Bugliani (Verdi): «Cittadinanza onoraria a Ngawang SanGdrol, la monaca più volte condannata per la sua attività a favore della libertà del Tibet»
Una risoluzione per conferire la cittadinanza onoraria della città di Firenze a Ngawang SanGdrol, la monaca tibetana più volte arrestata e condannata per la sua attività a favore della libertà del Tibet, è stata presentata dal capogruppo dei Verdi Vincenzo Bugliani.«Concedere a Ngawang Sangdrol la cittadinanza onoraria della città di Firenze - ha sottolineato Bugliani - sarebbe un segno concreto per stare vicino alla sua persona ed al suo popolo e per approvare i loro metodi pacifici di lotta».«Questo semplice gesto del comune di Firenze - ha spiegato il capogruppo dei Verdi - potrà essere utile anche per il popolo cinese, accettato e rispettato in tutti i consessi internazionali per la sua storia, la sua cultura e per la firma apposta dai suoi governanti su tutti i più importanti trattati internazionali che sanciscono il rispetto dei diritti degli uomini e dei popoli, per far sì che il loro governo possa rispettare e convivere con il "dissenso" che è espressione imprenscindibile di una società che si sta avviando verso una forma moderna di organizzazione» (fn)Questo il testo della risoluzione:Soggetto proponente: Vincenzo BuglianiTipologia: RisoluzioneOggetto: per conferire la cittadinanza onoraria della città di Firenze a Ngawang SanGdrolRISOLUZIONEIl CONSIGLIO COMUNALEVISTI gli art. 2 e 3 della Costituzione Italiana che riconoscono e garantiscono i diritti inviolabili dell'uomo sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità e che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali senza distinzione di razza di lingua di religione di opinione politica di condizioni personali e sociali;VISTI i principi riguardanti i diritti umani e le libertà fondamentali proclamati nella Dichiarazione universale dei diritti umani ed adottate dall'Assemblea Generale dell'O.N.U. del 10/12/48;VISTA la Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali ratificata dalla L.4/8/1955 n. 848;VISTE le risoluzioni delle Nazioni Unite del 21/10/50 e del 12/12/1961, del 1965 e del marzo 1995 che evidenziano che tali diritti spettano al popolo tibetano al pari di ogni altro popolo ed includono il diritto alla libertà civile e religiosa per tutti indistintamente, deplorando le continue violazioni dei diritti umani e delle libertà fondamentali del popolo tibetano;RITENUTO di alto significato simbolico ed esplicativo delle sofferenze del popolo tibetano la storia, diffusa dalle agenzie ONU e da Associazioni internazionali quali Amnesty International, di Ngawang Sangdrol, una monaca tibetana arrestata per la prima volta nel 1990, a 13 anni, per aver gridato slogan indipendentisti, rilasciata dopo nove mesi perché era troppo giovane per essere processata. Picchiata duramente in quella occasione, tanto da riportare danni permanenti ad entrambe le mani. Nel 1992 venne arrestata di nuovo per aver partecipato di nuovo ad una manifestazione indipendentista non violenta a Lhasa. Fu processata e condannata a tre anni di reclusione. L'anno successivo, mentre si trovava in detenzione in carcere di Drapchi, incise di nascosto, insieme ad altre 13 compagne di detenzione, un'audiocassetta con canzoni, poesie e slogan indipendentisti. La cassetta fu poi fatta uscire clandestinamente dal carcere e riprodotta in centinaia di copie fatte circolare per tutto il Tibet. Le quattordici monache furono condannate ad incrementi di pena variabili fra i tre e nove anni. A Ngawang Sangdrol furono comminati altri sei anni di detenzione portando la durata della sua condanna a nove anni. In seguito Ngawang Sangdrol ha aderito alla protesta portata avanti da alcune delle detenute che consisteva nel rifiutarsi di fare le pulizie del carcere, contro la campagna di rieducazione cui erano state sottoposte affinchè riconoscessero l'incarnazione del Panchen Lama indicato dai cinesi. Secondo un testimone, Ngawamg Sangdrol, insieme ad altre tre monache sarebbe stata violentemente picchiata da un gruppo di soldati, dopo che aveva gridato "IL TIBET E' LIBERO". Nel luglio del 1996 è stata condannata ad una pena addizionale di 9 anni perché non si era alzata in piedi all'entrata di un ufficiale cinese nella stanza e per non aver rifatto il letto, secondo quanto riportato da fonti tibetane attendibili. Questo fatto è avvenuto otto mesi dopo che il Gruppo di lavoro dell'O.N.U. sulle Detenzioni Arbitrarie aveva dichiarato la sua condanna illegale e ne aveva richiesto l'immediata scarcerazione. La sua condanna sale così a 18 anni di reclusione. Ngawang Sangdrol è la detenuta politica con la pena più severa in Tibet. E non si può fare a meno di considerare che, dato che oggi ha solo 19 anni e dovrebbe venir rilasciata nel 2010, quando ne avrà 33, avrà trascorso il 60° della sua vita in carcere non per aver commesso efferati delitti, ma per aver richiesto, in modo pacifico e non violento, l'indipendenza del suo paese. Sempre che la sua condanna non venga nel frattempo aumentata ulteriormente.RITENUTO che concedere alla cittadina tibetana Ngawang Sangdrol la cittadinanza onoraria della Città di Firenze sia un segno concreto per stare vicino alla sua persona ed al suo popolo e per approvare i loro metodi pacifici di lotta;RITENUTO infine che questo semplice gesto del Comune di Firenze possa essere utile anche per il popolo cinese, accettato e rispettato in tutti i consessi internazionali per la sua storia, la sua cultura e per la firma apposta dai suoi governanti su tutti i più importanti trattati internazionali che sanciscono il rispetto dei diritti degli uomini e dei popoli, per far sì che il loro governo possa rispettare e convivere con il "dissesnso" che è espressione imprenscindibile di una società che si sta avviando verso una forma moderna di organizzazione;DATO ATTO che la presente risoluzione non determina spesa;VISTA la legge dell'8/6/1990 n. 142;VISTA la legge 127 del 15/5/1997;DELIBERA1) Di conferire per i motivi espressi in narrativa a Ngawang Sangdrol, cittadina tibetana, LA CITTADINANZA ONORARIA DELLA CITTA' DI FIRENZE;2) Di consegnare il presente atto alla rappresentante del governo tibetano in esilio in segno di amicizia della Città di Firenze verdo il popolo tibetano;3) Di inviare il presente atto al presidente del Consiglio del Governo italiano, al Ministro degli Esteri con l'invito a sostenere la lotta non violenta del popolo tibetano in tutti i consessi internazionali.