraggio, del tipo di carta, dei ritocchi pittorici, segnano inequivocabilmente la sua irripetibile unicità ed il suo più alto livello artistico.Ufficio stampa Alinari: tel. 055 2395207 fax 055 2382857 e-mail:rosa@alinari.itSala d'Arme Palazzo Vecchio: tel. 055 2768454Wilhelm von Gloeden – Biografia18.9.1856. Wilhelm von Gloeden nasce in Germania a Schloss Volkshagen, vicino a Wismar, dal barone Hermann von Gloeden e dalla baronessa Charlotte Maassen.1876. Inizia gli studi di storia dell'arte a Rostock.1877. Frequenta i corsi di pittura del professor Carl Gehrts all'Accademia di Weimar ma poco tempo dopo è costretto per motivi di salute a trasferirsi in un sanatorio sul mar Baltico. Accetta l'invito del pittore Ottone Géleng, da tempo trasferitosi in Sicilia, di visitare l'Italia e Taormina, durante la convalescenza.1878. Dopo aver percorso l'Italia seguendo le tappe del tradizionale Grand Tour, si stabilisce a Taormina, prima in un villino vicino al teatro greco-romano, poi in piazza San Domenico, in una casa con giardino che diventerà anche il suo atelier fotografico. Si avvicina alla fotografia sotto la guida di Giuseppe Bruno e Giovanni Crupi.1880. E' ospite a Francavilla a Mare di Francesco Paolo Michetti, che apprezza il suo lavoro per le qualità artistiche, e nell'ambiente del pittore conosce Matilde Serao, Gabriele D'Annunzio, Costantino Barbella.1893. Espone le sue fotografie a Londra presso il Linked Ring e la Royal Photographic Society dove ottiene la medaglia d'oro. Alcune sue fotografie iniziano ad essere riprodotte, nel 1893 da "The Studio" e da "Kunst für alle". Inizia a svolgere delle campagne fotografiche in Sicilia, Germania e Tunisia, che concluderà nel 1900.1895. In seguito ad uno scandalo che coinvolse il patrigno, il barone di Hemmerstein, von Gloeden perde i sostegni finanziari, trovandosi costretto a trasformare la sua passione fotografica in vera e propria professione. Il Granduca Friedrich III di Mecklenburg-Schwerin gli regala una macchina fotografica per lastre di grande formato (30x40 cm.) e lo sostiene nella sua nuova impresa.1897. Wilhelm von Gloeden riceve nella sua casa la visita di Oscar Wilde, e successivamente altri importanti personaggi dell'alta società e cultura internazionale come il re del Siam, Edoardo d'Inghilterra, Augusto di Prussia, figlio del Kaiser, Eleonora Duse, e gli industriali Krupp. Rothschild, Morgam, Vanderbilt.Le sue foto sono inoltre utilizzate da artisti come Lawrence Alma Tadema, Frederich Leighton, Maxfield Parish. Alfred Stieglitz pubblica i nudi di von Gloeden in "Camera Notes".1898. Wilhelm von Gloeden diventa corrispondente della Freie Photographische Vereinigung di Berlino e l'anno seguente, nella stessa città, espone le sue foto al Keller & Reiner Arte Salon.1899. Partecipa all'Esposizione di Fotografia dell'Accademia Reale di Berlino.1897-1906. Riceve diversi premi e riconoscimenti per il suo lavoro fotografico e in particolare all'Esposizione del Cairo (1897), al Photoclub di Budapest (1903), alla Société de Photographie di Marsiglia (1903), a Nizza e a Riga (1905) e infine, nel 1906, riceve la medaglia d'oro del Ministero della Pubblica istruzione Italiana.1908. Anatole France, diretto in Egitto, si ferma a Taormina per far visita a von Gloeden.Partecipa alla realizzazione del volume Messina e Reggio 28 XII 1908- 29 XII 1908, pubblicato dalla Società Fotografica Italiana del 1909 per ricordare il disastro del terremoto.1911. Partecipa all'Esposizione Universale di Roma.1915-18. In quanto straniero lascia l'Italia durante gli anni del conflitto bellico. Al suo rientro a Taormina, nel 1918, riprende il suo lavoro e commercializza le immagini ristampandole dai negativi precedentemente eseguiti.1930. Termina la sua attività fotografica. Vende la sua casa in piazza San Domenico per ricavarne una rendita annuale. Muore la sorellastra, Sofia Raab, che aveva raggiunto von Gloeden a Taormina fin dal 1895.16. 2. 1931. Wilhelm von Gloeden muore e viene sepolto nel cimitero protestanti di Taormina. La baronessa Frida von Hammerstein, sua sorellastra ed unica erede, cede tutti i diritti di proprietà e di utilizzo delle immagini di von Gloeden al suo assistente Pancrazio Bucini, detto il Moro.1933. Bucini subisce il parziale sequestro dei materiali dell'archivio von Gloeden con l'accusa di detenzione e commercializzazione di soggetti pornografici.1939-1941. Pancrazio Bucini subisce un processo presso il Tribunale di Messina, dal quale viene assolto, riconoscendo il valore artistico e non pornografico della sua opera.L'INNOCENZA DI EROS E DI DIONISOdi Charles Henri FavrodNato il 16 settembre 1856 nel castello di Volkshagen, presso Wismar sul Mar Baltico, nel Macleburgo, il barone Wilhelm von Gloeden cresce in un'atmosfera aristocratica, allevato dalla madre, vedova di Wilhelm von Raab, ben presto vedova anche del barone Erminio von Gloeden e divenuta, grazie ad un terzo matrimonio, moglie del barone von Hammerstein, parente dell'imperatore Gugliemo II. Il patrigno manifesta un grande affetto per il ragazzo, veglia sui suoi studi e lo fa entrare all'Accademia di Weimar, dove Wilhelm von Gloeden si entusiasma per le belle arti e la musica. Frequenta anche la Musikschule e la Società Goethe- Schiller per completare la propria formazione classica. In occasione di un viaggio a Berlino nel 1876, incontra il pittore Otttone Geleng, che si era stabilito da più di venti anni a Taormina e che ne vanta i meriti, in particolare il clima. Von Gloeden soffre all'epoca di un inizio di tubercolosi, Goethe gli ha insegnato che "la Sicilia è la chiave di tutto", i quadri e le descrizioni di Geleng lo convincono che è venuto il momento del "Grand Tour".Stabilitosi all'inizio all'hotel Vittoria e deciso a non lasciare Taormina, Wilhelm con Gloeden si reca spesso a Roma, Capri e Napoli, dove incontra nel 1878 il cugino Wilhelm (Guglielmino) Pluschov, già allora fotografo attivo. Questi gli suggerisce per primo l'idea di diventare fotografo. All'epoca egli è più curioso di pittura e se ne diletta con scarso successo. Bisogna senz'altro dare maggiore importanza al suo successivo incontro con Francesco Paolo Michetti con la sua volontà di celebrare con la fotografia la tradizione classica mediterranea, sia greca che latina. Con l'aiuto di un fotografo taorminese, Giovanni Crupi, apprende a partire dal 1880, l'uso degli apparecchi e dei prodotti. Si dedica ai paesaggi e ai ritratti pittoresche delle persone che frequenta.Sistematosi all'inizio in una villetta in via Teatro Greco, von Gloeden più tardi acquista una casa più grande in piazza San Domenico, dove finalmente ha il posto per collocare il proprio laboratorio. Pancrazio Bucini, detto "il Moro", entra al suo servizio come tuttofare e soprattutto come aiuto della sorellastra Sophie Raab, che è riuscito a convincere a raggiungerlo a Taormina per dirigere la casa. Il Moro deve anche fare da assistente del fotografo, presto raggiunto da Gaetano D'Agata, Francesco Galifi e dallo stesso Giovanni Crupi.All'inizio del secolo la situazione finanziaria di von Gloeden cambia brutalmente e profondamente. Il patrigno Hammerstein è accusato di aver divulgato uno scandalo omosessuale berlinese che compromette perfino l'imperatore ed è condannato per questo fatto al sequestro dei propri beni e al carcere. Da un giorno all'altro le risorse finanziarie svaniscono. Un vecchio compagno, l'arciduca di Macleburgo, gli porta un po' di aiuto e soprattutto lo consiglia: mettere in commercio le foto siciliane attraverso la società Adolph Engel, Vereinigte Photolithographische und Papier Waren, esperta in zincotipia e che riesce a moltiplicare le copie in forma di cartoline postali a tirature commerciali, come facevano anche Rommler & Jones a Dresda e Trinkler a Lipsia. Infatti all'epoca si ha una sempre maggiore richiesta di immagini e soprattutto immagini dell'Italia.Von Gloeden pubblica a partire dal 1905 vedute di paesaggi, di monumenti, di contadini e contadine in costume tradizionale; ben presto comincia a vendere anche dei nudi maschili. Non aveva atteso l'inizio del secolo per far conoscere questo lavoro, nel 1893 aveva inviato delle immagini arcadiche all'Esposizione della Photographic Society britannica. Una medaglia d'oro era stata la ricompensa e la rivista The Studio aveva pubblicato molte foto che erano state viste da Oscar Wilde prima che gli facesse visita a Taormina, nel dicembre 1897, come tanti altri quali Matilde Serao, Triphosa Bates-Batcheller, Eleonora Duse, Gabriele D'Annunzio, il principe Augusto di Prussia, il re Edoardo VII, il re del Siam, Krupp, Morgan, Rotschild, Vanderbilt, tutti coloro che hanno visto e ammirato i suoi album, firmato il suo "libro d'oro", tutti coloro che sono stati sedotti dall'arredamento della sua casa e dall'ambientazione tropicale del suo giardino.Era l'epoca del simbolismo decadente. Von Gloeden è piuttosto il campione del ritorno al classicismo degli antichi. Anatole France l'aveva già compreso al momento della visita che gli fece nel 1908. Gli scrisse una lettera piena di ammirazione:" Da tempo ammiro queste fotografie piene di si grande stile, giacchè in esse fate rivivere e sognare la Sicilia pastorale. Qualche anno addietro il celebre editore parigino Edoardo Pelletan si ripromise di stampare una nuova edizione delle opere di Teocrito. Raccolsi allora una gran quantità di vostre fotografie per illustrare degnamente l'opera del grande poeta siciliano. Il progetto non fu poi realizzato ma io mi riprometto, se lo consentite, di associare, un giorno, le vostre belle fotografie a qualche lavoro letterario dagli identici puri sentimenti poetici."Da segnalare che il 29 dicembre di quello stesso anno 1908, un terribile sisma scosse la costa calabra e siciliana. Von Gloeden si reca subito sul luogo e realizza delle immagini molto forti delle rovine,pubblicate nel 1909 dalla Società Fotografica Italiana di Firenze: " Messina e Reggio dopo il terremoto": Si tratta della prova di riflessi da parte di un fotografo professionista che non disdegna né il reportage né il documento storico.Vero è che Wilhelm von Gloeden si colloca nella Penisola ermafrodita, come l'ha così ben definita Carlo Bertelli e che Italo Mussa oppose giustamente alla colonia anarchica e libertaria praticante del nudismo e delle filosofie esoteriche, del "Monte Verità" ad Ascona. " In Ticino, si cercava una verità filosofica nella bellezza insolita, bizzarra e decadente. Mentre nella penisola, la verità nella bellezza efebica s'era ormai rivelata attraverso il bello ideale della pittura e scultura greco-romane, ma era ancora visibile nei giovani del Sud. D'altronde non erano proprio questi che i turisti, intellettuali diversi e nouveaux riches, venivano qui a cercare?"Tutta l'opera di von Gloeden testimonia questa fedeltà alla luce della grande Grecia, alle scene pastorali, delle egloghe, a quell'effusione amorosa e mitologica, a quell'innocente bellezza del corpo, a quell'esaltazione della scultura e della pittura che spinge anche von Gloeden a ricostruire il celebre studio di Ippolito Flandrin nel suo Caino, nel 1912. La maniera di disporre i modelli è sempre classica, in senso talvolta accademico, ma l'effetto della chiarità e dell'ambiente naturale viene giocato così bene che si dimentica questo riferimento per essere soprattutto sensibile all'effervescenza della carne nella bellezza della natura. E' l'esaltazione del Mediterraneo eterno.Italo Mussa, a proposito di Von Gloeden, ha molto a proposito citato Proust:" In un celebre passo della Prigioniera, troviamo un desiderio di formare un discorso amoroso. Quella che si prende in presenza dell'essere amato non è che una lastra negativa. La si sviluppa più tardi, ritornati a casa, quando si è ritrovata a propria disposizione quella camera oscura interiore il cui ingresso è vietato finchè c'è gente". E Italo Mussa commenta superbamente - e lo cito perchè sono completamente d'accordo con il suo sentire: " In effetti lo sguardo fotografico di Von Gloeden procede oltre l'evocazione, spaziando in quella mitica lontananza pagana resa fisicamente presente dal prolungamento della memoria. La messa in scena si compie nel momento in cui il modello è uscito dal presente, che ignora o forse non conosce neppure. Quando il bello dello spazio en plein air lo svela nella luce sapientemente dosata e avvolgente, la bellezza espressiva del suo corpo nudo sfuma in un imprendibile desiderio erotico, sublimato mediante un possesso estetico. Anche per von Gloeden la verità fotografica sostituisce la realtà quotidiana, per cui le sue scene arcadiche esibiscono equilibrate inquadrature mobili, in cui le azioni dei corpi nudi appaiono più accennate che agite. In esse non troviamo aneddotiche citazioni iconografiche, ma la presenza dell'assoluto proprio del classicismo arcaico. Il loro splendore sta proprio nella rappresentazione che viene celata. Del resto la tecnica fotografica di von Gloeden è in realtà la sua personalità, il suo ideale espressivo, il suo nascondimento e travestimento."Von Gloeden d'altra parte si è lui stesso espresso in modo limpido:" Se i mezzi tecnici per produrre opere d'arte non mancano oggi in fotografia, bisogna però che tali mezzi siano studiati come si fa nella pittura, Se ancora oggi opinioni diverse si contendono il campo è perché non pochi, nell'applicazione dei mezzi tecnici, sono portati a esagerazioni che non possono essere approvate. I formati giapponesi più strani, l'imitazione di pitture antiche e moderne, gli ingrandimenti confusi ricavati da piccole negative, la grana eccessiva e numerosi altri artifici cui oggi in fotografia si ricorre possono valere a sorprendere l'occhio, ma nulla possono creare. Io non ho mai creduto necessario che la fotografia per elevarsi debba rinnegare la sua origine. Essa non ha bisogno di abbassarsi a ciò per dar modo a che ha temperamento artistico di far rivivere nell'opera fotografica i sentimenti che egli provò davanti alla natura."Quello di Von Gloeden è dunque uno stile molto semplice. Se talvolta si è concesso degli artifici di stampo simbolista e preraffaellita, è poi subito ritornato al rigore classico, raggiungendo in tal modo una modernità che ancora oggi stupisce. Sul suo primo periodo così si è espresso:" Il grande artista sen. Francesco Paolo Michetti al quale presentai a Francavilla a Mare i miei primi modesti lavori fotografici, m'incoraggiò colla sua viva approvazione a continuare nella difficile impresa. Accolto con la massima ospitalità in casa di questo grande artista e vivendo nell'ambiente artisticamente eletto frequentato da Gabriele D'Annunzio, Matilde Serao, Costantino Barbella, il mio spirito trovò un alimento prezioso. Ma forse l'impressione lasciatami mi portò talvolta involontariamente a imitare il genere di quel grande artista che così mirabilmente consacrò sulla tela la sua terra natia".Dal 1878 al 1890, von Gloeden è sotto l'influenza degli scritti di Hans von Marées e Adolf von Hildebrand. Egli ammira Michetti, Burne-Jones, Alma-Taddema. Viaggia e scopre le grandi mostre dell'epoca. Vive anche nell'emulazione dei club di amatori e partecipa ai concorsi con successo e senza suscitare scandalo. Dipinge ancora ispirandosi alle fotografie. Ma quando la situazione finanziaria cambia, si rifugia a Taormina di cui scopre ancora meglio la gente e il paesaggio.Nel suo proselitismo omosessuale, Roger Peyrefitte ha fatto di Wilhelm con Gloeden una specie di animatore di un Club Mediterranée aristocratico e perverso, per non dire un direttore di bordello di maschi a Taormina. Questa versione è falsa e stupida. Per chi ha fatto lo sforzo di condurre una vera inchiesta, il barone non è mai assurto agli onori della cronaca locale e anzi ha ottenuto l'avallo della parrocchia. Ho personalmente intervistato Silvia Pecaut, la figlia di Salvatore Bambarra, che acquisì la proprietà , dopo la morte di Sophie Raab, il 12 novembre 1930, e del barone, il 16 febbraio 1931. Ho così saputo che von Gloeden, se tutti erano d'accordo a definirlo eccentrico con la sua passione per gli uccelli (corvi, colombi, canarini, pappagalli, usignoli) e per il suo cane a cui aveva insegnato a fare delle scale sul pianoforte, non fu giudicato scandaloso in luoghi in cui per altro molti stranieri sfidavano i buoni costumi.Vicino del convento di San Domenico dove alloggiavano i suoi ospiti, amico del curato di Castelmola, don Giuseppe Intelisano, il barone non organizzò mai orge, anche se ricevette tutta la gentry omosessuale dell'epoca. La sua casa era gestita dalla figlia di primo letto della madre, un'austera zitella del Macleburgo, che non avrebbe tollerato alcun eccesso. A detta dei suoi modelli, non ce ne sono mai stati. Verso il 1950, Manuel Gasser, redattore capo della rivista di Zurigo Du ebbe l'eccellente idea di inviare un fotografo a Taormina per realizzare il ritratto di adolescenti divenuti vecchi, il viso devastato, ma tutti padri e nonni. Furono loro a essere stimati, da parte del rappresentante del pubblico ministero del tribunale di Messina, Francesco Panetta, pervertiti a vita dal pornografo tedesco. E' il vezzo dei procuratori, anche fossero mediterranei, di dimenticare che la gioventù si prende il proprio piacere senza necessariamente meritare l'Inferno di Dante, e che la sensualità si offre allora per ciò che è in una specie di cinismo tranquillo del desiderio e che infine all'epoca i giovani avevano l'abitudine di stare nudi per i bagni di mare. Nella storia della fotografia, fu un pittore vittoriano, Sir Lawrende Alma.- Tadema cui fu attribuita la prima immagine di nudo maschile, dei ragazzi di Pompei, già nel 1863. Se ne trovano in seguito, lungo tutta la costa amalfitana, presso i fotografi Bernoud, Rive o Sommer.Vilipeso dopo la morte, von Gloeden aveva traghettato un secolo meno pudibondo. Il Photo Club di Budapest lo celebra nel 1903, la Societè de Photographie di Marsiglia nel 1904. Nel 1905 è incoronato a Nizza e a Riga. Nel 1906 ottiene la medaglia d'oro del Ministero della pubblica Istruzione italiano.Ma il 29 aprile 1933, l'erede universale di von Gloeden, Pancrazio Bucini, "Il Moro", è oggetto di una perquisizione in seguito alla quale mille negativi e duemila positivi sono distrutti e, secondo il procedimento verbale del pretore di Taormina "trattasi per la maggior parte di uomini completamente nudi e con le parti genitali assai visibili e chiare". Il resto del materiale fu giudicato non pornografico e ne fu autorizzata la vendita.Tuttavia nel marzo 1939 il procedimento ricomincia. Il maresciallo Salvatore Allegra, dietro denuncia di anonimi, perquisì la casa del Moro al n. 1 di vivo Tindorioni alla ricerca di fotografie pornografiche, verbalizzando per l'autorità inquirente che "il materiale sequestrato nella casa del Bucini non era nascosto, era in certe cassette sempre coperte, sparse in vari posti, anche sotto il letto. Chi fosse entrato in quella camera e si fosse avvicinato ai cassetti avrebbe potuto vedere le fotografie. Tutto il materiale era sparso per tutta la camera e fu messo in 22 cassette per comodità e sequestrato" Il Moro venne imputato per violazione dell'articolo 528 del codice penale per aver detenuto e messo in circolazione allo scopo di farne commercio delle fotografie pornografiche. La sua difesa venne assunta dall'avvocato Di Martino di Messina che presentò come principale teste a discarico del suo cliente il pittore taorminese Carlo Siligato, il quale in sede di inchiesta istruttoria sostenne che i nudi delle fotografie di von Gloeden sono dei lavoro artistici. "Dei quali mi sono servito anch'io per lavori di posa, E' notorio che suddetti lavori sono stati più volte premiati."Alla vigilia del processo, davanti al tribunale di Messina, nel settembre 1939, Il Moro presentò al procuratore del re un suo memoriale di autodifesa dove illustrava di "gestire a Taormina un piccolo studio fotografico ereditato dall'artista tedesco von Gloeden, presso il quale prestò servizio per circa trenta anni in qualità di aiuto. Faceva parte dell'attività patrimoniale dello studio un ricco assortimento di negativi riproducenti panorami, mezzi nudi e nudi drappeggiati, il tutto di sommo interesse artistico, aveva meritato l'attenzione degli stranieri che affollano ogni anno la bella stagione turistica e anzi qualche soggetto aveva ottenuto in varie esposizioni fotografiche nazionali e internazionali classifiche lusinghiere, premi e diplomi di cui l'esponente è tuttora in possesso". La memoria fa menzione anche del fatto che dei soggetti ritenuti osceni e sequestrati nel 1933 "aveva fama in tutto il mondo di collezione eminentemente artistica, tanto è vero che alcuni ingrandimenti fotografici sono tuttora esposti nei saloni dei più grandi alberghi della stazione."Il pubblico ministero Francesco Panetta, che nella sua requisitoria aveva chiesto per l'imputato la condanna a sei mesi di reclusione, la pena pecuniaria di duemila lire, più le spese del procedimento e la confisca delle ventidue cassette, impugnò la sentenza in appello con questa motivazione: "L'aver infatti ricercato – sia Gloeden che Bucini – i contadini del territorio e i giovani della città di Taormina forniti dei membri più sviluppati, in modo da ritrarli completamente nudi e allo scopo di far risaltare i loro organi genitali, dimostra che il fotografo non volle compiere un'opera d'arte, ma procurarsi, a scopo di lucro volgare, delle fotografie tendenti unicamente a eccitare la bassa concupiscenza degli stranieri pervertiti e destinati al terzo girone del settimo cerchio dell'Inferno".Il procuratore non si limita a questo. Ricorre alla perizia del professor Bottari, titolare della cattedra di storia dell'arte medievale e moderna presso l'Università di Catania. E questi conclude, dopo l'esame del materiale confiscato: Tutte le negative che le positive riproducono, nella maggior parte dei casi, nudi e gruppi di nudi, in prevalenza maschili ed esibenti, alle volte in primo piano e senza alcuna particolare giustificazione il membro virile. L'accennata preferenza non è certo casuale, ma il frutto di un temperamento malato e viziato che si serve di tale mezzo a scopo di oscena eccitazione. L'artisticità di detti nudi consisterebbe nel fatto che essi sono il più delle volte in pose statuarie e ammantati all'antica: il fotografo ha tentato cioè di imitare statue antiche e di rievocare scene classiche. Ma si tratta sempre di una classicità oleografica e di pessimo gusto richiamata come attrattiva sessuale di bassa specie. Quanto sin qui è esposto riguarda il soggetto delle fotografie e se nella fotografia il soggetto è tutto, gran parte del materiale sequestrato – vedremo in seguito la parte che si può escludere dalla caratterizzazione fin qui data – deve considerarsi senz'altro pornografico o comunque osceno e lesivo del pudore."La meticolosa dimostrazione del professor Bottari non convince il tribunale che il 30 maggio 1941, conclude:" Nel fatto che il quale il Bucini è stato tradotto a giudizio sotto l'imputazione di avere commesso il delitto previsto dall'art. 528 del c.p., il Tribunale non ravvisa gli estremi di detto delitto, perché pur ritenendo che le fotografie sequestrate raffiguranti personaggi nudi, in pose statuarie ammantati all'antica rivelino il vano sfogo dell'artista d'imitare scene classiche e diano invece l'impressione del cattivo gusto dello stesso, sicchè non possono avere alcun valore commerciale, nondimeno non crede che dette fotografie potessero costituire ragione di scandalo e per tale considerazione stima di mandare assolto il Bucini dall'imputazione ascrittagli" Così l'assistente sessantenne del barone si ritrova rilasciato.Ho ritenuto opportuno citare qualche brano di quel processo fascista e quasi demografico perché vi figurano i pregiudizi di cui è vittima la memoria di Wilhelm von Gloeden. Fra molti commentatori tendenziosi e paradossali, Goffredo Parise non ha forse detto nel 1996: "Il suo occhio non era principalmente di fotografo ( ce n'erano tanti di quel genere in quegli anni) bensì di omosessuale puro. Di un teorico (e teologo) dell'omosessualità, anzi, per meglio dire, di un naturalista dell''omosessualità, come lo fu il barone Buffon, per gli insetti e le piante"Io in von Gloeden non vedo un entomologo né un proselito della causa, ma piuttosto un musicista della fotografia come l'ha così ben definito Marina Miraglia:" La formula espressiva, lontana dall'aneddotico di pericolose ricostruzioni storiche, si basa sulla semplificazione dei piani, sulla contrapposizione dei pieni e dei vuoti, sulla varietà di toni, delle sue stampe, elementi che tendono quasi a creare un sistema armonico e musicale di rapporti, che tiene conto della tendenza simbolista – e della formazione personale dell'autore – a individuare nella musica, in pieno periodo wagneriano, l'espressione estetica più compiuta e alla cui rarefatta perfezione tutte le parti devono tendere per sublimarsi."La musica è dionisiaca. Spacciato spesso solo come il dio della vita e dell'ebbrezza, Dioniso è prima di tutto il dio la cui essenza è la trasgressione e la follia. Ma come dice Geoge Bataille in Les larmes d'Eros, la follia stessa è di essenza divina, cioè rifiuta la regola di una ragione normativa. Abbiamo l'abitudine di associare la religione alla legge. Ma se ci atteniamo a ciò che fonde tutte insieme le religioni, dobbiamo rifiutare questo principio. La religione è senza dubbio essa stessa fondamentalmente sovversiva. Distoglie dall'osservazione della legge, comanda fino all'eccesso il sacrifico, la festa, di cui l'estasi è l'apice. E' banale affermare oggi che la religione condanna l'erotismo, quando questo essenzialmente, alle origini, era associato alla vita religiosa. Escludendolo dalla festa e dal rituale, riducendo la religione alla morale utilitaristica, gli uomini hanno pervertito l'erotismo con la colpevolezza. Senza spingere oltre l'analisi, dico che Wilhelm von Gloeden ristabilisce l'innocenza di Eros e di Dioniso. Quello è il suo grande peccato per tutti i pubblici ministeri e singolarmente per il regime fascista che, più di qualunque altro, si inchina alla morale pubblica e demografica, nel nome della famosa formula del Duce:" Soprattutto, innanzitutto, fecondare"In breve occorre concludere. Aggiungo un'ultima precisazione: la grande villa di von Gloeden, divenuta Casa Bambara, ha perduto il tetto a causa di una bomba inglese della seconda guerra mondiale. Oggi è il commissariato di polizia di Taormina.