Regolamento sui nuovi alloggi da affittare a canone "calmierato", Donzelli: «E' solo una tassa a carico dei costruttori»

«Il regolamento per l'applicazione del dispositivo del 20% in affitto calmierato per le nuove opere edilizie, vuole sembrare un'operazione di alto livello sociale, ma in realtà è solo una nuova tassa per i costruttori, senza alcun vantaggio per i fiorentini». E' quanto sostiene il consigliere di Alleanza Nazionale Giovanni Donzelli.«Innanzitutto – ha spiegato Donzelli - non è chiaro chi potrà beneficiare dell'affitto calmierato di quel 20% e con quali regole: si parla solo genericamente di lavoratori temporanei ed extracomunitari come soggetti interessati. In secondo luogo, l'amministrazione che dovrebbe farsi carico del dramma sociale della casa, di fatto scarica nelle mani dei costruttori la "patata bollente".L'alto costo delle case a Firenze, sia in affitto che in vendita, deriva dal costo delle aree edificabili.Il Comune sembra dimenticarsi che i soggetti proprietari delle aree, non sono gli stessi costruttori.Di conseguenza un provvedimento che va a pesare soltanto sui costruttori, che hanno già adesso bassi margini di profitto, porta conseguentemente i costruttori a dover aumentare i costi del restante 80% costruito per la vendita».«Il Comune, che tanto parla di partecipazione – ha rilevato i consigliere di Alleanza Nazionale - non ha consultato né i sindacati degli inquilini, né i proprietari e nemmeno le associazioni di categoria rappresentative dei costruttori. Prima di finire in consiglio, in oltre, un provvedimento di questo tipo poteva affrontare un percorso più approfondito anche nella commissione urbanistica: in pratica è stato discusso in fretta e furia questa mattina per poter arrivare all'approvazione nella seduta pomeridiana del consiglio. Perché tanta fretta su una tematica così delicata?».«L'affitto – ha concluso Donzelli – è una necessità per chi è precario e non riesce ad accedere al credito "per mancanza di garanzie sulla continuità del reddito", viene osservato correttamente dal regolamento. Ma se si voleva dare maggiori certezze ai precari, era necessario prevedere la possibilità per i beneficiari di riscattare l'immobile dopo una certa quantità di anni di affitto, magari con un contributo del Comune. Tenere un precario continuamente in affitto è una condanna definitiva all'incertezza. Una amministrazione realmente sensibile all'emergenza abitativa avrebbe cercato una soluzione insieme agli operatori del settore, non scaricato sui costruttori una ulteriore "gabella" con l'inevitabile conseguenza di un aumento del costo della casa per chi compra». (fn)