Ds: «Serve una nuova politica per i disabili»

Una nuova politica per i disabili perché l'amministrazione, insieme agli altri enti interessati, si doti di strumenti che possano metterla in grado di conoscere con esattezza l'entità del fenomeno e di seguire gli handicappati in tutto il percorso di cura, riabilitazione e assistenza. E' quanto chiede una mozione del gruppo consiliare dei Ds che sottolinea anzitutto come «il livello di conoscenza della situazione complessiva dell'area handicap attualmente è caratterizzato da sommarietà ed incompletezza dei dati a disposizione, secondo i quali il numero dei disabili residenti a Firenze, in età 0-64 anni, è di almeno 1.672 persone, pari a circa il 4,38% della popolazione» ma «che non è dato conoscere, invece, quali tipologie di minorazione presentano un qualche carattere di prevalenza, né è possibile indagare la struttura anagrafica della popolazione disabile».In primo luogo il documento impegna l'amministrazione a una «campagna di sensibilizzazione ed informazione sui rischi domestici, nella pratica sportiva, sulle strade» e ad «azioni di sostegno per favorire e garantire l'inserimento scolastico dei soggetti handicappati». Secondo i consiglieri diessini c'è poi bisogno «di sostegni finanziari alle cooperative sociali che utilizzano disabili» e di «promuovere attività occupazionali per la socializzazione di soggetti con gravi disabilità per offrire loro opportunità di vita sociale». La mozione invita l'amministrazione anche a realizzare «servizi di trasporto sociale a favore di disabili impossibilitati a avvalersi del mezzo pubblico», «programmi di preformazione e per l'inserimento lavorativo di persone handicappate», «interventi per il tempo libero e per la fruizione di occasioni di vacanze e di turismo sociale». Infine il documento chiede «interventi per l' accudimento, anche domiciliare, di soggetti con grave disabilità sperimentando anche il diretto finanziamento al disabile per garantire una scelta personale e autonoma delle persone da cui farsi accudire», «servizi di accoglienza in strutture residenziali protette, anche con ricorsi alle risorse offerte dal "privato sociale"» ed «interventi per sostenere esperienze di vita autonome delle persone disabili». (fn)