Bilancio, Barbaro (DS): «Chi vincerà le elezioni amministrative dovrà misurarsi con il problema strutturale della limitazione delle risorse»
«Questo è l'ultimo bilancio di questo mandato: in questi cinque anni possiamo dire, nel complesso, di aver accompagnato con equilibrio e saggezza la crescita della città, la sua riqualificazione, il suo progresso sociale e civile, nel pieno di un grande cambiamento urbanistico e infrastrutturale, paragonabile a quello di fine Ottocento». E' quanto ha detto il consigliere dei DS e componente della commissione bilancio Antongiulio Barbaro intervenendo in consiglio comunale durante il dibattito sul bilancio.«Talvolta, su alcune scelte - ha ricordato Barbaro - la maggioranza si è divisa, come nel caso della privatizzazione delle farmacie comunali e dell'alienazione di taluni beni immobili. Ma oggi possiamo dire che la sostanziale unità di intenti che ha contraddistinto questa compagine ha consentito di avviare il processo di trasformazione ormai in atto senza strappi nel tessuto sociale ed economico fiorentino».«Vedo - ha concluso il consigliere diessino - che, purtroppo, si affollano nuove liste nel campo del centrosinistra, più o meno allargato, secondo uno schema vecchio e "politicista" che enfatizza le differenze a danno dei valori e degli obiettivi comuni, peraltro in controtendenza rispetto a quanto sta avvenendo in Europa nelle ultime settimane come in Spagna ed in Francia. Vedremo nelle prossime settimane e nei prossimi mesi se e in che modo saremo capaci di superare queste improvvide divisioni. Comunque vada, chi governerà Firenze dopo il 13 giugno non potrà sfuggire alla necessità di misurarsi con la limitatezza e la riduzione progressiva delle risorse: sarà perciò chiamato a scelte comunque difficili, anche impopolari. Noi ci siamo misurati con questa sfida e pensiamo di averla vinta nell'interesse della città». (fn)Questo il testo dell'intervento del consigliere dei Ds Antongiulio Barbaro:«Presidente, Sindaco, Vicesindaco, colleghi,il mio intervento sul bilancio svolto in questo Consiglio l'anno scorso partiva dalla guerra in IRAQ, all'epoca appena iniziata: in quell'occasione espressi il timore che avremmo dovuto occuparci a lungo dei suoi strascichi.Furono facili profeti, purtroppo, tutti coloro che misero in guardia dalle conseguenze umanitarie, geopolitiche ed economiche di quella avventura sbagliata. Oggi possiamo dire che quella guerra fu non solo formalmente, ma anche sostanzialmente illegittima dato che il pretesto che la motivò si è rivelato una grande menzogna - le armi di distruzione di massa non si trovano ; che fu un errore visto che il terrorismo prosegue baldanzoso la sua marcia di morte e distruzione; che si è rivelata sbagliata anche sul piano economico visto che l'unico comparto che pare averne giovato è quello della produzione di armamenti.Avevamo ragione. Così come abbiamo avuto ragione nel criticare duramente l'avventata politica economica del Governo Berlusconi, un mix di demagogia e propaganda per le promesse di attenuazione della pressione fiscale; di attendismo suicida sui grandi nodi della politica industriale e delle pensioni; di immoralità per il reiterato ricorso alla pratica dei condoni; di inazione sul tema del costo della vita che ha determinato l'impoverimento diffuso dei ceti a reddito fisso, lasciati soli a fronteggiare i più elevati incrementi del tasso di inflazione registrati nell'area euro dall'avvento della moneta unica. Una maggioranza parlamentare ed un Governo molto più attenti a tutelare gli interessi del Premier che quelli del Paese, molto più attivi nell'attaccare la magistratura, la Banca d'Italia, i sindacati, che non a trovare soluzione alla crisi economica ormai evidente anche a chi per tre anni consecutivi ci aveva raccontato di tassi di inflazione e attese di crescita rivelatesi solo favole o stratagemmi per iscrivere in bilancio entrate inesistenti.Il sommarsi del rallentamento dell'economia mondiale e degli errori del Governo ci consegna, rispetto al 1999, un'Italia più povera; un Paese disorientato, percorso da una crescente insicurezza sul proprio presente e sul proprio futuro; una società in cui crescono le disuguaglianze e dove i genitori hanno smesso di immaginare per il propri figli una vita migliore della propria; un Paese dove cresce la precarietà del lavoro e l'indebitamento delle famiglie. Un Paese smarrito, un Paese diviso, un Paese in affanno, un Paese senza un progetto.Di fronte a tutto ciò cosa fa il Presidente del Consiglio? Continua a baloccarsi con la crisi finanziaria delle società del calcio professionistico, ci racconta di riduzioni di tasse che nessuno di noi ha sperimentato, propone ai lavoratori di fare qualche festività in meno per aumentare la produzione!In questo contesto, permettetemi, è veramente difficile parlare del bilancio del Comune di Firenze!In questo contesto, mi suona stonato controbattere alla solita demagogia della destra sulle sanzioni al codice della strada, quella che scambia banali previsioni di entrata per obblighi sanzionatori privi di fondamento (e comunque: magari i cittadini smettessero di infrangere le regole della sosta e della circolazione!). Così come è forse rituale apprezzare lo sforzo di chi, in una situazione generale così difficile - aggravata dai progressivi tagli ai trasferimenti erariali operati dalle Leggi Finanziarie - , si è assunto l'onere di far quadrare i conti e presentarci in tempo utile un bilancio nel quale, al netto delle spese correlate, i servizi sociali e quelli di pubblica istruzione potranno beneficiare di un ulteriore incremento di risorse rispetto all'assestato 2003.Credo vada invece valorizzato l'equilibrio e il senso di responsabilità del Governo cittadino e di questa maggioranza che anche nella presente occasione dimostrano come per governare una città complessa ed in piena evoluzione come Firenze sia necessario puntare alla massima coesione sociale, mantenendo elevata la qualità e la quantità dell'intervento pubblico nei servizi essenziali; occorra valorizzare tramite la concertazione l'apporto dei "corpi sociali intermedi" sindacati e categorie economiche - ; occorra anche saper rinunciare o rinviare alcuni investimenti (il cui onere complessivo previsto passa dai 652 Mln di euro del 2003 ai 461 Mln di euro del 2004), avendo nel contempo la capacità di sfruttare al massimo - nell'ambito di una forte pianificazione pubblica - le risorse e le capacità imprenditoriali dei soggetti privati, chiamati a concorrere con la finanza di progetto a nuove opere altrimenti impossibili per il bilancio comunale.Rimangono ad oggi irrisolti due nodi strutturali di fondo. Anzitutto quello della mancata attuazione dell'art. 119 della Costituzione, il cosiddetto federalismo fiscale, al momento arenatosi nelle secche di quell'Alta Commissione che non ha prodotto alcuna riflessione utile, e nei giochi di prestigio delle Leggi Finanziarie, dove la compartecipazione al gettito IRPEF è compensata dalla riduzione in pari misura dei trasferimenti correnti dello Stato e dove l'addizionale IRPEF comunale è congelata ormai da due anni.Non si tratta qui di fare del semplice rivedicazionismo normativo, bensì di porre le basi perché gli Enti locali siano messi in condizione di svolgere le tante e crescenti funzioni che sono loro assegnate, riconoscendo loro quell'autonomia impositiva e di spesa che ritengo abbiano dimostrato di sapere gestire. Grande è stato il contributo dei Comuni al rispetto del Patto di Stabilità e, quindi, all'ingresso dell'Italia nell'area euro: un ingresso che ha tratto il nostro Paese dall'endemica spirale di alti tassi di inflazione, debito pubblico fuori controllo, periodiche svalutazioni della lira che avevano caratterizzato le vicende economiche italiane fino alla prima metà degli anni novanta. Per questo continuiamo a ritenere la prospettiva di un'Europa più forte e coesa l'unica capace di garantire un futuro al nostro Paese, per questo siamo orgogliosi di avere contribuito con cinque anni di corretta gestione del bilancio al successo di questo disegno.L'altro nodo è quello, più volte posto in questi anni, della partecipazione degli "utenti della città" (pendolari e turisti) al finanziamento dei servizi erogati dal Comune, cui attualmente provvedono i soli residenti. Purtroppo, nonostante le ripetute sollecitazioni del Sindaco e di questo Consiglio, tra sentenze della Corte Costituzionale e incertezze della Regione Toscana non si è, ad oggi, pervenuti a porre mano seriamente ad una soluzione legislativa capace di correggere questo squilibrio strutturale.In tale quadro, è certo positivo essere riusciti a non incrementare il prelievo fiscale locale (nessun aumento di ICI, TARSU, COSAP), ma non possiamo non porre con forza all'opinione pubblica la necessità di prendere atto di una situazione difficile che, a legislazione invariata, obbliga l'Amministrazione non solo ma ad affrontare tagli dolorosi ma anche ripensare se stessa, per ricercare maggiore efficienza e risparmi nella spesa corrente.E' il tema annoso del Piano dei servizi, in cui si tratta di evitare opposte visioni ideologiche del problema ("pubblico è bello/privato è bello"), e di rimanere invece ancorati agli indirizzi approvati a suo tempo da questo Consiglio (Ordine del giorno n. 228/2001), esternalizzando sì le funzioni a minore meritorietà sociale, ma ferme restando le garanzie in merito al regime contrattuale dei lavoratori e agli indirizzi pubblici sugli standard e le tariffe. L'obiettivo dovrà essere quello di riallocare risorse, umane e finanziarie, verso funzioni e servizi più adeguati all'evoluzione della domanda di welfare del terzo millennio.Ed è il tema annoso del miglioramento del controllo sulle società partecipate, per il quale avevamo individuato nell'istituzione dell'Osservatorio sui servizi pubblici locali lo strumento utile per affrontare il problema e per evitare che il processo di esternalizzazione di determinate funzioni risulti una mera operazione di riduzione dei costi o di indebito prelievo aggiuntivo a carico dei cittadini, scelta che non potremmo in nessun caso condividere.Piano dei servizi e Osservatorio sui servizi pubblici locali dovranno vedere attuazione in questa annualità, e con rammarico lasciamo al prossimo Consiglio comunale l'onere e l'onore di proseguire il discorso appena intrapreso in questi anni.Anche in questa occasione voglio segnalare le osservazioni formulate dal Collegio dei revisori dei conti per quanto riguarda i proventi dalle operazioni di carattere straordinario o le entrate di più incerta accertabilità. Pur nel quadro di un'approvazione del bilancio preventivo che il Collegio ha espresso in modo inequivocabile, raccomandiamo anche noi massima prudenza nell'impegno delle risorse per investimenti e per gli impegni di spesa, con particolare riferimento alla verifica degli equilibri di bilancio.Colleghi, è nella definizione delle scelte di bilancio, specie in una congiuntura così avara di risorse, che si misura la capacità di governare, scegliendo le priorità e gli strumenti socialmente più sostenibili e politicamente più condivisi. Questo è l'ultimo bilancio di questo mandato e le elezioni amministrative sono ormai alle porte. In questi cinque anni possiamo dire, nel complesso, di aver accompagnato con equilibrio e saggezza la crescita della città, la sua riqualificazione, il suo progresso sociale e civile, nel pieno di un grande cambiamento urbanistico e infrastrutturale, paragonabile a quello di fine ottocento. Talvolta, su alcune scelte, la maggioranza si è divisa (penso al caso della privatizzazione dell'AFAM o all'alienazione di taluni beni immobili), ma oggi possiamo dire che la sostanziale unità di intenti che ha contraddistinto questa compagine ha consentito di avviare il processo di trasformazione ormai in atto senza strappi nel tessuto sociale ed economico fiorentino. Non si tratta di fare del banale trionfalismo - non credo di esserne capace - ma di andare oltre le piccole divisioni su le singole questioni di contorno per valutare appieno il lavoro comune fatto in questi anni.Vedo che, purtroppo, si affollano nuove liste nel campo del centro sinistra, più o meno allargato, secondo uno schema vecchio e politicista che enfatizza le differenze a danno dei valori e degli obiettivi comuni, peraltro in controtendenza rispetto a quanto sta avvenendo in Europa nelle ultime settimane (penso alla Spagna e alla Francia). Vedremo nelle prossime settimane e nei prossimi mesi se e in che modo saremo capaci di superare queste improvvide divisioni. Comunque vada, chi governerà Firenze dopo il 13 giugno non potrà sfuggire alla necessità di misurarsi con la limitatezza e la riduzione progressiva delle risorse: sarà perciò chiamato a scelte comunque difficili, anche impopolari. Noi ci siamo misurati con questa sfida e pensiamo di averla vinta nell'interesse della città».