Pari opportunità, interviene Agostini (DS): «Nuove garanzie per la presenza femminile nella rappresentanza politica»
di Susanna Agostini«Il centrosinistra deve dimostrare la propria forza e capacità di cambiamento anche con nuove garanzie per la presenza femminile nella rappresentanza politica. E' noto che noi donne non vogliamo riserve peculiari, né il privilegio di un consenso delle elettrici per il genere femminile. Penso che la politica (sostantivo femminile) necessiti di qualcosa di nuovo e diverso. Un'impostazione mentale che riguarda il riconoscimento della capacità e l'esperienza di coloro rappresentano, in ogni istanza. Tante donne erano presenti al Forum Sociale Europeo e nei cortei per la pace nel mondo. Tante donne si incontrano capaci professioniste e operatrici sociali e sanitarie vere protagoniste in progetti di innovazione del Welfare. Senza dimenticare che tante donne sono scese in piazza, in questi ultimi mesi, per chiedere una istruzione pubblica formativa, democratica e indipendente.Tempo fa uno degli slogan dei Ds era «Eguaglianza come pari opportunità": queste parole sono ancora vere? E' facile tuttavia prevedere che ci vorrà molto tempo prima che il principio dell'eguaglianza delle opportunità diventi il criterio ispiratore delle scelte politiche quotidiane dei dirigenti e dei militanti del mio ma anche di altri partiti. Nell'ultimo mezzo secolo, in molti paesi europei, questo principio ha guidato l'azione dei partiti socialdemocratici. In vari campi, ma soprattutto in quello dell'istruzione, le socialdemocrazie si sono battute per rendere più aperta e fluida la società, per l'affermazione dell'universalismo e della meritocrazia, per far sì che le opportunità che gli individui hanno di conseguire i diversi titoli di studio e di salire e scendere nella scala sociale dipendano non dalla classe di origine, o dal genere di appartenenza, ma dai loro talenti e dalle loro capacità.In Italia, invece, nonostante sia stato solennemente sancito nell'articolo 34 della Costituzione, questo principio non è stato difeso con altrettanta forza e perseveranza neppure dalle forze di sinistra. E anzi, nell'ultimo ventennio, è stato a poco a poco abbandonato e quasi del tutto dimenticato dai vari gruppi politici e culturali.Oggi, il panorama è desolante, tanto per fare altri esempi: il processo di empowerment femminile (dall'inglese to empower, dare pieni poteri), auspicato dalla direttiva Prodi-Finocchiaro del 1997, è ancora più teoria che pratica. Un caso curioso viene dal mondo della diplomazia: su 21 ambasciatori nessuno è donna (i dati si riferiscono a qualche anno fa). Eppure il personale femminile è in costante crescita, circa la metà dei dipendenti ministeriali sono donne (il 46,4 per cento, cinque anni fa era il 43,8), ma all'aumento di organico non corrisponde una possibilità di slancio professionale nonostante le verificabili punte di qualità. Il trend è fotografato da un'indagine commissionata e resa nota dall'allora ministro per le Pari opportunità, Laura Balbo, che ha monitorato 15 ministeri e la presidenza del Consiglio. Risultato: le donne avanzano compatte ma ai vertici c'è quasi sempre un uomo.La mozione presentata dalla Margherita per proporre la modifica della statuto regionale per dare più spazio alle donne nelle cariche elettive, approvata con soli tre voti contrari dal consiglio comunale, è stato un passo avanti. Piccolo, ma significativo grimaldello per il prossimo futuro oltre che un'opportunità di confronto dalla quale sono scaturire posizioni importanti.La proposta del presidente del consiglio comunale Alberto Brasca di approfondire il tema nell'ambito del convegno di ottobre prossimo sulla democrazia partecipata è un importante ulteriore impegno che dovrà riguardare uomini e donne attivi protagonisti nei partiti e nelle coalizioni di centro destra , centro sinistra e opposizione di sinistra.Abbiamo inoltre assistito ad un dibattito che ha dimostrato una prova di importante condivisione trasversale del tema da parte di tutte le elette. Le ragioni avanzate vanno riconosciute ed elaborate.Ritengo dunque che, come per altri temi, anche per questo le differenti opinioni politiche tra partiti e coalizioni, dovranno essere chiare e visibili. Innovazioni e modifiche negli statuti sarebbero sicuramente recepite positivamente anche dai protagonisti, donne e uomini di tanti movimenti che hanno arricchito la qualità della politica in questo ultimo anno, a Firenze ed in Italia. Affrontare positivamente questo argomento, che considero un serio problema della politica, potrebbe favorire le condizioni di chiarezza che dovranno segnare uno spartiacque tra destra e sinistra.Anche elementi semplici certo difficili da realizzare, aiuteranno soprattutto i giovani, donne e uomini, a credere ed interpretare con serenità, anche al momento del voto, un esempio di nostra volontà concreta di democrazia partecipata».(fn)