Bilancio di previsione 2003: relazione del vicesindaco Giuseppe Matulli al consiglio comunale del 24 marzo 2003
Sono stati più numerosi che in passato gli elementi che hanno reso particolarmente gravosa la costruzione del Bilancio di previsione per 2003 del Comune di Firenze e, credo, di tutte le amministrazioni comunali del nostro paese. Tanto che il tentativo di elencarli difficilmente può possedere il pregio della completezza.C'è anzitutto il radicale mutamento del ruolo della amministrazione comunale nel processo di trasformazione postindustriale, la riforma della finanza locale rimasta a metà da almeno un decennio, la mancata realizzazione della compartecipazione all'IRPEF e del federalismo fiscale, l'esaurirsi delle misure di finanza straordinaria, i limiti della finanza innovativa, la finanziaria per il 2003 e i problemi strutturali di Firenze che si possono riassumere nella divaricazione clamorosa fra i 380 mila residenti a Firenze che sopportano gli oneri fiscali per il finanziamento dei servizi resi a vantaggio di un numero esorbitante (il doppio o forse il triplo) di presenti nella città.UNA SOCIETA' "GLOCAL"Il passaggio storico da un sistema economico e sociale fondato sul processo industriale (la cosiddetta società industriale), ad un sistema nel quale sono i servizi a prendere il posto della produzione industriale ed a risultare determinanti del processo di evoluzione sociale, ha influito sul ruolo e le funzioni del Comune forse più di quanto normalmente ci si fermi a riflettere.Il Comune moderno mantiene la funzione di erogatore di servizi tradizionali, quali: illuminazione pubblica, distribuzione e depurazione dell'acqua, distribuzione del gas, trasporto pubblico, raccolta e smaltimento dei rifiuti, assistenza ai disabili. Questi costituiscono il nucleo dei servizi essenziali, alcuni dei quali sono così determinanti da essere oggetto di provvedimenti istitutivi di un approccio sistematico alla gestione del servizio, come ad esempio la distribuzione, depurazione e recupero dell' acqua e lo smaltimento dei rifiuti.Nella società industriale i servizi, in genere, ed anche quelli gestiti dai Comuni, apparivano secondari rispetto allo sviluppo dell'industria verso la quale il Comune aveva il ruolo, condizionante ma non determinante, di governo del territorio.Nella società post-industriale il ruolo dei servizi, di tutti i servizi, diviene determinante della vita della società, in particolare i servizi idrici integrati e lo smaltimento dei rifiuti costituiscono, ad un tempo, il "businnes" più significativo per l'investimento di capitali privati, e l'elemento assunto da norme nazionali e regionali per affrontare problemi di sopravvivenza della società (elementi assolutamente determinanti dello sviluppo sostenibile).Ai servizi tradizionali si sono aggiunti quelli legati, più o meno direttamente, allo sviluppo della telematica (compreso l'elettronica applicata ai processi di trattamento delle informazioni), quelli determinati dai più rilevanti fenomeni di emarginazione dovuti anche ai processi di invecchiamento della popolazione, e i servizi a sostegno del diritto allo studio.La considerazione del ruolo dei servizi come elemento determinante la competizione di mercato anche dei prodotti industriali, ci dice quanto sia cambiato nella sostanza, indipendente dalla consapevolezza più o meno diffusa, il ruolo del Comune nella società contemporanea.La conseguenza sul piano degli equilibri finanziari è un risultato oggettivo: il costo crescente di tutti i servizi per effetto sia della dinamica dei costi di produzione, sia dell'aumento incessante della domanda.Collegato al dato oggettivo ora ricordato è la necessità di una maggiore autonomia delle realtà locali in un processo di sussidiarietà che prima di essere una scelta politico-culturale diviene elemento indispensabile per governare processi che hanno assunto oggi una dimensione locale e che, al di fuori della quale, non sono governabili.La conseguenza di queste considerazioni è il ruolo che diviene assolutamente determinante (e non soltanto condizionante) della gestione del territorio, il quale non è più soltanto sede di iniziative industriali, ma elemento da attrezzare con le reti dei servizi più diversi e costosi che risultano essere risolutivi dello sviluppo economico e sociale della realtà locale.Di qui è emerso un processo di recupero delle autonomie locali, su registri diversi da quelli del passato, e con un percorso non lineare, che ha portato al cosiddetto federalismo (terminologia discutibile, ma non per questo carente di significato), e ad una riforma della Costituzione di rilevante significato, con la riscrittura del titolo V° della nostra legge fondamentale.Dobbiamo prendere atto che la società è oggi determinata da processi che si esprimono soprattutto nella globalizzazione della domanda di beni e servizi, ma anche nella globalizzazione dei processi tecnologici, ovviamente di quelli telematici, di quelli finanziari e dei processi economici conseguenti, oltre che dalla consapevolezza percepita dell'aspetto globale degli aspetti fisici e dunque connessi con la tutela dell'ambiente. Ognuno di questi aspetti acquisisce più una ricaduta locale, che non nazionale o statale, tanto che si è coniato il termine di "glocal" come sintesi delle caratteristiche prevalenti della società del XXI° secolo.LA RIFORMA DELLA FINANZA LOCALE
.. MANCATAAccompagna l'affermarsi del processo richiamato il mutamento della finanza locale che ha preso corpo fra la fine degli anni '80 e l'inizio degli anni '90 mano a mano che veniva consolidandosi la politica di risanamento del bilancio dello Stato, che ha visto innovare le fonti della finanza locale, in precedenza sostenuta prevalentemente dal trasferimento erariale.Il progressivo aumento del tasso di autonomia finanziaria è stato realizzato con modalità che hanno determinato un progressivo peggioramento nei conti dei Comuni, fondando il sistema della finanza locale sull'ICI, sulla successiva addizionale IRPEF e
.su una prospettiva sperata.Il decennio passato ha segnato la fine degli effetti della contribuzione statale sull'indebitamento dei Comuni (i mutui con la Cassa Depositi e Prestiti erano autorizzati preventivamente ma poi finanziati dallo Stato), ciò ha determinato una progressiva restrizione delle disponibilità dei Comuni la quale ha dato origine a processi di ristrutturazione anche positivi, ma che al termine del decennio lascia uno sbilancio rilevante fra l'aumento delle funzioni e quello del costo delle funzioni tradizionali e di quelle conseguenti al nuovo assetto delle risorse.Gli elementi portanti del sistema che sono stati ricordati, costituiscono fonti di finanziamento fiscale la cui caratteristica sul piano della equità è ben lontana dall'IRPEF: l'ICI è una imposta istituita da un Parlamento che nella sua stragrande maggioranza ha escluso la tassa sul patrimonio, poi ha deciso di introdurla scaricandone l'applicazione sugli enti locali; a fronte delle necessità di compartecipazione all'IRPEF per fronteggiare il costo per l'aumento delle funzioni trasferite, ha corrisposto la facoltà, concessa ai comuni, di finanziarsi attraverso un ulteriore inasprimento fiscale qual è l'addizionale IRPEF, una imposizione sostanzialmente regressiva, gravando più sui redditi bassi che su quelli alti. Eppure tutta la logica dei proclami del federalismo annunciato doveva portare al trasferimento delle funzioni, e di una parte consistente delle risorse fiscali direttamente alla fonte, attraverso una compartecipazione all'IRPEF, con l'elasticità di applicazione che lasciava supporre una parola magica per tanto tempo ripetuta e proclamata senza conseguenze effettive: il federalismo fiscale!.Ma la prospettiva sperata non si è realizzata e la riforma è rimasta a metà, ad un processo -che ancora non si è arrestato- di trasferimento di compiti e di funzioni, non ha corrisposto e non corrisponde una ripartizione proporzionale di fonti finanziarie.L'ESAURIMENTO DELLA FINANZA STRAORDINARIAChe la situazione della finanza locale fosse precaria era noto alla stessa autorità di governo, se è vero che dopo appena 4 o 5 anni dall'avvio delle trasformazioni nella finanza locale (se non erro era la finanziaria del '96) si autorizzavano le amministrazioni comunali a ricontrattare i mutui consentendo un prolungamento dei tempi di ammortamento e dimostrando così la consapevolezza di una precarietà che attendeva di essere sanata.In realtà si apriva con quella manovra la serie di operazioni di finanza straordinaria che hanno caratterizzato i bilanci comunali negli anni a cavallo della fine del secolo: alle operazioni di carattere finanziario, ricontrattazioni di mutui o finanziamenti attraverso i BOC, ha fatto seguito una serie di provvedimenti delle singole amministrazioni per il recupero della evasione dall'ICI e dalla Tassa sui Rifiuti Solidi Urbani che hanno consentito di affrontare la quadratura del cerchio dei bilanci per alcuni anni.Pressoché ovunque i margini di manovra della finanza straordinaria si sono esauriti ed i nodi di una finanza locale incompiuta stanno arrivando al pettine.A questa situazione deve aggiungersi l'ulteriore irrigidimento della spesa per il modo con cui le autorità centrali hanno realizzato il patto di stabilità, aggravando, direttamente e indirettamente, la finanza locale e impedendo anche il tentativo di forme di finanza innovativa a cui i Comuni hanno fatto ricorso nel tentativo di superare la criticità di una condizione finanziaria che diviene sempre più insostenibile.LA FINANZIARIA PER 2003Il primo aspetto da considerare a proposito della Legge Finanziaria varata dal Parlamento, è che essa costituisce una risposta di segno opposto alle necessità oggettive della finanza locale; anche se non fossero intervenuti i "tagli" la mancanza di una riforma sul piano della compartecipazione effettiva sarebbe parsa comunque inaccettabile.Le disposizioni specifiche della Finanziaria per il 2003 sono note: una manovra di 20 miliardi di , reperite per 8 miliardi di dai condoni fiscali, per 8 miliardi di da cartolarizzazioni del patrimonio immobiliare e per 4 miliardi di da tagli alle spese, nei confronti degli enti locali il Governo ha suggerito di seguire il suo esempio: la risposta degli enti locali è stata sostanzialmente unanime sull'avversione al condono fiscale, molto più riflessiva sulla cartolarizzazione e accompagnata comunque dalla consapevolezza che l'uno e l'altra costituiscono operazioni di finanza straordinaria e dunque non incidente sui termini strutturali del fabbisogno finanziario della Pubblica Amministrazione.Inoltre i Comuni sono molto meno disponibili del governo centrale ai tagli sui servizi per le conseguenze dei quali sono proprio le amministrazioni locali le più esposte a fronteggiare i disagi della parte più debole della realtà sociale.Le difficoltà, per la finanza locale, conseguenti alla Legge Finanziaria per il 2003 sono rilevanti: è sufficiente considerare che uno degli assi portanti della finanza comunale, come è l'addizionale IRPEF viene bloccata a tutto ed esclusivo danno dei Comuni più virtuosi, come si rivela Firenze, che, avendo raggiunto gli equilibri di bilancio senza far ricorso al massimo dell'addizionale IRPEF applicabile (rimandando di fatto l'introduzione di maggiori oneri per i contribuenti al 2003 anziché applicarli negli anni precedenti), si ritrova con una mancata previsione di incasso di rilevante consistenza che era stata determinante nella definizione del bilancio triennale del 2002 e del 2003.A quel mancato introito si aggiungono altre misure complementari che vedono mantenuta la progettata riduzione dei trasferimenti erariali, mentre rimane assolutamente e accuratamente evitato il problema dell'adeguamento del rimborso IVA a carico dei Comuni che diviene la punizione per tutti coloro che hanno risposto positivamente alla esigenza di esternalizzare i servizi !!!! o addirittura peggiorata la posizione dei Comuni che si vedono addossare quote crescenti di oneri per la custodia degli uffici giudiziari, funzione svolta dai Comuni con promessa di rimborso che poi non viene palesemente mantenuta; senza dimenticare che le rendite catastali degli immobili soggetti all'ICI sono ferme al 1997 (rivalutate allora forfettariamente sulla base del 5% rispetto ai valori del 1994). Ciò significa che avremmo potuto mantenere il gettito dell'ICI sulla prima casa diminuendo ulteriormente le aliquote, ma avremmo realizzato consistenti aumenti di gettito per la seconda casa e le case sfitte, avendo gli alloggi realizzato un incremento dei valori di marcato variabili dal 20% al 40%.A questi aspetti si aggiungono i tagli rilevanti registrati sul piano dei finanziamenti erariali allo stato sociale, con pesanti ricadute sul welfare locale, (l'incidenza sulle spese sanitarie e sociali, sul finanziamento della scuola, e in particolare sull'Università è tale da aver costretto quest'ultima a finanziare la spesa corrente con la vendita di immobili!). In queste condizioni c'è da chiedersi se è veramente conveniente ridurre la pressione fiscale, se veramente è un vantaggio, e per chi, a fronte della maggiore onerosità e minore qualità dei servizi.NEL QUADRO FINANZIARIO I PROBLEMI SPECIFICI DI FIRENZEIl divario crescente fra il numero dei residenti rispetto ai presenti nella città, che si aggraverebbe ulteriormente se si valutasse la variazione negli anni della capacità contributiva dei residenti, costituisce il primo aspetto strutturale delle difficoltà specifiche di un Comune come Firenze i cui contribuenti (residenti) sopportano gli oneri fiscali del finanziamento dei servizi resi a vantaggio del numero esorbitante dei presenti; che non è determinato soltanto dalla presenza massiccia di turisti ma anche dal numero rilevantissimo di fiorentini che abitano nei Comuni dell'area circostante la città, o che in quei Comuni hanno trasferito e continuano a trasferire la propria residenza.Per il bilancio comunale significa affrontare il costo di servizi dimensionati in termini assolutamente sproporzionati rispetto al numero e alla capacità contributiva decrescente dei residenti.Un esempio del tutto particolare di servizio è costituito dall'Istituto Tecnico Industriale Leonardo da Vinci, la cui particolarità consiste nell'essere un istituto superiore interamente comunale fin dalla sua nascita a differenza di tutti gli altri istituti di istruzione superiore che sono statali, di essere costoso come lo sono tutti gli istituti scolastici, ma qui si tratta di quello di maggiori dimensioni a Firenze, e di essere frequentato, per oltre 2/3, da alunni non residenti.GLI ELEMENTI DELLA RISPOSTAA queste considerazioni ha fatto riferimento il documento di programmazione economica e finanziaria (DPEF) che il Comune di Firenze, primo fra i Comuni toscani (e forse non soltanto toscani) ha presentato nel settembre scorso.Il riferimento ad una forma di prelievo per affrontare un oneri che sarebbero insostenibili da parte dei contribuenti fiorentini (in quanto determinati dalla preponderante presenza dei non residenti) cioè la tassa di scopo o city-tax, si pone in termini non più rinviabili, anche se si tratta di una misura indispensabile ma non certamente risolutiva dei nostri conti.Si tratta poi di affrontare il problema della gestione del patrimonio comunale, immobiliare e mobiliare, volto alla produzione di un reddito per le finanze comunali risolvendo una situazione al limite dell'assurdo: da un lato le finanze comunali immobilizzate negli enti partecipati e nel patrimonio immobiliare senza la capacità e il dinamismo che oggi richiede la gestione di partecipazioni azionarie o di patrimoni immobiliari, con i conseguenti investimenti e le necessarie assunzioni di rischi che male si conciliano con l'attività della Pubblica Amministrazione, dall'altra, a fronte di una immobilizzazione senza resa, un parallelo indebitamento che quando è con la Cassa Depositi e Prestiti può raggiungere anche tassi esorbitanti del 6,50%.Nasce da qui, anche se il Bilancio non avesse, come ha, esigenze di riequilibrio dei conti, la mobilizzazione di queste risorse per ridurre, il più drasticamente possibile l'esposizione debitoria del Comune e tagliare così, in via permanente, la spesa corrente esorbitante che deriva dagli oneri per il servizio del debito comprensivo degli interessi ai livelli ricordati.E' stato questo il terreno di impegno dell'amministrazione fin dalla decisione, assunta nel marzo del 2000, di adesione al patto di stabilità nella parte relativa alla restituzione del debito alla cassa Depositi e Prestiti, secondo le previsioni dell'art.18 della L. 23.12.1998 n. 448 collegata alla Finanziaria del 1999.In attuazione di quella decisione del marzo del 2000 il Comune di Firenze ha deliberato la restituzione alla Cassa Depositi e Prestiti della somma complessiva di 56.810.259,90 di cui una parte ( 48.701.125,05) conseguente alla cessione dell'AFAM, alla vendita di una prima quota del pacchetto azionario della società dell'aeroporto (SAF), e della vendita delle partecipazioni della Fiorentina Gas, e per una parte ( 8.109.134,85) per la vendita del patrimonio immobiliare (in parte materialmente in corso di effettuazione).Si tratta di una politica virtuosa che, oltre a concorrere positivamente al patto di stabilità nazionale, ha contribuito ad alleggerire sul fronte della spesa il bilancio del Comune di Firenze: si tratta di operazioni tutt'altro che banali di sana amministrazione che giustificano e spiegano perché il Comune di Firenze gode, come pochi altri grandi Comuni italiani (Bologna, Venezia, Milano e Brescia) della più alta valutazione di affidabilità espressa da due agenzie internazionali come Moody's (AA2) Standard's and Poors (AA, tendenza positiva) quest'ultima ritoccata recentemente (con la eliminazione della indicazione positiva della tendenza) soltanto perché si era abbassata quella attribuita alla Repubblica Italiana e non era possibile decretare un affidamento di una amministrazione comunale più elevato di quello dello stato cui appartiene.Questa linea virtuosa stiamo cercando di proseguirla anche nel bilancio che oggi ho l'onore di presentare.Essa ha garantito un difficile ma solido equilibrio finanziario che ha consentito negli anni scorsi la guida di questa città.Una guida che è stata capace di interpretare il ruolo a cui questa città è chiamata nel mondo per il messaggio implicito nel suo patrimonio e nel suo passato antico e recente e che ha costituito il motivo ideale e unificante di tutta l'azione amministrativa.A quel ruolo si deve la ricchezza del turismo che pacificamente la invade, il livello culturale delle sue strutture museali e di ricerca e delle sue manifestazioni; a quello stesso ruolo si deve la scelta della nostra città, da parte dell'European Social Forum, come sede ideale per una riflessione internazionale sui temi della nuova era e sulla domanda di pace delle nuove generazione sotto ogni latitudine.In nome di quel ruolo abbiamo realizzato un rapporto con la Regione nei termini di una dialettica che non ha tardato a trovare la consapevolezza del governo Toscano sulla rilevanza regionale di molti dei problemi e delle sfide che si realizzano nel territorio del nostro comune e nell'area della città metropolitana fiorentina.Ma quella stessa consapevolezza del ruolo di Firenze ha costituito la spinta per realizzare il più rilevante processo di trasformazione che la città abbia conosciuto dal dopoguerra ad oggi.Se nella qualità della vita siamo oggi nelle classifiche nazionali dei giornali economici le prima fra le grandi città italiane, questo ci ha ulteriormente stimolato a raccogliere la sfida di attuare una strategia infrastrutturale volta a realizzare un sistema intercomunale della mobilità capace di difendere la qualità della vita e assieme l'ambiente; si tratta di un impegno perseguito con tutta la determinazione richiesta in un percorso ad ostacoli costituiti dai ricorsi e dalle attese delle sentenze.Un disegno che comporta i disagi dei cantieri come passaggio obbligato per realizzare una nuova realtà urbana e metropolitana che affronti le sfide del XXI° secolo in un disegno che ha acquisito, con la scelta politica di operare attraverso il "Piano Strategico", la garanzia della coerenza ed ha raggiunto l'obbiettivo di aprire sul futuro di Firenze un dibattito ed un verifica continua con tutte le forze della città.Fa parte di questo disegno la riqualificazione urbana (dai parcheggi, alle Leopoldine, al Conventino, alle Murate, al Forte di Belvedere, all'arco di Piazza della Repubblica, alle piazze recuperate, a quelle in corso di recupero, e a quelle da progettare ecc.) e la qualificazione degli interventi con l'impiego dei più qualificati professionisti del Mondo: da Calatrava a Foster, da Jean Nouvel a Renzo Piano a Arata Isozaki.Contemporaneamente si è intensificato l'impegno in difesa dell'ambiente; quello a sostegno della sicurezza con l'aumento dei vigili urbani (l'unico comparto assieme a quello della sicurezza sociale in controtendenza rispetto alla riduzione del personale) e l'istituzione del vigile di quartiere; nel settore privilegiato della sicurezza sociale nella più ampia accezione: dall'accoglienza agli immigrati alle iniziative a favore dei giovani, alla educazione permanente, oltre all'assistenza agli anziani, ai minori, ai portatori di handicap all'impegno nella costruzione della società della salute; nella realizzazione degli interventi di ERP (con la costituzione della Casa SpA), nella realizzazione di una politica culturale particolarmente impegnativa e delicata nella nostra città; nella politica della innovazione, sia nel rapporto continuo con le società controllate e con la variabilità dei mercati, sia ponendosi all'avanguardia nell'e-government con funzioni di coordinamento a livello nazionale del progetto più avanzato: "e-people".Con la partecipazione agli "stati generali dell'oltrarno" si è accetta la sfida a affrontare la partecipazione più ampia, il confronto e la collaborazione con i movimenti non soltanto sul piano del dibattito ma su quello delle verifiche e delle cose concrete.LA MANOVRA DI BILANCIO 2003Premessa della manovra di bilancio per il 2003 non poteva che essere il DPEF presentato nel mese di settembre e che ha dato l'avvio alla concertazione con le forze sociali, dal quale discendeva l'ipotesi di un duplice percorso, sul fronte delle spese e su quello delle entrate:Sul fronte delle spese:a- trasferimento allo stato per competenza dell'onere relativo alla gestione dell'ITI pari a circa18 milioni di b- riduzione degli oneri per il rimborso del debito attraverso la restituzione di una quota di circa 130 milioni di del capitale mutuato alla cassa DDPP con un beneficio per il bilancio del 2003 pari a circa 8 milioni di .Sul fronte delle entrate:c- istituzione della tassa di scopo (city-tax) per un entrata di 10 milioni di d- applicazione (già prevista) dell'addizionale IRPEF per 10 milioni di .I percorsi previsti, anche senza ulteriori interventi, avrebbero coperto 46 milioni di , casualmente coincidenti con l'entità dello sbilancio rispetto all'assestato del 2002 e trattandosi di percorsi con provvedimenti strutturali avrebbero avviato il risanamento anche per il futuro della situazione deficitaria pregressa.Successivamente al DPEF si è dovuta registrare una novità e una conferma temuta:La novità è rappresentata dalla finanziaria del 2003 che ha tagliato direttamente almeno 13 milioni di rispetto alle previsioni già contenute nel bilancio triennale 2001-2002-2003, oltre alle ulteriori riduzioni indirette per effetto degli aspetti già richiamati che si riverberano nei trasferimenti regionali conseguenti alla stessa manovra finanziaria.La conferma temuta è data dalla constatazione dell'aumento progressivo ad ogni esercizio dello sbilancio rispetto al bilancio assestato dell'esercizio precedente: non soltanto è strutturale il deficit ma lo è anche la sua dinamica crescente: per il 2003 lo sbilancio iniziale di 50 milioni di veniva ridotto da revisioni dei costi a 45 milioni e da revisione delle entrate a 43,5 milioni di .La situazione che si è trovata a fronteggiare l'Amministrazione Comunale ha dovuto tener conto del fatto che tre delle quattro misure preventivate sono venute meno per scelte politiche di altri soggetti:- L'ITI non è assorbita dal bilancio dello Stato anche se è in redazione un accordo col Ministero della P.I. che consentirà, se pure con i tempi lunghi del turn-over, il passaggio definitivo allo Stato.- La tassa di scopo (city-tax) è ferma per la mancata decisione della Regione ed anche il tentativo generoso degli operatori economici di finanziare il Bilancio con il city-fund non ha prodotto effetto (per cui rimane insoddisfatta la esigenza di 10 milioni di .)- La Finanziaria per il 2003 ha congelato la possibilità di applicazione dell'addizionale IRPEF facendo mancare ulteriori 10 milioni di .- Rimane in piedi soltanto la manovra di riduzione della esposizione debitoria che il Comune ha messo in atto, con la previsione della restituzione di circa 100 milioni di (conseguente alla cartolarizzazione dei canoni di concessione di Publiacqua), oltre alla restituzione dei proventi della vendita di immobili non sottoposti a cartolarizzazione e quindi destinati a realizzare effetti meno immediati. La operazione finanziaria complessiva (riduzione del debito e rimodulazione dello stesso) produce un risparmio complessivo degli oneri del servizio del debito di 8 milioni di per l'anno in corso.Rispetto ai 43,5 milioni di dello sbilancio iniziale l'operazione possibile li riduce a 35,5 milioni.Si inserisce a questo punto la scelta dell'Amministrazione di non ridurre i servizi, alcuni dei quali incomprimibili perché dovuti per legge, altri incomprimibili per ragioni di opportunità, in quanto produttivi di effetti negativi di vaste dimensioni (si pensi ad esempio alla non attivazione degli asili-nido costruiti, con riguardo non soltanto all'aspetto sociale ma anche a quello produttivo). L'Amministrazione si è orientata verso il ricorso ad una manovra sulle entrate con esclusione delle forme più inique di prelievo a partire dall'ICI, che avrebbe potuto essere attivata soltanto per la prima casa.Più rilevante e meno problematico appare l'impegno per il finanziamento del piano triennale degli investimenti. Le operazioni effettuate nello scorso esercizio e continuate in questo, di restituzione del debito ai tassi proibitivi che ho ricordato, consentono oggi di affrontare con relativa maggiore tranquillità il finanziamento degli interventi maturati dall'attività amministrativa del triennio precedente, anche come compensazione agli effetti di un bilancio di parte corrente sicuramente fra i più difficili degli ultimi anni.Per fronteggiare i 35,5 milioni di mancanti si è stati costretti a ricorrere a misure non preventivate come: l'aumento del prelievo sul parcheggio dei Bus turistici per 4 milioni di , l'aumento delle tariffe comunali (cimiteriali, museali, delle attrezzature sportive, dell'uso del sottosuolo, delle prestazioni per i servizi del diritto allo studio, dei servizi resi dai quartieri) pari ad un incremento di circa 3 milioni di , la previsione conseguente all'attivazione delle porte telematiche per un incremento delle contravvenzioni della P.M. per altri 3 milioni di .La forma meno grave sul piano della equità del prelievo fiscale è apparsa la TARSU che per effetto della possibile attivazione dell'Addizionale ex ECA consente un aumento del gettito fino a 8 milioni di .Si tratta di 18 milioni di di recuperi che complessivamente riducono a 17,5 milioni di l'importo di cui è necessario reperire la copertura finanziaria.Per fronteggiare questa residua parte di sbilancio le condizioni che determinano l'attuale situazione economica del Comune non consentono di operare se non attraverso interventi di finanza straordinaria, e cioè non strutturale, che si articolano in operazione di recupero ICI per 4 milioni di , anticipazioni affitti dei siti per antenne di telefonia mobile per 10 milioni , nonché la preventiva applicazione dell'avanzo di amministrazione del 2002 per 3,5 milioni di .Altri interventi dal rilevante significato politico ma sui quali non è possibile effettuare previsioni sia sugli esiti operativi che sul conseguente gettito non costituiscono poste di Bilancio e tuttavia impegnano l'amministrazione: essi riguardano il recupero dei crediti del Comune e l'intervento sugli affitti non registrati, normalmente indicati come repressione degli "affitti al nero".LE PROSPETTIVE STRATEGICHE .L'operazione di Bilancio illustrata realizza le condizioni di equilibrio necessarie alla funzionalità dell'amministrazione, e tuttavia consente di avviare un processo volto alla realizzazione della massima efficienza dell'apparato comunale.Le considerazioni svolte all'inizio di questa relazione sul nuovo ruolo del Comune nello scenario sociale caratteristico della "società dei servizi" impone di ridisegnare la struttura amministrativa comunale fornendole capacità progettuali, ma soprattutto di contrattazione e di controllo sulla effettiva erogazione dei servizi dei quali il Comune è e rimane il garante di fronte a tutti i cittadini.Si tratta di una operazione tesa ad affrontare i nodi essenziali di una situazione strutturale da rinnovare per avviare un equilibrio che rimarrà comunque precario sino a quando alla retorica sul federalismo non corrisponderà una articolazione adeguata della finanza pubblica anche nei confronti del sistema delle autonomie.Su questo fronte l'Amministrazione ha ora in atto gli incarichi professionali per la traduzione delle analisi preliminari sul piano dei servizi in programmi di riforma delle strutture comunali, come interventi capaci di realizzare le innovazioni di processo e di sistema adeguate ai compiti che la realtà di oggi richiede alla amministrazione comunale.Sul fronte del controllo dell'efficienza, l'Amministrazione si fa carico di realizzare nel corso del 2003 l'osservatorio dei servizi pubblici come strumento di amministrazione e di controllo della efficienza e dell'efficacia dei servizi resi sia direttamente che attraverso società esterne all'amministrazione comunale.Questi provvedimenti assieme a quelli relativi alle entrate e implicitamente e esplicitamente ricordati in questa relazione come la realizzazione della city-tax e l'avvio del processo di trasferimento degli oneri finanziari dell'ITI allo Stato, consente di guardare con maggiore serenità, anche se non è consentita alcuna leggerezza, ai futuri bilanci.Rimane tuttavia, anche ai fini degli equilibri dei conti economici la sfida più rilevante ed urgente sia per l'equilibrio dei conti che sul piano istituzionale: la realizzazione della città metropolitana che consenta, non soltanto la gestione adeguata dei servizi e la programmazione del territorio, ma anche un bilancio consolidato che faccia corrispondere gli aspetti finanziari della gestione alla dimensione dei fenomeni reali.Su queste linee prosegue l'impegno della amministrazione fiorentina che, come per il passato è stata meritevole dei più lusinghieri giudizi sul piano delicato e importante dell'affidabilità nel mercato finanziario mondiale, saprà proseguire nella linea virtuosa e dinamica annunciata in questo bilancio e che avrà ragione delle difficoltà inevitabili che questo tempo di travagliata trasformazione ci pone di fronte quotidianamente.