Gli auguri del sindaco alla città: "La città e la sua classe dirigente investano sul futuro e affrontino le sfide a viso aperto"
Ieri pomeriggio, in un Salone dei Cinquecento gremito,il sindaco Leonardo Domenici ha tenuto il tradizionale discorso di auguri alla città e ai fiorentini. Ecco il testo del suo intervento."Grazie a tutti di essere qui, nel Salone dei 500, molto numerosi. Questa è una cerimonia democratica, informale e aperta. Dove i cittadini si mescolano con le autorità, senza grande distinzione e senza posti riservati. Penso che questo sia il modo giusto per scambiarci gli auguri di Buon Natale e di Buon Anno. Io quindi vi accomuno tutti in un unico saluto e in un unico augurio. I cittadini, le autorità. Ne approfitto per citarne una, di autorità, con la quale credo in questi anni di aver stabilito un rapporto di amicizia che esisteva da prima, ma che si è consolidato in questi anni: si tratta del prefetto di Firenze Achille Serra."E vorrei fare questi auguri a voi, alla città, non certo sottolineando gli aspetti di preoccupazione, ma comunque richiamando tutti noi a un momento anche di riflessione e di meditazione più sull'anno che sta arrivando, piuttosto che su quello che ci siamo lasciati alle spalle: che è stato comunque importante anche per la nostra città. Io credo che il 2003 sarà un anno non facile da affrontare, in cui avremo bisogno di tutta la nostra volontà, le nostre energie, la nostra determinazione. E' un anno che rischia di aprirsi con una prospettiva di guerra. E io vorrei dire in questa occasione, da qui, da Firenze, che ci auguriamo che fino all'ultimo momento tutti gli sforzi vadano nella direzione di poter evitare questa guerra. Sarà un anno in cui tutti noi, il nostro paese, dovrà fare i conti molto attentamente con alcuni rischi che abbiamo avvertito durante il 2002. Rischi di frantumazione sociale e anche istituzionale. Ho assistito l'altro ieri alla manifestazione degli auguri al Quirinale del Capo dello Stato, e credo che il messaggio che in quell'occasione ha inviato al paese Carlo Azeglio Ciampi sia un messaggio molto importante; soprattutto il richiamo all'articolo 5 della Costituzione sulla indivisibilità del nostro paese. Ho alle volte la sensazione che si viva in una fase in cui tanti microcosmi, quasi in uno stato di deflagrazione, stiano navigando ognuno per conto suo. Una situazione in cui il problema vero è quello di perdere quei valori aggreganti che, pur ciascuno dalla sua posizione, con le sue convinzioni e dal proprio punto di vista, non dovrebbe però perdere: e che dovrebbero dare coesione sociale e istituzionale a un paese come il nostro.Credo che questo spirito nell'anno che si sta aprendo debba essere recuperato appieno. Credo che noi si abbia bisogno, con più coraggio, di investire sul futuro, sull'impegno che dobbiamo mettere per costruire l'Europa, con la sua nuova costituzione; sull'impegno che dobbiamo mettere affinché non ci sediamo su noi stessi, non perdiamo di vista gli obiettivi e dei traguardi da raggiungere; sull'impegno necessario per guardare più al di fuori di noi che non al nostro interno, vedendo soltanto ai nostri problemi individuali o di gruppo.Ecco: come starà la nostra città in questo scenario, nel 2003? Io sono profondamente convinto che mai come in questo momento le città, la nostra città in particolare, abbia bisogno di recuperare appieno tutte le sue forze e le sue energie e, senza aspettare aiuti dall'esterno, sia capace di costruire da se stessa il proprio futuro. Questo è un punto importante, perché sono profondamente convinto che noi abbiamo molte sfide davanti e non dobbiamo abbassare o volgere lo sguardo da un'altra parte. Dobbiamo avere il coraggio e la determinazione di affrontarle. Ecco perché in questo momento io voglio dire che di fronte alla prospettiva di trasformazione, di ammodernamento, di sviluppo equilibrato e sostenibile della nostra città ci sono soprattutto due soggetti, due livelli della vita cittadina che devono saper rispondere a queste sfide e a questa prospettiva. Sono la classe dirigente della nostra città e la politica della nostra città."Credo sia rilevante che la classe dirigente della nostra città, e dunque non solo le istituzioni e la politica, ma anche l'economia, la cultura, l'associazionismo, la società tutta, coloro che occupano posti rilevanti nella nostra città, ecco io credo che tutti questi soggetti (naturalmente anche io come sindaco), tutti noi come classe dirigente, dobbiamo fare un grande sforzo per evitare di ripiegarci su noi stessi. Dobbiamo evitare la ristrettezza di vedute. Dobbiamo avere la capacità di pensieri lunghi e di ampio respiro. Dobbiamo essere in grado non di cercare di metterci d'accordo su tutto, perché questo è impossibile, ma perlomeno di essere all'altezza del confronto, del dibattito e di quelle sfide, di quei problemi che abbiamo davanti. Credo che sia un errore pensare, in questo momento, di conservare ciascuno il proprio potere, guardando soltanto a se stesso, all'interno della propria realtà e non volgendo lo sguardo all'esterno e al futuro. Questo è un problema che dobbiamo sapere affrontare. Nei giorni scorsi abbiamo fatto una cosa importante in questa città. Abbiamo sottoscritto con le istituzioni locali, le Associazioni di categoria, i sindacati, vari soggetti che sono stati coinvolti in questo lavoro, un piano strategico per lo sviluppo di Firenze e della sua area metropolitana. Questo significa cercare di stabilire concretamente gli obiettivi sul medio-lungo periodo, su cui ci si possa ritrovare e si possa lavorare insieme per cercare di raggiungere quei traguardi e di realizzare quei progetti che possono rendere migliore la nostra città. Discuteremo su come attuare questo piano strategico, ma quello è un passo importante. Quel passaggio è stato un momento in cui la classe dirigente di questa città ha dato una risposta avanzata, cerchiamo di non sciuparlo. Cerchiamo di essere all'altezza delle risposte da dare. Non ripieghiamoci ognuno su se stesso, non rinchiudiamoci ognuno nel proprio ambito. E così pure deve fare la politica in questa città."Oggi noi sentiamo che c'è una domanda nuova di partecipazione. Di desiderio e di volontà di coinvolgimento da parte dei cittadini, da parte di gruppi di associazioni, di aggregazioni che si costituiscono e si creano anche spontaneamente. Sarebbe un errore se la politica e quindi se le istituzioni si chiudessero davanti a questa domanda e davanti a questa spinta. Bisogna invece fare in modo, anche in questo caso, che la politica non abbia la vista corta, che abbia la capacità di aprirsi, di confrontarsi, di dialogare, di trovare i luoghi adatti perché questo confronto si sviluppi. Non è sempre così. Spesso sentiamo che c'è un po' di asfissia, che c'è un po' di rinsecchimento in questo dibattito e in questo confronto politico. Ebbene, credo che tutti coloro che sono impegnati nella vita politica in questa città, debbano compiere uno sforzo perché ci sia questa apertura, perché ci sia questa capacità di confronto e di dialogo, perché ci sia un confronto della battaglia delle idee che è positiva e che può farci crescere tutti, ma che può avvenire soltanto se la logica è quella della apertura e non della chiusura, non quella della difesa dei micro interessi."Ho detto che l'apertura è la chiave. Io ritengo che in questo ultimo periodo la nostra città sia uscita più solida dagli appuntamenti che ha dovuto affrontare e che ha saputo bene affrontare. L'identità di Firenze come città aperta, solidale, ospitale, accogliente, capace di favorire e di sviluppare il dialogo, si è ulteriormente confermata. E questo è un vantaggio per tutti. Non per una parte soltanto. Per tutti. Per tutti quelli che sono convinti che questa sia, come io sono convinto, una città speciale, particolare. Una città che proprio in quanto città universale, ha il dovere e la necessità, più di altre città forse, di affrontare le sfide e ogni volta anche di mettersi in discussione, di mettersi al rischio. Quando c'è stata la discussione sul Social Forum, una delle obiezioni che ho sentito, e che ritengo anche più legittima, è stata quella di chi mi ha detto "ma non è che abbiamo corso un rischio toppo grande?" Ecco io credo che questa sia una città che per ciò che rappresenta a se stessa, a noi stessi e al mondo, deve avere anche il coraggio e la capacità di rischiare. Di rischiare nel modo giusto. In un modo calcolato, sapendo che il rischio richiede anche una forte dose di razionalità e sapendo che oggi noi viviamo in una società del rischio. Ma il rischio di cui parlo non è quello che corriamo quando attraversando la strada col pericolo di essere investiti, o comprando un prodotto che non si sa bene come sia venuto fuori. Non parlo di quel tipo di rischio. Parlo del rischio che ci si assume in prima persona. Che ci assumiamo responsabilmente e che accettiamo di correre noi, individualmente, e non di far correre agli altri. Ecco io credo che questo rischio, quando vogliamo investire sul futuro, quando vogliamo pensare alle generazioni future, allora è giusto correrlo. E' necessario correrlo, se non vogliamo semplicemente limitarci a vivere di rendita, se non vogliamo semplicemente afflosciarci su noi stessi, se non vogliamo smettere di ricordare che c'è il futuro e che con il futuro dobbiamo fare i conti tutti i giorni."Credo che nonostante tutto, e questa è la mia fiducia verso la città, a Firenze abbiamo questa coscienza del ruolo che dobbiamo svolgere in Italia, in Europa e nel mondo, e dell'importanza che Firenze ha per costruire il futuro. Io sono convinto che questa coscienza c'è in ogni fiorentino, in ogni persona che vive in questa città e che ha imparato ad amarla. Forse qualche volta è una coscienza un po' dormiente, forse è una coscienza un po' velata, ma credo che questa città, quando deve fare i conti con gli appuntamenti e con le scadenze importanti, questa coscienza sa ritirarla fuori. E di questo, di questa fierezza di appartenere a questa città, dobbiamo essere tutti quanti consapevoli e dobbiamo essere tutti quanti orgogliosi. Auguri, di Buon Natele e di Buon Anno". (ag)