Politica e servizi pubblici, interviene Sgherri (Rifondazione Comunista)

Questo il testo dell'intervento della capogruppo di Rifondazione Comunista Monica Sgherri:La manifestazione contro la guerra , senza se senza ma, che si è svolta nelle grandi città del mondo, al di là dei fusi orari, dei confini e degli oceani di sabato 15 gennaio, ha segnato un fatto straordinario quello della volontà di vivere in un mondo dove la pace sia lo strumento fondamentale della convivenza civile. Quel popolo che è sceso in piazza, con determinazione, ci dice che è possibile fermare la guerra ma ci chiede di misurarci contro il liberismo e trovare nuove soluzioni per governare i processi sociali.La manifestazione di sabato 15 febbraio è riuscita a riunire popoli, partiti, esperienze che sono state divisi anche in questi ultimi e recenti anni. E' possibile misurarci su un percorso che trovi per il futuro punti di unità e di condivisione, anche a partire da noi e dal livello locale dove agiamo? Entro subito nel merito e, cerco di rispondere. Le differenze tra Rifondazione Comunista e l'Ulivo sul processo di privatizzazione che ha investito la gestione di servizi pubblici essenziali sono ormai note e cristallizzate. Volutamente semplifico: per l'ulivo la scelta delle società per azioni a maggioranza pubblica per gestire acqua, casa, smaltimento rifiuti, ecc. con un socio privato presente al 40/45% garantiscono il controllo pubblico. Per noi rappresentano invece un primo e sostanziale passo verso la privatizzazione in quanto l'essenza della Spa è quella di fare profitti e con quello scopo e con quelle certezze entra il socio privato e i servizi essenziali sono così ridotti a pura merce.Queste diverse posizioni sono nell'immediato difficilmente superabili se vogliamo stare nel reale, credo anche che sarà proprio l'esperienza del movimento dei movimenti a far maturare nuove soluzioni in positivo. Io credo che da subito sia auspicabile e necessario trovare dei punti comuni dai quali iniziare una relazione costruttiva , tanto più che il quadro normativo nazionale e l'attuale governo preoccupano molto e preoccuperanno ancora di più.Primo punto: La scelta si basa sul conferimento della proprietà delle reti a consorzi e società interamente pubbliche e sul conferimento della gestione a società a maggioranza pubblica. Il quadro normativo nazionale pone il limite per la società proprietaria del solo mantenimento della maggioranza pubblica mentre nessun limite è posto per le società di gestione, dove il socio pubblico può diventare di minoranza se non ritirarsi del tutto.E' possibile in Toscana legiferare e prendere impegni seri affinché le società proprietarie rimangano esclusivamente pubbliche, e le società di gestione rimangano almeno a maggioranza pubblica. Ossia siamo disposti ad arrestare la definitiva privatizzazione e liberalizzazione dei servizi pubblici primaria?Secondo punto: democratizzare la gestione di questi servizi essenziali: acqua, gas, case popolari ecc. non sono affari dei (soli) soci, pubblici e privati, ma sono e devono tornare ad essere affare dei cittadini tutti e dei consigli elettivi.Le decisioni di merito che influiranno sia sulla qualità della nostra vita nell'immediato e nel futuro sia sullo sviluppo, o al contrario sulla sostenibilità integrale, sono demandate alle società proprietarie, ossia alle conferenze dei sindaci. In parole povere i consigli comunali sono stati esautorati di queste materie e i sindaci, o loro delegati, agiscono in totale autonomia spesso senza neanche il mandato di quanto presentato sul programma elettorale.Si pensi all'approvazione del piano industriale dell'acqua che prevede investimenti di migliaia di milioni di vecchie lire sul territorio e sulla manutenzione della rete per i prossimi 10 anni. Chi di noi è a conoscenza di cosa è stato deciso?Io penso, che sia determinante reintrodurre il mandato vincolante al Sindaco. Tra l'altro, per sgomberare il campo da eventuali obiezioni, una scelta di questo tipo non comporta nei fatti problemi alle decisioni, visto che l'attuale sistema elettorale ha regalato ai governi locali un premio di maggioranza proprio per garantirne la decisionalità e la stabilità. Questo significa semplicemente democratizzare la gestione dei servizi pubblici essenziali, reintroducendo la conoscenza e attribuendo nuovamente ai consigli elettivi l'approvazione degli indirizzi e il controllo su queste materie fondamentali alla nostra vita e a quella delle future generazioniMa non basta, è necessario garantire la partecipazione dei cittadini, si pensi al parlamento delle acqua proposto nel Manifesto dell'acqua, sottoscritto tra l'altro da molti sindaci della provincia di Firenze. In questo senso impegnarsi ad approvare una legge regionale sulle modalità di costituzione dei comitati locali di cittadini e sulle modalità per la loro partecipazione agli indirizzi.I due punti citati riguardano la possibilità di trovare un terreno comune sul quale misurarsi contro un processo di privatizzazione e liberalizzazione scellerato a favore invece di una ridemocratizzazione della cosa pubblica.E' questo un terreno dove si può costruire l'unità e ricucire per il futuro- anche differenze consolidate?».(fn)