Commemorazione di La Pira alla Camera. Il sindaco Domenici: "Per La Pira fare il sindaco significò occuparsi delle cose"

"Intendendo la politica prima di tutto come strumento e come servizio, per Giorgio La Pira fare il sindaco significò in primo luogo occuparsi delle cose. E in un certo senso, anticipò il modo di essere sindaco che si è affermato oggi, con l'elezione diretta del primo cittadino. Il suo insegnamento ci aiuta a mantenere il fondamento etico al centro di questa nostra politica". Sono le parole del sindaco di Firenze e presidente dell'Anci Leonardo Domenici, che ha chiuso con il suo intervento la cerimonia di commemorazione nella sala della Lupa alla Camera dei Deputati, in cui è stato scoperto un busto di La Pira in occasione del centenario della nascita. Alla cerimonia, presente il capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi, sono intervenuti anche il presidente della Camera Pierferdinando Casini, il cardinale di Milano Carlo Maria Martini e il senatore Giulio Andreotti. Erano presenti anche il cardinale Ennio Antonelli, il rettore Augusto Marinelli, il presinde te della Fondazione La Pira Mario Primicerio e una delegazione del consiglio comunale fiorentino composta da Graziano Grazzini, Eliseo Longo e Simone Menci."Per me è un onore intervenire come sindaco e come presidente dell'Anci – ha detto Domenici, ricordando le numerose iniziative previste nel corso dell'anno per celebrare il centenario lapiriano. "La vita politica e istituzionale di La Pira fu molto intensa ma anche molto particolare. La sua semplicità e l'apparente candore potevano lasciare sbigottiti; eppure dietro questo modo di essere, c'era un nucleo realistico forte e concreto, che faceva riferimento alla dottrina di San Tommaso. Da qui la sua spinta al fare, ad occuparsi delle cose. Per questo fare il sindaco venne considerata da lui l'attività pubblica più importante. E usò, anche, il vangelo come «manuale di ingegneria politica»"."In questo suo modo di essere e di fare, si ritrova la sua concretezza nell'attività di sindaco – ha detto ancora Domenici, ricordando le sue realizzazioni per la città: nel primo mandato la ricostruzione dei ponti di Santa Trinita e alle Grazie, il nuovo ponte Vespucci, la Centrale del latte, il teatro Comunale, il mercato di Novoli; nel secondo mandato il nuovo piano regolatore, 17 nuove scuole, gli alloggi per i senza tetto all'Isolotto, opere pubbliche, la sistemazione delle strade."Nella visione quasi profetica di la Pira delle città – ha detto ancora il sindaco - emerge la necessità di costruire una rete delle città come prima forma anticipatrice di relazione internazionale; messaggio che portò nei convegni, nei viaggi e come presidente della federazione mondiale delle città". "La Pira fu per certi versi un po' impolitico, ma mai antipolitico – ha aggiunto Domenici. – E il suo impegno per Firenze è importante anche oggi, per riflettere sulla funzione storica e sull'identità della nostra città". E qui Domenici ha ricordato l'ultimo discorso di La Pira in consiglio comunale: "Non ascoltate coloro che dicono in modo tanto superficiale: bisogna interessarsi delle lampadine e non della pace. Costoro ignorano una cosa essenziale per il destino anche produttivo di Firenze, ignorano, cioè, che solo aprendo le porte esterne della città è possibile aprire, ed ampiamente, quelle interne. Perché attraverso le porte esterne passano non solo i grandi ideali della pace, della cultura, della spiritualità, della bellezza e della speranza, ma passano anche i grandi flussi finanziari, economici, turistici, commerciali che vengono da ogni angolo della terra, che piantano saldamente nel suolo di Firenze un sistema scientifico, tecnico e produttivo a livello del nostro tempo e capace di assicurare al popolo fiorentino, col lavoro, la sicurezza, dignità sociale ed economica". (ag)