Inaugurata in Sala d'Arme a Palazzo Vecchio la mostra dell'artista greco Mytaras e nel cortile della Dogana l'esposizione del Laboratorio d'Arte di Calcide

Inaugurata oggi in Sala d'Arme di Palazzo Vecchio la mostra del pittore greco Mytaras che, a trent'anni dalla sua prima e unica ‘personale' a Firenze, l'artista torna in Italia con una mostra che sarà aperta fino al prossimo 26 agosto.Nel cortile della Dogana di Palazzo Vecchio, invece, è stata presentata al pubblico la mostra dei lavori del Laboratorio d'Arte di Calcide, guidata da Charicleia Mytarà, moglie di Mytaras, che guida il Laboratorio, divenuto un'esperienza ormai conosciuta in tutto il mondo, dal 1978. (dm)ALLEGATA CARTELLINA STAMPADIMITRIS MYTARASDimitris Mytaras è nato a Calcide (Eubea) nel 1934. Ha studiato pittura alla Scuola Superiore di Belle Arti di Atene (1953-1957), avendo come maestri Jannis Moralis e Syros Papalukas. Dal 1961 al 1964, grazie ad una borsa di studio governativa, ha continuato i suoi studi di pittura e scenografia presso l'École Nationale des Arts Décoratifs et Métiers d'Arts a Parigi sotto la guida di Labicse e Barreau. Dal 1964 al 1972 ha tenuto il Corso di Decorazione d'Interni all'Istituto Tecnologico ad Atene; e dal 1975 è professore alla Scuola di Belle Arti di Atene. Nel corso della sua carriera ha partecipato a numerose mostre collettive internazionali, tra cui la Biennale di Venezia nel 1972.Nel 1978 fonda, insieme a Charikleia Mytara, una scuola di pittura a Chalkis con il patrocinio del Comune.Nel 2000 è stato premiato con la Medaglia d'Oro della Città di Chalkis e con la Fenice d'Oro della Presidenza del Governo.Le opere di Dimitris Mytaras si ispirano principalmente alla figura umana raffigurata attraverso una fusione idiosincratica tra naturalismo ed espressionismo, ponendo particolare attenzione al colore steso con pennellate veloci e al bilanciamento della composizione. La sua ricerca pittorica si avvia nella seconda metà degli anni Cinquanta nei termini di una figurazione sinteticamente rappresentativa, forte e sommaria, d'accento alquanto espressionista. Alla quale, all'inizio dei Sessanta, subentra una figurazione non più in qualche misura diretta ma invece evocativa, frammentaria. Dopo gli anni Sessanta aderisce al Realismo Critico, realizzando una serie di lavori intitolati Documenti fotografici (1966-70), che commentavano la vita in Grecia durante il regime dei "colonnelli". Più tardi l'artista introduce elementi dell'antica Grecia in paesaggi geometrizzati; quindi, alla fine degli anni Settanta, crea una galleria di ritratti di artisti greci famosi nel mondo - come Peggy Zoumboulaki e Marina Lambraki-Plaka, direttrice della Galleria Nazionale -; e più recentemente, invece, ha adottato i motociclisti per assurgerli a simbolo della velocità della vita contemporanea, per poi tornare di nuovo al tema del ritratto e della figura femminile.Il motociclista con casco, occhiali e tuta, dipinto di opachi grigio-azzurri, inquadrato da colonne di ordine classico, è visto dal pittore come "un animale selvaggio", il rappresentante di una sorta di tensione esistenziale fra l'uomo e lo spazio urbano, che interpreta lo squallore di una terra oppressa.Nelle opere recenti, ha approfondito il già sperimentato tema del ritratto e della figura femminile discendente della "Parthenos" e delle "Korés", raffigurata in una calma ieratica, dove però il gesto vivo e impaziente, i colori accesi e violenti, e la posa erotica e audace, evocano un effimero autocompiacimento nella propria immagine rispecchiantesi. Le sue composizioni collocate entro una cornice di architetture classiche, a fianco ad antiche rappresentazioni funerarie, testimoniano l'ansia del mondo antico legata a quella del mondo moderno ed esprimono il dilemma dell'uomo d'oggi nei confronti sia della società che della propria solitudine, immergendolo in un paesaggio di desolazione. Questa sua intenzione di figurazione risulta non genericamente divagatoria ma intimamente mirata. Intende infatti dare immagine al proprio tempo, testimoniarlo. Figura l'uomo contemporaneo nella sua solitudine sociale altrettanto che figura la vitalità animalesca della donna, che veste (o sveste) sempre di un loro costume moderno. In questo suo dare immagine al proprio tempo concorre una componente sociologica (evidente in una certa postura da ritratto di società, incorniciato architettonicamente, di suoi personaggi, come negli anni Settanta); ma anche una componente antropologica (evidente nel vitalismo di certi nudi degli anni Ottanta). E quest'ultima può ricordare – in particolare negli anni Novanta – accenti vitalistici di radice picassiana. Ed è entro tale capacità di confrontarsi con il proprio tempo, non rappresentandolo cronachisticamente ma riassumendolo appunto in figure emblematiche, che si esprime la qualità più intima dell'immaginazione pittorica intimamente scenica di Mitaras.Simone SilianiAssessore alla culturaDimitris Mytaras torna a Firenze dopo quasi trent'anni, quando nel 1972 fu con una sua personale alla galleria santa Croce: sarà un'occasione per verificare dove sta approdando la parabola artistica di questo che è sicuramente fra i maggiori artisti nazionali greci. Un figurativo d'eccezione Mytaras che ha incrociato tutte le correnti più innovative dagli anni 60 ad oggi. Tuttavia in Mytaras si consuma una tragedia, come lui stesso ammette in una sorta di autobiografia: l'aver inseguito sempre il sentimento del tempo, i movimenti artistici, senza appagamento e senza sosta. "Sin dal principio ho avuto la convinzione che dovevamo viveree reagire al nostro tempo. Ho sempre sentito che ero due passi indietro agli eventi storici e intellettuali che segnano le nostre vite. Quando l'arte astratta era di moda io avevo appena scoperto Matisse e così ho perduto una grande opportunità per liberare la mia pittura dal suo contenuto descrittivo, in cui è imprigionata da tempo immemorabile". La sua instancabile ricerca ha avuto esiti diversi nel corso degli anni, ma l'aderenza al suo tempo, con alcuni momenti di alta testimonianza sociale, ne costituiscono la cifra – a mio parere – più significativa per il suo paese e per gli uomini del nostro tempo. I suoi lavori scenografici, al pari delle opere pittoriche ci restituiscono l'immagine di un uomo immerso in abissi di solitudine, condizione nella quale l'uomo moderno sembra condannato: un realismo psicologico che in Mytaras raggiunge prove profonde e niente affatto artificiali. Firenze è onorato di ospitarlo in una delle sue sedi espositive più prestigiose, con ciò rafforzando i legami di collaborazione culturale con la Grecia.Simone Siliani(assessore alla Cultura del Comune di Firenze)Mitaras: una volontà d'immagine del proprio tempoRicordo ancora piuttosto bene l'impressione avuta dai dipinti di Dimitris Mitaras visti per la prima volta nel padiglione della Grecia nella Biennale di Venezia del 1972. Si trattava d'una decina di dipinti risolutamente figurativi, e tuttavia costituiti in modi di figurazione molto personalmente definiti. Giustamente nel testo in catalogo Andreas Ioannou lo presentava connettendone il lavoro ad un orizzonte di proposte pittoriche nuove attente a rappresentare il possibile spessore del proprio presente. Che per un artista di radice culturale greca non può andar disgiunto da una eco storica e persino mitica.Sottolineava: "Oggi Mitaras si muove nello spazio della pittura ‘sociale'. Lo preoccupano le figure umane, poliedriche, dure, doloranti. Le sue composizioni, collocate sempre entro una cornice di architetture neoclassiche a fianco ad antiche rappresentazioni funerarie (in cui l'ansia del mondo antico si lega con quella del mondo moderno), esprimono il problema dell'uomo odierno, tanto nella società umana quanto nella solitudine del singolo. Questa solitudine si offre più chiaramente in una sintesi scenica nelle sue più recenti opere, dove un paesaggio deserto con arcaiche colonne infrante ed una prospettiva in salita si erge davanti a noi, come una nuova visione di uno spazio disumano extraterrestre".Mitaras era proposto allora a Venezia come "uno dei più importanti nuovi pittori di Grecia", certamente fra i maggiori esponenti di quella generazione le cui proposizioni nuove, appunto figurative, subentravano alle prospettive di originale partecipazione alle vicende "informali" che erano corse già nei secondi anni Cinquanta fra Tsingos e Gaitis, gravitanti a Parigi, e fino ai più giovani Caniaris e a Nikos, approdati allora a Roma (tappa del transito per la "Ville lumière", ma ove c'era anche chi preferiva rimanere: come accaduto a Kounellis).Nei dipinti esposti a Venezia si definiva bene l'intenzione del suo orientamento figurativo inteso a dare immagine all'uomo del proprio tempo, ma solennizzandone in qualche misura la presenza, che risultava infatti reiteratamente configurata entro una incorniciatura di porte o intercolunni di evidente riferimento antico: modanature e colonne in stili classici, greci antichi. Il clima in cui si collocavano tali proposizioni, forti e al tempo stesso eleganti, appariva evidentemente quello di una figurazione nuova circolante allora in Europa, ormai acquisita la libertà di riferimento al presente perentoriamente affermata dall'esperienza "pop". Penso, per esempio, a quanto proponevano allora in particolare Hockney o Kitaj. Certamente non che Mitaras operasse allora in termini da seguace del "Pop art", e tuttavia non v'è dubbio che il suo modo di citare l'antico, il proprio antico "greco", e il "consumo" elittario quanto sociale di questo, si manifestasse in una disinvoltura d'impianto d'eredità "pop".La sua appariva evidentemente allora una figurazione "costruita": mirata cioè a proporre figure emblematiche, configurate in un loro significativo isolamento presentativo, anziché implicate in complesse situazioni narrative. E ciò costituiva un primo rilevante traguardo nella sua ricerca pittorica avviata nella seconda metà degli anni Cinquanta in termini di una figurazione sinteticamente rappresentativa, forte e sommaria, d'accento alquanto espressionista. Alla quale, all'inizio dei Sessanta, è subentrata una figurazione non più in qualche misura diretta ma invece evocativa, frammentaria. Certamente è un processo che ha portato, nella seconda metà dei medesimi Sessanta, Mitaras ad operare in modi di una figurazione già fortemente essenzializzata, quasi trasposta in termini di una formalizzazione di mutuazione mediatica dei diversi elementi dell'immagine (la citazione dall'antico vi s'assimilava infatti all'immagine originata dai "mass media").Era un processo che impegnava largamente la figurazione "post-pop" europea, spesso in intenzioni di critica sociale (quando non esplicitamente politica), o comunque di riflessione sulle condizioni dell'individuo entro i condizionamenti di una socialità sempre più di prospettiva di massa. Ed è evidente che nella pittura di Mitaras all'inizio degli anni Settanta corrano umori di rappresentazione critica del rapporto fra l'intrinseca dinamica del moderno e la metafisica sopravvivenza del antico, scontato soprattutto entro la scena urbana. Tuttavia Mitaras non enuncia posizioni critiche mirate; suggerisce piuttosto una condizione di profonda inquietudine del proprio consistere individuale, architettonicamente incorniciato entro una insuperabile solitudine. Il suo figurare è corsivo, rapido, sintetico, sommario, ma molto icastico; esplicitamente precario rispetto alla solda consistenza di cornici o fondali architettonici..Lungo gli anni Settanta Mitaras propone figure del proprio tempo in interni; figure emblematiche d'una condizione più che coinvolte in un'azione. E' attento ai costumi dei personaggi, alla loro solitaria collocazione in interni. Ma dalla seconda metà degli anni Settanta una svolta si produce nell'orientamento della sua ricerca pittorica: nel senso del subentrare d'una corsività nuova di figurazione, esattamente d'una sorta di gestualità segnica che definisce le figure in modi imprevisti d'esibizione, attuati attraverso una loro intrinseca concitata scenicità propositiva.Si apre allora una stagione nuova nella pittura di Mitaras, attraverso la quale lungo gli anni Ottanta si definiscono larghi e disinvolti modi di figurazione maggiormente corsiva, abbreviata, liberissimamente implicata in connessioni evocative, attraverso montaggi di memoria. Pur sempre restando la figurazione di situazioni emblematiche del proprio tempo l'intenzione maggiore del suo fare pittorico: figure in interni, ma anche paesaggi. Ed è una stagione che Mitaras vive tuttora - fino nelle opere più recenti -, con rinnovata lena immaginativa e grande libertà di gesti configuranti.Attraverso un percorso creativo che corre ormai dunque lungo diversi decenni è certamente possibile cogliere alcune costanti che caratterizzano in modo molto personale la pittura di Mitaras. Anzitutto è evidente una sua fondamentale scelta di campo a favore di un destino figurativo della pratica della pittura. Compito della pittura è per il pittore greco proporre figure emblematicamente significanti: non rappresentare persone ma costruire immagini. Mitaras ha scelto infatti fin dall'inizio della propria avventura di pittore la figurazione ma si è costruito modi di figurazione chiaramente nuova.Questa sua intenzione di figurazione risulta non genericamente divagatoria ma intimamente mirata. Intende infatti dare immagine al proprio tempo, testimoniarlo. Figura l'uomo contemporaneo nella sua solitudine sociale altrettanto che figura la vitalità animalesca della donna, che veste (o sveste) sempre di un loro costume moderno. In questo suo dare immagine al proprio tempo concorre una componente sociologica (evidente in una certa postura da ritratto di società, incorniciato architettonicamente, di suoi personaggi, come negli anni Settanta); ma anche una componente antropologica (evidente nel vitalismo di certi nudi degli anni Ottanta). E quest'ultima può ricordare – in particolare negli anni Novanta – accenti vitalistici di radice picassiana.E' evidente che l'immaginazione di Mitaras appare alimentata da una istintiva disposizione alla comunicazione aperta. Lo prova sia il suo consistente impegno di pittore operante a dimensione murale, sia l'ampiezza della sua attività progettuale per la scena teatrale. Ambedue, ovviamente, occasioni di una condizione di comunicazione aperta in termini d'immagine. La quale si configura chiaramente, nel suo lavoro, in intenzioni di coinvolgimento immaginativo ed emotivo.Per sua natura di evento pubblico la pittura murale è infatti disposta ad un'implicazione del fruitore entro una propria condizione di intrinseca coralità comunicativa. Mentre operare in dimensione di scena teatrale equivale a implicare la dimensione della figurazione di una prospettiva sostanzialmente dinamica, d'azione, e altrettanto d'implicazione del fruitore.Ma c'è di più: credo infatti che Mitaras pratichi così largamente la scena teatrale proprio perché il suo figurare – come si è venuto originalmente costituendo fra anni Ottanta e Novanta – risulta, per sua costituzione, intrinsecamente teatrale. Intendo dire che quanto egli ci propone, per esempio in particolare in termini di figure emblematiche o di paesaggi, manifesta con tutta evidenza una interna teatralità strutturale dell'immagine. Teatralità conseguente il realizzarsi di quel vitalismo assai particolare che anima il suo figurare negli ultimi due decenni, caratterizzato appunto da modi assai corsivi, segnici e gestuali.E' proprio del resto attraverso questa loro dimensione d'intrinseca teatralità che le immagini, dapprima – negli anni Settanta – da Mitaras costruite, e poi – negli Ottanta e Novanta – dal medesimo quasi afferrate, si fanno proposizioni emblematiche d'una intenzione di corrispondenza al proprio tempo. Occasione per testimoniarne un'intenzione di profonda partecipazione, per dargli volto e immagine di condizione psicologica prima che sociologica.Ed è entro tale capacità di confrontarsi con il proprio tempo, non rappresentandolo cronachisticamente ma riassumendolo appunto in figure emblematiche, che si esprime la qualità più intima dell'immaginazione pittorica intimamente scenica di Mitaras.Enrico CrispoltiBIOGRAFIADi CRISTINA PIERSIMONI e ELISA MAZZINILe opere di Dimitris Mytaras si ispirano principalmente alla figura umana raffigurata attraverso una fusione idiosincratica tra naturalismo ed espressionismo, ponendo particolare attenzione al colore steso con pennellate veloci e al bilanciamento della composizione. Dopo gli anni Sessanta aderisce al Realismo Critico, realizzando una serie di lavori intitolati Documenti fotografici (1966-70), che commentavano la vita in Grecia durante il regime dei "colonnelli". Più tardi l'artista introduce elementi dell'antica Grecia in paesaggi geometrizzati; quindi, alla fine degli anni Settanta, crea una galleria di ritratti di artisti greci famosi nel mondo - come Peggy Zoumboulaki e Marina Lambraki-Plaka, direttrice della Galleria Nazionale -; e più recentemente, invece, ha adottato i motociclisti per assurgerli a simbolo della velocità della vita contemporanea, per poi tornare di nuovo al tema del ritratto e della figura femminile.Del periodo giovanile lui stesso racconta: "Sin dal principio ho avuto la convinzione che dovevamo vivere e reagire al nostro tempo. Ho sempre sentito che ero due passi indietro agli eventi storici e intellettuali che segnano le nostre vite. Quando l'arte astratta era di moda io avevo appena scoperto Matisse e così ho perduto una grande opportunità per liberare la mia pittura dal suo contenuto descrittivo, in cui è imprigionata da tempo immemorabile. A quel tempo tutti quelli che ebbero la possibilità di andare a Parigi con una borsa di studio ne approfittarono per entrare a far parte della generazione degli astrattisti, che erano la forza dominante tra il 1955 e il 1965. Quando il realismo divenne di moda, tutti questi pittori ebbero l'opportunità di fare un impressionante dietro front che io non fui capace di fare, almeno non in modo così repentino. Questo probabilmente era dovuto alla mia inesperienza e alla relativa giovane età. Quando la Pop Art era in voga, io ancora stavo cercando di allontanarmi dall'Action Painting. Questo lo dovetti pagare a caro prezzo, senza parlare delle occhiate ironiche dei vari colleghi che erano già diventati parte del nuovo movimento. Io mi feci coinvolgere dall'arte optical e cinetica che circolava, ma senza successo. […] Con orrore scoprii che i miei quadri non si erano sviluppati dai tempi in cui ero uno studente alla Scuola di Belle Arti. Ero quindici anni indietro, mentre altri della mia età andavano oltre il loro tempo e, infatti, molti di loro hanno raccolto molti successi. Per un periodo smisi di dipingere e iniziai a studiare attentamente i giornali d'arte e altri testi contenenti analisi critiche. Quando apparve il Neorealismo, a malapena riuscii a prendere il treno. […] Per un certo numero di anni mi concentrai sul realismo fotografico, poi realizzai che gli Italiani e gli Spagnoli avevano già esaurito perfettamente la corrente. Ero depresso. Lavorai nel realismo per un certo numero di anni senza alcuna particolare ambizione".Nel 1966 Dimitris Mytaras tiene una personale alla galleria Merlin di Atene, intitolata Studi allo specchio, e scrive: "Sarebbe un errore fatale per me, mettere alla prova e valutare i miei lavori confrontandoli con me stesso. Io ho l'impressione che i miei problemi siano comuni a molti pittori. Alla fine la cosa che conta è il risultato che - e questo è degno di nota - spesso è totalmente scollegato dall'intento". Gli "Specchi", infatti, per lui erano "immagini che cambiavano costantemente", e che perciò rendevano l'idea della forma che cambia, a lui tanto cara.Negli anni Settanta, invece, si prefigge di investigare il soggetto fotografando persone e oggetti, ma presto giunge alla conclusione che "la fotografia non rappresenta alcuna soluzione particolare ai problemi inerenti la pittura"; ciò nonostante, durante la sua ricerca, nota "che il linguaggio spietato del documento fotografico è una forma di critica socio-politica".Passato un breve periodo di impasse si rivolge verso un paesaggio geometrizzato dove lo spazio è scandito da una fila di colonne in stato di rovina contro un orizzonte sterminato. La sua attenzione è ora rivolta alla figura umana dolorante. Le sue composizioni collocate entro una cornice di architetture classiche, a fianco ad antiche rappresentazioni funerarie, testimoniano l'ansia del mondo antico legata a quella del mondo moderno ed esprimono il dilemma dell'uomo d'oggi nei confronti sia della società che della propria solitudine, immergendolo in un paesaggio di desolazione.In questo periodo Dimitris Mytaras viene anche nominato professore alla Scuola di Belle Arti di Atene. Riguardo alla didattica sostiene: "Secondo me il più grande problema di un insegnante è di trasmettere fiducia ed entusiasmo agli studenti. La conoscenza viene più tardi".Nei dieci anni successivi i suoi dipinti hanno per soggetto le motociclette. Il motociclista con casco, occhiali e tuta, dipinto di opachi grigio-azzurri, inquadrato da colonne di ordine classico, è visto dal pittore come "un animale selvaggio", il rappresentante di una sorta di tensione esistenziale fra l'uomo e lo spazio urbano, che interpreta lo squallore di una terra oppressa.Nelle opere recenti, ha approfondito il già sperimentato tema del ritratto e della figura femminile discendente della "Parthenos" e delle "Korés", raffigurata in una calma ieratica, dove però il gesto vivo e impaziente, i colori accesi e violenti, e la posa erotica e audace, evocano un effimero autocompiacimento nella propria immagine rispecchiantesi.Dimitris Mytaras è nato a Calcide (Eubea) nel 1934. Ha studiato pittura alla Scuola Superiore di Belle Arti di Atene (1953-1957), avendo come maestri Jannis Moralis e Syros Papalukas. Dal 1961 al 1964, grazie ad una borsa di studio governativa, ha continuato i suoi studi di pittura e scenografia presso l'École Nationale des Arts Décoratifs et Métiers d'Arts a Parigi sotto la guida di Labicse e Barreau. Dal 1964 al 1972 ha tenuto il Corso di Decorazione d'Interni all'Istituto Tecnologico ad Atene; e dal 1975 è professore alla Scuola di Belle Arti di Atene. Nel corso della sua carriera ha partecipato a numerose mostre collettive internazionali, tra cui la Biennale di Venezia nel 1972.LABORATORIO D'ARTE DI CALCIDE1978Il Sindaco Giannis Spanos ed i pittori Charicleia e Dimitris Mytaràs instituiscono il Laboratorio d' Arte di Calcide. Il suo scopo è lo sviluppo culturale e artistico dei bambini della città. Inizialmente trova sede in via Kriezi 26.1979-1980Viene creato il primo dipartimento figurativo per adulti. Le lezioni di tre ore, impartite tre volte a settimana, sono Disegno dal Vero, Colore dal Vero, Fondamenti di Disegno e Storia dell'Arte. In particolare, la materia di Storia dell'Arte, viene impartita in un luogo pubblico ed oltre agli allievi chiunque sia interessato può frequentare le lezioni.1981-1982Nel Gennaio 1981 si istituisce un' associazione denominata "Centro Culturale di Calcide". Ha come scopo lo sviluppo del Laboratorio d' Arte ed, in generale, la promozione della città nei confronti delle arti figurative.Vengono istituiti due dipartimenti di attività creativa per bambini dell' età di sette-dodici anni.Fino alla fine dell'anno 1988 funzionano otto nuovi dipartimenti di attività creativa per ragazzi di età compresa tra i sette ed i diciotto anni.1985Viene conferita a Charicleia e a Dimitris Mytaràs la medaglia d'oro della città di Calcide. Nello stesso tempo si inaugura il nuovo edificio del Laboratorio nella Piazza di San Demetrio.Viene istituito il Laboratorio di Ceramica.1988-1990Il numero dei ragazzi che frequentano i dipartimenti di attività creative è 300; gli adulti sono 40.1991-1992Si organizzano due seminari, uno di "Gioiello", l'altro di "Ceramica", finanziati dalla C.E.E.1992-1994Istituzione delle materie Gioco Teatrale, Gioiello, Ceramica nei dipartimenti per ragazzi, e dall' anno 1994, istituzione della materia Fotografia.Si offre ospitalità e si eseguono seminari congiunti con insegnanti tedeschi della Scuola di Immaginazione di Monaco.Premiazione da parte dell'Accademia di Atene del Preside della Scuola sig.ra Charicleia Mytarà e dei suoi collaboratori per l' opera svolta presso il Centro Culturale di Calcide, nell' ambito dell'Educazione Artistica.1995Premiazione del Laboratorio da parte della Società Studi dell'Eubea.Inaugurazione di due dipartimenti di Pittura Sacra per adulti.1996Inserimento del Laboratorio d'Arte tra i Laboratori di Educazione Artistica del Ministero dei Beni Culturali.Il Laboratorio partecipa a congressi ed esposizioni ed organizza delle manifestazioni artistiche multidisciplinari.Istituzione del Laboratorio di Fotografia.Proiezione del documentario di Carlo Vratits dal titolo "Nei sentieri delle nostre profondità marine", con la colonna sonora di Aristide Mytaràs, nel Teatro Papadimitriou di Calcide.1997Partecipazione al concorso di Tecnica di Incisione in Yugoslavia e premiazione dell'opera dell'allievo Steven Tsakos.Partecipazione alla mostra in Cecoslovacchia, dal titolo "Giochi Olimpici".Esposizione di opere di ragazzi nello spazio E.P.A.S.K.T. (dell'Accademia di Belle Arti) di Plaka, Atene. Organizzazione di due serate musicali alle quali hanno partecipato anche ex-allievi del Laboratorio e presentazione dello spettacolo teatrale "Il sacrificio della papera".Esposizione collettiva di opere, di costruzioni, di Ceramica, di Fotografia dei dipartimenti dei bambini, accompagnata dalla musica di Aristide Mytaràs, a Caristo in Eubea, nell'ambito della diffusione dell'educazione artistica nella provincia.Esposizione collettiva di nostri allievi a Cozani, nel corso dell'incontro di undici Laboratori, che sono parte della Rete di Laboratori di Educazione Artistica del Ministero dei Beni Culturali.Mostra di Pittura e Fotografia degli allievi adulti negli spazi espositivi del Laboratorio.Manifestazione d'arte multidisciplinare con una conferenza di Eleni Moraiti, dal titolo "La donna nell'Arte".Proiezione di due documentari di Carlo Vratits dal titolo "Nei sentieri delle nostre profondità marine" e "Conchiglie", con la musica di Aristide Mytaràs, nel Teatro Papadimitriou di Calcide.1998Premiazione di Dimitris e di Charicleia Mytaràs presso l' Organizzazione Internazionale dei Clubs LIONS.Inaugurazione del nuovo Centro Culturale nella zona di Kanithos-Calcide, dove il Comune ha messo a disposizione un'ulteriore sede.Esposizione di costruzioni e di fotografie dei nostri allievi adulti alla Galleria d'Arte ASTROLAVOS.Esposizione delle attività creative dei nostri dipartimenti per i ragazzi nel Muse Millesgarden (Stoccolma-Svezia).Partecipazione di Charicleia Mytarà al Simposio dal titolo "Arte ed Istruzione" nella Pinacoteca "E. Averof" a Metsovo.Esposizione di costruzioni dei nostri allievi adulti nella Biblioteca Centrale di Calcide.Partecipazione al 2° incontro- mostra della Rete di Laboratori d' Arte del Ministero dei Beni Culturali a Joannina.Partecipanti ai Consigli di Amministrazione del Centro Culturale di Calcide, dall' anno 1979 fino al Febbraio 1999:Charicleia Mytarà, Dimitris Tzavlas, Vivì Sclià, Calliope Katelanou, Katerina Manara, Nelli Trapesountiou, Elena Moraiti, Mina Kousouni, Keti Korovou, Yiorgos Katelanos, Dimitra Kresta, Anastasia Karvela, Kate Benissi, Lina Pergamali, Maria Darla, Vasso Atzoletaki, Konstantinos Dimitroulis, Elena Fotopoulou.Consiglio di Amministrazione: Febbraio 1999-Febbraio 2001Kostas Dimitoulis, Yiorgos Katelanos, Dimitra Kresta, Katerina Manara, Charicleia Mytara, Lina Pergamali, Vivi Sclia, Dimitris Tzavlas, Elena Fotopoulou.Segreteria:Penelope Katelanou, Maria DarlaInsegnanti del dipartimento degli adulti dal mese di Ottobre 1979 fino al mese di Giugno 1999.Dal momento dell' istituzione dei dipartimenti per adulti, hanno impartito lezioni i seguenti insegnanti:Fondamenti di Disegno: Mytarà Char.Pittura – Disegno: Adamakos G., Antonopoulos Ang., Gratsias D., Ziogas G., Lampadaridis S., Moraiti El., Papadopoulos D., Patraskidis L.Ceramica: Gounela V., Iatropoulou K., Maganari M., Siaterli V., Sotirchos V., Chorafa Th.Storia dell'Arte: Vetsopoulou I., Daskalothanassis N., Moraiti El., Sarilaki V., Stefanidis M.Pittura Sacra: Doukoumetzakis M., Poulopoulos P.Fotografia: Zafiriou G.Insegnanti dei dipartimenti dei bambini.Dal momento dell' istituzione dei dipartimenti per bambini hanno impartito lezioni i seguenti insegnanti:Anastassiadou Ath., Antoniou T., Arghyris K., Arghyroiliopoulou A., Varvaki K., Vourga S., Dokoumetsakis M., Zannos St., Zafiriou G., Karaleka S., Karvela An., Kativelakis V., Kontarini N., Laouraki M., Leventakou M., Lanantonaki D., Malea Fr., Manoussakis M., Maroudi M., Mastotheodorou E., Michalos K., Mistriotis D., Bantouna A., Briskola S., Mytarà Charicleia, Pantaka-Gardeli P., Petsali Am., Salla-Dockoumetzidi T., Silikou D., Spiliopoulos M., Tsaldiri El., Chandris P.Insegnanti delle esercitazioni:Antoniou T., Vetopoulou I., Goumas A., Gounelà V., Zannos St., Maganari M., Mitios G., Beredimas P., Panaretos K., Pantasopoulou D.Il Laboratorio d'Arte di Calcide, sin dalla sua fondazione organizza mostre annuali dei suoi allievi in aule espositive appositamente allestite. Espone il proprio lavoro e partecipa con successo a mostre collettive in Grecia e all'estero. Ha organizzato mostre di artisti noti nelle aule espositive del Laboratorio e manifestazioni e conferenze multidisciplinari nel Teatro Papadimitriou di Calcide. Nello stesso tempo collabora con importanti enti culturali di Calcide.Allievi e membri, accompagnati dagli insegnanti, hanno visitato numerose mostre ed assistito a svariate recite teatrali ad Atene.La Televisione, in Grecia e all' Estero, ha più volte presentato il lavoro che si svolge nel Laboratorio. Inoltre sono stati pubblicati svariati articoli su giornali e riviste.Charicleia Mytarà ha rilasciato numerose interviste alla stazione radio di Calcide ed alle televisioni greche e straniere riguardo al lavoro eseguito nel Laboratorio.Il laboratorio ha stampato calendari per gli anni 1991, 1993, 1994, 1995, 1996, 1997, 1998 e 1999, 2000 e 2001.Mytarà CharicleiaPittrice – EducatriceE' nata il 2.7.1935 al Pireo. Έ moglie di Dimitris Mytaras dal quale ha un figlio. Ha studiato presso l' Accademia di Belle Arti di Atene dove si è diplomata nel 1958. In seguito ha studiato a Parigi Metiers d' art all'Ecole Superieure des Arts Decoratives (1961-1964).Dal 1960 fino al 1978 ha lavorato quale professoressa di Educazione Artistica in svariati istituti (Accademia di Belle Arti, Decorazione degli Interni delle Scuole Doxiadi, Vacalò, Dipartimento di Decorazione, presso l' Istituto di Educazione Tecnologica di Egaleo ed altri).Dal 1978 è direttrice e presidente del Laboratorio d' Arte di Calcide che ha fondato insieme a Dimitris Mytaras. Nello stesso tempo è coordinatrice nazionale del programma didattico del Ministero dei Beni Culturali " Melina-istruzione e cultura".Ha presentato sue opere a mostre personali e collettive in Grecia e all'Estero.Ha partecipato a numerose puntate della trasmissione didattica televisiva "Rosso-giallo-blu". E' membro dell' E.E.T.E. (e del Centro Culturale d'Arte di Calcide (Laboratorio d'Arte).Ha ricevuto, come onorificenza, la medaglia d'oro della città di Calcide (1985). Nel 1994 l'Accademia di Atene ha conferito a lei ed ai suoi collaboratori la lode per la loro opera educativa.Indirizzo professionale: Laboratorio d' Arte di Calcide, Piazza San Demetrio 34100, Calcide.Abitazione: Via Kamariotou 15, 11524 Nea Filothei, AteneTelefono: 01- 6913-658, fax: 01- 6928-327.Saluto del sindaco e dell'assessore alla pubblica istruzione del Comune di FirenzeL'arte è la più antica espressione di civiltà. E' bello vedere e conoscere le opere di tanti ragazzi che, dal Laboratorio del Comune di Calcide, in Grecia, lanciano un messaggio di vitalità e armoniosità al mondo. Ed è particolarmente significativo che questo messaggio parta proprio da Firenze, dal cuore storico di una città culla dell'Umanesimo.Ci si interroga spesso su cosa significhi contemporaneità. Su come la società attuale sia percepita dalle giovani generazioni. Sappiamo che la realtà mutevole in cui viviamo è poliedrica, multiforme, multiculturale. Ricca di sollecitazioni e sommovimenti culturali, ma anche bombardata di messaggi.Tolstoj, insuperato interprete di una stagione di grandi mutamenti, scriveva "L'arte è un'attività umana il cui fine è la trasmissione ad altri dei più eletti e migliori sentimenti a cui gli uomini abbiano saputo assurgere".I lavori e le opere dei ragazzi del Laboratorio di Calcide sono certamente un esempio di quanto cercava di illustrare lo scrittore russo.L'esperienza guidata da Charicleia Mytarà è significativa e affascinante, soprattutto per lo spirito che l'anima: la volontà di creare individui completi, cittadini; persone che facciano dell'armonia un modo di essere fin da ragazzi. E' un bell'esempio che come amministratori di una città siamo particolarmente interessati a divulgare e valorizzare.Vogliamo ringraziare tutti i ragazzi, i curatori della mostra, il Comune di Calcide e il governo greco per l'opportunità offerta.Leonardo DomeniciSindaco di FirenzeDaniela LastriAssessore alla pubblica istruzione del Comune di FirenzeComune di CalcideSaluti del Sindaco di CalcideCharalambos P. ManiatisLa Grecia e l'Italia, paesi uniti da secolari legami e da indissolubili vincoli di amicizia, si incontrano oggi per prendere parte, insieme, ad un significativo evento, assolutamente in linea con la profonda tradizione culturale che contraddistingue i due popoli. Queste comuni radici costituiscono il fondamento di una stretta e biunivoca relazione che, nel corso dei secoli, si è manifestata ed espressa, tanto a livello intellettivo e teoretico, tanto a livello più pragmatico e tecnico.Per la città di Calcide è un grande onore che la mostra delle opere del Laboratorio dei Ragazzi sia ospitata a Firenze, centro d'arte e di cultura, che in così larga misura ha contribuito alla genesi ed alla nascita del Rinascimento. E se siamo certi che gli scambi culturali, sempre e comunque, elevino grandemente la qualità della vita dei cittadini e rinsaldino vincoli di amicizia, ci piace sottolineare una peculiarità tutta speciale di questa mostra che ancor più la rende, ai nostri occhi, in qualche misura, preziosa. Protagonisti dell'avvenimento infatti sono i giovani, i giovanissimi, bambini della città di Calcide che espongono qui le loro opere e che, proprio tramite l'arte, incontreranno i loro coetanei della città di Firenze. A loro, a loro che saranno i futuri cittadini della comune casa europea, ed ai loro insegnanti del Laboratorio, vanno quindi i miei più sentiti e migliori auguri per una sicura riuscita della manifestazione.Il Sindaco di CalcideCharalambos P. Maniatis