Grazzini (vicepresidente del consiglio comunale): «Nella lotta al terrorismo educhiamo i cittadini alla scoperta della tradizione del nostro popolo»

Questo il testo dell'intervento del vicepresidente del consiglio comunale Graziano Grazzini alla manifestazione contro il terrorismo che si è svolta al palasport:«C'è qualcosa che sa di vertigine e mistero nella testa di chi passa da una forma, anche aspra, di contrapposizione politica all' impugnare una pistola. Certo, almeno nella nostra Italia, non è spiegabile né con estrema indigenza né con sprovvedutezza culturale. C'è un evidente esasperazione politico-ideologica. Ma i terroristi italiani aspirano ad una società più giusta? Rivendicano più partecipazione e democrazia? Vogliono una giustizia più giusta? Nulla di tutto questo, né durante gli anni di piombo né oggi. Sognano e pretendono società così perfette e giuste nelle quali magicamente scompare il male, il limite e la contraddizione che l'uomo, ontologicamente, porta con sè. Detestano la realtà e mitizzano un'utopia, troppo spesso nemica dell'uomo e generatrice di violenza. Ecco perché il terrorismo delle brigate rosse è nemico del popolo italiano, nemico della Repubblica, nemico della pace e della libertà. Per conseguire tali traguardi, il nostro Stato democratico è nato versando sangue, ed oggi ha il dovere di combattere senza tregua questa battaglia. E la combatte, con le sue Forze Armate, in ogni parte del mondo dove si difendono i diritti fondamentali dell'uomo e il diritto dei singoli popoli all'indipendenza. I nostri carabinieri e i nostri soldati, anche in Iraq, non sono andati ad invadere un territorio o a colonizzare un popolo. Sono lì per una missione di pace e di ricostruzione di uno Stato democratico. Ma è inutile negare che neppure la chiarezza di questo giudizio e l'orgoglio dell'appartenenza al popolo italiano, ci risparmia amarezza e preoccupazione, non solo per i caduti e per il vuoto di cui quotidianamente soffrono i loro cari, ma per le lacerazioni del nostro popolo, che vede ciclicamente qualche suo figlio intossicarsi col veleno del manicheismo ideologico. La nostra passione civile non ci impedisce di constatare che la politica, ogni politica, ha limiti strutturali. L'utopia è nemica del realismo, rifiuta l'evidenza che ogni tentativo umano è approssimato rispetto al desiderio di felicità e di pienezza che l'uomo, ogni uomo in quanto tale, si porta addosso. Spendersi per un progetto ideale di società è quanto di più affascinante ci possa essere, ma nello stesso tempo occorre la consapevolezza che l'orizzonte della vita è più grande di quello della politica. Non chiediamo ad essa ciò che non ha potere di regalare. Confidiamo semmai nella straordinaria capacità del popolo italiano di trasmettere quanto di meglio c'è nella tradizione dei padri : una naturale propensione alla creatività, all'operosità, allo spirito di sacrificio e di condivisione. Pier Paolo Pasolini chiamava i giovani che negli anni settanta volevano cambiare il mondo facendo leva solo sui buoni sentimenti ed esaltando l'organizzazione, "generazione sfortunata", perché non aveva avuto tempo e modo di commuoversi di fronte ai tabernacoli degli antichi o di fronte a un pittore del cinquecento. E, avendo rifiutato una tradizione si ritrovava senza radici ad affrontare il presente. Qualcuno di loro ne pagò poi prezzi altissimi, oltre a seminare lutti e ferite. Oggi in una fase in cui si generano, a tutti i livelli, condizioni di scontro e divisione, come educare i nostri figli a perseguire il bene, a sperare pur dentro le contraddizioni, a diventare adulti veramente liberi? Urge sentire il problema educativo come la prima emergenza nella ricostruzione dell'umano. C'è solo bisogno che l'uomo sia accompagnato alla scoperta del significato di sé, che impari a stupirsi della meraviglia del suo esistere e della sua libertà. E allora, dove non arrivano le analisi della politica può la preghiera, non come fuga ma come gesto di realismo estremo. Il Papa, lui sì vero rivoluzionario, la chiama "solidarietà orante" nel suo incessante chiedere che la misericordia di Dio accolga i caduti , conforti il dolore di chi soffre, moltiplichi uomini ed ambiti dove si possa essere educati a vincere l'estraneità e ad estirpare l'odio fra gli uomini e fra i popoli».(fn)