Gli effetti socio-economici del recupero delle aree dismesse oggi al centro di un convegno a Palazzo Vecchio

Le aree dismesse come risorsa per le città. Da questo spunto nasce la riflessione dall'Audis (Associazione aree urbane dismesse) e il convegno che si è svolto oggi nel Salone dei Duecento di Palazzo Vecchio. L'appuntamento, organizzato dal Comune e dall'Audis, aveva l'obiettivo di approfondire soprattutto le ricadute economiche e sociali degli interventi di trasformazione urbanistica in corso in molte città. "Firenze è socia dell'Audis – spiega l'assessore all'urbanistica Gianni Biagi – e quest'anno abbiamo ospitato il convegno nazionale che nel 2002 si è tenuto a Napoli. E' l'occasione per fare il punto sullo stato dell'arte e per avviare una riflessione complessiva sul tema del recupero delle aree dismesse e sugli effetti che questo tipo di intervento provoca nelle città". L'assessore Biagi ricorda che l'Amministrazione ha individuato nel recupero delle aree dismesse un elemento di riqualificazione della città. "Si tratta di un'occasione di sviluppo che, attraverso il riordino e la riorganizzazione funzionale di quanto è già costruito, consente di non dover intervenire sugli spazi ancora liberi. Per questo si può dire che le aree dismesse sono una risorsa per lo sviluppo della città". A Firenze si tratta di oltre edifici per 3 milioni di metri quadrati, oltre un terzo in origine ospitavano funzioni industriali, artigianali o commerciali. La maggior parte di questi edifici si trovano nel centro storico, nella zona di Porta a Prato e nel quartiere 5. All'interno del centro storico, per esempio, ci sono gli edifici giudiziari che al momento dell'inaugurazione del nuovo Palazzo di Giustizia saranno liberati dalle loro funzioni, le caserme e gli edifici militari, le ex carceri (come le Murate), palazzi e conventi dismessi (in alcuni casi sono stati portati a termine i lavori di riconversioni a nuove funzioni come per esempio per Sant'Ambrogio, il Fuligno e le ex Leopoldine di piazza Tasso, in altri il recupero è appena avviato come per San Gaggio). Le altre aree interessate da chiusure o da trasferimenti di impianti e attrezzature sono localizzate nelle fascia ottocentesca, in zone residenziali costruite nel periodo tra le due guerre o in zone periferiche di espansioni lungo le direttrici di espansione della città. Negli ultimi 10 anni si è registrata una accelerazione della dinamica del recupero e di trasformazione delle aree dismesse rispetto al periodo precedente. Aumenta quindi il peso delle aree e degli edifici che risultano oggi utilizzato o demoliti e ricostruiti (dal 12.3% del 1992 a oltre il 36% del 2002).Ma il recupero delle zone ormai ex industriali non può essere considerato soltanto un intervento urbanistico. Anzi, il tema del recupero delle aree dismesse si colloca, dal punto di vista dell'analisi economica e sociale, al crocevia di diverse problematiche: da un lato il disagio sociale e il degrado ambientale legati alla dismissione e dall'altro le opportunità di rilancio del sistema urbano, dei livelli occupazionali e le occasioni di business per gli operatori economici dati dalla collocazione di nuove funzioni e servizi. In questo quadro e al di là delle questioni urbanistiche e procedurali, le componenti sociali ed economiche giocano un ruolo fondamentale. L'ambizione di questo convegno è avviare una riflessione su questi temi a partire da un primo "pacchetto" di trasformazioni attualmente in corso e che si può iniziare ad analizzare. Il convegno era organizzato in due sezioni: al mattino erano previsti interventi dall'assessore all'urbanistica Biagi, del presidente dell'Audis Roberto D'Agostino (sulle ricadute socio-economiche delle aree dismesse) e la presentazione di alcuni casi studio (Firenze, Milano, Modena, Sesto San Giovanni, Venezia). Il pomeriggio è stato invece dedicato agli approfondimenti tematici e alla tavola rotonda "Come fare sviluppo sociale con il recupero". (mf)