Disegno di legge Fini sulla droga, l'assessore Cioni: "Una proposta catastrofica, che cancella la preziosa esperienza maturata in questi anni di lotta alla tossicodipendenza"
"Una proposta di legge catastrofica". E' questo il giudizio espresso dall'assessore alle politiche sociosanitarie Graziano Cioni sul disegno di legge sulla droga presentato dal vicepresidente del consiglio Gianfranco Fini. Una presa di posizione dura che sintetizza il lavoro svolto in queste settimane dal coordinamento comunale dipendenze, un organismo che riunisce tutte le istituzioni pubbliche (dal Comune all'Azienda sanitaria, dalla Prefettura al Provveditorato agli studi) e i soggetti del privato sociale (come le associazioni, le cooperative e via dicendo) e che è presieduto proprio dall'assessore Cioni. Il coordinamento ha elaborato un documento che evidenzia i punti critici della proposta di legge Fini e questa mattina il lavoro è stato presentato ufficialmente, prima di essere inviato alla Regione, ai parlamentari e ovviamente al vicepresidente del consiglio. Oltre all'assessore Cioni e a Duilio Borselli dell'ufficio prevenzione dipendenze del Comune, erano presenti il presidente del Ceis Don Giacomo Stinghi, il direttore del dipartimento dipendenze dell'Asl Maria Grazia Brogi, Sandra Ciofi della cooperativa Cat, Vito Boschetto del Progetto Arcobaleno e Stefano Superbi di Villa Lorenzi."La proposta di legge Fini è assolutamente inadeguata oltre che dannosa spiega l'assessore Cioni non tanto per le sanzioni che introduce quanto piuttosto per il modo con cui affronta il problema droga. Si punta sull'aspetto repressivo e punitivo, specialmente nei confronti della fascia degli adolescenti, mentre l'esperienza maturata in questi anni ci dimostra che è meglio agire sulla prevenzione e sul recupero, soprattutto per quanto riguarda i consumatori delle cosiddette droghe leggere. Non si può pensare di mandare in carcere chi usa hascish perché non è certamente questo il modo di recuperare la persona, ma anzi è la strada perché si perda definitivamente".Sei le critiche evidenziate nel documento, tra queste quella che riguarda la filosofia di fondo della proposta di legge. La necessità di esplicitare la posizione contraria dello Stato nei confronti delle tossicodipendenze e dell'uso delle sostanza, il ricorso a una maggiore punibilità tramite la revisione totale delle tabelle e del sistema delle sanzioni, così come la debolezza delle strategie di prevenzione, evidenziano che questo disegno di legge identifica nel sistema amministrativo e penale il deterrente più significativo per l'uso di sostanze stupefacenti e l'idonea pressione psicologica per indurre a sottoporsi a un programma di recupero. "Si tratta invece di una modalità ritenuta insoddisfacente in molti paesi spiega Borselli dove, a fronte di politiche repressive, si continuano a registrare comportamenti di abuso e consumo di stupefacenti oltre a favorire un maggior flusso di giovani verso il carcere e un aumento del fenomeno sommerso". Inoltre la proposta di legge Fini non distingue tra l'uso, l'abuso e la vera e propria dipendenza, eliminando la possibilità di differenziare i programmi e gli interventi di recupero a seconda del tipo di coinvolgimento con le sostanze. Viene anche cancellato il concetto che la tossicodipendenza è una malattia, evidenza che invece è chiara sia nelle ricerche scientifiche che nelle esperienze pratiche degli operatori.Altro elemento critico rilevato dal documento riguarda la valutazione della pericolosità delle sostanze. La proposta di legge supera ogni distinzione tra sostanze stupefacenti: lo scopo evidente è penalizzare i consumatori delle cosiddette "droghe leggere" ma l'effetto è anche quello di avere dei riferimenti normativi non adeguati all'evidenza scientifica, farmacologica e medica.Nel mirino anche le linee di indirizzo in materia di prevenzione contenute nella proposta di legge Fini. Non bastano le campagne di informazione nazionali a fare prevenzione. Quello che serve è invece un costante e attento intervento in ogni contesto giovanile, non soltanto nella scuola, basato non su mezzi coercitivi ma sulla informazione e la responsabilizzazione dei ragazzi.Don Stinghi e gli altri rappresentanti del privato sociale hanno poi aspramente criticato la mancanza di coinvolgimento di chi in questi anni ha lavorato sul problema della tossicodipendenza. "Nel nostro paese esiste una grande esperienza di lotta alla droga sia del privato sociale che del pubblico. Chi ha scritto questa proposta di legge non ha assolutamente consultato i soggetti che hanno lavorato sul campo e in questo modo di fatto ha azzerato quello che abbiamo fatto in questi anni". (mf)