Indirizzi programmatici sulle società partecipate, interviene Alleanza Nazionale
Questo il testo dell'intervento del capogruppo di Alleanza Nazionale Riccardo Sarra, dei consiglieri Gaia Checcucci, Jacopo Cellai e Giovani Donzelli e del consigliere provinciale Nicola Nascosti:«Occorre evidenziare che questi indirizzi hanno messo in moto uno scontro politico fra maggioranza, governo della città e una parte del mondo politico-imprenditoriale di riferimento, ovvero il mondo delle cooperative. In un documento queste ultime affermano di voler e poter partecipare alla liberalizzazione dei servizi pubblici. Dicono anche di giudicare negativamente aziende pubbliche che si muovono sul mercato e fanno concorrenza "sleale" al privato e aziende pubbliche che affidano servizi senza procedura d'appalto ad evidenza pubblica alle imprese socie o partecipate. Inoltre ritengono «utile aprire una riflessione su comportamenti societari che ledono il principio di libera concorrenza». Pare che vi sia un atto di sfiducia molto esplicito nei confronti delle politiche del Comune.In alcuni passaggi, comuni a quasi tutte le delibere, l'amministrazione confonde il proprio ruolo con quello delle società assumendo e dando per scontato che le società, in quanto braccia operative, debbano collaborare alle strategie ed alla definizione dei programmi o alla definizione e ridefinizione di alcuni progetti di competenza del Comune. Il vero vizio d'origine che contamina tutte queste delibere perché fa parte di un approccio culturale che sta a monte di ogni scelta e che le società partecipate in quanto tali, solo perché partecipate, possano fare, agire e muoversi nel mercato di riferimento in corsie preferenziali che consentono loro di aggirare quei paletti del confronto competitivo entro il quale tutti i soggetti, cooperative, aziende, privato sociale in genere, sono costretti perché la nostra Costituzione è quella di uno stato occidentale e liberale. Il tentativo di trattare queste società come enti pubblici inevitabilmente contrasta e soccombe davanti a modelli privatistici che questa amministrazione comunale ha scelto e sui quali non ci risulta abbia mai fatto retromarcia.Questa amministrazione pensa che tali società debbano muoversi come braccia operative seguendo logiche di enti pubblici non societari, quindi beneficiando dei vantaggi di questo status privilegiato, oppure pensa che il mercato in cui operano e nel quale sono presenti anche altri soggetti non possa essere aggirato? Il consiglio comunale vuole fare questa distinzione? Vuole riaprire un dibattito su alcune scelte oppure lamentarsi dopo perché è troppo tardi?Con questi indirizzi programmatici il Comune prova a riprendere un ruolo che gli è mancato fino ad oggi e lo fa in modo maldestro, confondendo gli indirizzi sulle politiche che deve dare l'azionista con alcuni indirizzi operativi, di gestione societaria, che passano attraverso l'assemblea dei soci e che quindi il rappresentante del Comune deve semmai affermare in quella sede. Si sorvola, invece, su linee strategiche fondamentali che sono di competenza del consiglio comunale e che al contrario non vengono affermate. Come ad esempio i modelli societari e la loro composizione: il consiglio comunale deve esprimersi e riaprire il dibattito sulla composizione di alcune società perché il tempo trascorso da quando sono state fatte le scelte dimostra quanto siano state superficiali».fn)