Tondi e Carraresi (CCD): «No alla vendita della Centrale del Latte se non saranno soddisfatte precise condizioni»
No alla cessione delle quote azionarie della Centrale del latte in possesso del Comune se non saranno soddisfatte precise condizioni. La richiesta è stata avanzata, in un'apposita mozione, dal capogruppo del CCD Federico Tondi.E queste condizioni, secondo Tondi e Marco Carraresi, capogruppo del CCD in Regione, sono almeno tre. In primo luogo ci deve essere il «perfezionamento, nei prossimi mesi, gli accordi con le Ferrovie dello Stato e con gli altri enti interessati, come Metropolis, Italfer, Cavet, Tav, relativamente alla vendita dell'area di proprietà comunale attualmente occupata in comodato dalla Centrale del latte, ma destinata in futuro ad essere interessata dalla realizzazione del cantiere per la linea ferroviaria ad alta velocità».Poi è necessaria la «tempestiva ricapitalizzazione della società, conferendole quanto dovesse derivare al Comune dal passaggio di proprietà dell'area, raccogliendo anche la disponibilità ad investimenti nel capitale della Centrale da parte di soggetti pubblici e privati toscani». Per ultimo la «Centrale del latte deve essere trasferita all'interno della Mercafir come da accordi già intercorsi da tempo fra le due società». (fn)Questo il testo della mozione:Mozione sulla dismissione della partecipazione azionaria della Centrale del latte di Firenze, Pistoia e Livorno S.p.A.Il Consiglio comunale di Firenze,premesso che da quasi 50 anni la "Centrale del latte di Firenze, Pistoia e Livorno S.p.A.", con oltre il 99% di capitale pubblico, terza in Italia come fatturato per oltre 175 miliardi, svolge in diverse province della Toscana un importante ruolo sociale di pubblica utilità garantendo la produzione e la commercializzazione, e incentivandone anche il consumo, di latte fresco di produzione locale e di prodotti da esso derivati, assicurando oltretutto la difesa di un'occupazione qualificata non solo dei circa 230 dipendenti della Centrale stessa ma anche dei quasi 400 allevatori toscani, dei 200 trasportatori, di una complessiva rete di vendita che copre, oramai, tutto il territorio regionale, di un notevole indotto esterno per attività di vario genere;tenuto conto che la difesa del consumatore esige sempre più la valorizzazione dei prodotti regionali di Alta Qualità o con un marchio D.O.C. e la garanzia della congruità del prezzo;considerato che la presenza della Centrale, e la scelta di pagare in questi anni ai produttori toscani alcune decine di lire in più per ogni litro di latte rispetto ai normali prezzi di mercato con stretto ancoraggio alla qualità (con un prezzo finale per il consumatore fino a 150 lire al litro inferiore a quello praticato in altre regioni, anche confinanti), ha contribuito in maniera determinante ad elevare costantemente il livello qualitativo della materia prima, quale garanzia di base per il consumatore;considerato, anche, che la Centrale ha garantito la raccolta nelle zone più disagiate della Toscana, facendosi carico di difendere la zootecnia regionale da latte e mantenendo in vita centinaia di piccole strutture attraverso l'assunzione di costi che sarebbero stati di competenza istituzionale di ben altri Enti, prima fra tutte la Regione Toscana;tenuto conto che la sopravvivenza della zootecnia locale, con piccoli allevamenti dislocati per lo più in zone di montagna, e che hanno come acquirente esclusivo della propria produzione la Centrale stessa, contribuisce in maniera determinante a svolgere una insostituibile azione di salvaguardia dell'ecosistema ambientale e dell'equilibrio idro-geologico delle zone montane interessate;preso atto che la Centrale del Latte di Firenze, Pistoia e Livorno ha sempre chiuso in utile gli esercizi degli ultimi venti anni (cioè da quando è cessato il regime di monopolio e si è passati a quello di libero mercato, in aperta la concorrenza con i grandi gruppi privati, italiani e stranieri) anche in presenza di costanti ammodernamenti tecnologici, investimenti pubblicitari e interventi di carattere didattico-educativo in campo alimentare, e senza quindi gravare minimamente sui bilanci degli Enti pubblici partecipanti, ma venendo addirittura additata, a livello nazionale, come un'azienda guidata con capacità imprenditoriali, manageriali e tecnologiche che niente avevano da imparare dalla gestione privata;atteso che oramai da anni si trascina, con comportamenti non sempre improntati alla necessaria chiarezza da parte dei soci partecipanti (Comuni di Pistoia, Livorno e Firenze), e senza che l'Amministrazione regionale abbia mai garantito la necessaria attività di supervisione e di coordinamento, l'annosa questione della "privatizzazione" della Società, con prevedibili e realistici scenari di acquisto da parte di una multinazionale del latte interessata prima di tutto, ovviamente, all'acquisto del marchio, della rete distributiva e della quota di mercato, attraverso i quali procedere alla vendita di partite di latte di qualità e prezzo di mercato inferiori, e comunque sicuramente non di produzione toscana;preso atto che in data 9 maggio 2000, la Giunta comunale di Livorno ha deliberato la dismissione della partecipazione al capitale sociale della Centrale del latte di Firenze, Pistoia, Livorno S.p.A. scegliendo "di abbracciare la strada della cessione della propria quota a favore di un partner industriale" e gestendo la procedura di concerto con il Comune di Pistoia attraverso la nomina di un "advisor";tenuto conto che il Comune di Pistoia, in attuazione di una delibera di indirizzo del Consiglio comunale del 27 dicembre 1999 con la quale si esprimeva la volontà di avviare in tempi brevi la cessione delle quote di partecipazione della centrale del latte detenute dallo stesso Comune, ha indetto, per il giorno 8 giugno 2000, una gara pubblica per la scelta di un advisor che dovrà gestire la procedura di vendita delle suddette quote;viste le reiterate dichiarazioni dell'Assessore allo sviluppo economico del Comune di Firenze con le quali si lascia intravedere che anche le intenzioni di questa Amministrazione vadano nel senso della dismissione, parziale o totale, delle quote di partecipazione nella Centrale del latte, contraddicendo, fra l'altro, quanto indicato con voto unanime dal Consiglio comunale di Firenze , che aveva ribadito la necessità di un aumento di capitale della Società anche attraverso la forma dell'"azionariato diffuso", e non, viceversa, attraverso la dismissione di quote di partecipazione;considerato che la Centrale del Latte, se adeguatamente sostenuta a livello istituzionale, può divenire senza difficoltà punto di riferimento di altri comparti dell'agricoltura toscana, con la creazione di un polo agro-alimentare regionale se non addirittura dell'Italia centrale (anche attraverso il collegamento e l'unificazione con le più importanti Centrali cooperative operanti in Toscana nella trasformazione del latte) che si ponga come alternativa delle grandi aziende internazionali;visto che la Regione Toscana, dopo decenni di atteggiamenti contraddittori e sostanzialmente defilati nei confronti dei rilevanti interessi pubblici in gioco e di totale assenza di un pur minimo "programma regionale" d'intervento nel settore della zootecnia da latte, sembrerebbe finalmente intenzionata, di concerto con i produttori e le loro organizzazioni, a intervenire perché i Comuni interessati, primo fra tutti quello di Firenze, invece di procedere in maniera indiscriminata alla dismissione della quota di maggioranza pubblica, verificassero la possibilità di coinvolgere altri soggetti (Comuni montani, Province, Comunità montane, Camere di commercio, dipendenti della Centrale, produttori di latte, rivenditori, Istituti di credito e Compagnie di assicurazioni locali, la stessa Regione Toscana) nel nuovo assetto societario;impegna la Giunta comunalea non procedere alla dismissione di quote della Centrale del latte di Firenze, Pistoia e Livorno S.p.A. di proprietà del Comune di Firenze se non dopo che si siamo realizzate le seguenti condizioni:1. perfezionamento, nei prossimi mesi, gli accordi con le Ferrovie dello Stato e con gli altri Enti interessati (Metropolis, Italfer, Cavet, Tav, ecc.) relativamente alla vendita dell'area di proprietà comunale attualmente occupata in comodato dalla Centrale del latte, ma destinata in futuro ad essere interessata dalla realizzazione del cantiere per la linea ferroviaria ad alta velocità;2. tempestiva ricapitalizzazione della Società, conferendo alla stessa quanto dovesse derivare al Comune di Firenze dal passaggio di proprietà dell'area di cui sopra, raccogliendo anche la disponibilità ad investimenti nel capitale della Centrale da parte di soggetti pubblici e privati toscani;3. trasferimento dello stabilimento della Centrale all'interno della Mercafir S.p.A. come da accordi già intercorsi da tempo fra le due Società.