Agostini (presidente commissione sanità): «Sperimentiamo presto anche a Firenze interruzioni di gravidanza più rispettose della salute delle donne»

«Mi impegnerò a chiedere ai direttori generali della aziende sanitarie locali e a quello dell'azienda ospedaliera di Careggi l'attivazione di un protocollo per l'avvio di un sistema di interruzione della gravidanza meno invasivo e più rispettoso verso la donna». Lo ha detto la presidente della commissione per le politiche sociali e della salute Susanna Agostini dopo la decisione dell'assessore regionale alla salute Enrico Rossi di sperimentare l'interruzione terapeutica di gravidanza.«La sanità toscana ha grande qualità ed efficacia - ha spiegato la presidente della commissione - è una sanità che garantisce realmente il diritto alla cura migliore e punta al miglioramento della pratiche terapeutiche. All'interno di questo modello deve anche rientrare l'attivazione di un protocollo per l'avvio di un sistema di interruzione della gravidanza meno invasivo e più rispettoso verso la donna. Così come abbiamo peraltro chiesto in una mozione recentemente approvata dal consiglio comunale per la sperimentazione della pillola RU486».«Quando una donna arriva alla drammatica conclusione di interrompere la propria gravidanza viene inserita in una lunga lista di attesa - ha ricordato l'Agostini - alla sofferenza per la decisione si aggiunge la sofferenza dell'attesa, oltre al progredire della gravidanza. A questo punto si inserisce l'umanizzazione della prestazione terapeutica. Con una terapia di compresse "RU486" fin dal 49° giorno, dopo avere svolto tutte le pratiche necessarie, si può interrompere la gravidanza senza le liste di attesa e sempre sotto controllo consultoriale, così come previsto dalle legge 194. Questo evita l'intervento chirurgico in anestesia totale della donna: un progresso non indifferente, un passaggio di civiltà e umanizzazione. Il rispetto della condizione psichica, della dignità e della salute della donna vanno tutelate anche con forti prese di posizione per far cambiare, nel tempo, il parere di tanti obiettori che con l'avvento della legge 194 avevano previsto "stermini" ad oggi non confermati dai dati forniti dai servizi sanitari». (fn)