Centrale del Latte: intervento dell'assessore Simone Tani
"Non è cosa più difficile a trattare, né più dubia a riuscire, né più pericolosa a maneggiare, che farsi capo ad introdurre nuovi ordini. Perché lo introduttore ha per nimici tutti quelli che delli ordini vecchi fanno bene, et ha tepidi difensori tutti quelli che delli ordini nuovi farebbano bene. La quale tepidezza nasce, parte per paure delli avversarii, che hanno le leggi dal canto loro, parte dalla incredulità delli uomini; li quali non credano, in verità le cose nuove, se non ne veggono nata una ferma esperienza".Niccolo Machiavelli"Con molto piacere intervengo a nome della Amministrazione per fare il punto della situazione rispetto alla Centrale del Latte di Firenze , Prato e Pistoia, una fra le più importanti aziende agroalimentari dell'area fiorentina e della Toscana, sicuramente quella che ha un rapporto più stretto con la Città di Firenze e con l'Amministrazione Comunale stessa, essendo stata fondata da un Sindaco della nostra Città, Giorgio La Pira, in un periodo in cui solidarietà significava per un ente locale anche preoccuparsi della alimentazione dei propri cittadini, specialmente i più poveri e i bambini. Questo legame profondo della Città con la sua Azienda, che va ben al di là di mere considerazioni razionali o economiche, entrando in valutazioni di carattere emotivo, ambientale e culturale, oltre che di identità collettiva, fanno sì che l'Amministrazione tratti tutte le questioni che riguardano la Centrale del Latte con una attenzione del tutto particolare, con cautele e precauzioni sicuramente superiori alla norma. Questo vale ovviamente anche per il percorso del nuovo stabilimento e della dismissione progressiva e congiunta di quote insieme agli altri soci pubblici proprietari.La posizione di fondo espressa dall'Amministrazione è sempre stata la necessità di governare i due processi in modo contestuale, sia per ridurre il tempo complessivo di oggettiva incertezza che caratterizza questi processi, seppure mitigata come in questo contesto, sia per condividere con il partner o i partners dall'inizio le scelte di investimento e di focalizzazione aziendale, oltre che acquisire ulteriori risorse economiche. Infatti momenti come quello che ha di fronte la Centrale del Latte si caratterizzano per una serie importante di scelte strategiche da compiere, di cui la riorganizzazione produttiva è parte centrale ma non unica, che necessitano di un assetto societario chiaro e stabile nel corso dei prossimi anni. Da questa opzione di fondo si sono sviluppate le scelte conseguenti del 2001 e del 2002.Altre amministrazioni, vedi Milano e più recentemente Vicenza, hanno deciso di vendere prima di rifare lo stabilimento. Noi abbiamo deciso di farlo contestualmente. Nessuno ha mai deciso di fare uno stabilimento e poi vendere, essendo questa la scelta che prolunga al massimo l'incertezza nel tempo, separa scelte per loro natura integrate e rinuncia all'apporto di significative risorse economiche, per di più in una azienda dove il fatturato è sproporzionato rispetto all'entità del capitale sociale. Avviare la realizzazione dello stabilimento e contemporaneamente fare entrare in modo graduale il partner è una garanzia per tutti, ma da anche la possibilità di condividere scelte strategiche fondamentali. A coloro che sostengono che a stabilimento fatto l'Azienda varrà più di oggi, rispondo che ciò non è vero, anzitutto perché l'impianto ha un valore del tutto strumentale e ciò che da realmente valore è la quota di mercato della Centrale. La valutazione sulla redditività è fatta su una aspettativa di 10-15 anni, e pertanto ingloba già il nuovo stabilimento.Quando a fine 2000 ebbi l'onore di cominciare a occuparmi della Mukki. da questo punto di vista la situazione era la più negativa che si potesse immaginare. Pistoia e Livorno, che insieme detengono quasi la metà del pacchetto azionario, non solo avevano già deciso di vendere le loro quote, ma avevano già nominato l'advisor e pronto il bando di gara. Il Comune di Firenze si sarebbe trovato socio di un privato, che entrava senza particolari poteri, ma anche senza alcun obbligo di sottostare a vincoli e nella condizione di condizionare pesantemente ogni ulteriore scelta fatta dal Comune di Firenze e dalla Centrale stessa, a partire dalla stessa realizzazione dello stabilimento. Mentre questo avveniva a Pistoria e Livorno, a Firenze si parlava di aumenti di capitale come se stessimo parlando di due aziende diverse. L'origine della situazione stava nella richiesta che ormai da quasi dieci anni i Comuni soci facevano a Firenze di governare un processo di cessione, in assenza del quale gli altri Comuni avevano deciso di muoversi in modo autonomo, percorso che riattiveranno se Firenze dovesse tornare in posizioni ambigue.Qui è iniziato un lungo lavoro per convincere gli altri Comuni a recedere dai propri propositi e costruire insieme un nuovo percorso, che ritrovasse il ruolo della politica come governo dei due processi chiave da gestire: la realizzazione del nuovo stabilimento e un percorso di cessione di quote azionarie progressivo e congiunto fra i soci, che rimane ancor oggi il più alto tentativo di tenere compresenti istanze dei soci, dell'azienda, dei lavoratori e della filiera produttiva avviato in Italia in questi anni. Un processo serio che ha per obiettivo il governo di una complessità di fattori e di sistemi di interessi privilegiando uno solo dei quali non sarebbe possibile fare il bene dell'azienda, obiettivo fondamentale che ha guidato l'azione dell'amministrazione, ben al di là delle considerazioni di cassa, che se fossero state prevalenti avrebbero sicuramente indotto a intraprendere un percorso diverso.Nell'estate 2001 viene firmato dai sindaci dei Comuni proprietari e dai Consigli Comunali un documento di indirizzo che delinea il percorso da intraprendere, dando un perimetro all'interno del quale collocare l'operazione di realizzazione del nuovo stabilimento e di progressiva dismissione di quote. Perimetro fatto di garanzie per i lavoratori, per la raccolta di latte dai produttori della Toscana , con particolare attenzione ai produttori del Mugello, e per l'azienda. In tale documento già si immagina che altri soggetti istituzionali legati al territorio possano compartecipare nel pacchetto di minoranza che ha come obiettivo la garanzia del piano industriale quinquennale e degli impegni sottoscritti dalle parti. Dalla fine del 2001 ai primi mesi del 2002 si svolgono incontri con le categorie economiche degli allevatori e con i sindacati, con i quali viene definito un protocollo di accordo, sulla falsariga dell'accordo nazionale per le Centrali del Latte, che trova il consenso del 94% dei lavoratori. Vorrei ricordare che noi non abbiamo chiesto ai lavoratori un parere sulla privatizzazione della azienda in cui lavorano, perché questa non è la domanda corretta da porre ai lavoratori, essendo una decisione dei Consigli Comunali. Abbiamo chiesto il loro parere sul percorso costruito e sulle garanzie offerte, una volta presa la decisione di avviare il processo. Raramente l'Amministrazione ha trovato in una Azienda del Comune lavoratori così responsabili e maturi, seppur assai capaci di far valere le proprie istanze.Contemporaneamente alla procedura sindacale ed alle consultazioni allargate, che hanno visto il sottoscritto impegnato in numerosi appuntamenti anzitutto con gli amici produttori del Mugello, partiva la procedura di manifestazione di interesse, si lavorava alla traduzione del sistema delle garanzie nei documenti di gara e si compivano sostanziali passi avanti nella parallela trattativa con la TAV, che portava a definire tempi e corrispettivo per lo spostamento della Centrale. Al proposito mi sia consentito fare una osservazione. Ho sentito da parte di autorevoli esponenti dell'opposizione ai vari livelli istituzionali la stessa foga nel chiedere che non si faccia la stazione alta velocità ai Macelli e il sottoattraversamento di Firenze, e contemporaneamente sottolineare che la Mukki può rifarsi lo stabilimento da sola, prevalentemente utilizzando i soldi che la TAV darà per indennizzo della occupazione dell'area di via Circondaria, legata alla realizzazione della Stazione stessa. Siccome le due cose sono incompatibili, sarebbe opportuno che si scegliesse da quale parte si vuole stare, magari evitando di rimettere in discussione all'infinito decisioni già prese e guardando al governo dei processi davanti a noi.Il Bando e la bozza di contratto di compravendita recepiscono in toto il percorso che prevede la cessione progressiva e congiunta del 40% dell'azienda, un aumento di capitale volto a realizzare il nuovo stabilimento, frutto di una proposta concordata con l'Azienda, e la successiva cessione di ulteriori quote, una volta resa irreversibile la realizzazione dello stabilimento, rimanendo comunque gli enti pubblici con una quota di controllo pari ad almeno il 20% per la durata del piano d'impresa quinquennale. Obiettivo della permanenza pubblica nel quinquennio è duplice: da un lato verificare l'attuazione degli impegni presi in sede di aggiudicazione, dall'altro, specialmente per i nuovi soggetti pubblici entrati contestualmente: Regione,Provincia e Camera di Commercio, affiancare alla partecipazione alla vita dell'azienda una incisiva azione a supporto della riorganizzazione della filiera zootecnica locale, in modo da trovarsi alla fine del quinquennio con aziende di produzione magari in numero più limitato, ma sicuramente più solide e forti. Parallelamente si garantisce l'occupazione, il prelievo di latte dalle stalle toscane, ed il sistema di investimenti che garantisce il futuro della Mukki. Non c'è infatti miglior garanzia di futuro della voglia di investire e scommettere su una esperienza imprenditoriale, seppure del tutto particolare, quale è la Mukki. Il percorso come impostato riceve unanime condivisione. Il bando recepisce importanti indicazioni del Consiglio Comunale, come la possibilità di prevedere forme di azionariato diffuso. Non so infatti se sia opportuno che la Mukki continui ad essere del Comune, sicuramente deve continuare ad essere della città, e pertanto abbiamo inserito al di là della retorica anche strumenti concreti in virtù dei quali questo possa avvenire.Nel corso dell'estate, mentre il Comune concedeva la concessione edilizia per il nuovo stabilimento in tempi record, le imprese che hanno manifestato interesse hanno visitato la Mukki, e hanno incontrato il management dell'azienda. Due di queste imprese hanno poi presentato una offerta a settembre. Le offerte pervenute, mancando di una fideiussione, non sono state ritenute dalla Commissione accettabili, e pertanto la procedura è stata interrotta. Una scelta chiara, volta a dissuadere dal formare eventuali azioni di cartello fra i potenziali compratori, e dettata da una prudenza amministrativa che non è mai troppa in una delle città più colpite dal contenzioso amministrativo. Coloro che avevano partecipato al data room e non avevano successivamente formulato offerte avrebbero avuto gioco facile in un eventuale ricorso, nel quale avrebbero potuto sostenere di essere stati discriminati. Al contrario le regole per questa amministrazione valgono allo stesso modo per tutti.La presenza di soggetti oggettivamente interessati a diventare partners della Mukki, ma l'interruzione della procedura di gara come strutturata ha portato le Amministrazioni a decidere di andare a vedere comunque se i progetti di sviluppo dei candidati siano o meno in linea con quanto previsto. Infatti nulla si sa di quanto proposto, non avendo aperto le buste. Le Amministrazioni hanno così deciso di intraprendere una procedura esplorativa che, se darà esito positivo, potrà permettere di avviare un percorso di aggiudicazione, come previsto per legge, attraverso una nuova procedura.Le Amministrazioni hanno deliberato che qualunque sia la natura della procedura, il sistema delle garanzie e degli impegni, così come tutti gli elementi definiti dalla delibera del Consiglio Comunale, continuano a valere ed a essere esigibili.La delibera della Giunta stabilisce testualmente che la negoziazione venga espletata nel rispetto del sistema di garanzie e degli obiettivi dei soci pubblici indicati nella delibera di Consiglio Comunale, ed in particolare:q Il mantenimento dell'occupazione, nei termini specificati dagli accordi con le OO.SS. approvati con delibera della Giunta Municipale del 4.6.2002q La realizzazione della nuova sede e del nuovo stabilimento fiorentinoq La conservazione dei marchi commerciali in essere, nonché il mantenimento degli standard qualitativi attuali della centrale e delle certificazioni del sistema di qualità in essereq L'acquisto di latte alla stalla in una quantità allineata all'attuale prelievoq Il rispetto dei vincoli e delle condizioni previste dal contratto di cessione dell'area di via circondaria alla TAVq Il rispetto dei vincoli e delle condizioni previste dal contratto tra il comune di Firenze e la centrale del latte regolanti i reciproci rapporti, conseguenti al suddetto contratto (comune-centrale-TAV) ed alla necessità di realizzare il nuovo stabilimento. Tale contratto ha per obiettivo rendere la Centrale neutrale rispetto a eventuali cambiamenti di proposito da parte della TAV. Se qualcuno avesse dei dubbi rispetto a come il Comune si è adoperato per garantire comunque il percorso del nuovo stabilimento, e quanto al Comune di Firenze stia a cuore la Mukki, può leggere tale contratto, così come le procedure di cessione del diritto di superficie alla Mercafir.La delibera prevede che la procedura si sviluppi nel rispetto dei principi di trasparenza e par condicio tra i potenziali acquirenti. Faccio notare che essendo la procedura aperta anche a eventuali ulteriori soggetti, è il modo migliore per scoraggiare eventuali atteggiamenti collusivi tra i due attuali concorrenti.La delibera prevede anche che l'Amministrazione si riserva la facoltà di non pervenire alla scelta del partner e alla conseguente stipulazione del contratto, senza che nessuno dei soggetti contattati possa vantare alcun diritto. L'Amministrazione non è infatti obbligata a vendere per forza, cosa che ci metterebbe peraltro in una situazione di grande debolezza rispetto ai potenziali partners. L'Amministrazione ritiene che sia assai difficile giocare a carte scoperte con interlocutori che giocano a carte coperte. E' necessario fare emergere le reali intenzioni degli interessati e, se saranno congrue con tutto il percorso sviluppato, andare ad aggiudicare con un percorso che sia comunque allineato con gli elementi chiave di valutazione che anche il bando enuncia, frutto di mesi di lavoro, cioè in primo luogo centralità delle prospettive di sviluppo della Mukki e del suo piano industriale all'interno di una valutazione di offerta economicamente più vantaggiosa equilibrata. Questo è quanto stabilito dal Consiglio Comunale e dagli accordi sindacali. Per cambiare qualcosa, anche volendo, dovremmo riaprire tali passaggi istituzionali, quindi nulla potrebbe essere fatto se non alla luce del sole e con ampio consenso.In questi giorni si è voluto dipingere una Amministrazione Comunale asserragliata in una ostinata posizione di vendita, a fronte di un generale rompete le righe rispetto all'accordo precedente, che aveva visto tutto scorrere senza un minuto di sciopero, una mucca in Palazzo Vecchio o quant'altro. Lo straordinario evento del Social Forum a Firenze ha sicuramente rilanciato posizioni generalmente avverse alla privatizzazione dei servizi pubblici locali. Anche se il latte non è un servizio pubblico locale, è indubitabile che la vicenda di cui discutiamo oggi sia stata in qualche modo influenzata. Alcuni lavoratori hanno chiesto in una lettera se non vi sia contraddizione fra ospitare il Social Forum e cedere quote azionarie di aziende pubbliche. Noi riteniamo che la peculiarità del percorso intrapreso sia la risposta su un terreno pragmatico e non ideologico alle legittime preoccupazioni espresse, e sia il miglior modo di assicurare un futuro alla Mukki ed al suo articolato ambiente circostante.I sindacati sono stati continuamente coinvolti nello sviluppo del percorso come si è andato configurando. La CGIL Toscana in una lettera del 22 novembre ci richiede una accelerazione e tempi certi per l'esplorazione conoscitiva che chiarisca le reali intenzioni dei potenziali acquirenti, per poi tornare a un confronto con le OO.SS. preliminare a ogni fase successiva.L'idea diffusa attraverso un documento di fonte incerta, in virtù della quale sarebbe possibile finanziare lo stabilimento senza risorse di nuovi soci, a "certe condizioni", è da considerarsi una soluzione largamente subottimale, che non tiene conto di una serie di problemi potenziali, che non è certo sulla falsariga di un'idea di sviluppo quanto piuttosto una ipotesi difensiva, dilatoria e ottimistica rispetto a una serie di ipotesi di partenza. Ovviamente se per qualunque motivo non fosse possibile coinvolgere il partner nel 2003, uno stabilimento verrebbe comunque realizzato, ma a un livello diverso e con una dotazione di risorse diversa da quella che vogliamo per la nostra azienda, che nei prossimi anni non può peraltro essere assorbita solo dallo stabilimento, avendo bisogno di crescenti risorse per competere. Chi ha voluto intravedere in questo uno scollamento fra proprietà e azienda ha preso un macroscopico abbaglio. Non solo quanto fatto fino ad ora si è sviluppato grazie al contributo dell'Azienda ed in piena sintonia con la stessa, ma da ora in poi tale coinvolgimento non potrà che crescere.Un altro elemento chiarito nel corso delle scorse settimane è la posizione della Regione Toscana e degli altri soggetti pubblici potenziali nuovi soci. Al di la delle dichiarazioni giornalistiche, la posizione ufficiale è quella del comunicato stampa congiunto del 25 novembre, reperibile sul sito della Regione, che vi leggo affinché possa essere definito un ulteriore elemento di chiarezza:Centrale del Latte, accordo sul percorso futuro. Confermati tutti gli impegni assunti,fissata nuova riunione a metà gennaio"Una prima valutazione sul percorso di cessione progressiva e congiunta di quote della Centrale del Latte, alla luce degli ultimi avvenimenti. E' stata questa la motivazione dell'incontro che, convocato dall'Assessore all'Agricoltura della Regione Toscana Tito Barbini, si è tenuto questa mattina in Regione, con la partecipazione degli Enti Locali Proprietari, oltre che dai potenziali nuovi soci (Provincia e Camera di Commercio di Firenze). L'incontro ha permesso di convenire che le modalità di svolgimento della gara hanno confermato l'attenzione per il rispetto delle condizioni richieste e ricomprese nel bando.Questo testimonia la coerenza all'obiettivo di una vendita che non si può tradurre in un semplice trasferimento dal pubblico al privato, ma che punta invece al mantenimento di una funzione più ampia della Centrale, garantendone la possibilità di svolgere quel ruolo acquisito nel tempo all'interno della filiera agroalimentare toscana oltre al rispetto delle istanze emerse in fase di concertazione. Questo con particolare riguardo agli accordi sindacali, agli accordi TAV, alla garanzia di ritiro del quantitativo pattuito dalle stalle toscane e più in generale alla valorizzazione della produzione locale (Mugello) e Toscana, oltrechè al mantenimento dei marchi.Quindi tutti i partecipanti all'incontro hanno convenuto sulla necessità di proseguire la procedura di cessione progressiva e congiunta, confermando gli impegni a suo tempo assunti, anche in termini di risorse finanziarie, per conservare quella partecipazione pubblica, pari al 20% del capitale, precedentemente concordata (4-5 milioni di euro complessivamente da parte dei nuovi soci pubblici n.d.r.). Gli enti locali venditori manterrebbero il 10% circa, mentre i nuovi sottoscrittori (Regione, Provincia, CCCIA di Firenze e Comunità Montana del Mugello) acquisirebbero un altro 10%.Si è infine concordato che gli attuali soci pubblici verificheranno le reali intenzioni all'acquisto da parte degli offerenti e la disponibilità di nuovi potenziali acquirenti, fermo restando il sistema delle garanzie costruito.L'incontro si è concluso rinviando ad una nuova riunione entro la metà di gennaio per un aggiornamento sulla situazione e sulle prospettive. Tutti i soci presenti hanno condiviso il percorso intrapreso."Unico elemento di novità che è emerso è la disponibilità da parte dei potenziali nuovi soci pubblici su richiesta del sottoscritto a entrare alternativamente sia attraverso aumento di capitale sia come inizialmente previsto attraverso cessione di quote da parte dei Comuni. Pare questo un segno sicuramente importante, che da una possibilità ulteriore per dare garanzie al percorso intrapreso.Per quanto riguarda la vita dell'azienda, l'ultimo bilancio si è chiuso in sostanziale pareggio. Il consumo di latte diminuisce, ma la quota di mercato relativa della Mukki è in lieve aumento, dato molto significativo. Segnalo che dall'anno prossimo la Coop ha disdetto il contratto con la Centrale per la fornitura di mozzarelle a marchio Coop. Non sono tanto interessato ad entrare nel merito della cosa in sé, quanto segnalare il fatto che tutti si concentrano sul rapporto fra produttori e Mukki, mentre in prospettiva sarà sempre più importante presidiare il rapporto fra Mukki e grande distribuzione, dato che gli impegni anche onerosi presi dall'azienda con la produzione hanno una prospettiva se la valorizzazione della produzione locale tramite le aziende come la Mukki è un obiettivo strategico anche del soggetto forte della catena, cioè la grande distribuzione, e nel caso particolare della Toscana ovviamente la Coop, ma anche Conad, Esselunga, Superal, etc.Nel lasso di tempo fra la pubblicazione del Bando di gara e le offerte il Governo ha introdotto la normativa sul latte fresco a otto giorni, un autentico pugno nello stomaco per aziende come la nostra che basa tutto su un diverso concetto di fresco. Questo ritengono i nostri esperti essere uno dei principali elementi che potrebbe incidere negativamente sul valore della Azienda stessa, e comunque si prospetta come una grande sfida.Noi rispondiamo a questi elementi di incertezza con elementi di certezza: stanno per partire i lavori edili per la realizzazione del nuovo stabilimento alla Mercafir, un passaggio costruito con grande determinazione ed in piena sinergia fra Centrale, Mercafir e Amministrazione tutta.Ieri si è svolto presso lo stabilimento di Firenze il Mukki Day. E' stato un evento bellissimo che ha visto la partecipazione di migliaia di persone. Questo è il vero capitale della Centrale, che dobbiamo tutelare con ogni sforzo. Lo dico a tutti, perché anche la politica, talvolta abbassando il tono e cercando un maggiore elemento di coesione possa contribuire a mantenere vivo questo straordinario legame fra città e azienda.Agli amici del Social Forum che raccoglievano firme contro il percorso di cessione di quote da parte dei Comuni rinnovo l'invito a un incontro per spiegare la natura e la complessità del percorso intrapreso, che tutela proprio le preoccupazioni da loro denunciate. Alle persone che hanno firmato vorrei dire che le risorse acquisite dalla cessione della Centrale, fatto salvo il sistema di garanzie, servono per finanziare gli investimenti per le nuove esigenze della città, di cui oggi si avverte un bisogno non più dilazionabile, penso solo agli asili nido, esattamente come ai tempi di La Pira si avvertiva in una Italia più povera il bisogno di alimenti in particolare per i bambini, da cui la Mukki . Se il governo della Città non riesce a spiegare questo ai cittadini, cioè che le risorse di una comunità devono essere investite dove ogni epoca storica richiede, allora benvenuti nel dibattito ideologico sulle privatizzazioni, al quale, personalmente, non sono interessato a partecipare.Il volantino distribuito ieri al Mukki Day ricorda la figura di Giorgio La Pira alle origini della Mukki. Il messaggio del Professore è qualcosa che molti di noi hanno fra le cose più care e importanti della propria esperienza politica e amministrativa. Quello che mi ha sempre colpito è la capacità di un uomo straordinario di anticipare i tempi e percepire le nuove esigenze profonde della comunità. Penso che oggi più che utilizzarne il nome a sostegno di una tesi o di un'altra, dovremmo domandarci come lui sicuramente avrebbe fatto quali sono gli snodi di debolezza e povertà della comunità in cui viviamo, per assolvere il dovere di orientarvi quante più risorse possibili. Se uscire gradualmente e con mille garanzie dalla produzione di latte può servire a dare una risposta a esigenze oggettivamente più impellenti e sentite, questo penso che si imponga come un dovere per l'Amministrazione."