Questione «Poggetto»: lettera aperta al Sindaco del capogruppo di Azione per Firenze Gabriele Toccafondi
Caro Sindaco,Le scrivo perché sono oramai prossime le scadenze legali della questione «Poggetto». Vorrei partire da un dato di fatto, senza del quale non si potrebbe capire l'intera vicenda. Il Piano Regolatore nel lotto prevedeva la costruzione «di una villetta signorile di due piani fuori terra». Un opera che doveva lasciare quasi inalterato il paesaggio (compresa la vista su Villa Lorenzi), doveva lasciare inalterato l'assetto idrogeologico, e poteva lasciare quasi inalterata la vita dei residenti.Invece è nato un mastodonte (o forse sarebbe meglio chiamarlo Mostro) di 30.000 metri cubi, 4 piani interrati per un totale di 365 posti auto con una profondità di 30 metri. In una parola uno scempio, perché di questo si tratta.Basta la semplice comparazione tra il piano regolatore (villetta signorile di due piani fuori terra) e la costruzione che qualcuno ha tentato di costruire per capire che qualcosa non va. I primi ad accorgerselo sono stati i residenti che vedevano gli operai costruire 24 ore su 24 con una fretta inaudita, che sentivano le pompe togliere l'acqua dagli scavi delle fondamenta, che si sono trovati garages, vani ascensore improvvisamente allagati, che hanno notato improvvise crepe sui muri, residenti hanno così costituito il Comitato di zona Poggetto.Si sono poi susseguiti: il blocco dei lavori, i dibattimenti legali, le vittorie del Comune, l'annullamento delle sentenze da parte del Consiglio di Stato per vizzi formali, e in ultima battuta la richiesta di danni dell'impresa verso il Comune e recentemente le osservazioni della Commissione istituita dalla giunta Primicerio, e adesso l'assoluzione della Corte d'appello.In tutta questa lunga e tortuosa storia che dura da più di nove anni una cosa è però evidente e chiara: tra il Piano Regolatore e ciò che si è tentato di costruire c'è un abisso, dato non solo dall'ignoranza o dalla buona fede. Un abisso che non può essere colmato con patti, concessioni, accordi con la ditta costruttrice.Da cosa partire o ripartire dunque? Da un'azione legale. Perché il Comune deve far rispettare la legalità. Le concessioni date dal Comune alla ditta non possono né devono in alcun modo rappresentare un handicap.Tutte le opere realizzate dalla ditta sono state concesse? La diga di cemento spessa 30 centimetri che recinta la costruzione e realizzata in un secondo momento, i tiranti di cemento che ancorano la diga ed entrano sotto terra per decine di metri in altre proprietà sono opere previste nelle concessioni? E ancora per calcolare il piano di campagna (punto di riferimento per l'altezza massima di una costruzione) perché è stato preso non il punto medio del lotto (come si deve fare) ma il punto più alto?Occorre, prima di tutto, ribadire e richiedere con forza il rispetto della legalità. Per questo occorre che il Comune percorra la strada dei danni ambientali verso la società Prestige.Gabriele Toccafondi(fn)