Il lavoro di cura delle donne immigrate, al via un seminario di approfondimento. Sabato in Palazzo Vecchio la presentazione della ricerca
Il lavoro di cura delle donne immigrate presso altre donne, anziani, donne sole. E' questo l'oggetto di studio del seminario che da domani fino a sabato si svolgerà nelle sale del Comune dell'Impruneta per concludersi nel Salone dei Duecento di Palazzo Vecchio sabato mattina in un'unica sessione aperta al pubblico, dove verranno presentati i risultati di una ricerca svolta proprio su un campione di donne.L'obiettivo del lavoro è stato quello di far emergere la voce delle donne impegnate nel lavoro di cura coinvolgendole direttamente, di indagare il rapporto fra le donne che lavorano e le datrici di lavoro, le politiche locali, i servizi pubblici.La metodologia utilizzata si è fondata sulla partecipazione attiva delle donne immigrate che hanno intervistato altre donne in modo da far emergere i problemi legati al lavoro di cura. In tutto fra Firenze, Empoli e Pistoia e Livorno sono state fatte 41 interviste a lavoratrici di cura, 37 a donne datrici di lavoro, 30 interviste a responsabili delle politiche locali e ad operatori sia pubblici che privati. La maggioranza delle donne ha un'età compresa fra i 40 e i 49 anni e fra i 30 e i 39 anni. Ma ci sono donne anche fra i 60 e 64 anni e fra i 20 e i 29. La ricerca ha evidenziato anche un livello alto di istruzione. Lauree, ma anche tanti diplomi di specializzazione, soprattutto come infermiere.Una ricerca a tutto dono dalla quale risulta che ancora troppo poco sono tutelati i diritti di queste donne impegnate in un ruolo così importante come la cura di altre persone. Un lavoro ancora troppo poco pagato, in cui c'è scarsa libertà di movimento. Ma un lavoro di cui si sente sempre più il bisogno, di cui cresce la domanda. E l'assessorato al lavoro all'immigrazione del Comune si è già da tempo mosso per dare una vera e propria qualifica professionale a queste donne che volgarmente vengono chiamate badanti: "Abbiamo fatto da partner attivi ad un primo progetto finanziato dai fondo sociale europeo - ha detto l'assessore marzia Monciatti- , che con oltre 700 ore di formazione ha messo in grado 30 donne provenienti da altre parti del mondo di acquisire la qualifica di assistente domiciliare e famigliare. La Regione toscana è infatti una delle pochissime realtà istituzionali ad aver varato un preciso profilo professionale per coloro che volgarmente sono dette badanti. Tale progetto è stato molto significativo perché ha messo in grado le lavoratrici di acquisire sicurezze le renderà più libere di muoversi autonomamente sul mercato del lavoro. Vogliamo continuare su questa strada". (lb)