Polizia Municipale, Barbaro (Ds): "Bene la soluzione per gli obiettori, discutiamo in futuro delle funzioni attribuite al corpo"
Oggi il consiglio comunale ha esaminato e approvato la delibera relativa al regolamento per l'uso delle armi nel corpo della Polizia Municipale.Questo è l'intervento del consigliere Ds Antongiulio Barbaro durante il dibattito in consiglio comunale. (seg-red)Attorno alla delibera 347 oggi in discussione si è aperto un bel dibattito, incentrato sulla questione degli obiettori di coscienza, nei confronti dei quali inizialmente questo Regolamento prevedeva l'impossibilità di partecipare ai bandi di concorso per l'inserimento nella Polizia Municipale.La questione, va detto, è strettamente limitata sul piano giuridico ai soggetti che abbiano ottenuto lo status di "obiettore di coscienza" ai sensi della legge 772/72 ovvero della successiva riforma 230/98, norme che impediscono permanentemente l'uso delle armi a coloro che siano avviati al servizio civile quale legittima modalità di adempiere la difesa della Patria.In termini statistici, i casi in questione sono e saranno vieppiù limitati, visto che la normativa sulla sospensione della leva militare e la nuova legge sul servizio civile volontario non richiederanno più tra qualche anno la dichiarazione di obiezione di coscienza per svolgere un servizio alternativo a quello in armi.Già oggi nel Corpo di Polizia Municipale del Comune di Firenze svolgono servizio 7 obiettori di coscienza sugli 870 agenti che formano l'organico del Corpo: il problema, ammesso che lo sia, è quindi del tutto marginale.La soluzione proposta dalla Giunta corregge l'impostazione iniziale, che aveva destato non poche perplessità dentro e fuori questo Consiglio, e riconduce il tema entro un quadro che ritengo accettabile, sia sul piano politico che giuridico. Ricordo che il Consiglio di Stato ha già chiarito come "ai sensi dell'art. 5 della legge 7 marzo 1986 n. 65, il vigile urbano non consegue automaticamente la qualità di agente di pubblica sicurezza. Pertanto è illegittima la mancata nomina del vincitore di un concorso motivata con riferimento alla dichiarazione dell'interessato di essere obiettore di coscienza" (Sezione V, 27 giugno 1994, n. 718).Ma ciò che nella discussione che abbiamo svolto nelle Commissioni prima e sesta mi ha più colpito è stato altro.Infatti in realtà il dibattito che potrebbe valer la pena di fare è quello relativo alle funzioni e agli obiettivi, oggi a Firenze, che vogliamo assegnare alla Polizia Municipale. Perché quell'obbligo all'uso delle armi per tutti i membri del Corpo che abbiano la qualifica di agente di pubblica sicurezza dà conto della nostra concezione di quali siano i compiti del Corpo nell'attuale società fiorentina.In punta di diritto quell'obbligo a me pare una forzatura frutto, forse, di un'idea di "sicurezza" non condivisibile.Le funzioni di pubblica sicurezza affidate ai singoli agenti infatti appaiono, dalla lettura della legge 65/86 (art. 5), marginali rispetto agli altri compiti rilevanti ma non armati affidati al Corpo.Non solo, ma le stesse norme nazionali sull'armamento della Polizia Municipale circoscrivono ad alcuni servizi l'obbligo di uso delle armi in capo ai membri del Corpo dotati della qualifica di agente di pubblica sicurezza (art.2 del DM 145/87), in prima istanza limitati ai "servizi esterni di vigilanza e, comunque, per i servizi di vigilanza e protezione della casa comunale e del Corpo o servizio, per quelli notturni e di pronto intervento" (art. 20 del DM 145/87).Quindi, l'uso delle armi dovrebbe rappresentare un'eccezione rispetto alla regola.La delibera in discussione oggi recepisce ovviamente tali norme, ma secondo un'ottica che non convince del tutto: i servizi affidati ai membri del corpo cui non sia stata assegnata l'arma sono indicati tassativamente, quasi costituissero un'eccezione rispetto alla regola (art. 4, comma 7).Quali i motivi di questa impostazione del Regolamento? Si è capito nelle audizioni in Commissione che l'arma è richiesta soprattutto quale presidio per la sicurezza non dei cittadini, ma degli stessi agenti della Polizia Municipale. Storicamente si è anche fatto riferimento al periodo degli "anni di piombo" che avrebbe accentuato questa richiesta di autodifesa da parte del Corpo.Altri motivi, risibili a mio modo di vedere, risiederebbero nella difficoltà di organizzare i servizi avendo alcuni membri "non armabili" (gli obiettori) in seno al Corpo: come possa quello 0.08% di "agenti-obiettori" creare difficoltà organizzative a me risulta tuttora non del tutto comprensibile.Ma il punto politico è: permangono i motivi di allarme sociale che hanno determinato la scelta di armare pressoché tutti in vigili, anche in servizi poco o nulla attinenti a quelli indicati dalla legge? Mi permetto di avanzare qualche ragionevole dubbio, sul piano dei dati di fatto che ormai annualmente ci illustra il Prefetto di Firenze: nella nostra area è in atto una chiara tendenza alla diminuzione della cosiddetta microcriminalità.E inoltre: quale modello di forze dell'Ordine abbiamo in mente? quello leghista delle devolution, in cui ogni Regione si organizza la propria Polizia locale, o quello del sempre più necessario coordinamento interforze dei troppi agenti di pubblica sicurezza attivi sul nostro territorio (Carabinieri, Polizia di Stato, ecc.)? Su questo personalmente non ho dubbi.Ma mi permetto anche di riflettere sul fatto che la presenza di tutti questi vigili armati nelle strade della nostra città, per di più organizzati in pattuglie rigidamente costituite in coppie, se -forse- aumenta la percezione di sicurezza degli agenti, a me pare non aumenti e forse riduca la percezione di sicurezza dei cittadini, oltre ad essere sovradimensionato rispetto alle esigenze reali. L'equazione "più armi=più sicurezza" a me pare falsa, come dimostrano gli indici di criminalità in Paesi democratici dove assai largo è l'uso delle armi, sia da parte dei Corpi di Polizia che da parte dei cittadini.Non è evidentemente questa la sede, ma una nuova riflessione sulla questione della sicurezza dei cittadini e dei mezzi congrui per garantirla sarà prima o poi necessario farla.Qui mi limito a osservare che il Regolamento oggi in discussione ammette di fatto l'uso di spray al peperoncino o simili come strumento di autodifesa degli agenti (art. 11, comma 9).Questa novità, del tutto sperimentale, credo apra una prospettiva per il futuro. Questo mezzo infatti a me pare decisamente più appropriato rispetto ad un arma da sparo per garantire la sicurezza degli agenti del Corpo, e potrebbe in futuro determinare il superamento dell'obbligo dell'uso dell'arma per i vigili dotati di qualifica di agente di pubblica sicurezza, oltre che ridurre la necessità -ammesso che ancora sussista- di mantenere l'organizzazione delle pattuglie in coppie, che questo Consiglio ha -senza successo- già chiesto di rivedere con l'Ordine del Giorno n. 653 del 21 novembre 2001.In conclusione, questo Regolamento in apparenza tecnico e marginale, ci obbliga ad una riflessione più ampia sui temi della sicurezza e delle mansioni del Corpo di Polizia Municipale. La soluzione trovata per la questione degli obiettori di coscienza insieme alla novità dell'uso sperimentale di sistemi alternativi di autodifesa degli agenti a me paiono i fatti innovativi su cui sarà possibile in futuro riaffrontare una discussione più ampia sui temi di fondo che ho accennato, oltre che sull'impostazione generale del Regolamento stesso. Mi parrebbe una discussione degna di quel "riformismo intelligente" di cui -non senza qualche stupore- abbiamo recentemente scoperto l'esistenza.