Inaugurato il nuovo Sert di via dell'Arcolaio. Comune e Asl contro il progetto di legge Fini: "Non si affronta così il problema dell'abuso di sostanze"
Nuova sede per il Sert del Quartiere 2. Questa mattina è stato inaugurato ufficialmente la nuova sede in via dell'Arcolaio. Si tratta di ambienti moderni, più funzionali ed accoglienti dove sono state introdotte soluzioni tecnologiche che permettono al paziente di seguire le terapie in un'atmosfera il più possibile serena, limitando al massimo le situazione di disagio e nel pieno rispetto della privacy. La presenza costante di medici, infermieri, psicologi e assistenti sociali permettono un'assistenza a tutto tondo, all'interessato ed ai suoi familiari. Il Dipartimento delle dipendenze di Firenze è costituito da 6 unità funzionali, 10 servizi territoriali a cui si aggiunge un Sert penitenziario e 4 strutture socio-riabilitative gestite direttamente dall'Azienda sanitaria. Il taglio del nastro è stato l'occasione per fare il quadro dell'attività del servizio tossicodipendenze dell'Azienda sanitaria che opera in stretto contatto con i servizi del Comune.Nel 2002 sono stati 3.268 i soggetti seguiti nei Sert con un'utenza sostanzialmente stabile. La prevalenza sulla popolazione di età compresa tra i 15 e i 54 anni è pari al 5,9 per mille abitanti e l'incidenza (nuovi casi) è pari a 1,1 per mille abitanti. Il 17,8% è di sesso femminile, l'82,2% è di sesso maschile. Gli utenti si distribuiscono prevalentemente nelle fasce di età tra 30-34 anni e 35-39 anni. Ogni giorno si rivolgono ai dieci Sert circa 2.000 persone: i nuovi accessi rappresentano il 18,3% dell'utenza sociale (escluso il Sert di Sollicciano dove il flusso degli utenti segue criteri diversi da quello degli altri centri), mentre l'81,7% proseguono un trattamento precedentemente attivato. Per quanto riguarda le sostanze assunte, si conferma la centralità dell'eroina (oppiacei): viene infatti assunta dal 77,6% dei soggetti (82% nel dato nazionale 2001). Ma rispetto al 2001 si registra una diminuzione, pari al 4,7%, sempre in linea con il dato nazionale (- 6%). Riguardo alle altre sostanze si registra in particolare un aumento dei derivati della cannabis (+4,2%) e della cocaina (+1,9%).Se si considera invece l'abuso di alcol, gli utenti seguiti nel 2002 presso i servizi alcologici territoriali (SAT) sono risultati 883, in lieve diminuzione. La prevalenza calcolata sulla popolazione "a rischio" di età compresa tra 15 e 64 anni di soggetti che si sono rivolti ad un servizio per problemi di alcolismo è stato di 1,6 su 1000 abitanti; il valore dell'incidenza (nuovi casi) di 0,5 su 1000 abitanti.Per quanto riguarda l'offerta di trattamento, prevale il metadone, soprattutto di lungo periodo e si registra un aumento dei trattamenti con buprenorfina. I trattamenti psicosociali hanno riguardato il 36,7%. Da segnalare anche un'ulteriore diminuzione del numero di utenti inviati in comunità terapeutiche, 373 nel 2002 a cui si devono aggiungere i 79 soggetti accolti presso le strutture riabilitative a gestione diretta dall'Azienda sanitaria fiorentina. Sono ancora in lieve diminuzione i soggetti sieropositivi all'HIV mentre risultano in aumento quelli effetti da epatite B e C. Da segnalare anche una forte diminuzione dei decessi per overdose (dato provinciale), mentre sono in aumento i casi di decesso dovuti ad assunzione congiunta di sostanze illegali e alcol.Ma l'inaugurazione del Sert è stata anche l'occasione per l'Amministrazione comunale e l'Azienda sanitaria fiorentina di prendere posizione sul progetto di legge annunciato dal vicepresidente del consiglio Gianfranco Fini. E lo fanno in un documento congiunto fortemente critico a firma dell'assessore alle politiche sociosanitarie Graziano Cioni e dal direttore generale dell'Azienda sanitaria Paolo Menichetti."Il progetto di legge Fini non tiene conto degli anni di lavoro e di riflessione di tutte quelle categorie professionali che hanno sperimentato nel loro lavoro approcci e definito metodologie di intervento sulla base di ricerche scientifiche valide a livello internazionale. Le politiche repressive, la cura coatta e la delegittimazione del servizio pubblico non possono in nessun modo arginare il complesso problema umano, sociale e sanitario di cui l'abuso di sostanze è frutto". A ancora: "Le nuove politiche sulla tossicodipendenza proposte da Fini sono fondate su un modello politico e scientifico vecchio in cui si tenta di colpire i giovani soprattutto, attivando un immaginario basato sulla paura e sulla emarginazione sia delle persone che dei loro problemi". "Il disagio dei giovani si legge ancora nel documento da cui nasce l'uso di sostanze non si può assolutamente avvicinare e ascoltare proponendo una politica repressiva che trasforma un problema sociale in una questione penale. A questo si aggiunge una grave delegittimazione dei Servizi Pubblici per le Tossicodipendenze che in questi anni hanno lavorato per prevenire, curare e riabilitare quella fascia di popolazione, con alti livelli di impegno finanziario, professionale e culturale costruendo strategie sempre più scientificamente fondate e metodologie strutturate avvalendosi dell'integrazione, altissima in questo campo e soprattutto nella nostra città, fra istituzioni pubbliche e privato sociale". (mf)IN ALLEGATO IL DOCUMENTO CONGIUNTO AMMINISTRAZIONE COMUNALE E AZIENDA SANITARIA FIORENTINA:"Ormai da anni nel campo delle politiche sociali e sanitarie sulla tossicodipendenza da parte di esperti e operatori del pubblico e privato si è trovato un accordo su certi punti fondamentali nell'approccio a questo problema. Il progetto di legge del vice-presidente Fini non tiene conto degli anni di lavoro e di riflessione di tutte quelle categorie professionali che hanno sperimentato nel loro lavoro approcci e definito metodologie di intervento sulla base di ricerche scientifiche valide a livello internazionale. Le politiche repressive, la cura coatta e la delegittimazione del servizio pubblico non possono in nessun modo arginare il complesso problema umano, sociale e sanitario di cui l'abuso di sostanze è frutto. Le nuove politiche sulla tossicodipendenza proposte da Fini sono fondate su un modello politico e scientifico vecchio in cui si tenta di colpire i giovani soprattutto, attivando un immaginario basato sulla paura e sulla emarginazione sia delle persone che dei loro problemi. Il progetto di Fini, lo ricordiamo, è imperniato sull'eliminazione della distinzione tra droghe pesanti e droghe leggere e sull'assimilazione tra uso e abuso, ed è su questi punti lo scontro e la criticità soprattutto nei confronti delle giovani generazioni che si troveranno di fronte una legge, ed in questi ultimi giorni lo abbiamo visto, anche di fronte ad eventi repressivi, che confliggono con tutta una serie di messaggi di consumo, di successo e di artificiale felicità inarrivabile con mezzi leciti e sani.Il disagio dei giovani da cui nasce l'uso di sostanze non si può, a nostro parere, assolutamente avvicinare e ascoltare proponendo una politica repressiva che trasforma un problema sociale in una questione penale.A questo si aggiunge una grave delegittimazione dei Servizi Pubblici per le Tossicodipendenze che in questi anni hanno lavorato per prevenire, curare e riabilitare quella fascia di popolazione, con alti livelli di impegno finanziario, professionale e culturale costruendo strategie sempre più scientificamente fondate e metodologie strutturate avvalendosi dell'integrazione, altissima in questo campo e soprattutto nella nostra città, fra istituzioni pubbliche e privato sociale, concordando con le politiche più avanzate presenti nella Comunità Europea .Come anche riportato nel documento della Consulta delle Società Scientifiche e delle Associazioni Professionali del campo delle Dipendenze Patologiche condividiamo le seguenti premesse:- Consideriamo le dipendenze come il risultato di un complesso intreccio di fattori, ambientali e individuali, biologici, psicologici, pedagogici, sociali e culturali;- Consideriamo le dipendenze come quadri diversificati di patologie, mai riconducibili a schemi semplificativi;- Consideriamo ancora importante la suddivisione che l'OMS propose già diversi anni fa tra l'uso, l'abuso ed il consumo. In questo quadro di differenze, le risposte devono essere variate ed adeguate al problema che si affronta;- Siamo contrari a letture, politiche e pratiche basate su approcci ideologici e moralistici di qualsivoglia natura e orientamento;- Consideriamo assolutamente prioritaria una strategia complessiva basata sul sistema delle evidenze scientifiche e delle buone pratiche professionali;- Consideriamo fondamentale l'integrazione fra i servizi pubblici e quelli del privato sociale in accordo sulle metodologie e gli obiettivi di interventoQueste premesse sono ineludibili nel momento in cui la collettività e i servizi pubblici affrontano un problema che in tutti i paesi avanzati è al centro dell'attenzione di tutte le famiglie e di quelle associazioni private che si occupano della salute da un punto di vista globale e integrato.A Firenze l'Azienda Sanitaria, il Comune di Firenze, e i rappresentanti degli organismi privati che fanno riferimento e partecipano al Coordinamento Comunale delle Dipendenze concordano su tali fondate premesse e si battono per realizzare obiettivi generali e specifici di ogni singolo intervento il cui approccio è riconducibile a questi obiettivi generali:- Confronto permanente per lo scambio e la valorizzazione delle esperienze in atto in ambito nazionale, europeo e internazionale;- Valorizzazione del ruolo professionale e del metodo scientifico nell'approccio alla prevenzione cura e riabilitazione degli comportamenti compulsivi di abuso e dipendenza;- Valorizzazione del diritto dei pazienti ad accedere ai migliori interventi disponibili e basati rigorosamente sulle evidenze scientifiche;- Riconoscimento dei diritti dei pazienti alla scelta dei trattamenti e delle strutture;- Valorizzazione di regole di comportamento etico degli operatori, discusse e condivise;- Creazione di contesti atti a sviluppare cultura e linguaggi comuni nel settore scientifico e professionale;- Riaffermazione, nell'ambito delle politiche nazionali e regionali, della necessità di poter utilizzare modalità di intervento diversificate in relazione ai diversi bisogni dell'utente;- Valorizzare l'integrazione degli interventi nel campo dei comportamenti addittivi, compulsivi, di abuso e dipendenza, come espressione organizzativa unitaria sia dei servizi pubblici, che di quelli privati.