Consiglio aperto sugli anziani, Pieri (FI): «Evitare uno scontro generazionale»

«Gli anziani pongono istanze legittime ma la prima cosa da fare è evitare uno scontro generazionale». E' quanto sostiene il consigliere di Forza Italia Massimo Pieri intervenuto questo pomeriggio nel consiglio comunale aperto sugli anziani.«Come concepita – ha sottolineato - la riforma delle pensioni presentata dal Governo è in grado di garantire i pensionati, i contributi versati da tutti coloro che oggi lavorano, ma garantisce anche i giovani, che, se siamo onesti e capaci di guardare in faccia la realtà per come veramente è, sarebbero state le vere vittime della mancata riforma. E' proprio sui giovani, sui nostri figli che sarebbe ricaduto il peso della maggior spesa per le pensioni e della minor ricchezza da destinare alla salute, alla scuola, alla sicurezza, ma sopratutto alle future pensioni».Secondo l'esponente di Forza Italia «non possiamo, come rappresentanti della città, permetterci di penalizzare i giovani solo per la paura che un qualsiasi cambiamento scontenti qualcuno. Come amministratori, almeno in questo settore è necessario guardare al futuro, guardare avanti, proprio come si fa all'interno di una famiglia in cui si mettono via i risparmi per far studiare i figli, per dargli un futuro sereno e di benessere».«In buona sostanza – ha concluso Pieri - anche lo Stato deve pensare al futuro della Nazione, alle giovani generazioni perché è anche e proprio a quelle cui deve assicurare lo stesso benessere di cui noi, e i pensionati di oggi, possiamo godere». (fn)Questo il testo dell'intervento del consigliere di Forza Italia Massimo Pieri:«Nel 1959 la durata della vita media era di 65 anni e mezzo.Oggi è vicina agli 80.Oggi le persone di più di 65 anni sono il 15% circa della popolazione, ma nel 2010 saranno il 20% e nel 2025 il 25%.Questi i dati, la verità un'altra."Li trattiamo male, per lo più con indifferenza; abbiamo sempre meno rispetto nei loro confronti"; questa l'opinione degli italiani rispetto al modo in cui la società si confronta con gli anziani.Una società che teme la vecchiaia per le sue conseguenze, che tende a spostarne, idealmente, l'ingresso fino alla soglia degli ottant'anni.E' opportuno fare in primis un pò di chiarezza; è presupposto essenziale dare una valida definizione di terza età o meglio di anzianità.Gli anziani secondo il Censis sono una categoria sempre più difficile da incasellare.Lo stereotipo di gente caduta e piegata sul bastone non regge ormai da tempo.La definizione di Terza età, nata negli settanta, quando il benessere assicurava un sensibile allungamento della speranza di vita, voleva così evidenziare di fatto un'età, per così dire "ultima".C'erano i giovani, gli adulti, e infine queste donne e questi uomini che avevano superato la sessantina e nonostante mostravano robuste capacità di sopravvivenza.Sorsero così, e tuttora esistono, le prime università della Terza età, coinvolgendo centinaia di persone avanti con gli anni, ma non rassegnate a vegetare.Nei decenni succesivi, il continuo miglioramento delle condizioni di vita ha portato a varcare soglie sempre più alte nella durata dell'esistenza.Proprio qui, nel comune di Firenze un'indagine svolta,e riassunta nel cosidetto "profilo di salute", dalla stessa società della salute, ha evidenziato che nella nostra città la media di vita è aumentata a 77 anni per gli uomini e a 83 per le donne e sto parlando di dati che si riferiscono alla media per chiarire per ogni giovane fino a 14 anni ci sono 2,3 ultra/64°.Tutto ciò non è altro che il risultato del progresso scientifico e del progresso economico, ed è sicuramente una cosa splendida, una grande conquista della nostra società, ma anche una nuova realtà da affrontare e risolvere perchè associata al bassisimo livello di natalità.Mi spiego: voglio dire che chi lavora dovrà contribuire per la pensione di un numero sempre più alto di anziani.......ma questo riguarda più nel particolare il problema pensioni.Vorrei dire ancora qualcosa sugli anziani e sulle loro esigenzeUn articolo di Francesco Alberoni mi ha particolarmente colpito in quanto dopo una breve disamina sulle sue convinzioni da giovane, rispetto al mondo degli anziani, afferma:"Con il tempo mi sono reso conto che affrontare la vecchiaia è un compito, una sfida, e che la serenità, solitamente associata alla fase della vecchiaia, non è un dono, ma una conquista morale.Ho capito che vecchiaia non è soltanto solitudine, talvolta malattia, ma è anche, anzi soprattutto, un bilancio della propria vita.E il bilancio può anche esser deludente.A volte però a torto: virgilio, ad esempio, voleva bruciar una delle sue più belle opere l'Eneide.L'invecchiare, come tutti i grandi passaggi della vita, richiede forza, coraggio, fantasia.E ciascuno butta tutte le proprie risorse, virtù e difetti".Necessita pertanto guardare in modo nuovo alla vecchiaia: considerarla una fase della vita guidata e sostenuta da tutto un complesso di possibilità, di risorse e di modi di vivere che la persona ha avuto modo di conquistare nel precedente corso della propria vita.Cammino che presenta difficoltà e limitazioni per l'anziano e che in una società così articolata e complessa, centrata sull'efficienza, sulle capacità produttive e sulla bellezza, può condurre a situazioni di autoemarginazione, di assenza di relazioni, di disperazione.Occorre dunque contenere l'ingresso dell'anziano in situazioni così devastanti, riconoscerlo nella sua identità personale, ascoltare e saper interpretare i suoi bisogni, canalizzare le sue risorse sviluppando strategie che stimolino i suoi interessi, valorizzino le sue potenzialità, sostengano condizioni di vitalità, piuttosto che favorire facili risposte di dipendenza.Ritengo che proprio in questo contesto si inserisca la legge proposta dal Governo Berlusconi relativa al super bonus; più che di legge però parlerei di libera scelta.Scelta del lavoratore che entro il 31 dicembre 2007 entra in età pensionabile e che continua comunque a voler lavorare perchè in condizioni di farlo e in grado di metter a frutto tutta l'esperienza accumulata, esperienza che va valorizzata e non accantonata.Per questi lavoratori è quindi previsto un aumento del 32%, totalmente esentasse, si tratta del più cospicuo aumento di stipendio che sia mai stato possibile in tutta la storia d'Italia.Questa decisione di restare a lavorare guadagnando però di più non è un obbligo, ma una vera e propria libera scelta di ciascuno.Come dicevo prima, riguardo all'esigenza di alcuni "anziani" di continuare a valorizzare le lor potenzialità, questa rappresenta una opportunità straordinaria per moltissimi cittadini in età di pensione di poter rimanere attivi. Non esser messi da parte e ancor meglio: di poter guadagnare di più.Questo tema mi porta nel cuore della riforma delle pensioni e soprattutto nel merito di un problema fondamentale.Lo scontro generazionale, rispetto al quale vedo significamente positiva la nuova riforma pensionistica varata dal Governo attuale.La crescita della durata media della vita, il calo demografico e il conseguente invecchiamento della popolazione fanno sì che chi lavora dovrà contribuire per la pensione di un numero sempre maggiore di anziani.In questi anni la spesa per pensioni è cresciuta ed avrebbe continuato a farlo fino al 2030, se il Governo non fosse intervenuto, fino a toccare cifre come 20 miliardi di euro, cifre che nessuno nè la destra nè la sinistra sarebbero stati in grado di reperire.Questa è la realtà, questi sono i fatti, e chi dice cose diverse, chi dice che si poteva continuare così, ci inganna.La riforma berlusconiana è innanzi tutto una riforma graduale e per questo saggia.Infatti sappiamo bene che una riforma che modifica il sistema gradualmente consente a tutti l'opportunità di fare i propri conti e le proprie scelte consapevolmente.In sintesi:fino al 2008 chi ha maturato il diritto al pensionamento godrà delle stesse regole di oggi.Solo dopo questa data saranno necessari 40 anni, non più 35, di contributi per andare in pensione prima dei 65 anni per gli uomini e dei 60 per le donne.E, indipendentemente dai contributi versati tutti gli uomini potranno continuare ad andare in pensione a 65 anni e tutte le donne a 60 ( nota bene: se si considera che l'età dell'effettivo pensionamento oggi è 59 anni si tratta di un prolugamento veramente piccolo che porterà al contrario un beneficio veramente grande per tutti; inoltre ricordiamoci del super bonus offerto dal governo stesso a chi decida comunque di continuare a lavorare: il 32% della retribuzione in più e soprattutto netto cioè esentasse).Questa riforma è inoltre una riforma sostanzialemte equa.Ricordiamo bene che: i pensionati di oggi innanzitutto continueranno a percepire la loro pensione senza che nulla cambi.La riforma come concepita è in grado di garantire i pensionati, i contributi versati da tutti coloro che oggi lavorano, ma garantisce anche i giovani, che, se siamo onesti e capaci di guardare in faccia la realtà per come veramente è, sarebbero state le vere vittime della mancata riforma.E' infatti sui giovani, sui nostri figli che sarebbe ricaduto il peso della maggior spesa per le pensioni e della minor ricchezza da destinare alla salute, alla scuola, alla sicurezza, ma sopratutto alle future pensioni.Non possiamo, come rappresentanti della città, permetterci di penalizzare i giovani solo per la paura che un qualsiasi cambiamento scontenti qualcuno.Come Amministratori della città almeno in questo settore è necessario guardare al futuro, guardare avanti, proprio come si fa all'interno di una fsamiglia in cui si mettono via i risparmi per far studiare i figli, per dargli un futuro sereno e di benessere.In buona sostanza anche lo Stato deve pensare al futuro della Nazione, alle giovani generazioni perchè è anche e proprio a quelle cui deve assicurare lo stesso benessere di cui noi, e i pensionati di oggi, possiamo godere.Infine non dobbiamo dimenticare che la riforma del Governo berlusconi si collaca perfettamente in linea con le riforme pensionistiche adottate dagli altri paesi europei.Anche la Francia ha prolungato la durata minima della contribuzione portandola a 40 anni, ha concesso un sistema di incentivi per chi decide di continuare a lavorare, il 3% in più di pensione, ed addirittura un sistema che punisce, con una decurtazione del 5% della pensione, chi decide di andare in pensione prima di aver raggiunto il minimo richiesto.Ancora: la Germania ha formulato proposte di innalzare l'età pensionabile da 65 a 67 anni a partire dal 2011; ha previsto penalizzazioni economiche per coloro che vanno in pensione prima di 45 anni di contribuzione ed incentivi, pari al 6% l'anno, per coloro che seppur abbiano maturato il diritto alla pensione, restano in attività.Ciò dimostra che tale riforma l'hanno fatta sia governi di centro-destra che di centro-sinistra, che questa riforma non è solo utile e necessaria ma indispensabile, e che chi si ostina a negare questa realtà, questi dati, non rende un buon servizio al nostro Paese.E', con tali esempi reali, dimostrato che uno dei cavalli di battaglia dei sindacalisti, che utilizzano falsi argomenti per criticare l'attuale riforma, cade miseramente.I sindacati sostengono che non è vero che l'Europa ci chiede di realizzare la riforma; ma, ben sappiamo che, se è vero che l'Unione non ha poteri per IMPORRE la riforma, è altrettanto vero che ha ormai da tempo, HA INDICATO, tra gli obiettivi per il 2010, il prolungamento della vita lavorativa.Detto ciò aggiungo solo che tale riforma è ed era oltremodo indispensabile per evitare l'inevitabile scontro generazionale che si sarebbe scatenato tra i pensionabili, gli anziani e i giovani.Dicendo questo mi attengo unicamente a dati oggettivi e statistici: se non si poneva mano alla riforma i giovani non avrebbero mai avuto a disposizione le risorse necessarie per aver una loro pensione.Vero è che oggi, senza voler assumere un tono di dibattito tra generazioni, è un dato reale che con i contributi che vengono presi a "noi lavoratori" si pagano le pensioni dei nostri genitori.Infatti dov'è che è intervenuta la riforma?La riforma è intervenuta proprio laddove si è cercato di convogliare quello che è il TFR che, per ricordarlo, rappresenta il 6,91 della retribuzione destinandola a quelle che sono le forme di previdenza integrativa:Traducendo il tutto significa che, quelli che sono gli anziani oggi avranno sicuramente avuto il loro TFR, la loro liquidazione, che noi, i giovani, non avranno, dato la necessità di far fronte ad esigenze economiche( il famoso dato relativo al prolungamento della vita), perchè proprio quel 6,91 della retribuzione lo spostiamo ai fondi pensione per permettere anche a noi, ai giovani di oggi, di avere un assegno in più rispetto a quello della previdenza obbligatoria.Su tale argomento aggiungo solo che anche in riferimento al TFR i sindacati, che affermano non esser necessario destinarlo ai fondi per promuovere il sistema delle pensioni previdenziali, contraddicono loro stessi.Sappiamo tutti che l'idea dello smobilizzo del TFR fu lanciata proprio da Antonio Pizzinato quando era segretario della Cgil.Nel 1995 i sindacati imposero che, con la riforma Dini, venisse introdotto il TFR anche nel pubblico impiego, con l'obiettivo dichiarato di far decollare la previdenza integrativa anche in quel comparto.Mi permetto ancora di criticare altre affermazioni proposte dai sindacati in quella specie di documento programmatico presentato da cgil, cisl, uil dopo la riunione del 20 ottobre, in particolare chiedono:1) recupero del potere d'acquisto delle pensioni e preoccupazione per lo stato delle finanze delle Amministrazioni locali, che la riforma e la finanziaria 2005 non avrebbero previsto;2) Modifica dell'attuale sistema di tassazione, con il superamento della discriminazione che penalizza i pensionati per quanto riguarda l'area no tax, pari oggi a7000 euro per i pensionati e 7500 per i lavoratori dipendenti.3) Estensione dell'aumento della pensione a 516 euro al mese a tutti coloro che ricevono ancora un importo inferiore.Innanzitutto facile dimostrare che, contrariamente alla prima critica, questa finanziaria ha complessivamente aumentato il potere d'acquisto delle famiglie del 2,2% per il 2005; tale cifra si ottiene grazie ad un aumento " spontaneo"dello 0,7% del potere d'acquisto stesso delle famiglie che nasce dalla differenza tra la crescita del 2,7% delle retribuzioni del lavoro dipendente previsto per il 2005 a fronte di un'inflazione media del 2%.Un ulteriore aumento dello 0,7% scaturisce dalla politica di contenimento dei prezzi che il Governo sta perseguendo e infine un altro 0,8% dal secondo modulo della riforma fiscale.In secondo luogo, sempre contro la prima richiesta, con questa finanziaria la pressione fiscale complessiva continuerà a diminuire, tramite un vincolo generale del 2% posto all'aumento delle spese statali, e degli enti locali rispetto al 2004; in poche parole tutte le amministrazioni avranno a disposizione nel 2005, non meno, ma bensì le stesse risorse dell'anno precedente aumentate del 2%.Non dimentichiamo inoltre che, non solo non siamo di fronte a tagli ma bensì solo ad un contenimento, ma soprattutto che sono previste, rispetto al vincolo del 2%, deroghe per la spesa sociale per la quale è previsto un aumento del 3,9% e per la spesa per il rinnovo dei contratti dei pubblici dipendenti per i quali è previsto un aumento del 3,7%.Nello specifico, per quanto riguarda gli enti locali, l'opposizione, secondo cui Regioni e Comuni saranno costretti, a seguito del contenimento della spesa, ad aumentare le addizionali sull'irpef o ad aumentare le tariffe dei servizi pubblici è falsa.Gli enti locali AVRANNO A DISPOSIZONE LE STESSE IDENTICHE RISORSE DELL'ANNO PRECEDENTE E SE INASPRIRANNO ADDIZIONALI O TARIFFE LO FARANNO SOLO PER COPRIRE I PROPRI SPRECHI E LE PROPRIE INEFFICIENZE .Relativamente alla seconda richiesta mi limito a ricordare che prima del 2002 nessun sgravio fiscale nelle riforme irpef c'era stato per i mono reditti e i bassi redditi.La no tax aerea per i pensionati è potuta arrivare a 7000 euro (prima era ferma ai vecchi 10 milioni di lire) solo ora con il Governo Berlusconi .Infine il dire che questo Governo non ha rispettato l'impegno di portare tutte le pensioni minime a 516 euro è falso.I sindacalisti sanno bene che fino ad oggi più di un milione e quattrocentomila pensionati ha beneficiato del provvedimento, e che per coloro che non hanno ancor ricevuto tale benificio devono rivolgersi al precedente Governo di centro-sinistra, in quanto, parte della somma prevista per l'innalzamento di tutte le pensioni a 516 euro dal bilancio dello stato con il Governo Berlusconi, è stata OBBLIGATORIAMENTE dirottata al prepensionamento da esposizione all'amianto, legge demagogica,vero e proprio scandalo nazionale, approvata dall'Ulivo nella scorsa legislatura.Sarebbe quindi opportuno che i sindacati abbandonassero una posizione pregiudiziale e di bandiera e si preoccupassero di contribuire a migliorare il sistema, come intendono fare il Governo e la maggioranza, per il benessere di tutti i lavoratori e i pensionati, quelli di oggi così come quelli di domani.La riforma del sistema delle pensioni varata dal Governo Berlusconi quindi ha per obiettivo il futuro. Un futuro di benessere e di giustizia sociale per gli italiani. Essa non serve, come si dice, a "far cassa". Perchè i fututi risparmi che genererà consentiranno di mantenere un equilibrato sistema welfare, nel campo della previdenza, così come nella sanità, nella scuola e nell'assistenza ai più bisognosi. La riforma del sistema delle pensioni non cambia di una virgola la situazione dei pensionati attuali e di coloro che, fino al 2008, matureranno il diritto di andare in pensione. La riforma delle pensioni mette d'accordo i padri con i figli offrendo pari opportunità a tutti.La riforma del sistema delle pensioni è una riforma che allinea l'Italia ai principali paesi europei.Il governo berlusconi, a differenza dei governi precedenti con questa riforma delle pensioni per il futuro compie quindi un atto di coraggio e di responsabilità nell'interesse di tutti: nonni, padri, figli».