Malavolti (DS): «Una strada od una piazza di Firenze intitolata ad Enrico Berlinguer»

«Una strada od una piazza di Firenze intitolata ad Enrico Berlinguer». La proposta è stata avanzata dal consigliere dei DS Gregorio Malavolti che ha anche rivolto un appello «a tutti coloro che condividono il valore di questa proposta a sostenerla per arrivare ad una rapida intitolazione».«Sarebbe particolarmente significativo che la città di Firenze sia tra le prime in Italia ad avere una piazza o una via Enrico Berlinguer - scrive il consigliere diessino in una lettera al presidente della commissione toponomastica - l'attribuzione potrebbe essere fatta già in occasione delle prossime ed urgenti denominazioni delle aree di circolazione all'interno dei nuovi insediamenti di Novoli con il parco ed il polo universitario delle scienze sociali».«Tra sei mesi esatti, l'11 giugno 2004 - ha ricordato Malavolti - cadrà il ventesimo anniversario della sua morte. Berlinguer è stato uno dei personaggi più amati e rispettati della nostra Repubblica, non solo da parte del "popolo comunista" ma da una cerchia ben più ampia di persone che ne hanno ammirato l'onesta, l'umanità, la dirittura morale così lontane dall'arroganza e dalla corruzione dilaganti».«Per moltissimi aspetti il suo pensiero, a distanza di venti anni dalla sua morte – si legge nella lettera - appare straordinariamente attuale e precursore delle sensibilità e degli approcci che nella politica italiana si sono fatti strada negli ultimi anni. Se a queste valutazioni si aggiunge lo stile umano del suo agire, improntato ai valori nobilitanti, dignità, cultura, rispetto, lavoro, risparmio ed anche coerenza, onestà, modestia, generosità, in alternativa ai valori che all'inizio degli anni '80 si stavano iniziando ad affermare, come consumismo, superficialità, ricerca del profitto personale, prevaricazione, si comprende come Berlinguer a distanza di 20 anni riesca ad essere il simbolo di un impegno politico puro. Si comprende come sia stimato ed apprezzato anche dalle giovani generazioni e del motivo per cui si stanno sviluppando spontaneamente in tutta Italia iniziative celebrative per l'anniversario del prossimo giugno». (fn)Questo il testo della lettera:«Al Presidente della Commissione Toponomasticaprof. Piero FiorelliVia Perfetti Ricasoli 74FirenzeFirenze, 11 dicembre 2003Tra sei mesi esatti, l'11 giugno 2004, cadrà il ventesimo anniversario della morte di Enrico Berlinguer.Enrico Berlinguer è stato uno dei personaggi più amati e rispettati della nostra Repubblica, non solo da parte del "popolo comunista" ma da una cerchia ben più ampia di persone che ne hanno ammirato l'onesta, l'umanità, la dirittura morale così lontane dall'arroganza e dalla corruzione dilaganti.Nato il 25 maggio 1922, iniziò la sua attività politica mentre era ancora studente di legge, nel 1944, nella sezione giovanile del partito comunista italiano di vicolo San Sisto a Sassari. Nel corso della sua intensa vita ha ricoperto una lunga serie di incarichi di partito ed istituzionali.Muore l'11 giugno 1984, dopo novanta ore di agonia, a soli 62 anni, tra la commozione dell'intero paese che partecipa in massa ai suoi funerali.Per moltissimi aspetti il suo pensiero, a distanza di venti anni dalla sua morte, appare straordinariamente attuale e precursore delle sensibilità e degli approcci che nella politica italiana si sono fatti strada negli ultimi anni:una particolare attenzione al rapporto con le giovani generazioni individuandolo come uno degli elementi critici del PCI degli anni '70: "Talvolta siamo scossi e sgomenti di fronte ai giovani – affermava nel 1977 - Ma sono figli nostri, sono figli della nostra lotta per la libertà. Noi vogliamo essere con i giovani e interpretare il senso della loro ribellione, anche quando non ne condividiamo certe forme";la "questione femminile": durante l'ultimo comizio intero (prima di quello interrotto a Padova per il malore che lo portò alla morte) che tenne alla conferenza delle donne del PCI nel marzo del 1984 disse: "la rivoluzione in occidente può esserci solo se ci sarà anche la rivoluzione femminile e se non c'è rivoluzione femminile non ci sarà alcuna reale rivoluzione in occidente" una visione lungimirante e moderna dell'Europa nella quale credeva profondamente: "la sinistra deve capire che la sfida dell'unità europea corrisponde ai suoi interessi più profondi". Per Berlinguer l'Europa era anche il laboratorio di un nuovo schieramento possibile, oltre la dicotomia tra socialismo realizzato e neoliberismo.l'indicazione, fin dall'inizio degli anni '80, della questione morale come la questione nazionale più importante aggiungendo poi "questa è una questione politica, non morale… I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e clientele". Di fronte alla politica spettacolo del decisionista Craxi, Berlinguer apparve a molti come un profeta disarmato, che, oggi lo possiamo dire, aveva avuto il merito di avere visto giusto.Fu tra i primi a capire, ben prima della fine dell'URSS ed in un'epoca nella quale ancora non si parlava di globalizzazione, che oramai il conflitto non era tra paesi capitalisti e paesi "socialisti" fra est ed ovest, ma fra Nord e Sud del mondo, e che da questo conflitto nel quale si ritrovava la radice delle ingiustizie e delle insicurezze del pianeta doveva ripartire l'analisi della sinistra.Berlinguer fu anche il segretario del PCI che tagliò ogni legame col "comunismo reale" quando questo era ancora ben vivo (già nel 1977 furono recisi anche i legami economici con Mosca); proclamò il valore universale della democrazia portandosi dietro tutto il suo partito.Se a queste valutazioni si aggiunge lo stile umano del suo agire, improntato ai valori nobilitanti (dignità, cultura, rispetto, lavoro, risparmio ed anche coerenza, onestà, modestia, generosità) in alternativa ai valori che all'inizio degli anni '80 si stavano iniziando ad affermare (consumismo, superficialità, ricerca del profitto personale, prevaricazione), si comprende come Berlinguer a distanza di 20 anni riesca ad essere il simbolo di un impegno politico puro. Si comprende come sia stimato ed apprezzato anche dalle giovani generazioni e del motivo per cui si stanno sviluppando spontaneamente in tutta Italia iniziative celebrative per l'anniversario del prossimo giugno.A Firenze abbiamo già Largo Alcide De Gasperi, Viale Palmiro Togliatti, Viale Pietro Nenni, Piazzetta Pietro Calamandrei, Via Giorgio La Pira, Largo Pitro Bargellini, Via Giuseppe Di Vittorio, Piazza Gaetano Salvemini, Lungarno Aldo Moro, Via Mario Fabiani; Via Ivanoe Bonomi; Viale Giovanni Amendola; Via Ernesto Rossi; Via Vittorio Emanuele Orlando; Via Ugo La Malfa; Via Augusto Maria Enriquez Agnoletti; Via Luigi Einaudi.Appare pertanto particolarmente significativo che la città di Firenze sia tra le prime in Italia ad avere una Piazza o una Via Enrico Berlinguer.L'attribuzione potrebbe essere fatta già in occasione delle prossime ed urgenti denominazioni delle aree di circolazione all'interno dei nuovi insediamenti di Novoli con il Parco ed il Polo Universitario delle Scienze Sociali.Cordiali saluti,Consigliere Gregorio MalavoltiMembro della Commissione Toponomastica e della Commissione Cultura del Comune di Firenze»