Cruccolini incontra una delegazione di alunni palestinesi: «Un gemellaggio con una scuola fiorentina»
Un appello per un gemellaggio con una classe di una scuola fiorentina per promuovere la conoscenza della loro cultura anche in Italia. «Perché ha spiegato Fatima, una bambina palestinese di 11 anni che ieri mattina, insieme ad altri coetanei dei campi profughi, ha incontrato il presidente del consiglio comunale Eros Cruccolini vogliamo aprirci al mondo e diffondere una cultura dei diritti e della pace: le aule delle nostre scuole sembrano prigioni».All'incontro di ieri hanno partecipato gli otto bambini palestinesi che martedì sera, al Teatro Puccini, sono stati i protagonisti dello spettacolo folcloristico con danze e musiche della loro terra. Una iniziativa che rientrava nel ciclo delle manifestazioni della "Festa della Toscana".«Da noi le scuole hanno una media di 45 bambini ha spiegato un'insegnate palestinese nelle aule, spesso non adatte ai criteri minimi di didattica, ci sono solo banchi, sedie e matite per scrivere. Nulla che possa dare spazio alla creatività. I nostri bambini non hanno ore di musica o di disegno. Sarebbe necessario trovare un ponte di collegamento tra la nostra realtà e la vita quotidiana dei bambini fiorentini, in modo tale da promuovere attività formative comuni».«L'esperienza precedente con una scuola norvegese è stata molto positiva ha aggiunto lì, ad esempio, è nato un gruppo di danza e cultura palestinese. Si potrebbe fare la stessa cosa a Firenze, con una classe di una scuola».Amed, un altro bambino del campo profughi, ha descritto la sua vita in Palestina, «le strade strette e sterrate, senza luoghi dover poter giocare. Gli unici spazi liberi sono il cimitero e la strada, anche a scuola niente giardini, laboratori per la musica, il disegno, la danza, il teatro o altro».«Dobbiamo utilizzare anche questo incontro ha detto il presidente del consiglio comunale Cruccolini per garantire una speranza a questi bambini, per promuovere la conoscenza della loro cultura anche in Italia, per diffondere la cultura della pace per far si che dietro una kefia o un foulard in testa non si veda necessariamente una fonte di pericolo. A Roma, per i ritardi causati da un controllo troppo meticoloso delle forze dell'ordine, è saltato un incontro con i rappresentanti del Comune».«Su quanto accade in Medio Oriente - ha proseguito - sentiamo un sentimento diffuso di impotenza, ma anche di necessità di fare qualche cosa per due popoli così vicini a noi: l'obiettivo è "una terra, due popoli, due stati"».Il presidente Cruccolini ha infine proposto ai bambini di inviare altro materiale e disegni dal campo profughi in cui vivono. (fn)