La Pira ricordato in Palazzo Vecchio/1. Domenici: "Occasione per ripensare alla città e ai nostri valori fondativi ed etici"

"La città sta celebrano il suo sindaco santo con un affetto e una partecipazione particolari. Credo che ricordare Giorgio La Pira, per Firenze e i fiorentini sia l'occasione per ripensare la città, il suo ruolo, la sua vocazione; per ripensare a noi stessi. E la memoria non vuole essere retorica, ma deve servire a guardare al futuro, a guardare più lontano". Con queste parole il sindaco Leonardo Domenici ha aperto il suo intervento nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, in occasione dell'iniziativa organizzata dal Consiglio Comunale di Firenze per il centenario di Giorgio la Pira, presenti il ministro dell'Intero Giuseppe Pisanu, il vescovo di Ivrea Luigi Bettazzi, il sindaco di Roma Walter Veltroni, Sergio Zavoli, il presidente della Fondazione La Pira Mario Primicerio, il presidente del consiglio comunale Alberto Brasca."Parlare di La Pira oggi, significa parlare anche del nostro essere uomini, di cosa è la politica, di quali siano i nostri fondamenti – ha detto Domenici, riferendosi anche al "bellissimo intervento del cardinale Silvano Piovanelli" pubblicato oggi da un grande quotidiano nazionale. "Noi non possiamo prescindere dal trovare fondamenti etici comuni - ha continuato Domenici – Perché se la politica ha la sua autonomia, l'etica è la fonte di legittimazione della politica. Ci sono temi sostanziali e direi radicali che ci devono unire tutti; poi le nostre stesse differenze, nel momento in cui si manifestano attraverso il nostro agire politico, diventano elemento costitutivo del nostro sistema democratico. Ma deve esserci qualcosa che ci accomuna, qualcosa che ci fa riflettere sul genere umano e ci accomuna in modo costruttivo e non autodistruttivo, come purtroppo, e lo vediamo, rischia di essere"."Giorgio La Pira è stato ed è ancora una figura fondamentale, che ha saputo interpretare il ruolo di sindaco in un modo moderno, attraverso un rapporto diretto con i cittadini – ha aggiunto il sindaco - Lavorò per far capire come per le città, e per Firenze in particolare, fosse importante aprirsi al mondo, essere luogo di dialogo, di scambio, di confronto. Firenze ha avuto un sindaco che ha saputo sposare l'attività di amministratore con quella che definirei una lungimiranza profetica". (ag)