Terminati i primi restauri sulla Torre di Arnolfo a Palazzo Vecchio. Ripristinati le campane, l'orologio e la banderuola

"Firenze ha bisogno di finanziamenti per intervenire sui propri edifici: ben vengano sovvenzioni da parte dello Stato e dei privati, di chi beneficia economicamente di una città bella e curata come Firenze. Con questo primo intervento di 500.000 euro, riprenderanno a suonare le campane di Palazzo Vecchio e tornerà in funzione la banderuola del Marzocco. Nei primi mesi del 2005 terminerà il restauro iniziato nell'ottobre 2002: in tutto circa 860 giorni di lavori, nel pieno rispetto del programma iniziale".Così l'assessore alla cultura Simone Siliani ha presentato la conclusione della prima parte dei lavori di restauro sulla Torre di Arnolfo, dai caratteristici merli "a coda di rondine" (danneggiati anche dall'attentato di via dei Georgofili del 1993), sottolineando la necessità di continui finanziamenti per poter garantire un'adeguata tutela e cura ai numerosi edifici storici e bellezze artistiche di cui questa città è ricca.Grazie a questi primi importanti interventi sarà possibile, dopo quasi un anno, riascoltare il suono della campana grande a distesa (alle 7,00 alle 12,00 e nel pomeriggio, in concomitanza dei vespri) e della Martinella in particolari occasioni oltre all'orologio di Palazzo Vecchio. Il funzionamento delle campane era stato sospeso a maggio dello scorso anno per consentire il regolare svolgimento dei lavori in condizioni di sicurezza. Dopo diversi anni tornerà in funzione anche la banderuola del Marzocco che si gira a seconda di come tira il vento."Abbiamo terminato la prima fase del restauro della Torre di Arnolfo, con una spesa complessiva prevista di circa 1.300.000 euro per gli interventi che riguardano tutte le parti della Torre e della facciata di Palazzo Vecchio – ha proseguito l'assessore Simone Siliani –. Durante l'intervento sono state restaurate sia le parti lapidee che lignee con un'accurata analisi diagnostica, con tecnologie innovative, che ha illustrato lo stato di salute del Palazzo. In particolare, l'edificio si presentava particolarmente danneggiato dagli agenti atmosferici (pioggia e inquinamento: in alcuni punti lo strato di nero tolto è stato di circa 8 mm) ma anche dalla cera quando in antichità il Palazzo era illuminato dalle fiaccole".Responsabile unico del procedimento: architetto Claudio MastrodicasaProgettista e direttore dei lavori: architetto Ugo MucciniDirettore operativo restauratore: Laura CortiDirettore operativo tecnico: geometra Patrizio MannucciImpresa Esecutrice: SO.V.ED. di Roma.L'intervento in corso d'opera è particolarmente importante e accurato; il precedente risale alla fine degli anni '80 ma non era di questa portata.Gli interventi riguardano la facciata principale e la torre di Arnolfo.Finora sono state eseguite opere di restauro per 500.000 euro per:• Opere di restauro di superfici lapidee.Sono le opere principali, ed interessano tutte le superfici in pietra forte del paramento esterno delle facciate della torre, gli elementi architettonici in pietra serena e in marmo bianco e comprendono la rimozione, la pulitura, l'eliminazione di tutte le stuccature inconsistenti o eseguite con malte improprie, il consolidamento e la staffatura o imperniatura di porzioni lapidee decoese, la stuccatura di tutte le commettiture del bozzato con malta di grassello, sabbia e pozzolana. Le opere hanno compreso anche lo smontaggio dell'ultimo ordine dei merli, della torre e il consolidamento delle loro cimase in pietra serena. I merli erano stati fortemente danneggiati dall'esplosione di via dei Georgofili. Da queste opere sono momentaneamente rimaste in sospeso le superfici orizzontali calpestabili, poiché è in corso di esecuzione la realizzazione della nuova copertura in rame della terrazza sotto la cuspide, che non poteva essere realizzata fino allo smontaggio dei ponteggi, poiché questi appoggiavano proprio sulla sua superficie.• Opere di restauro di intonaci.Comprendono il restauro e l'eventuale reintegrazione di tutte le superfici a intonaco, esterne, come il corpo edilizio addossato alla torre che ospita l'orologio alla torre o interne, come le volte della cella campanaria immediatamente sotto la cuspide.• Opere di restauro di strutture lignee.Pulitura delle strutture lignee del piano di calpestio sottostante la cella campanaria, attestato ai quattro grandi pilastri cilindrici che sostengono l'ultimo terrazzo merlato da cui svetta la cuspide.Il restauro deve ancora essere completato dall'ultima fase, il trattamento di protezione, che verrà effettuato non appena sarà stata completata la revisione delle campane e la sostituzione dei vecchi dispositivi che ne producono il suono, anch'essi lavori che non potevano essere realizzati con i ponteggi di servizio del restauro lapideo in opera:• Opere di restauro di manufatti in ferro.È stata effettuata la sostituzione del cuscinetto che regola il movimento della banderuola con un meccanismo appositamente progettato. L'asta è stata messa in sicurezza fissandola a quattro ancoraggi, negli spigoli dei merli angolari. Sono stati restaurati i cancelletti, le ringhiere tutte le catene, le sciarpe e i tiranti presenti un questa zona dell'edificio.• Opere di restauro e reintegro di protezioni impermeabilizzanti in piombo e rame.Sono state restaurate e reintegrate le superfici in rame che rivestono la struttura lignea della cuspide e sono state sostituite tutte le mantelline a protezione delle modanature marcapiano in facciata e scossaline attigue, realizzate in lamina di rame.È in corso d'opera la realizzazione del rivestimento protettivo in rame dell'ultima terrazza su cui si appoggia la cuspide che sorregge la banderuola.La pulitura del paramento è stata effettuata tramite impacchi di pasta di cellulosa impregnata di carbonato e bicarbonato d'ammonio in soluzione determinata di volta in volta, a seconda dell'entità dello spessore dei depositi.Le croste nere di più forte spessore sono state assottigliate fino al substrato gessoso tramite microsabbiatura.CENNI STORICI.La tradizione vuole che la Torre di Arnolfo sia stata costruita su quella dei Foraboschi ma molto si è discusso in passato se di questa fossero state utilizzate le sole fondamenta o anche lo sviluppo verticale. La cronaca che il Villani dà della costruzione fa infatti supporre che della vecchia torre fossero state utilizzate le sole fondamenta: "Nel detto anno 1298 (si legga 1299) si cominciò a fondare il palagio e la torre dei Priori per lo comune et popolo di Firenze....et (i Priori) comperarono altre case di cittadini come furono Foraboschi e fondaronvi su il detto palagio e la torre de' Priori fondata in su una torre ch'era alta più di cinquanta braccia ch'era de Foraboschi e chiamavasi tone della Vacca....".Diverso è invece il resoconto che Vasari ci dà nella Vita di Arnolfo: "…..oltre che vollero ancora (alcuni) che si unisse e si accomodasse nel palazzo la torre de' Foraboschi chiamata la torre della Vacca, alta cinquanta braccia.... (ca. 29 metri) Per le quali cagioni niuno meravigliarci dee, se il fondamento del palazzo è bieco e fuor di squadra; essendo stato forza, per accomodar la torre nel mezzo e renderla più forte, fasciarla intono con le mura del palazzo...Avendo, dunque, Arnolfo ripiena la detta torre di buona materia, ad altri maestri fu poi facile farvi sopra il campanile altissimo che oggi vi si vede, non avendo egli in termine di due anni finito se non il palazzo".In sostanza Vasari sosteneva che Arnolfo avesse utilizzato per intero la vecchia torre, rinforzandola e costruendole intorno il palazzo.L'indagine sopra citata, condotta esplorando i cunicoli e i passaggi che si diramano sotto il cortile, al livello delle fondamenta del palazzo, ed effettuando saggi e misurazioni a varie altezze sulla muratura della torre, accredita la tesi sostenuta dal Villani. La Torre di Arnolfo fu costruita sulle sole fondamenta di quella de' Foraboschi, che erano di forma irregolare e che imposero alla nuova costruzione una pianta trapezoidale. Fu certamente innalzata in due tempi; una prima parte corrispondente a quella inglobata nella muratura del palazzo e una seconda parte che corrisponde a quella che si eleva al di sopra del ballatoio. Ma queste due fasi non dovettero distare troppo fra loro, in quanto le due parti della torre hanno un tipo di muratura molto simile, del tutto diverso da quello adoperato per le fondamenta. Del resto, seguendo le vicende delle campane nei documenti d'archivio, si possono ricostruire anche quelle relative al completamento della torre. La campana della Signoria fu infatti collocata nel 1304 su un castello provvisorio in legno sulla piazza, poi nel 1309 fu posta sul palazzo: Nel 1318 risulta per la prima volta sulla torre, mentre solo nel 1333 viene coperta da un'edicola. Dunque, mentre il palazzo e la parte della torre in esso incorporata possono dirsi conclusi già nel 1302, la torre vera e propria fu costruita fra il 1310 e il 1333.Vasari racconta che Arnolfo riempì "detta torre di buona materia", riferendosi alla malta mista a sassi con cui fu riempito l'interno fino al livello del ballatoio. Questa operazione è quasi certamente avvenuta in un epoca successiva; forse nel 1355, quando nella struttura si verificò un cedimento, oppure addirittura nel Quattrocento, nel quadro dei restauri condotti da Michelozzo. Nel riempire la torre si curò di lasciare una piccola conduttura rettangolare, larga m 1.25x0.65, Non sappiamo esattamente quale fosse la funzione di questa specie di stretto camino, che dalle fondamenta sale fino al livelli del ballatoio, né ci convince la tesi formulata nell'Ottocento da Giuseppe Del Rosso, secondo il quale corrispondeva a una misura antisismica.All'interno delle mura del palazzo la torre ha forma trapezoidale, ma all'altezza del ballatoio acquista una pianta rettangolare (ca. 8x6.35 metri) per mezzo dl beccatelli e mensoloni.Verso la piazza aggetta di circa un metro e mezzo rispetto alla facciata e poggi su cinque beccatelli, che ne convogliano il peso sulla muratura sottostante.All'interno una ripida scala in pietra di 245 scalini conduce alla rocca. A circa metà percorso, dietro una porta in legno si apre una piccola cella con volta a botte e finestra; è il cosiddetto Alberghettino dove nel 1433 fu rinchiuso per circa un mese Cosimo il Vecchio, sospettato di aspirare alla Signoria della città. Se per Cosimo il soggiorno nella torre fu solo una breve parentesi nella sua rapida ascesa verso il primato, per fra Girolamo Savonarola, sessantacinque anni più tardi, fu invece il tragico trampolino verso la pubblica condanna e la fine sul rogo in piazza.Il ballatoio della rocca poggia, come quello che corona la facciata, su beccatelli, mentre piccole finestre rettangolari, inframmezzate da colonnini, danno la luce al camminamento interno. I merli a coda di rondine, che sovrastano la torre, sono stati purtroppo rimaneggiati durante un restauro del nostro secolo e il loro disegno ne risulta pesantemente alterato. L'edicola a copertura della campana poggia su quattro gigantesche colonne con capitelli corinzi. La cuspide di rame, con palla, l'asta e il marzocco in rame dorato furono aggiunti solo nel 1453.Verso la metà dell'ottocento l'architetto Martelli eseguì vari interventi sulla torre , in particolare fu consolidato l'angolo verso la Loggia dei Lanzi.Le opere di restauro della torre più consistenti furono eseguite fra il 1970 e il 1981; gli interventi più significativi furono:- sostituzione della banderuola con copia in vetroresina dorata;- ritrovamento del piano di calpestio al posare dei legni della cuspide e conseguente restauro della cuspide;- restauro ed integrazioni delle catene ai vari livelli;- restauro della cella campanaria;- revisione del paramento in pietraforte.(uc)