Checcucci (AN), Giocoli e Grazzini (FI), Toccafondi (ApF): «Si revochi l'affidamento del servizio idrico e dei canoni di concessione a Publiacqua»
Revoca dell'affidamento diretto del servizio idrico a Publiacqua spa e dei canoni di concessione. Sono queste le richieste avanzate dai consiglieri del centrodestra Gaia Checcucci (Alleanza Nazionale), Bianca Maria Giocoli e Graziano Grazzini (Forza Italia) e Gabriele Toccafondi (Azione per Firenze) in due distinti documenti.In una mozione si sottolinea che «l'affidamento diretto a Publiacqua spa è da ritenersi illegittimo ai sensi della normativa italiana e comunitaria. Tale procedura contrasta anche con i principi contenuti nei trattati europei che disciplinano il mercato, quali quello sulla concorrenza, la parità di trattamento e la trasparenza». «La stessa commissione europea - si legge nel documento - ha già avviato negli anni passati due procedimenti di infrazione contro il governo italiano proprio in relazione agli affidamenti senza gara europea nei quali, facendo riferimento ad esempi di affidamento illegittimi, cita il caso fiorentino. Anche il "comitato di vigilanza sull'uso delle risorse idriche, la cosiddetta "authority per l'acqua", ha fatto ricorso all'autorità giudiziaria contro l'affidamento del servizio a Publiacqua».«Il risultato della selezione del partner privato lascia poi francamente sorpresi - hanno commentato gli esponenti del centrodestra - a fronte di sette raggruppamenti di levatura internazionale c'è solo l'offerta di Acea, la partecipata del Comune di Roma. L'Acea è diventata anche partner privato di tutte le altre società pubbliche della Toscana: l'"Acquedotto di Fiora", a Grosseto e Siena, e "Acqua spa", a Pisa ed Empoli. E' davvero curioso che quello che, nel bando, non andava bene per i sette grandi raggruppamenti, vada sempre bene solo per Acea. Questa è una delle tante storture di un'operazione che rifiuta il principio della concorrenza e consolida un monopolio. Monopolio, pubblico o privato che sia, sempre dannoso per i cittadini».I quattro esponenti del centrodestra, che in un ordine del giorno chiedono la revoca dei canoni di concessione, sottolineano che «lo stesso comitato di vigilanza ha espresso parere contrario rispetto ad una configurazione del canone che comporta oneri per l'utente non contemplati dalla legge Galli».«Da tempo, anche con un esposto - hanno ricordato - avevamo evidenziato l'improprietà dell'operazione portata avanti dal Comune di Firenze e da Publiacqua.Si tratta di un'operazione illegale perché la normativa non prevede alcun canone di concessione che il gestore del servizio idrico debba pagare per l'utilizzo delle reti e delle infrastrutture idriche. Al contrario, la normativa prevede solo che queste ultime debbano essere restituite al termine della gestione nello stesso stato in cui si trovavano quando il gestore ha iniziato ad avvalersene per erogare il servizio. Prevedere un canone che il gestore dovrebbe pagare significa solo creare le condizioni affinché quest'ultimo scarichi sulla tariffa, e quindi sui cittadini, anche questo costo. I cittadini hanno già abbondantemente pagato con la fiscalità generale le reti e le infrastrutture che i Comuni hanno realizzato; con il meccanismo del canone si crea solo una catena perversa: il gestore paga al comune e il cittadino paga al gestore tramite la tariffa».«La cartolarizzazione - hanno concluso Checcucci, Giocoli, Grazzini e Toccafondi - come si legge nella lettera inviata dal "comitato di vigilanza" a tutti i Comuni, di per sé è operazione finanziaria legittima e conveniente, ma assume nel caso specifico connotati preoccupanti in quanto crea diritti di terzi su una base considerata illegittima». (fn)