Commemorazione di La Pira, Tondi (UDC): «Chi si richiama a questo grande democristiano lo faccia fino in fondo con coraggio e coerenza»

Questo il testo dell'intervento del capogruppo dell'UDC Federico Tondi durante la commemorazione, in consiglio comunale, di Giorgio La Pira:«Voglio aprire questo intervento con una candida confessione: fino a poco tempo fa, prima di documentarmi a fondo sulla figura, sull'opera e sul pensiero di Giorgio La Pira, ero portato a guardare con un certo distacco, con un certo scetticismo, persino un certo disagio, questo sindaco di Firenze, portato come esempio di virtuosismo umano e politico, da una variegata moltitudine di partiti, movimenti e semplici cittadini.Da quel poco di esperienza che possiedo in politica, quando un personaggio diventa un riferimento per molti, quasi per tutti; quando il suo messaggio di ieri viene ricordato frequentemente per dare un senso di profondità all'azione, magari strumentale, dell'oggi; ecco che questo personaggio rischia di diventare una marionetta da agitare a piacimento, un burattino i cui fili vengono manovrati ad arte per nobilitare prese di posizione che raramente hanno a che fare col suo reale pensiero. In questi casi la reazione può essere duplice: o, stuccati dalla strumentale retorica di parte, si continua a guardare con scetticismo e distacco l'oggetto di tanta ipocrisia, oppure si trova la forza di approfondire, di ricercare, di capire…Ringrazio il Signore di avermi fatto imboccare questa seconda strada e poi per trovare la forza di estendere un messaggio di speranza a tutti noi: che "lo spirito di La Pira" cessi di agitarsi al vento, superficialmente, come una bandiera appesa al balcone ed entri piuttosto in profondità nel cuore e nella mente della classe dirigente fiorentina, di maggioranza o opposizione che sia. Questo auspicio, questa riflessione nasce da una domanda, anzi, da una serie di domande a cui non ho la presunzione di dare una risposta corretta, ma i cui interrogativi voglio, qui, oggi, condividere con voi: quali scelte farebbe oggi La Pira davanti ai problemi che investono Firenze, l'Italia, l'Europa, lo scenario internazionale?Questo La Pira costantemente richiamato, approverebbe, ad esempio, una politica cittadina ricca di enormi investimenti in grandi infrastrutture urbanistiche o commerciali più o meno utili quando quella dell'emergenza casa è una piaga che interessa ancora migliaia di famiglie in città? Oppure, cosa direbbe sulle privatizzazioni di alcune aziende partecipate, trasformate da strumenti per servire la comunità fiorentina in SPA finalizzate al solo profitto di chi le possiede?Sul dibattito politico nazionale, che posizione prenderebbe La Pira sulle politiche a difesa della dignità della persona, dalla difesa della vita alla lotta all'uso delle droghe, dal riconoscimento della famiglia fondata sul matrimonio al riconoscimento del suo valore come nucleo primario, quindi da sostenere, del tessuto sociale?E, in ambito europeo, che posizione avrebbe assunto La Pira sul riconoscimento delle radici giudaico-cristiane dell'Europa, lui che, da costituente, voleva che questo riferimento fosse presente anche nella carta costituzionale italiana?Come detto, non ho la presunzione di avere le risposte esatte a queste domande, ma sono convinto che chiunque, legittimamente, invochi il nome di La Pira debba poi avere il coraggio e la coerenza di adottare politiche conseguenti a questa invocazione, a questo richiamo.A fronte di tante domande, un aspetto del messaggio di La Pira mi risulta sufficientemente chiaro: per lui, l'unità dei cattolici in politica era il valore su cui fondare il proprio impegno politico. Fondatore della Dc, costituente per la Dc, sindaco per la Dc, parlamentare per la Dc: pur non volendo conformarsi alla vita di partito e pur non avendo mai preso la tessera della Dc, La Pira ha sempre sostenuto la Dc, ha creduto in una "architettura cristiana dello Stato democratico" ed ha individuato la Dc come "architrave della democrazia in Italia".Ho trovato opportuna questa precisazione perché, specialmente in questi ultimi giorni, ho letto con stupore affermazioni secondo cui La Pira sarebbe stato un no-global, un new global, una sorta di comunista nella Dc. Ho scoperto con piacere, invece, che l'azione di La Pira era fondata sulla preghiera, su una profonda ed intensa vita spirituale testimoniata oggi dal processo di beatificazione che è in corso: più semplicemente, come lui stesso diceva, "pane e casa non è marxismo, è Vangelo".Allora, facciamo in modo che i 100 anni dalla nascita di Giorgio La Pira non esauriscano la propria funzione in cerimonie e commemorazioni più o meno solenni o più o meno di parte: impegnamoci piuttosto a riscoprire il valore del suo messaggio per il bene di una città che mai come oggi vive una profonda crisi di identità».(fn)