Toccafondi (Azione per Firenze) e Pieri (Forza Italia): «Vendiamo gli immobili fuori Comune e investiamone il ricavato per risparmiare sugli affitti»
Vendere il patrimonio immobiliare non abitativo che si trova fuori del comune di Firenze e che ammonta a circa venti miliardi di lire e investirne il ricavato nell'acquisto di beni immobiliari in città, trasferendo vari uffici per i quali l'amministrazione «sta pagando canoni di affitto spropositati ed ingenti». E' la proposta lanciata dal capogruppo di Azione per Firenze Gabriele Toccafondi e dal consigliere di Forza Italia Massimo Pieri.«Il comune tra i suoi beni ha ben 120 beni immobili tra terreni e fabbricati ubicati fuori dal territorio comunale - hanno ricordato Toccafondi e Pieri - terreni, box auto, immobili adibiti a piccole fabbriche o a laboratori artigianali, cantine. La domanda, talmente ovvia che nessuno sembra essersi mai fatto, è: cosa se ne fa il comune di Firenze di questi immobili fuori dal proprio territorio?». «Per questo motivo - hanno spiegato i due consiglieri - abbiamo domandato ad amici professionisti del settore di calcolare, in una ipotetica, ma reale, vendita quanto il Comune potrebbe ricavarne con i dati in nostro possesso». Tenuto presente che nella lista vi sono opere pubbliche di proprietà comunale che non sono alienabili Pieri e Toccafondi sono partiti «calcolando il valore catastale dei beni alienabili e cioè il minimo denunciabile nella dichiarazione dei redditi. Cifra che quindi deve essere considerata come minimo ricavabile dalla vendita. Se invece si vuole considerare un valore di mercato più vicino alla realtà è necessario aumentare circa del 30% il valore catastale. Ultima nota riguarda un immobile ubicato a Scandicci, immobile che conta 108 appartamenti, questo anche se curiosamente si trova nella lista dei "beni immobiliari del patrimonio non abitativo del comune di Firenze", è stato conteggiato a parte nei nostri esempi».«Anche la Regione Toscana ha provveduto o sta provvedendo alla vendita dei suoi beni immobiliari con un metodo che potrebbe essere utilizzato anche dalla nostra amministrazione - hanno concluso Toccafondi e Pieri - la Regione ha fatto stimare in tre mesi dei beni a propri dipendenti, senza ricorrere a consulenze esterne. Dopo le stime sono stati pubblicati bandi per vendere i beni del patrimonio della Regione». (fn)